Brano: [...] elevazione morale, evoluzione delle coscienze, riforma delle intelligenze, che — come dice Amendola nello stesso articolo — « non è una dottrina, non è un sistema aprioristico, ma è un grande movimento di elevazione umana, che ha invaso e conquistato tutti gli uomini, coscienti od incoscienti ». Questo filone socialistico non si sente e non vuol essere espressione di una classe, ma diventa speranza, aspirazione di tutta l'umanità. Ciò che preme ad Amendola è di mostrare che un socialismo cosí inteso non è in contrapposizione alle emergenti correnti spiritualistiche. A suo
8 GEORGES SOREL, Prefazione al « Socialismo » di Colajanni, in Saggi di critica del marxismo, pubblicati per cura e con prefazione di Vittorio Racca, MilanoPalermo, Sandron Ed., 1903, p. 383.
9 LA RIVISTA (ma S. Merlino), Un po' di prefazione, «Rivista critica del socialismo », I, fasc. I, 1 gennaio 1899, pp. 34.
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giudizio, non dagli ambienti cattolici, che potrebbero essere in qualche modo sospetti di nostalgie oscurantistiche, scaturiscono quelle c[...]
[...]'abbandonarsi alle mode intellettuali, ai capricci del momento, ed il tecnicismo, ossia « il limitare la propria attenzione al piccolo, all'inutile, al transitorio, quando le grandi cose incombono e i problemi urgenti
iz Dilettantismo e tecnicismo, in « Teosofia », iv, n. 12, gennaiofebbraio 1902, pp. 1725.
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del pensiero e della morale richiedono tutta la nostra energia... per affrontarli coraggiosamente e risolverli ». Ad Amendola non sfugge che il dilettantismo regnava ormai anche nelle logge teosofiche, che la teosofia per molti era diventata « un semplice riempitivo delle ore di ozio e di noia, una raffinatezza intellettuale da decadente, un calmante per l'irrequietezza nervosa ». Come uscire da questa degradazione? Una prima risposta potrebbe essere — a giudizio di Amendola — la « disposizione sistematica » delle verità teosofiche, cosi da scoraggiare il dilettante, che non sarebbe in grado di affrontare il lavorio e l'impegno intellettuale necessario per comprenderle. Ma questa via presenta anche un grosso rischio[...]
[...]60, EMILIO CECCHI faceva interessanti annotazioni sulla milizia teosofica amendoliana, avvertendo che « in tali manifestazioni giovanilmente approssimative ed elementari non sarebbe stato difficile riconoscere, sia pure in confuso, le precoci preoccupazioni etiche e i segni di un carattere volitivo ed intransigente » (ora in Letteratura italiana del novecento, a cura di P. Citati, Milano, Mondadori, p. 1202). Comunque le pagine migliori dedicate ad Amendola teosofo, prima del recente fiorire di studi amendoliani, sono quelle, bellissime, di GIORGIO LEVI DELLA VIDA nel suo Fantasmi ritrovati, Venezia, Neri Pozza, 1966, p. 175 sgg. Infine, piú recentemente, ALFREDO CAPONE Si è accostato a questa materia e, avendo avuto la possibilità di attingere anche all'archivio della famiglia Amendola, ha potuto tracciare un profilo meno impreciso degli anni 18981905 nel libro Giovanni Amendola e la cultura italiana del Novecento (18991914), Roma, Ed. Elia, 1974. Interessanti precisazioni sono contenute anche in altri due saggi dello stesso CAPONE: Moderatismo[...]