Brano: [...]condo l’impostazione delle Brigate Garibaldi (v.) — grazie anche al sopraggiungere in montagna di combattenti già attivi fin dall’inverno in altre zone della provincia. Entrarono così nel Comando della formazione Sesti Ho Pedani (Kiro) ed Enzo Nizza (La Pietra), rispetti vamente come commissario politico e capo di stato maggiore (il primo proveniente dalla Montagnola, l’altro dalle formazioni della Valdichiana), Fernando Di Giulio, Emo Bonifazi, Alvaro Sabatini (Marco), Fazio Fabbrini (quest’ultimo appena quindicenne). In poche settimane il distaccamento raggiunse la forza di oltre 120 uomini, bene armati, e si aggregò alcune decine di soldati russi e di altre nazionalità, fuggiti dal servizio del lavoro obbligatorio

o disertori dell’esercito tedesco, trasformandosi in battaglione. L’avvicinarsi del fronte, nel giugno

1944, pose all’unità compiti di sabotaggio e, nello stesso tempo, quello di appoggiare la lotta dei minatori impegnati a salvare dalla distruzione dei tedeschi i preziosi impianti delle miniere di mercurio. Agli attacchi stradali[...]

Brano: [...]che già dal mese di novembre si trovava sul Monte Quoio, nel comune di Monticiano (v.), per gettare le basi di una Brigata Garibaldi. Questa formazione, alla quale fu deciso di dare il nome di un comunista ucciso nel 1921 dai fascisti, Spartaco Lavagnini (v.), risultò composta di veterani come Sestilio Pedani (Carbonaro), Ange

lo Ceccherini (Ribelle), Francesco Franci [Il Vecchio) e di giovani lavoratori come Giorgio Marrocchesi (Scorretto) e Alvaro Sabatini (Marco) o studenti come Luciano Panti e altri ancora (Marsili, « Catullo », « Giangino », « Gonella », « Scienza », Signorini).

La scelta del Monte Quoio (647 m s.l.m.) come sede della prima base

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Brano: [...]imo momento Muscas assunse la responsabilità sanitaria della « Lavagnini » e seppe far fronte a tale gravissimo compito fino all’ultimo, con tanta bravura e umanità. Quale differenza fra lui e un altro medico che, arrivato in mezzo a noi a monte Cuoio con l’idea di trovarsi in un ambulatorio provvisto dei vari servizi, resosi conto dei sacrifici che avrebbe dovuto compiere, se ne tornò via più veloce di come era venuto! » (Dalla testimonianza di Alvaro Sabatini. Marco).

« Il nostro Carlo seppe adeguarsi perfettamente e meglio di tanti altri: il suo primo gesto fu di fornire i suoi scarponi e un paio di stivali a due partigiani letteralmente scalzi e che quella sera stessa poterono cosi partecipare a un’azione. Quando poi si riparlava di questo episodio, egli respingeva qualsiasi merito e, pur di sfottermi, mi attribuiva la responsabilità di averlo quasi spogliato, lasciandolo in pigiama e pantofole come "punizione” per la sua origine borghese. Sta di fatto che la presenza di Carlo in formazione, oltre a costituire un elemento di permanente buonum[...]