Brano: [...]esso sorgevano qui per la prima volta, in una provincia allora remotissima rispetto alla Capitale, opifici industriali, come le fabbriche di cremor tartaro di Vincenzo Comi (altro sodale dei Delfico), le filande di Teramo e minori stabilimenti. Nella transizione dal feudo (e dalle miserrime economie collaterali espresse nei limitati ambiti demaniali) all’azienda agraria pre o paleocapitalistica incentrata sulla mezzadria, peraltro incompleta, il Cenacolo dei Delfico svolse un ruolo d’avanguardia, sociale e politico, come attestano le reliquie della “Patriottica” (libri, opuscoli, dibattiti e discorsi).

Nel 179899 i novatori teramani, senza essere giacobini, ma da naturali oppositori del dispotismo borbonico, aderirono alla Repubblica partenopea, così come negli anni successivi furono fautori del regime napoleonico, ancorché per moltissimi versi illiberale. Durante quegli anni la conquista della dirigenza politica ed economica da parte della borghesia “di qualità” e mercantile si consolidò anche per l’estensione della proprietà privata alla “manomorta”[...]