Brano: [...]i nell'epistolario e nei saggi Letterari del Foscolo: se ne ricava l'impressione di una intelligenza pronta a cogliere meriti e difetti, non esente da un gusto per la stroncatura tagliente (si ricordi, a titolo d'esempio, quella riservata allo Scevola, cfr. Epistolario, a cura di P. Carli, Firenze, Le Monnier, 1949, vol. II, p. 557).
8 Non risulta che il Foscolo si occupasse della regia di spettacoli altrui, ma non ci sentiamo di escluderlo con certezza. Del suo interessamento se non diretto, almeno mediato fanno testimonianza le appassionate corrispondenze con gli amici drammaturghi in cui spesso discute problemi tecnici (si ricordi almeno la famosa lettera a1 Pellico sulla Laodamia, cfr. Epistolario, vol. Iv, pp. 214226), i giudizi sulle compagnie di prosa (cfr., ad esempio, quanto scrive all'Ugoni: Epistolario, vol. III, p. 479), i rapporti che mantiene sempre vivi con gli attori di maggior nome (cfr. Epistolario, vol. w, pp. 232233).
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LA RAPPRESENTAZIONE DELL'.0 AJACE » E LA TECNICA TEATRALE FOSCOLIANA 143
tuttavia opportuno richiama[...]
[...]uto diriggere in tutto e per tutto gli accessorj dello spettacolo... ». Ciò deve essere vero piú di quanto non si possa credere, se si pensa che negli appunti scritti sul copione della Ricciarda non mancano persino un cenno preciso ai tempi di svolgimento dell'azione, necessario a chi sovrintenda all'illuminazione del palcoscenico, e dettagliate istruzioni rivolte al piú umile dei servi di scena, il « buttafuori »19.
Quanto si è detto prova con certezza l'interesse profondo del Foscolo per il teatro, inteso nella sua duplice e ibrida natura di letteratura e spettacolo: può essere utile ora verificare in quale misura tale interesse, unito alle esperienze registiche condotte personalmente dall'autore, abbia influito sulla sua opera di drammaturgo.
Un primo riscontro, per cosi dire, immediato si trova nella presenza delle didascalie, illustranti con precisione l'azione dei personaggi Z0: tale
18 Per brevità, non riportiamo le lunghe note foscoliane. Basti qui ricordare che egli descrive in dettaglio oltre al costume di ogni singolo attore (e [...]
[...]iarda, pp. 185, 193, 194). Ancora alla sensibilità di metteurenscène
21 Si ricordi, ad esempio, il celebre monologo di Ricciarda: « ... Da che prima venisti, ed io ti vidi / Giovenilmente generoso e altero, / T'amai, Guido, t'amai; tacita ognora / Arsi quanto il mio core arder potea: / Piansi per te né men dolea; t'amai / Quanto amar sa mesta donzella e sola / Che sol trova in amore ogni conforto; / Ma non mi tenni io rea. Poi quando infausta / Certezza ebb'io d'esser da te divisa, / Piú ognor t'amai. Te sempre amo, e ti sono / D'alto innocente eterno amore avvinta; / Se rea ... — e per farmi del tuo core indegna / Forse. GUI.: Tu mai, tu del mio core indegno /... » (Ricciarda, p. 152, corsivi nostri).
22 Si veda lo scambio con cui si conclude il monologo riprodotto nella nota precedente e, a titolo d'esempio, il seguente scambio: « Irr.: Oh ciel! ... vorresti ... / Punir delitti con maggior delitto. / ATR.: Altro ve n'ha del suo maggior — Sí ... forse ... / Altro ve n'ha: ma non delitto; è santo / Anzi il castigo, ed il furor d'un sire. / [...]
[...] Solo a salvar la figlia tua, vedranno: / Avran pietà di noi prostrati all'ara. / GUE.: L'abbian di te; d'essi non l'ebbi io mai. / Obbrobrio obbrobrio mi sarà lo scettro / Se nol porto sotterra! — O donna, fuggi: / Sto co' miei padri che non fur mai vili ».
25 Cfr. « Corriere delle dame », 14 dicembre 1811; « Giornale italiano », 15 dicembre 1811.
96 Cfr. E. FLORI, op. cit., pp. 144145.
27 Ciò abbiamo dedotto, pur senza poter raggiungere una certezza assoluta, dall'esame dei documenti conservati presso l'Archivio Storico Civico di Milano, da cui si apprende anche che le scene per gli spettacoli invernali del 1811 furono dipinte in un laboratorio posto presso la soppressa chiesa del Giardino (« Spettacoli Pubblici », cartella 42/2). Paolo Landriani, nacque a Milano fra il 1755 e il 1756 e vi mori il 25 gennaio 1839. La sua attività di architetto e scenografo rientra nel quadro del neoclassicismo milanese che trovò in lui uno dei maestri della nuova scuola scenografica scaligera. Lavorò regolarmente alla Scala dal 1792 al 1817, dedicandosi [...]