Brano: Mauthausen
di » dominavano la bassa gerarchia del lager, le possibilità dei politici di organizzarsi e di difendersi erano minime, ma la tecnica cospirativa aveva permesso di tessere lentamente le fila di un Comitato clandestino internazionale.
Il primo nucleo di resistenza fu organizzato dagli spagnoli. Essi formarono un Comitato nazionale composto da Juan Pagés, Manuel Razola, Perlado, Constante, Raga e Bonaque. Successivamente ne organizzarono un altro, nel quale confluirono tutti i giovani, sotto un cartello unitario della «'Gioventù socialista unificata », che risultò diretto da Felipe Yebenes, Miguel Serra, Aro Redondo e Juan Sarroca. Dopo essersi ben organizzati tra[...]
[...]i e di difendersi erano minime, ma la tecnica cospirativa aveva permesso di tessere lentamente le fila di un Comitato clandestino internazionale.
Il primo nucleo di resistenza fu organizzato dagli spagnoli. Essi formarono un Comitato nazionale composto da Juan Pagés, Manuel Razola, Perlado, Constante, Raga e Bonaque. Successivamente ne organizzarono un altro, nel quale confluirono tutti i giovani, sotto un cartello unitario della «'Gioventù socialista unificata », che risultò diretto da Felipe Yebenes, Miguel Serra, Aro Redondo e Juan Sarroca. Dopo essersi ben organizzati tra loro, gli spagnoli allacciarono contatti con ex combattenti della guerra di Spagna di altre nazionalità: con i comunisti tedeschi Franz Dahlem e Ernst Wohgl, con l’austriaco Leo Gabler (poi ucciso dalle S.S.) e con il comunista ungherese Istvan Balogh. Quest’ultimo, essendo radiotecnico, con i pezzi pazientemente sottratti a uno a uno dalle radio che le S.S. gli davano da riparare, si costruì uh apparecchio ricevente clandestino con il quale potè ascoltare notizie suH'andamento della guerra e comunicarle al Comitato.
Il primo obiettivo del Comitato internazionale fu molto concreto: piazzare compagni di fiducia nei punti chiave deHamministrazione, per conoscere il meccanismo del lager e prevenire le intenzioni delle S.S.. Se era impiegato nell'ufficio del lavoro, l’emissario del Comitato clandestino poteva per esempio far destinare certi compagni nelle officine della Steyr e della Messerschmitt, dove era possibile sabotare la produzione bellica. Se lavorava neH’infermeria, poteva avvertire quando i medici S.S. avrebbero fatto la selezione dei malati giudicati « irrecuperabili » e agire immediatamente per dimettere quelli che si reggevano ancora in piedi. Se stava nelle cucine, poteva mettere un freno alle ruberie sulle razioni. Gli inservienti degli alloggi e delle mense delle S.S. potevano ascoltare e poi riferire notizie importanti sull’andamento della guerra, utili a sostenere il morale dei più deboli e, alla fine, anche per prevedere le mosse delle S.S..
Negli ultimi mesi, con l’arrivo di altri deportati, entrarono a far parte del Comitato internazionale il francese Octave Rabaté, i cecoslovacchi Arthur London e Kurt Pany (divenuto interprete e poi primo se
gretario del lager), l’austriaco Hans Marsalek (secondo segretario) e Giuliano Pajetta in rappre[...]
[...]urt Pany (divenuto interprete e poi primo se
gretario del lager), l’austriaco Hans Marsalek (secondo segretario) e Giuliano Pajetta in rappresentanza degli italiani.
Uno degli scopi del Comitato clandestino di Mauthausen era quello di consegnare alla storia una documentazione inoppugnabile sulla realtà dell’universo concentrazionario. Tale compito fu assolto grazie al ricupero di importanti documenti già destinati alla distruzione dall'Ufficio centrale di sicurezza del Reich. Altri preziosi materiali furono invece nascosti da alcuni deportati a rischio della vita: come i 13 « registri dei morti », salvati dall’austriaco Ernst Martin con la collaborazione di inservienti della farmacia, rimasti anonimi; alcune fotografie, conservate dallo spagnolo Francisco Boix; altri registri, di Melk, salvati dal tedesco Hermann Hofstadt; varie fotografie scattate clandestinamente a Melk dal deportato svizzero Kurt Zalud; alcune piastrine di riconoscimento di paracadutisti americani uccisi nel bunker, conservate dal deportato polacco Wilhelm Ornstein: Questi documenti ebbero
una grande importanza durante i processi di Norimberga e di Dachau (v.).
Merita di essere ricordato anche il cecoslovacco Josef Podlaha, valente chirurgo, per l’episodio riferito alla Corte di Dachau dal sottoufficiale delle S.S. Willy Eckert: « Un giorno — raccontò Eckert — ero malato, e poiché sapevo che un grande chirurgo cecoslovacco lavorava come manovale, lo mandai a chiamare. Il professore Podlaha mi visitò e mi consigliò di farmi operare. Gli chiesi come potevo compensarlo, aspettandomi l’abituale richiesta di pane, margarina e sigarette, o di spostarlo a un lavoro più leggero. Costui mi disse invece: ” Bastoni meno ferocemente i deportati E se ne andò ».
Il Welsergruppe
Un episodio della Resistenza nel lager riguarda un gruppo di resistenti austriaci sorto nelle città di Wels, Steyr e Linz[...]
[...]rgo cecoslovacco lavorava come manovale, lo mandai a chiamare. Il professore Podlaha mi visitò e mi consigliò di farmi operare. Gli chiesi come potevo compensarlo, aspettandomi l’abituale richiesta di pane, margarina e sigarette, o di spostarlo a un lavoro più leggero. Costui mi disse invece: ” Bastoni meno ferocemente i deportati E se ne andò ».
Il Welsergruppe
Un episodio della Resistenza nel lager riguarda un gruppo di resistenti austriaci sorto nelle città di Wels, Steyr e Linz, e chiamato nel lager appunto Welsergruppe. I primi di essi furono deportati a Mauthausen il 6.9.1944, gli altri a mano a mano che venivano arrestati, il Gauleiter dell’Oberdonau, August Eigruber, chiese e ottenne che i membri del primo gruppo fossero interrogati,
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A sinistra: particolare della « scala della morte ». A destra: lapide murata nel dopoguerra ai piedi della « scala della morte ». Traduzione del testo: « I gradini di questa scalinata, che oggi sono uguali e di altezza normale, erano — al tempo in cui Mauthausen era un campo di concentramento — blocchi di roccia di altezza e forme diverse e disposti in ogni senso, a volte alti mezzo metro. Essi richiedevano grandi sforzi per salirvi. Le SS si divertivano, fra altri giochi, a far scivolare con pedate o colpi di bastone le ultime file di una colonna che scendeva, di modo che i primi, cadendo, trascinavano gli altri e tutti rotolavano lungo i gradini di pietra in un ammasso informe. Quando, alla fine di una giornata di lavoro, i detenuti in fila cominciavano a rientrare al campo carichi di una pietra sulle spalle, le SS che formavano la fine del corteo li incalzavano a colpi di bastone e a pedate. Colui che non teneva il passo terminava i suoi giorni in questa scala della morte ».
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