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Il segmento testuale Aurelio Padovani è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 108

Brano: [...]etro di sé alcun vicereame con relative squadre, da opporre al tuo. Fammi espellere: può darsi che tu vi riesca. Ed ìq raccatterò la bolla di espul

sione, e me l’appenderò al petto come la medaglia commemorativa di una vittoria, come la consacrazione definitiva del mio coraggio e della mia fede ».

Dissidentismo napoletano

Altro fascista dissidente, che godeva di una certa influenza per essere stato alla testa del fascismo napoletano, fu Aurelio Padovani. Questi, dopo aver condotto una lotta decisa quanto vana contro il camorrismo e il trasformismo dilaganti, nel maggio 1923 si dimise dal Partito fascista e ne fu poi espulso.

« Bisogna riconoscere — scrisse in proposito Guido Dorso — che il capitano Padovani, chiusosi nella formula della intransigenza, aveva tentato, per quanto poteva essere nelle forze di un uomo solo, di arginare i fenomeni dell'arrivismo. Inchieste feroci, da lui compiute contro i fascisti della prima ora, scioglimenti di fasci, decretati con la rivoltella in pugno, avevano avvertito la gente che il capo della Campania [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 14

Brano: [...]o dell’on. Ciccotti a Napoli, durante una protesta per l’allargamento della cinta daziaria (3.2.1913)

nente. Contrasti interni impedirono tuttavia agli industriali di costituire un fronte unico delle forze del padronato.

Tra gli ex combattenti si formarono invece quattro correnti: una di destra, antisocialista, che sosteneva la cosiddetta « Federazione » di tutte le associazioni combattentistiche dello schieramento borghese; la corrente di Aurelio Padovani, che aderiva invece a una nuova coalizione di impronta massonica, detta « Alleanza »; il gruppo di Fasulo, aderente al movimento nazionale « Rinnovamento »; e infine la corrente di sinistra, di cui facevano parte, tra gli altri, l’avvocato Mario Palermo e Vincenzo Ingangi. Quest’ultimo gruppo sosteneva che l’Associazione combattenti avrebbe dovuto astenersi dal partecipare con proprie liste alle elezioni amministrative del 7.11.1920. Le elezioni videro a Napoli la vittoria dei popolari e uno scacco dei socialisti, attenuato dalla conquista di due municipi: Castellammare di Stabia, dove divent[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 15

Brano: [...]de de « Il Mondo » in via Santa Brigida, cioè il suo stesso quotidiano, veniva assalita dalle squadre convenute a Napoli per il congresso fascista.

Il fascismo napoletano ebbe un carattere urbano combattentistico, « diciannovista » e repubblicano: un carattere diverso, ad esempio, da quello del fascismo pugliese dove fu di matrice agraria, o da quello siciliano dove si fuse con il vecchio quadro trasformistico. Capo del fascismo napoletano fu Aurelio Padovani, poi morto in oscure circostanze (v. Dissidentìsmo), il quale era di orientamento repubblicano e polemizzava contro il clientelismo e il trasformismo.

Mentre in Terra di Lavoro (oggi provincia di Caserta) avanzava come nelle Puglie il terrorismo degli agrari, a Napoli si faceva strada la corrente nazionalista di Paolo Greco che poi aderì al fascismo di Mussolini scontrandosi con la corrente di Padovani. La tragica fine di quest’ultimo verrà da molti collegata appunto a tale contrasto. Il

Il Comando fascista al raduno di Napoli (24.10.1922)

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 16

Brano: [...]arono il municipio e la casa della famiglia Schiano, ottenendo subito dopo dalla prefettura di Napoli l’ordine di destituzione del sindaco.

Ben presto la stampa, totalmente asservita al regime, tacque su tutto ciò che aveva qualche attinenza con la attività politica della opposizione.

La lotta per la supremazia all’interno della Federazione fascista di Napoli era stata dura e aveva visto scontrarsi tra loro Nicola Sansanelli, Paolo Greco e Aurelio Padovani, di gran lunga il più influente. Eliminato quest’ultimo (sembra per opera di Paolo Greco e dietro ordine di Mussolini), era stato facile al Sansanelli arrivare fino alla segreteria nazionale. La situazione si andò così stabilizzando e, all’opposizione antifascista, rimase sol



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 357

Brano: [...]nto per la terra (diretto da socialisti, popolari ed ex combattenti fu la creazione dell’Opera nazionale per i combattenti (v.) che, nel Casertano, avviò la bonifica e l’assegnazione in quote di circa 2.500 ettari di terre del patrimonio della Corona, oltre che di altre terre demaniali. Non mancò, contemporaneamente, l'azione violenta delle squadre dei « sempre pronti », che facevano capo al nazionalista Paolo Greco, e dei fascisti capeggiati da Aurelio Padovani, le une e gli altri spalleggiati dai Comandi militari e finanziati da industriali e agrari.

Numerose furono le aggressioni squadristiche contro organizzazioni popolari “rosse” e “bianche” dal dicembre 1920 (eccidio di socialisti ad Aquino) al gennaio 1925 (scontro tra comunisti e fascisti a Piedimonte d'Alife). Tra gli episodi più gravi si ricordano l'assedio del Municipio “rosso” di Capua (marzo 1921), lo scontro di Santa Maria Capua Vetere (settembre 1922), l’incendio della tipografia del giornale L’unione di Caserta (aprile

1923).

L’atteggiamento da tenere contro le imprese squadr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 636

Brano: [...]rovincie con il sostegno delle loro personali squadre d’azione, tenute in vita anche dopo l’istituzione della M.V.S.N. che, nelle intenzioni di Mussolini, avrebbe dovuto legalizzare lo squadrismo. Fu il periodo detto dei “ras”: Balbo a Ferrara, Giuseppe Baroncini a Bologna, Farinacci a Cremona, Bernardo Barbiellini Amidei a Piacenza, Tonino Arriva bene a Mantova, Sala ad Alessandria, Forni nella Lomellina, Ricci a Carrara, Carlo Scorza a Lucca e Aurelio Padovani a Napoli furono tra i maggiori esponenti di questa fase.

Nella sua forma più violenta e illegale il rassismo venne però presto emarginato dall’azione congiunta dei capi minori e del “duce”, il quale non poteva accettare l’esistenza di poteri locali che condizionassero l’azione al centro e mettessero in discussione l’immagine del fascismo come “partito dell’ordine”. La normalizzazione fu effettuata ridimensionando la forza dei ras attraverso il conferimento di maggiori poteri ai prefetti, ed espellendone alcuni dal partito (v. Dissidentismo).

Cionostante, continuarono le violenze: tra le[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Aurelio Padovani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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