Brano: [...]n una temperatura che di notte scendeva sotto zero, un piccolo nucleo di comunisti e di altri antifascisti trascorsero drammatiche settimane tra migliaia di internati fanatizzati dal fascismo. Dopo la caduta della Francia gli italiani furono rimessi tutti in libertà e gli antifascisti ripresero la lotta contro il regime.
M.Va.
Giornale d’Italia, Il
Quotidiano conservatore romano. Il primo numero uscì il 17.11.1901, sotto la direzione di Alberto Bergamini (v.) che ne rimase direttore fino al novembre 1923. Fin dall’inizio il suo orientamento fu di opposizione a Giovanni Giolitti (v.) e di fiancheggiamento alle posizioni di Sidney Sonni no che era stato il promotore della sua fondazione.
Il programma del Sonnino venne esposto, nel primo numero, da un editoriale di Bergamini intitolato Quid Agendum? e che indicava le sole riforme da luì ritenute al momento necessarie: stato giuridico degli impiegati; miglioramento delle condizioni degli insegnanti; incremento del l’istruzione; tutela del lavoro agricolo; equità tributaria; libertà d'associazi[...]
[...] così al noto propagandista fascista Virginio Gay da, con Nicola Pascazió redattore capo.
Il nostro sarà « un giornale incondizionatamente fascista » e « incondizionatamente disciplinato », promise Gayda nel suo «saluto » del 30.5.1926; e, In realtà, così rimase sino al crollo del regime.
Il 26.7.1943 un gruppo di dimostranti irruppe nella direzione romana e ne cacciò Virginio Gayda, per rimettere al suo posto il vecchio direttore liberale Alberto Bergamini.
Sotto l'occupazione tedesca
Dopo I'8 settembre, sotto l'occupazione tedesca, anche agli organi di stampa fu imposto di porsi al servizio dello straniero. Ma Alberto Bergamini, invitato dalle autorità fasciste a pubblicare il testo dell'ultimo discorso di Hitler, oppose un rifiuto.
« Potete dire — rispose fieramente II vecchio monarchico —, al Comando germanico che il senatore Bergamini non pubblica un discorso oltraggioso per l’Italia ».
Rientrato a Palazzo Sciarra, il direttore convocò i redattori e annunziò la sua decisione, aggiungendo che, di conseguenza, avrebbe dovuto lasciare la direzione del giornale.
Il 14 settembre fu reso noto che il Consiglio d'amministrazione, riunito sotto la presidenza di Giovanni Armeni se, aveva nominato redattore respons[...]
[...]l 4 giugno, giorno dell'entrata degli angloamericani a Roma. L’ultimo articolo fu scritto dal Guglielmotti il 17 maggio, poco prima di fuggire al Nord, al seguito dei nazisti in ritirata.
Dopo la Liberazione
Il 6 giugno (non avendo sospeso le pubblicazioni neppure per un giorno), con estrema disinvoltura il « Giornale d’Italia » prese il nuovo indirizzo.
In testa all’editoriale apparve un corsivo a firma di Armando Zanetti, che diceva: «Alberto Bergamini mi ha trasmesso stamane, non senza commozione, la direzione di questo giornale da lui fondato e che fu tolto al liberalismo italiano da un tipico sopruso fascista. La tradizione instaurata da Alberto Bergamini e continuata da Vittorio Vettori, alla cui memoria invio un commosso saluto, riprende dopo diciotto anni di alluvione fascista. È quella di un giornale profondamente liberale, ma non di partito, quella di un giornale che vuole rispecchiare la vita nazionale e Intemazionale in tutte le sue manifestazioni ».
Poterono uscire soltanto alcuni numeri, dopodiché vennero sospese le pubblicazioni, in attesa di una decisione del governo, come per tutti gli altri giornali che durante il ventennio avevano sostenuto il regime. Le pubblicazioni furono riprese il
9.4.1946, con la testata II nuòvo Gior[...]