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Il segmento testuale Alcide De Gasperi è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 703

Brano: [...]le e differenziata, da una valutazione oggettiva della realtà storica e crea la corrente politica che vi si approssimi, che vi si avvicini, che operi in conseguenza, che lotti cadendo o vincendo secondo i momenti storici del divenire umano. Tutto ciò è nostra convinzione e diviene atto politico che crea il partito con le sue interferenze e che ci obbliga a non lasciare il nostro posto di combattimento ». Nel dibattito prese la parola anche l’on. Alcide De Gasperi (v.) che, a nome del Gruppo parlamentare, giustificò la partecipazione diretta al governo Mussolini con

lo scopo di « fare in modo che la rivoluzione fascista si inserisca nella costituzione »; in ogni caso, però, assicurò che i deputati popolari si sarebbero impegnati per « la difesa più intensa e più valida della proporzionale ».

Assicurazione, questa ultima, di grande importanza, vista l’intenzione, palesata apertamente da Mussolini, di modificare i meccanismi elettorali nel modo che sarà poi disposto dalla famosa « legge Acerbo » (v. Elezioni prefasciste).

Questa fu l’ultima vera[...]

[...]sfaldò. Violentemente attaccato subito dopo il congresso di Torino, tre mesi più tardi (luglio 1923) don Sturzo fu costretto a lasciare la segreteria del partito per evitare (come scrisse) « che l’offensiva contro la Chiesa, iniziata proprio in occasione deH’atteggiamento popolare contro la riforma elettorale politica, dalle insidie e dalle minacce, andasse più oltre ». L’eredità di don Sturzo fu raccolta da un triumvirato e, nel maggio 1924, da Alcide De Gasperi. Intanto, alla destra del partito, era sorta una compagine politica (il Centro Nazionale), formata da quei popolari che erano stati espulsi in seguito al voltafaccia operato nella votazione della « legge Acerbo » e che erano decisi a collaborare con il fascismo.

Le elezioni del 6.4.1924 sancirono (come era nelle previsioni) con il 64,9% la vittoria schiacciante del «listone fascista» (v.), mentre il P.P.I. ricevette il 9% dei suffragi. La sua esperienza politica era ormai esaurita e don Sturzo, qualche mese più tardi, dovette lasciare, esule, l’Italia. Dopo l’assassinio di Matteotti i depu[...]

[...]

« Canto del cigno » del P.P.I. fu la vicenda giudiziaria di Giuseppe Donati (v.) direttore de II popoio, che ebbe il coraggio di denunciare alla magistratura, come mandante del delitto politico, il comandante in capo della polizia EmiJio De Bono. Dal 28 al 30.6.1925 si tenne a Roma il V Congresso del Partito, in un clima di semiclandestinità.

« Qualche cattolico collaborazionista — disse nella relazione introduttiva il segretario politico Alcide De Gasperi — ha tentato in questi giorni di far credere che queste linee teoretiche e pratiche del fascismo rappresentino semplicemente un contrasto coi principi e colla pratica del liberalismo classico [...]. È indiscutibile, invece, che esse contrastano fieramente col concetto di Stato cristiano ».

Il 9.11.1926 il P.P.I., come gli altri partiti antifascisti, fu sciolto d’autorità: dei suoi esponenti più in vista, De Gasperi, accusato di tentato espatrio clandestino e condannato,

703



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 64

Brano: [...]a Croce, Sforza, Mancini e Togliatti entrava come ministro senza portafoglio Giulio Rodino, veterano del movimento cattolico, e Salvatore Aldisio assumeva il dicastero deM’Interno.

Dopo la liberazione di Roma, nel primo gabinetto Bonomi, costituitosi il 18.6.1944, i ministri democratici cristiani salirono a tre. Le laboriose trattative erano state condotte da Umberto Tu pi ni, Guido Gonella e Mario Sceiba; per la prima volta entrò nel governo Alcide De Gasperi, come ministro senza portafoglio.

Nei giorni 29 e 30 luglio, sotto la presidenza dell'on. Rodino, si tenne a Napoli un Congresso interregionale del partito, che lanciò una nuova dichiarazione programmatica (« Noi siamo Partito d’ordine e di legge »). fissò le basi per l’organizzazione interna del partito con l’approvazione del nuovo Statuto, ed elesse il

I Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, che risultò così composto:

Salvatore Aldisio, Giulio Andreotti, Pietro Campilli, Gennaro Cassiani, Ercole Chiri, Mario Cingolani, Angela Cingolani Guidi, Camillo Corsanego, Lamberto C[...]

[...]ito, che lanciò una nuova dichiarazione programmatica (« Noi siamo Partito d’ordine e di legge »). fissò le basi per l’organizzazione interna del partito con l’approvazione del nuovo Statuto, ed elesse il

I Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, che risultò così composto:

Salvatore Aldisio, Giulio Andreotti, Pietro Campilli, Gennaro Cassiani, Ercole Chiri, Mario Cingolani, Angela Cingolani Guidi, Camillo Corsanego, Lamberto Corsi, Alcide De Gasperi, Giuseppe Di Borgo, Silvio Gava, Achille Grandi, Giulio Pastore, Gennaro Petrone, Clemente Piscitela, Pier Carlo Restagno, Giulio Rodino, Francesco SantoroPassarelli, Mario Sceiba, Vincenzo Schilirò, Antonio Segni, Giuseppe Spataro, Giuseppe Traina, Ezio Vanoni, Angelico Venuti, Carlo Vi schi a e Adone Zoli. Il Consiglio elesse poi la direzione: De Gasperi, segretario; Sceiba, vicesegretario; membri: Aldisio, Cassiani, Gonella, Grandi, Restagno e Spataro.

Un anno dopo, nel Convegno nazionale del 31.7.1945, tenutosi a Palazzo Borghese, a Roma, furono eletti Consiglieri nazionali, in rappres[...]

[...]no nominati Emilio Canevari per i socialisti (sostituito poi da Oreste Lizzadri, quando il primo passò al governo come sottosegretario alTInterno), Giuseppe Di Vittorio per i comunisti, e Achille Grandi, ex dirigente dei lavoratori « bianchi » del primo dopoguerra, per i democratici cristiani.

Con il secondo gabinetto Bonomi, detto della « tetrarchia » (perché i socialisti e gli azionisti avevano preferito non prendervi parte), il 12.12. 1944 Alcide De Gasperi divenne ministro degli Esteri e i rappresentanti della Democrazia cristiana salirono a 4 (4 anche i comunisti, 5 i democratici del lavoro, 4 i liberali e 1 indipendente).

Ristabilita la cooperazione al governo dei sei partiti del C.L.N. dopo la fine della guerra, il 21.6.1945, con il gabinetto di Ferruccio Parri, i democratici cristiani mantennero i loro 4 posti e De Gasperi fu riconfermato al dicastero degli Esteri (3 posti ebbero i comunisti, 3 i socialisti, 3 i democratici del lavoro, 3 i liberali e 1 indipendente, sempre il ministro della marina De Courten).

Alla Consulta Nazionale [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 422

Brano: [...]uo segretario particolare. Collaborò al quodiano “Il Popolo” e, dopo la soppressione di questo giornale imposta dal governo fascista, lavorò nella rivista “L’Idea Popolare” (diretta dal leader cattolico Giacomo Margotti) e per altre pubblicazioni schierate contro la collaborazione coi fascisti. Al Congresso di Roma del Partito popolare (2830.6.1925), che fu l’ultimo atto di esistenza di questo movimento già semiclandestino, Sceiba fu a fianco di Alcide De Gasperi nell’opporsi alla relazione ufficiale sul problema costituzionale, a tendenza monarchica. Dal 1926 si diede alla professione forense in Roma, mantenendo contatti con gli ambienti cattolici antifascisti. Nel 194243 fu tra i promotori della fondazione della Democrazia cristiana (v.), del cui Comitato romano divenne presidente all’indomani della caduta del fascismo. Nei mesi dell’occupazione tedesca della Capitale operò nella clandestinità, scrivendo sui fogli clandestini cattolici, fondando e dirigendo Il Popolo (del quale « scrisse quasi integralmente il primo numero ») finché venne sostituito[...]

[...]restato dalla polizia fascista come noto dirigente

cattolico antifascista, ma poco dopo venne rilasciato.

Dopo la liberazione di Roma era fra i più qualificati dirigenti della Democrazia cristiana, membro della “pentarchia” che ne dirigeva l’attività politica e di propaganda nell’Italia liberata. Al Congresso democristiano di Napoli (luglio 1944) fu eletto vicesegretario politico del partito.

Con la fine della guerra venne chiamato, con Alcide De Gasperi e Giovanni Gronchi, a far parte della delegazione democristiana nel governo Parri (v.), come ministro delle Poste e Telecomunicazioni. Alla caduta di questo gabinetto rimase con

lo stesso incarico nel primo governo De Gasperi e nel successivo, per divenire poi ministro degli Interni nel terzo governo De Gasperi, carica che mantenne dal 1947 al 1953.

Fu questo il periodo in cui Sceiba incise maggiormente mella storia del Paese, istituendo in Italia un regime di repressione poliziesca e di persecuzione antisindacale e contro gli ex partigiani, diventato tristamente noto come scelbismo. Ne[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 350

Brano: [...]porre la candidatura dei moderati al governo del Paese, con l’ausilio degli Alleati, per realizzare la restaurazione da sempre accarezzata.

Difatti, non appena il Nord ebbe portato a termine l’insurrezione e vi giunsero le truppe alleate, democristiani e liberali fecero eco alle richieste angloamericane di disarmo immediato dei partigiani e ne appoggiarono la sovente grossolana azione di accantonamento dei C.L.N. anche come organi consultivi. Alcide De Gasperi (v.) capeggiò la manovra D.C. per la formazione di un governo che sancisse l’estromissione dal suo programma della piattaforma politica elaborata nel quadro del patto unitario dei Comitati di liberazione. I temi dell’epurazione e delle misure di ventilato esproprio delle fortune accumulate dai capitalisti sotto il regime, furono il cavallo di battaglia del P.L.I., assieme a quello dell’urgenza di « ristabilire

I ordine ». Tuttavia la manovra abortì e si addivenne alla formazione del governo Parri, in cui i liberali ebbero Brosio ministro per la Consulta Nazionale, Soleri e poi Ricci al Tes[...]

[...]one una lettera che di fatto annunziava la crisi: il 22, i ministri liberali si dimisero dal gabinetto Parri e, dopo una giornata di convulse consultazioni, la sera stessa il presidente del Consiglio dovette rimettere il suo mandato. (Nel novembre del 1949, in una intervista a un quotidiano di Tonno,

10 stesso Cattani rivelerà che l’operazione era stata preventivamente concordata con la D.C. per offrirle l’occasione di un ministero guidato da Alcide De Gasperi).

11 10 dicembre si insediò il nuovo governo, capeggiato da De Gasperi.

Il P.L.I. aveva ottenuto il ministero del Tesoro per il liberale indipendente Epicarmo Corbino, il ministero della Guerra per Brosio e quello dei Lavori pubblici per Cattani. Era ancora un governo nell’ambito della formula dei C.L.N., ma già costituiva un primo passo per la rottura della coalizione, l’avvio di una politica di soffocamento delle speranze e degli auspici nutriti dalla Resistenza popolare e la chiusura di un’esperienza nella quale il P.L.I. aveva accettato di svolgere le mansioni di controllo per conto[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 61

Brano: [...] grossi industriali, cui pure si erano richiamati i fondatori del Partito comunista sin dal Congresso di Livorno del 1921, e l'appoggio dato alla famigerata leggetruffa elettorale Acerbo, nel 1923, dopo Ip loro estromissione dal governo e la fine della « collaborazione condizionata » con i fascisti, resero inevitabile l’isolamento prima e il disfacimento poi dei popolari come partito politico organizzato.

Cinque giorni dopo la marcia su Roma, Alcide De Gasperi aveva inviato, ai due ministri e al quattro sottosegretari che rappresentavano il Partito popolare in seno al nuovo governo fascista la seguente lettera:

* 2 novembre 1922 Presidenza de!

Gruppo parlamentare del P*PJ Cari ed egregi amici,

la commissione direttiva del gruppo parlamentare mi ha incaricato di esprimervi, in occasione della vostra partecipazione al nuovo governo, i suoi rallegramenti e i suoi auguri. A voi onorevoli ministri in particolar modo sono affidati dicasteri che per l'ora che corre assumono notevolissima importanza; l’uno che deve presiedere all'opera di restaura[...]

[...]politiche del 1924, condotte con la legge ch'essi stessi avevano contribuito a far approvare, con l’astensione finale dal voto, il numero dei rappresentanti popolari alla Camera si ridusse a 39. Una parte influente dei loro quadri dirigenti, del resto, sin dall'indomani del Congresso di Torino (1923) si erano staccati dal partito per formare il Centro Nazionale di aperta ispirazione clericofascista (Cavazzonif Martire, MatteiGentili tra i de»

Alcide De Gasperi e Stefano Cavazzoni, rispettivamente segretario e presidente del Gruppo parlamentare cattolico, escono dalla sede del Partito Popolare in via Ripetta insieme a don Luigi Sturzo (Roma,

1921)

putati; i conti Grosoli e Santucci tra i senatori). Il tentativo di dar vita a una « sinistra popolare » intorno a Guido Miglioli, esponente delle masse contadine cattoliche del Cremonese, venne ostacolato nel modo più deciso: il battagliero deputato, che al Congresso di Napoli del 1920 aveva proposto l’espropriazione delle terre e l’alleanza con i socialisti, non venne più ripresentato nel 1924 e ne[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 142

Brano: [...]ito su posizioni socialmente avanzate. In particolare diede notevole contributo alla stesura di quella parte della Costituzione che riguarda i rapporti sociali.

Dossetti fondò in seguito il quindicinale Cronache sociali, attorno al quale si formò il gruppo dei cosiddetti « professorini » della sinistra democristiana (Amintore Fanfani, Giorgio La Pira, Franco Malfatti, Felice Balbo, Mortati).

Nel 1949, al Congresso democristiano di Venezia, Alcide De Gasperi, irritato dalle critiche della corrente di « Cronache sociali » e dall'opposizione di Dossetti al Patto Atlantico, lo richiamò bruscamente. Pur essendo stato rieletto a vicesegretario del partito, deluso dalle posizioni che la Democrazia cristiana andava assumendo, Dossetti maturò la decisione di ritirarsi dalla vita politica. Abbandonata nel 1957 la cattedra di Diritto ecclesiastico all'Università di Modena, nel 1959 ricevette gli ordini sacerdotali nella chiesa di S. Pietro a Bologna.

Dovano, Remo

N. a Torino il 21.4.1920, fucilato ad Asti il 4.5.1944; operaio. Ccnunista, dopo I’8.9.1[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 86

Brano: [...] capacità creativa della base militante. E, al momento giusto, la coscienza popolare ebbe il sopravvento.

La ricostruzione

Superata la bufera bellica, bisognava fare appello a tutte le forze valide per la ricostruzione della Patria e il campo cristiano sapeva disporre di componenti diverse, a cominciare dal partito della D.C. che ritrovò le antiche energie dei popolari e le fresche leve dell’Azione cattolica.

Ad entrambe le generazioni, Alcide De Gasperi assicurò: « Crediamo di essere sulla linea della Resistenza perché bisogna resistere, bisogna resistere soprattutto al male, alla violenza delle passioni che furono esiziali sempre in tutta la storia d’Italia ».

Ai margini dello schieramento politico, intanto, una posizione originale era interpretata dai cosiddetti “cattolici comunisti” (v.), un picco

lo nucleo di giovani ispirati da motivi religiosi e fortemente caratterizzati dalla matrice antifascista. Agirono soprattutto a Roma negli ultimi tempi della guerra e nei primi anni di democrazia, cercando di conciliare ansie spirituali e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 84

Brano: [...]to da non riuscire a costruire una “Internazionale bianca” tra le sezioni del P.P.I. all’estero, tuttavia combattiva a livello propagandistico attraverso una serie di iniziative edi

toriali, tra cui si distinguevano uRes Publica” di Ferrari e “// Pungolo’7 di Donati, a parte libri fondamentali quale il notissimo “Italy and fascismn di Sturzo.

A questi esuli cattolici avrebbe dovuto aggregarsi anche l’ultimo segretario del Partito popolare, Alcide De Gasperi (v.), se la polizia non lo avesse bloccato a tempo: dopo una breve reclusione a Regina Coeli e poi in una clinica romana, egli si inseriva in Vaticano lavorando in biblioteca e utilizzando quell’angolo tranquillo per mantenere contatti con gli ultimi amici. Contatti rivelatisi proficui negli sviluppi successivi.

Complicità e opposizioni

L'effetto dei Patti Lateranensi (v.), a livellò di opinione pubblica portò a una interpretazione di pace tra istituzioni religiose e civili: il crocefisso nelle scuole, i carabinieri di scorta alle processioni, le benedizioni alle prime pietre, l’intesa [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 117

Brano: [...] via Rasella, nel centro della città, venne attaccata da un gruppo di patrioti appartenente ai G.A.P. del P.C.I.: 33 nazisti furono uccisi e 70 feriti. L’attacco era stato lungamente e minuziosamente studiato. La proposta di dar corso al l’attentato era stata regolarmente approvata dalla Giunta militare del Comitato di liberazione nazionale, composta da Giorgio Amendola, Riccardo Bauer e Sandro Pertini; e ne era stata data comunicazione anche ad Alcide De Gasperi (che trovavasi allora rifugiato nel palazzo extraterritoriale di «Propaganda Fide»), personalmente da Giorgio Amendola.

Il passaggio della colonna tedesca, come fu segnalato da un membro dell’organizzazione clandestina (Mario Fiorentini), si effettuava ogni giorno alla stessa ora: le S.S., provenienti dalla via Flaminia, verso le 14 attraversavano Roma, passando per piazza del Popolo, via del Babuino, piazza di Spagna, via dei Tomacelli, il Tritone, via Rasella e via Quattro Fontane; infine, percorrendo via XX settembre fino a Porta Pia, si ritiravano nelle caserme di Castro Pretorio. La c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 523

Brano: [...]a macabra esposizione di Piazzale Loreto.

Secondo dopoguerra

Vicesegretario dall’agosto 1943 e per tutto il periodo della Guerra di liberazione al Nord, Pertini divenne segretario del P.S.I.U.P. nell’aprile

1945. Si dimise da questa carica

il 22.12.1945, insieme ai vicesegretari Basso e Cacciatore, per esprimere il proprio dissenso contro il modo in cui, dopo le dimissioni del Governo Parri (4.12.1945), il nuovo governo capeggiato da Alcide De Gasperi, pur comprendente socialisti e comunisti, combatteva le insidiose iniziative della destra interna e dei fascisti.

Con il XXIV Congresso del Partito (Firenze, aprile 1946), Pertini fu eletto membro della Direzione. Nel congresso successivo (Roma, gennaio 1947), in cui avvenne la scissione socialdemocratica di Saragat, Pertini si prodigò per impedirla e fu l’unico, tra i massimi dirigenti del P.S.I., a recarsi a Palazzo Barberini per esortare gli scissionisti a desistere; dopodiché non fec@ più parte della Direzione fino al XXVIll Congresso (maggio 1949). Tornerà in Direzione a questo moment[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Alcide De Gasperi, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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