Brano: LA RAPPRESENTAZIONE DELL'« AJACE »
E LA TECNICA TEATRALE FOSCOLIANA
Molto si è detto delle tragedie foscoliane, dal momento in cui esse apparvero sulle scene, suscitando vivaci e divergenti reazioni, fino a oggi: attraverso i giudizi ottocenteschi che si assommano nelle posizioni del De Sanctis e del Carducci, le ricerche erudite del primo Novecento, i giudizi della scuola idealistica e gli studi piú aggiornati sullo stile e la poetica foscoliana, confluenti nei lucidi contributi del Binni, del Caretti e del Puppo 1, l'attenzione degli studiosi si è volta soprattutto a cogliere il momento piú squisitamente letterario, per cosí dire poetico, dell'esperienza drammaturgica foscoliana, riscontrando in essa il riflesso della tormentata vicenda biografica dell'auto[...]
[...]egli descrive in dettaglio oltre al costume di ogni singolo attore (e anche delle comparse), l'acconciatura, i fregi e gli ornamenti dei protagonisti (cfr. L. FABRIs, Di un copione della « Ricciarda » di U. Foscolo, in « Giornale storico della letteratura italiana », xxxvi, 1900, p. 384).
19 Negli appunti si specificano infatti le porte attraverso cui devono avvenire le entrate e le uscite dei personaggi (cfr. L. FABRis, art. cit., p. 384).
2D Citando i testi delle tragedie faremo riferimento all'edizione curata da G. BEZZOLA (U.F., Tragedie e poesie minori, Firenze, Le Monnier, 1961). Per la presenza di didascalie, cfr. Tieste, pp. 6, 31, 32, 56, 57; Ajace, p. 108.
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espediente, assente nella tradizione teatrale settecentesca, conferma gli interessi registici del Foscolo che approfitta dello spazio riservato alle note per fornire al lettore (e ad altro eventuale allestitore) puntuali ragguagli sulla scenografia e l'illuminazione (cfr. Tieste, p. 24; Ajace, p. 59), giungendo fino a costruire quasi con le sole didascali[...]
[...]el breve spazio dal principio alla fine della sua azione far nascere tali accidenti che, quantunque naturalissimi e quasi minimi, ridestino quelle antiche passioni, le facciano operare fortemente in que' forti caratteri, e sciolgano pietosamente e terribilmente l'azione » (Epistolario, vol. Iv, p. 215). « ... L'azione e il suo progresso non consiste negli avvenimenti affollati, e incalzantisi, bensí negli accidenti naturalissimi e minimi che rieccitando le passioni de' personaggi le infiammano, e le fanno scoppiare e le riducono alla catastrofe: e questo progresso di passione è per me il vero moto dell'azione tragica » (Epistolario, vol. Iv, p. 221).
4° F. DOGLIO, Il teatro tragico italiano, Parma, Guanda, 1960, p. 144.
41 Quanto piú efficace, sotto quest'aspetto, il pur elementare e scheletrico Tieste, sviluppato su una coerente linea drammatica che conduce all'atroce catastrofe, attraverso una serie di accidenti concreti e conseguenti.
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l'alterna tensione che, attra[...]