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Due criminali di guerra
II. COMITATO DI 1.1BEHA/10NE PER L AI.iA IiALlA prtSa ccnosceiiza (f.c. sts enta Ut tr.rista /.n eo e d, brut i.tua. OH: dei deleJMfc pomici tiiiitetiralo rv.v.i tartn/n di S. attore fi .tit ano da n.iti de. y*rvenie tedesco f*ANZ t dei w.icntc tedueo KUHU'S, di t u,uni aii evintone pubbica e atte dazioni VnUe e ai loro Ci mandi ùeneruli 1 tunnomt
m,i\z e tu.lupa
Spie e Traditori
C'oìa a U.aaà serie DAMO C4.VÀCSA d: cugine bienecr, aiti circa mein l,7u, bton de. con p.'Oiiu;i<iciu nato allunino.
V* tratta di uva. p^rtcoota spia al soldo iti tedeschi e dei fascisti, che ha ad proioca.v Carretto di a.cani patitoli
In atti noi dal t/ usto eai'igo che io attende, t vws.jì antiCt sìfi.'in <tua>a.nghi nei confronti ó: qu slo delinquente tV qtra tn ella al a race a di a»U./<ueat« « ai tbr<«, —
‘ La Libertà »[...]
[...]; a Milano, con Alessandro Casatf (v.) ; a Torino, per iniziativa di Marcello Soleri insieme all'ex collaboratore di « Rivoluzione Liberale » Manlio Brosio.
Soleri allargò contemporaneamente la cerchia liberale a Cuneo, sua città d'origine e teatro delle sue esperienze politiche prefasciste; a Genova e in altre località della Liguria. Un gruppo si costituì pure a Firenze.
Se Bonomi, il quale aveva mantenuto sotto la dittatura cauti e abbastanza discontinui rapporti con l’ambiente di corte, divenne il punto di riferimento per una leadership di fatto degli sparsi nuclei liberali che cercavano di ricollegarsi, Croce assolse alla funzione — del resto riconosciutagli per tutto il corso del ventennio dai suoi seguaci — di mentore e, ancor più, di depositario dell’ideologia liberale. Il fattore connettivo del risorto movimento era rappresentato, in sostanza, da un richiamo esplicito delle sue componenti più autorevoli — a cominciare appunto dal filosofo napoletano — alla realtà istituzionale e sociale che aveva preceduto l'avvento del fascismo. L’ideale di Croce e dei suoi amici rimaneva il vecchio Stato umbertino, il tradizionale assetto della società italiana postunitaria, che essi intendevano richiamare in vita, come se (giusta l’interpretazione data dal filosofo) il fascismo non fosse stato che una affermazione passeggera, una crisi occasionale e transeunte di un organismo fondamentalmente sano e non suscettibile di subire innovazioni profo[...]
[...]comuniSmo (in altre parole, di fronte alle rivendicazioni delle masse popolari); i vincoli ben precisi che univano l’antico stato maggiore liberale ai settori più chiusi ed esclusivisti della classe dirigente economica, erano gli elementi determinanti di una piattaforma che riproponeva in definitiva al Paese la direzione politica dei settori tradizionali della borghesia, legata con solidi cordoni ombelicali ai ceti confindustriali e dell’alta finanza, come a quelli agrari.
Croce medesimo, enunciando nel
1944 i propositi con i quali egli ed i suoi amici si accingevano a ricostituire il Partito liberale, ne illustrava i connotati affermando che esso doveva essere il ritorno « puro e semplice » a una compagine di « tradizione cavouriana » quale era quella — aggiungeva il filosofo — « che il Ruffini dirigeva con me e con altri » e che il fascismo aveva soppresso nel 1925 (l’affermazione è contenuta nello scritto Quando l’Italia era tagliata in due. Estratti di un diario luglio 1943giugno 1944, ora in Scritti e discorsi politici 1943194[...]