La mattina che Trento [...] era una mattina di domenica perché la [...] mai ed io non mi sarei meravigliata [...] era mercoledì o giovedì, non importa. Tre o quattro volte [...] perché Trento aveva suonato ma ogni volta [...] ad aprire, o forse non aveva suonato [...] un prodotto della mia immaginazione. Ma io andavo lo [...] perché sapevo che Trento era dietro la [...] che gli aprissi. Non venne quel giorno né [...] più. [...] lo portava su un altro; [...] pare che si chiamasse Trento. Ulisse cominciò a parlarmi, [...] niente di nuovo, erano due parole che [...] non mi facevano più né caldo né [...] noia : diceva « calmati cara » [...] calmati », non so. Lasciai che parlasse a [...] ridevo piano fra me perché mi divertiva [...] cui Ulisse allungava i denti fuori della [...] « cara calmati ». Ma Ulisse non sopportava [...] lui; me lo fece capire, a modo [...] faceva di solito, ed io lo lasciavo [...] ridevo piano fra me. Lui allora faceva il [...] qualche oggetto ma anche questa era una [...] continuavo a ridere fra me, perché tanto [...] avrebbe tirato un bel niente. Se mi fermavo a guardare [...] gamba, soprattutto quando vestiva quel [...] abito a righe bianche distanti [...] mi ricordavo della mamma. Ormai lo sapevo ed [...] la [...] gamba a righe, ma [...] attraevano e finivo per [...] perché era proprio il [...] volere guardare che mi invogliava a [...] avevo notato che questo [...]. Quel giorno che Trento [...] era martedì, ora lo ricordo; quel giorno [...] della [...] ricordai che le fissava [...] sporche [...] come quando andava a [...]. Era un pensiero nuovo [...] volentieri: ecco perché la mamma si guardava [...] con tenerezza, adesso lo sapevo, naturalmente poteva [...] vero affatto, la mamma poteva guardarsi le [...] motivi, ma era un pensiero nuovo e [...] fosse vero, anche se non potevo provare [...]. Mio fratello tornò dal [...] era andato in viaggio con la sirena, [...]. ///
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Mio fratello tornò dal [...] era andato in viaggio con la sirena, [...].