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Il segmento testuale C.L.N.R.P. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 611

Brano: Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese

finanziamento, gli approvvigionamenti, l'attività sindacale, gli scambi dei prigionieri, e altre ancora. Dalla sua costituzione al giugno 1944 il C.L.N.R.P. si avvalse della consulenza tecnica di un Comitato militare composto da delegati dei partiti e da elementi dell’ex esercito regio postisi ai suoi ordini. Nel giugno 1944 il Comitato militare fu sostituito dal Comando unificato regionale piemonte (C.M.R.P.), composto dai quattro responsabili delle formazioni partigiane « Garibaldi », « Giustizia e Libertà », « Matteotti » e « Autonome » del Piemonte.

L'attività svolta

Dal 20.10.1943 il C.L.N.R.P. pubblicò un proprio organo ufficiale di stampa, intitolato La riscossa italiana. Tra le sue prime manifestazioni d’attività vanno annoverati i decreti emanati in materia amministrativa, inaugurando una pratica legislativa che si sarebbe protratta per tutto il corso della Resistenza e legiferando in materia anche non di stretta competenza regionale (decreti sul riconoscimento dei danni alle vittime delle rappresaglie nazifasciste, sulle indennità spettanti alle famiglie dei caduti partigiani, sull’obbligo per i pubblici dipendenti di rifiutare il giuramento alla repubblica di Salò, ecc.). Part[...]

[...]indennità spettanti alle famiglie dei caduti partigiani, sull’obbligo per i pubblici dipendenti di rifiutare il giuramento alla repubblica di Salò, ecc.). Particolare attenzione fu richiesta dal problema dell’ annessionismo valdostano alla Francia che minacciava gli stessi confini nazionali innestando sul tronco del vecchio movimento « autonomista » della Valle d’Aosta (v.) una speculazione di agenti gollisti. La ferma e diplomatica condotta del C.L.N.R.P. ebbe gran parte nel convincere gli Alleati a tutelare gli interessi italiani in quella regione.

Consapevole del proprio prestigio, il C.L.N.R.P. tenne spesso atteggiamenti di autonomia rispetto al C.L.N.A.I., specie in materia di ricerca di finanziamenti all’estero e di contatti con gli Alleati: ma agì sostanzialmente in concorde unione con il centro nazionale della Resistenza. Allorquando si apprese che gli Alleati intendevano smobilitare i partigiani e instaurare una loro amministrazione non appena liberate le province, il C.L.N.R.P. cercò di far valere i motivi della propria funzione e del significato della guerra partigiana, cedendo soltanto alle ragioni di forza maggiore accettate dallo stesso C.L.N.A.I..

/ contrasti interni

Benché possa essere considerato

uno dei C.L.N. regionali che conseguì il massimo di unità nelle decisioni inerenti i suoi compiti, il C.L.N.R.P. dovette sovente superare contrasti di varia indole fra le parti che lo componevano. Motivi di particolare dibattito furono i problemi della direzione militare della lotta, allorché democristiani, liberali e socialisti si opposero al progetto di un Comando collegiale proposto dalla delegazione del P.C.I. nel Comitato militare del C.L.N. per l’Alta Italia. Altri dissensi si ebbero sulla questione dei commissari politici (v.) nelle formazioni: democristiani e liberali manifestarono lungamente reticenze ad accogliere la legittimità di tale incarico.

Di maggior rilievo fu la polemica sulla oppo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 248

Brano: [...]una forza di resistenza antitédesca. Sul finire dell'ottobre 1943 il C.L.N. Regionale Piemontese ebbe notizia deH'esistenza di questo embrione di struttura militare e del possesso, da parte del generale, di ingenti fondi, la cui disponibilità sarebbe stata essenziale nella fase di organizzazione dei primi nuclei partigiani, mentre quel centro direttivo regionale della Resistenza si trovava pressoché, sprovvisto di qualsiasi risorsa. Emissari del C.L.N.R.P. presero quindi contatto con l’Operti, con il mandato anche di esaminare l’eventualità di affidargli l’incombenza del coordinamento militare delle unità partigiane, problema che era in discussione in seno al Comitato proprio durante quel periodo. I fiduciari del C.L.N.R.P., nei rapporti intessuti col generale, ritennero di comprendere che questi subordinasse la consegna di fondi all’affidamento del comando regionale delle formazioni. Fu quindi avanzata una proposta di accedere a tale soluzione, con il solo parere contrario dei rappresentanti del P.C.I., i quali sostenevano l’inaccettabilità di una direzione militare della Resistenza da parte di un generale, tanto più se quella direzione era affidata so

lo allo scopo di facilitare un afflusso di denaro.

Per quanto gli stessi sostenitori dell’accordo non nutrissero eccessiva fiducia nella bontà della solu
[...]

[...]parere contrario dei rappresentanti del P.C.I., i quali sostenevano l’inaccettabilità di una direzione militare della Resistenza da parte di un generale, tanto più se quella direzione era affidata so

lo allo scopo di facilitare un afflusso di denaro.

Per quanto gli stessi sostenitori dell’accordo non nutrissero eccessiva fiducia nella bontà della solu

zione, l’incarico venne ugualmente offerto all’Operti e questi Io accettò, versando al C.L.N.R.P. da 60 a 80 milioni di lire e dì franchi francesi, ivi compresi assegni di occupazione emessi in Francia dalle autorità militari italiane, e assicurando ulteriori contributi.

Il Comando unico del C.L.N.R.P.

La tesi del Comando unico fu approvata in sede di C.L.N.R.P. col voto contrario del rappresentante del P.C.I. (che sosteneva l’opportunità di un comitato collegiale con compiti di consulenza o* di un Comando di tre membri) e con l’astensione del delegato della D.C. Andrea Guglielminetti.

I progetti di organizzazione delle unità partigiane e di scelta delle linee d’azione predisposti dall’Operti incontrarono subito, oltreché una recisa contestazione di merito da parte comunista, la diffidenza e le perplessità dell’intero C.L.N.R.P., poiché si basavano su schemi inadatti, per la loro macchinosità e per il carattere dilatorio che riservavano all’inizio[...]

[...] del rappresentante del P.C.I. (che sosteneva l’opportunità di un comitato collegiale con compiti di consulenza o* di un Comando di tre membri) e con l’astensione del delegato della D.C. Andrea Guglielminetti.

I progetti di organizzazione delle unità partigiane e di scelta delle linee d’azione predisposti dall’Operti incontrarono subito, oltreché una recisa contestazione di merito da parte comunista, la diffidenza e le perplessità dell’intero C.L.N.R.P., poiché si basavano su schemi inadatti, per la loro macchinosità e per il carattere dilatorio che riservavano all’inizio deHa lotta, alle esigenze di una battaglia popolare e ai suoi obbiettivi politici. In breve tempo, i dissensi tra l’impostazione dell’Operti e le direttive che i suoi ufficiali emanavano alle formazioni e la visuale della lotta che avevano non solo i partiti della coalizione ma gli stessi consulenti militari come il generale Giuseppe Perotti e il colonnello Giuseppe Ratti, giunsero a provocare frizioni insanabili.

Nel novembre 1943 i comunisti fornirono al C.N.L.R.P. una[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 249

Brano: Oppenheimer, J. Robert

La destituzione dall’incarico

Il 28.12.1943, in seduta plenaria, il C.L.N.R.P. votò sfiducia all’Operti e inviò presso di lui una propria delegazione. Questa non riuscì a raggiungere una composizione accettabile della divergenza apertasi e perciò si ebbe quindi una pratica rottura tra le parti.

Nel gennaio 1944, quando I’Operti aveva già manifestato il proposito di organizzare in Piemonte un movimento partigiano distinto da quel

lo del C.L.N.R.P. e sottoposto esclusivamente ai suoi ordini, il nucleo centrale del suo Comando fu catturato dai fascisti e rinchiuso nel castello di Monca'lieri. Qui, cedendo alle minacce e alle pressioni nemiche, il generale e i suoi uomini acconsentirono, dietro promessa di scarcerazione immediata, a giurare fedeltà alla R.S.l. e ad impegnarsi a congedare le unità partigiane con le quali erano in contatto. L’Operti in persona si incontrò con il prefetto di Torino, il fascista Zerbino, il quale prospettò al generale un piano di collaborazione fra repubblichini e partigiani per « mantenere lordine pubblico »[...]

[...]i dai fondi della IV Armata ne fosse l’espressione diretta, in quanto alcuni esponenti del movimento, dopo la Liberazione, respinsero sdegnosamente siffatte accuse, ma sta di fatto che un’attività resistenziale di « Nuovo Risorgimento » non risulta da alcun documento attendibile. In ogni modo, nell’intento di stroncare sul nascere le manovre fasciste che miravano a seminare confusione e introdurre rischiose divisioni nel movimento partigiano, il C.L.N.R.P. ordinò alle formazioni di rifiutare qualsiasi riconoscimento di legittimità ai fiduciari dell'Operti, destituì quest’ultimo daH'incarico e discusse il deferimento de! generale a un tribunale partigiano, sotto 'l’accusa di alto tradimento, ordinandone la cattura.

Dopo la Liberazione

I provvedimenti contro l’Operti non ebbero seguito e il generale rimase ai margini delle vicende resistenziali. Tornò alla ribalta dopo la Liberazione, allorché la questione dei fondi residui della IV Armata

fu oggetto di accese polemiche e portò alla scoperta dei furti operati da un avventuriero, l’ex ser[...]

[...]in Francia il cambio della moneta, andarono in tal modo perduti quasi trecento milioni di franchi).

Nel suo volume II tesoro della IV Armata (Torino, 1946), il generale ritenne poi di replicare polemicamente alle accuse rivoltegli dai partiti per la gestione dei fondi, ma non fornì, secondo i suoi critici, alcuna spiegazione esauriente riguardo al comportamento tenuto durante il periodo in cui aveva avuto il comando delle unità partigiane del C.L.N.R.P..

Rientrato in servizio nell’esercito nel 1945, ebbe affidato il comando della Divisione « Friuli », di stanza in Toscana, e nel 1950 venne collocato. in posizione ausiliaria per raggiunti limiti di età.

M.Gi.

Opicina, Strage di

Località presso Trieste, nel corso della Guerra di liberazione Opicina fu vittima di una strage compiuta daMe forze di occupazione tedesche. In seguito a un’azione dei partigiani che avevano fatto esplodere una bomba nel cinema locale requisito dai tedeschi, provocando 7 morti fra i militari della Wehrmacht, furono rastrellati fra la popolazione civi'Ie e i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 349

Brano: [...]a stessa Confederazione elvetica) o consegnate dagli Alleati.

La cassa della IV Armata

Il primo consistente finanziamento a disposizione delle forze della Resistenza fu quello avuto tramite

il generale Operti che era stato intendente generale della IV Armata deM’esercito italiano, dissoltasi dopo I’8.9.1943.

Secondo Pizzoni, il generale Operti versò al C.L.N. regionale piemontese 200 milioni di lire in valuta estera. Di tale somma il C.L.N.R.P. si trattenne la parte maggiore, passando al C.L.N.A.I., per il fabbisogno delle altre regioni italiane, soltanto

50 milioni di lire. Realizzata la valuta estera, e grazie ad altri finanziamenti, il C.L.N.R.P. si trovò a disporre di circa 200 milioni. Dati i valori monetari dell'epoca e secondo un calcolo approssimativo, tale somma avrebbe permesso il mantenimento di una forza media di 20 mila partigiani per dieci mesi, sulla base di uno stanziamento pari a

1.000 lire mensile prò capite.

51 diceva che la cassa della IV Armata fosse assai più consistente («molto denaro deve essersi disperso», afferma Pizzoni), certo è che il generale Operti, dopo i primi tre versamenti fatti nel novembredicembre 1943, vedendo frustrato il suo proposito di diventare comandante del Comitato militare re: gionale [...]

[...]ivamente, con l'aiuto di alcuni istituti di credito, le somme vennero depositate e cambiate in valuta italiana.

Una parte della cassa della IV Armata venne impiegata datl’Operti per sussidiare ufficiali del disciolto esercito che, pur non essendo partigiani, vivevano nella macchia più o meno privi di mezzi di sussistenza. L’Operti (ma non soltanto lui) aveva una falsa concezione della lotta (v. Attesismo).

II 9.11.1943, in una riunione del C.L.N.R.P., a proposito di quei sussidi il rappresentante

del P.C.I. dichiarò: « Riteniamo politicamente errato il progettato aumento di un soldo di L. 30 ai soldati e relativo stipendio agli ufficiali. Questa è una guerra popolare che si combatte volontariamente e animati da alto spirito patriottico. Il soldo, se si vuole stabilirlo, non deve superare le cinque lire, cioè gli spiccioli necessari per le minute spese personali. 1 mezzi finanziari che si hanno a disposizione dovrebbero essere spesi per assicurare il vettovagliamento, l'armamento, indumenti caldi, scarpe solide, ecc.. Potrebbero essere [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 610

Brano: [...]ni Unite, per l’eliminazione degli ultimi resti del fascismo e per la tutela dei diritti democratici. Gli italiani devono dargli il pieno appoggio. Tutti i fascisti devono fare atto di resa alle autorità del C.L.N. e consegnare le armi. Coloro che resisteranno saranno trattati come nemici della patria e come tali sterminati ». Seguivano le firme, esattamente nell’ordine sopra indicato.

Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese

C.L.N.R.P.. Denominazione assunta dall’organo interpartitico che alla fine del settembre 1943 si costituì per coordinare e dirigere sul piano politico e militare la Resistenza in Piemonte. Di esso facevano parte i cinque partiti antifascisti già unitisi nel Fronte nazionale (o Comitato delle opposizioni o Comitato interpartitico) durante i primi mesi del 1943 e cioè il Partito comunista, il Partito socialista, il Partito d’Azione, la Democrazia cristiana, Jl Partito di ricostruzione liberale (poi Partito liberale italiano). Il C.L.N.R.P. ebbe sede a Torino e articolò la sua struttura fin dagli inizi in [...]

[...]embre 1943 si costituì per coordinare e dirigere sul piano politico e militare la Resistenza in Piemonte. Di esso facevano parte i cinque partiti antifascisti già unitisi nel Fronte nazionale (o Comitato delle opposizioni o Comitato interpartitico) durante i primi mesi del 1943 e cioè il Partito comunista, il Partito socialista, il Partito d’Azione, la Democrazia cristiana, Jl Partito di ricostruzione liberale (poi Partito liberale italiano). Il C.L.N.R.P. ebbe sede a Torino e articolò la sua struttura fin dagli inizi in molteplici branche di servizi, via via accresciute secondo le esigenze dell’opera di guida politica e militare, formando commissioni per la stampa, la propaganda, il



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 100

Brano: [...]nversazioni si svolsero con una delegazione francese capeggiata dal comandante del SudEst delle F.F.I. (Forces Frangaises de l’Intérieur) Lecuyer e sfociarono in un accordo di massima per là collaborazione politicomilitare tra i due fronti. Furono così gettate le basi del patto che venne poi sottoscritto il 30 maggio successivo a Saretto, in valle Maira, tra una delegazione di partigiani con alla testa Dante Livio Bianco in veste di delegato del C.L.N.R.P.

e del Comitato militare regionale piemontese, e una delegazione di dirigenti della Resistenza francese guidati da Max Juvenal, comandante della II Regione.

Gli accordi di Saretto, divisi in un protocollo politico e in uno militare, riconoscevano l'inesistenza di motivi di rancore tra i due popoli per i fatti del recente passato (la cui responsabilità era attribuita, paritariamente, ai rispettivi governi del tempo, definiti entrambi corrotti e oppressori) e proclamavano la piena solidarietà dei movimenti italiano e francese nella lotta comune anche « contro le forze della reazione », con[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 516

Brano: [...]alla guerra d’Etiopia, posto alla direzione della costruzione di ponti e strade. Rientrato in Italia l’1.9. 1938, ebbe il comando del Reggimento Ferrovieri, unità di 15.000 uomini.

Nel luglio 1942, promosso generale di brigata, venne inviato presso il Comando dello stato maggiore in qualità di ispettore delle unità ferrovieri mobilitate.

Nella Resistenza

Animato da sentimenti democratici, subito dopo T8.9.1943 si mise a disposizione del C.L.N.R.P. (v. Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese), non ponendo alcuna pregiudiziale in quanto al grado che rivestiva e alle mansioni da svolgere. Inizialmente incaricato, nel Comitato militare, dell’organizzazione partigiana in Torino, non appena si pose il problema di un coordinatore del Comitato stesso la sua candidatura trovò largo consenso nel C.L.N..

In un primo tempo tale incarico era stato affidato al generale Raffaello Operti (v.), ex intendente della IV Armata, in possesso dei fondi della cassa deH’Armata stessa, e ciò perché la maggioranza del C.L.N. ritenne che, in cas[...]

[...]esso la sua candidatura trovò largo consenso nel C.L.N..

In un primo tempo tale incarico era stato affidato al generale Raffaello Operti (v.), ex intendente della IV Armata, in possesso dei fondi della cassa deH’Armata stessa, e ciò perché la maggioranza del C.L.N. ritenne che, in caso diverso, l’Operti non avrebbe versato Tingente somma che deteneva, necessaria per sovvenzionare le nascenti formazioni partigiane. Ma quando, il 28.12.1943, il C.L.N.R.P. revocò il comando all’Operti, Giuseppe Perotti venne nominato consulente incaricato del coordinamento generale del Comitato militare (il quale conservava la struttura collegiale).

In pochi mesi, fra il dicembre 1943 e il marzo 1944, Perotti gettò le basi dell’assetto organizzativo del

lo scacchiere piemontese della guerriglia, tracciando le linee di fondo del suo inquadramento e del suo comportamento tattici. Sostanzialmente, l'impianto da lui elabo

rato costituì l’intelaiatura dell’organizzazione partigiana e dei criteri della sua condotta per Finterò corso dei venti mesi, delineand[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 415

Brano: [...]i collegamenti stabilendo un

servizio regolare coi dipendenti Comandi regionali. Sotto questo aspetto la Franchi fu un po’ una delusione: questi giovanotti arditi e spensierati avevano poca attitudine per dare vita ad una metodica organizzazione; ne conseguiva che gli automezzi erano assai spesso indisponibili per avaria ».

Bibliografia: Franco Catalano, Storia del

C.L.N.A.I., Laterza, Bari, 1957; Mario Giovana, Il Comitato Militare del C.L.N.R.P. nei primi mesi del 1944, su « Il movimento di liberazione in Italia», n. 41, marzo 1956; Raffaele Cadorna, La Riscossa, Rizzoli, Milano, 1948; Edgardo Sogno, Guerra senza bandiera, Mursia, Milano, 1970.

E.Ni.

Franchini, Franco

N. a Sarzana (La Spezia) il 28.10. 1920; professore. Antifascista, dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza, ispettore del Comando unico della zona Ovest di Parma.

Franchini, Franco

Romagna. N. a Imola (Bologna) nel

1910, caduto il 14.10.1944. Militante antifascista, dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di li[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 613

Brano: [...]a sincronizzare il movimento insurrezionale di tutte le unità partigiane piemontesi. Nella fase che precedette l’applicazione del piano il Comando impartì ordini di attacco generale al nemico: fra il marzo e l’aprile 1945 i nazifascisti furono infatti sottoposti in tutta la regione a un incessante martellamento offensivo che li fece giungere alla vigilia del 25 aprile indeboliti e in parte già scompaginati. La sera del

Il Comando militare del C.L.N.R.P. a una manifestazione dell’1.5.1945. Da sinistra: Andrea Camia, Dante Livio Bianco, Francesco Scotti, il generale Alessandro Trabucchi

613



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 612

Brano: Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese

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L’articolo dèlia « Gazzetta del Popolo » con l’annuncio della condanna del Comitato militare del C.L.N.R.P.

militare fu bruscamente interrotta da un’ondata di arresti, culminata, con la cattura dell’intero gruppo, l’1.4.1944, nel Duomo di Torino. La polizia fu guidata da informazioni strappate con la tortura a un giovane collaboratore del comitato e venne aiutata dall’imprudenza di Pietro Cariando, entrato a far parte del Comitato da pochi giorni in sostituzione del socialista Corrado Bonfantini caduto in mano ai fascisti.

Perotti, Geuna, Giambone, Fusi, Brosio, Braccini, Balbis e il socialista Luigi Ghignoli furono sorpresi mentre si apprestavano a una riunione nella sacrestia del Duomo. Era[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine C.L.N.R.P., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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