Brano: [...]i e interessava per i suoi tratti di tragedia improvvisa e fatale. In Una giovinezza inventata la questione raggiunge l'apertura massima. Una giovinezza inventata è la storia della formazione di una ragazza borghese e provinciale che prende la strada della città. È anche la storia stessa della scrittrice, come sempre. Lalla Romano è nata a Demonte ed ha vissuto infanzia e adolescenza tra il paese che l'ha cresciuta e la cittadina di provincia (« Cuneo città "d'antan" », p. 133) dove ha compiuto gli studi ginnasiali e liceali. Il suo approdo torinese coincide con gli anni dell'Università, con gli umori, le inquietudini, le contraddizioni di una vitalità ispida e inappagata.
È la storia di una iniziazione, dei rituali e delle sofferenze che tale iniziazione comporta; la storia di un personaggio di angoscia (e di allegria?) dentro la « grande misteriosa città » (p. 73) autunnale, che sta come una favola dal fascino intenso, come un amore doloroso e senza futuro: che anzi con quest'amore fatalmente coincide. La Torino di una tardiva belle épo[...]
[...]aggio). Quando rientrai, trovai la casa buia e vuota. Un silenzio sordo. E quel senso di occasione non colta, di felicità perduta, che da giovani fa parere senza valore la vita. In verità tutta quella mia passione intorno a Emiliano era stata appunto analoga agli amori immaginari dell'adolescenza: non meno dolorosi per questo.
Avevo il vantaggio, sugli amori segreti, che di questo potevo parlare. Non avendo trovato Silvia, telefonai alle zie di Cuneo. Esse non mi canzonarono come forse avrebbe fatto la mamma; nemmeno sembrarono stupirsi della mia irragionevole disperazione.
È sempre la passione, il dramma di un rapporto che ha lasciato le sue impronte, a guidare la scrittura e lo stile, a cercarne la misura, a decantarne l'impeto e l'angoscia. Ma sempre, all'origine, c'è un moto di passione, anche nelle opere in cui, come già s'è detto per Tetto murato, lo stile riesce persino troppo puro.
L'ospite, da cui abbiamo appena citato, è un'opera che metteremmo in questo senso tra le perfette. Il rapporto che si narra tra la nonna e il nipotin[...]
[...]opeo », 19 giugno 1969; A. Banti, « Paragone », giugno 1969; G. Pullini, « Comunità », giugno 1969; C. Salinari, « Vie Nuove », 3 luglio 1969; D. Straniero, « La Notte », 7 luglio 1969; A. Paolini, « Il Giorno », 9 luglio 1969; G. Gramigna, « Corriere d'Informazione », 12 luglio 1969; M. Visani, « Il Giornale d'Italia », 26 luglio 1969; A. Borlenghi, « L'Approdo Letterario », luglio 1969; M. Di Cagno, « La Rocca », luglio 1969; G. Giordanengo, « Cuneo Provincia Grande », agosto 1969; A. Cambria, « Noi donne », 16 agosto 1969; G. Arpino, « La Stampa », 29 ottobre 1969;
I. A. Chiusano, « Settanta », V, 1970; M. Forti, « Il Bimestre », gennaiofebbraio 1970; W. Pedullà, « Avanti! », 22 luglio 1971; A. Bocelli, « La Stampa », 23 luglio 1971; A. M. Catalucci, « Corriere del Ticino », 25 luglio 1971; A. De Lorenzi, « Il Messaggero Veneto », 8 agosto 1971; M. Serini, «L'Espresso », 4 marzo 1973; E. Siciliano, « Il Mondo », 29 marzo 1973; L. Surdich, « Il Secolo XIX », 13 aprile 1973; V. Vettori, « L'Adige », 13 aprile 1973; V. Lisiani, « La Notte[...]