Brano: [...]nte dal regio esercito occorre rifarsi al clima largamente diffusosi dopo l'8 settembre 1943: profondo disgusto per la ingloriosa dissoluzióne delle forze armate, disprezzo verso i generali e gli alti ufficiali, totale sfiducia nella iniziativa regia, desiderio di costruire da se stessi, su basi nuove, gli strumenti del proprio riscatto. Era un atteggiamento ricco di profondi fermenti resistenziali e rinnovatori. Ma l'iniziativa dei volontari di CrocePavone non aveva possibilità di offrire uno sbocco concreto.

Un corpo militare legato a un organismo politicò indipendente dal regio governo era infatti, nel « regno del Sud », necessariaménte destinato a entrare in concorrenza e conflitto con quanto, dello Stato italiano, ancora sussisteva (ed era più di quanto

lo sdegno morale degli antifascisti fosse indotto a credere). Ciò non poteva tuttavia essere tollerato né dal governo né dagli Alleati. D’altra parte gli antifascisti riuniti attorno a Croce non avevano, anche per le loro incertezze, la forza di imporre la propria creatura, il generale[...]