Brano: [...]a strategia comune ai gruppi sparsi sulle montagne, per cui l’attività operativa delle formazioni rimase per lungo tempo frammentaria e limitata a piccoli colpi di mano. Questa situazione era del resto legata alla mancanza di un effettivo polo aggregatore della vita provinciale: Perugia era esclusivamente centro amministrativo, incapace di attirare verso di sé le spinte centrifughe delle località maggiori, gravitanti verso le province limitrofe (Città di Castello verso Arezzo; Gubbio verso Pesaro, Urbino e Ancona; la zona del Trasimeno verso Siena; le città meridionali verso Terni, quindi verso Roma; ecc.). Una fiera autonomia campanilistica (certo ereditata dall’età comunale che, in Umbria, conobbe grande splendore) aveva del resto condizionato fin dagli inizi del secolo l’organizzazione unitaria del movimento socialista e sindacale. Non ce quindi da stupirsi se il processo di unificazione politicomilitare della Resistenza incontrò qui difficoltà più gravi che altrove e non giunse a definitivo compimento, anche per la più breve durata dell’occupazi[...]
[...]) col nome di Brigata « Primo Ciabatti ». Mario Grecchi (v.), giovane allievo del Collegio militare di Milano, fu catturato e fucilato insieme ad altri combattenti delle due Brigate.
Altri rastrellamenti venivano nello stesso tempo segnalati a Foligno (v.), Gubbio (v.), Costacciaro e nell’alta valle del Tevere. In questa ultima zona, 9 partigiani provenienti dalla provincia di Arezzo resistettero un intero giorno nella Villa Santinelli presso Città di Castel
lo (v.) e si arresero solo quando tedeschi e repubblichini intervennero con i carri armati; tutti e nove vennero passati per le armi.
Nel mese di maggio 1944 gli scontri più importanti avvennero nell’alto Perugino: a Montone cadde in combattimento il tenente Carlo Bologni; a Città di Castello venne fucilato, su precisa richiesta dei fascisti, il colonnello Venanzio Gabriotti (v.), che era stato uno dei fondatori del Partito popolare in Umbria e rappresentante democristiano aM’interno del C.L.N.; anche nella zona di Pietralunga si susseguirono feroci rastrellamenti.
La Liberazione
Dopo lo sfondamento del fronte tedesco a Cassino, l’attività dei vari gruppi partigiani tornò a farsi intensa, mentre il precipitare della situazione generale spinse le autorità repubblichine a lasciare Perugia in corrispondenza con la liberazione di Roma (4.6.1944). Nel capoluogo, dove erano rima[...]
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Il 7 giugno il generale Alexander ordinò l’avanzata delle truppe alleate verso Firenze e aH’VIII Armata britannica fu affidato il compito di percorrere la valle del Tevere e l’Orvietano, mentre in direzione della valle del Paglia e del Trasimeno si mosse il XII Corpo di spedizione.
I tedeschi cominciarono a ritirarsi, lasciandosi alle spalle distruzioni e efferate crudeltà: un’intera famiglia contadina fu trucidata a Pian de’ Brusci presso Città di Castello; 40 civili vennero fucilati a Gubbio; numerosi furono gli episodi minori di rappresaglia.
Dopo la liberazione di Terni (13 giugno) a opera della Brigata « Gramsci » che anticipò di alcune ore gli Alleati, i partigiani precedettero IVI II Armata anche a Spoleto e Foligno. Ciò non avvenne a Perugia, dove il 20 giugno gli inglesi riuscirono a precedere gli uomini della Brigata « San Faustino », impegnati presso Gubbio dai tedeschi in ritirata.
Si concluse così la Resistenza armata in provincia di Perugia, ma molti dei suoi protagonisti, soprattutto giovani militanti del P.C.I. (tra cui F[...]