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Il segmento testuale trasformismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 403Entità Multimediali , di cui in selezione 24 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 130

Brano: [...]orso dell’Ottocento. Lo sciopero fu soffocato ed i promotori furono arrestati, ma il processo si concluse con un’assoluzione.

Nel 1884 il Partito socialista di Romagna aveva dato vita al Partito socialista rivoluzionario d’Italia, e nel 1885 nacque anche il Partito operaio italiano. Era il segno che il movimento proletario, rafforzatosi su basi locali, tendeva ad uscire dai limiti regionali e ad acquistare dimensione e peso maggiori.

Il «■ trasformismo »

La concessione di un più largo suffragio elettorale, insieme con il rafforzamento di una sinistra socialista ed operaia, resero necessario per la borghesia un rimescolamento delle posizioni politiche. La divisione netta fra Destra e Sinistra era stata possibile finché il gioco politico era rimasto un fatto interno della borghesia. Con l'apparizione di nuove forze, che costituivano un pericolo esterno, reso più serio dalla grave situazione economica, si rese indispensabile la formazione di un nuovo, più ampio fronte borghese.

Le elezioni del 1882 videro la partecipazione di 1.223.851 e[...]

[...]ndifferente il capo della Destra, il Minghetti, anche lui preoccupato del rafforzarsi della Sinistra. In un discorso parlamentare del 1883 egli disse che, accettata, con l’allargamento del suffragio, la necessità della democrazia, occorreva ora pensare a difendere le istituzioni ed a formare un fronte comune di

tutti coloro che erano interessati alla loro difesa.

La nuova politica di alleanze del Depretis, che passò alla storia col nome di trasformismo, provocò una frattura nelle file dei suoi sostenitori, con la formazione di un’opposizione che prese il nome di pentarchia, perché accentrata intorno a Francesco Crispi, Giovanni Nicotera, Benedetto Cairoli, Giuseppe Zanardelli e Alfredo Baccarini. Questo gruppo però non svolse un’opposizione frontale, come quella che si ebbe da parte radicale e socialista.

Sempre nel 1883 si formò il « Fascio della democrazia », che ebbe come maggiori esponenti Felice Cavallotti, Giovanni Bovio ed Andrea Costa e che condusse contro il Depretis un'opposizione più decisa, anche se alTinterno i contrasti tra[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 141

Brano: [...]l fascismo, visse sotto il regime come sorvegliato speciale nella sua regione.

La questione meridionale

Elaborando i materiali delle sue indagini sui mali del Sud, Dorso si legò intimamente a quel filone critico di democratici radicali del Mezzogiorno che, sulla scia della polemica di Gaetano Salvemini e attingendo alla tradizione storicistica e liberale della borghesia umanistica di quelle contrade, era impegnato in una cruda denunzia del trasformismo politico, dell’inettitudine del personale politico tradizionale, del giolittismo come pratica corruttrice, e del socialismo riformista come tendenza a stringere un’alleanza tra ceti operai privilegiati del Nord e grande industria, contro le esigenze di riscatto delle masse contadine meridionali. Non diversamente dalle posizioni che caratterizzarono quei gruppi di avanguardia intellettuale del Sud, egli vide la soluzione del problema meridionale nello sforzo per formare una nuova classe dirigente, reclutata nelle file della « giovane borghesia umanistica » e delle ristrette élites che potevano[...]

[...]nto — come scrisse Antonio Gramsci — degli elementi attivi dei gruppi alleati e avversari nel circuito delle pratiche trasformistiche.

È stato giustamente osservato che il limite maggiore di Dorso fu quello stesso di tutta la concezione di derivazione dal sociologismo positivistico, assimilata attraverso la mediazione di Mosca e Pareto, che sopravvalutava i fattori naturali dello sviluppo storico (Massimo Caprara, in « La morale di Dorso e il trasformismo nel Sud », in Rinascita del 14.7.1967). Egli afferrò il valore decisivo degli strati proletari operai e contadini per una rivoluzione possibile; ma non colse — come avrebbe poi saputo fare Gramsci — il nesso dialettico e di reciproca interferenza tra l’azione degli intellettuali per giungere a un rapporto operante con le masse contadine meridionali, e quella dei contadini per demolire il blocco agrario di cui è tramite l’intellettuale, secondo l'esatta definizione di Caprara. Da questi limiti derivarono le incomprensioni, o piuttosto la sfiducia del Dorso verso le possibilità reali del movime[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 465

Brano: [...]su organi autorevoli come “La Perseveranza”. Così, mentre “La Ragione” esaurì

il proprio ruolo nella vittoria parlamentare che portò la Sinistra al potere, a partire dal 1882 (nodo importante per la comprensione del periodo trasformistico che vide il consolidarsi deH'Estrema, la nascita del Partito operaio e il sorgere di un movimento contadino moderno con i primi scioperi della Valle Padana), “Il Secolo” comprese la funzione antiradicale del trasformismo e lo combattè con le sue stesse armi, facendo leva su ideali conculcati e interessi offesi, sul malcontento diffuso nelle campagne (che culminerà con i grandi scioperi agrari del 188485) o quello dei ceti produttori, colpiti dall’affarismo implicito nella speculazione bancaria, edilizia, ferroviaria; quello dei consumatori e dei commercianti nei confronti degli ambienti protezionistici e parassitari. Il quotidiano divenne, in altre parole, l’espressione più tipica della moderna borghesia lombarda, abbastanza forte e consapevole per affrontare la lotta politica al di là degli equivoci del tras[...]

[...] con i grandi scioperi agrari del 188485) o quello dei ceti produttori, colpiti dall’affarismo implicito nella speculazione bancaria, edilizia, ferroviaria; quello dei consumatori e dei commercianti nei confronti degli ambienti protezionistici e parassitari. Il quotidiano divenne, in altre parole, l’espressione più tipica della moderna borghesia lombarda, abbastanza forte e consapevole per affrontare la lotta politica al di là degli equivoci del trasformismo, ma abbastanza realista per non diffidare di un forte movimento autonomo della classe operaia.

Alla vivace presenza nel dibattito politico si accompagnò uno sviluppo editoriale minuziosamente costruito da una serie di aspetti organizzativi e tecnici che fecero segnare al giornale un punto dopo ì’altro a suo favore, come la rego

larità dei servizi telegrafici (i primi erano stati impiantati con Roma e Napoli tra il 1875 e il 1885, quando

il prezzo di un telegramma normale era di venti lire), la completezza e la varietà delle corrispondenze fisse dalle altre città e dall'estero, o l’in[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 115

Brano: [...]razione; cioè padrone della situazione, ma lasciando all’Accademia la sensazione di avere « domato le velleità innovatrici ». Il meccanismo, in base al quale si liquida il movimento razionalista, è analogo: le idee nuove non valgono in quanto promotrici di innovazioni reali, ma solo come strumenti di concorrenza nella caccia agli incarichi professionali; non appena questa funzione è messa in forse, si può abdicare anche alle idee. La tattica del trasformismo viene applicata dalla grande maggioranza dei membri del M.I.A.R., che passano in massa al Raggruppamento Architetti Moderni Italiani, promosso dal Sindacato nazionale architetti. Il passo non è neppure tanto mortificante in quanto, oltreché avere la garanzia di buoni incarichi, non si deve neppure sottostare a un assoluto ostracismo alle forme dell’architettura moderna. Piacentini si destreggia, alleandosi di tanto in tanto ai giovani, perché un alibi progressista è sempre servito a garantire il potere ai conservatori, e perché è sempre necessario tenere a bada chi, neH’ambito della Accademia[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 7

Brano: [...]nza riposta da Bertani nella concreta possibilità di un accordo tra democrazia e sistema monarchico (la scelta tra repubblica e monarchia rimarrà al centro di una lunga querelle, protrattasi stancamente fino al 1904), accordo subordinato però a un’autentica svolta in campo economico e sociale.

Mentre la prospettiva riformista si ricreerà solo nel 1901, con l'avvento di Giovanni Giolitti (v.) al governo, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento il trasformismo di Depretis e la politica conservatrice di Francesco Crispi costrinsero generalmente i radicali all'opposizione come interpreti principali delle istanze di rinnovamento.

La loro non era certo un'opposizione sistematica, ché anzi si mostrarono ben decisi ad appoggiare le riforme attuate dai governi di Depretis (abolizione graduale della tassa sul macinato e riforma elettorale del 1882). L’adozione di formule di fiducia condizionata non era quindi da intendersi come acquiescenza alla politica governativa, ma rientrava nell'ottica di quell'atteggiamento pragmatico che spingeva i radicali a pr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 64

Brano: [...] e nel 1910 consigliere provinciale di Po

tenza, promotore del movimento cooperativo che, nel 1922, giungerà a raggruppare nella regione 105 cooperative con circa 20.000 soci. Negli anni che precedettero la Prima guerra mondiale divenne un acceso seguace di Francesco Saverio Nitti. Interventista convinto, attivissimo nella mobilitazione civile negli anni del conflitto, nel 1921 ruppe con la cerchia dominata da Ciccotti (passato a posizioni di trasformismo personalistico) e fu espulso dalla Sezione socialista di Potenza per il suo rifiuto ad appoggiare la candidatura del Ciccotti nella lista formata dal nazionalista D’Alessio.

La scelta dell’avvocato di Viggiano era però anch’essa carica di motivi concorrenziali in chiave personale, confondendosi nel gioco degli elettoralismi ammantati di radicalismo che connotavano non marginalmente un certo personale politico meridionale.

Gli anni del fascismo

Eletto deputato nel 1921 sotto gli auspici di Nitti e con consistenti appoggi massonici, nel 1924 partecipò alla secessione dell’Aventino. Dur[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 118

Brano: [...]la conquista totale del potere (che è sempre la fase determinante per poter distinguere i regimi di libertà da quelli di oppressione), il consenso venne, e sia pure con un sistema complesso di propaganda, estorto dopo. Dall’opportunistico ruere in servitium della “palude”, quella parte cioè di popolazione che era mossa da paura dei controlli e da speranza di successi personali e di carriera, l’adesione si allargò costantemente sotto il segno del trasformismo, marchio costante della vita pubblica italiana dal connubio di Cavour del 1852 alla mediazione e corruzione di Agostino Depretis e di Giovanni Giolitti, metodo mai superato di cooptazione nei ceti dirigenti di persone e gruppi disposti a obbedire alle forze vincitrici del Risorgimento.

La percentuale dei nuovi capi era, in ogni settore della società e del

lo Stato, assai piccola rispetto al periodo pre 1922.

Due barzellette colgono incisivamente già nel 192526 il nocciolo della questione del rapporto tra il Regime e il prima.

Una, circolante nei ceti più popolari, interpreta la si[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 346

Brano: [...]a condotta del nostro piccolo ma leale Paese, la cui mentalità non fa contrasto col suo profondo sentimento di italianità, ci hanno determinato ad accogliere la proposta in base alla quale il Consiglio Grande e Generale sospende temporaneamente la propria attività ». In realtà si trattava di un vero e proprio colpo di stato, con il quale veniva restaurata la deprecata situazione creatasi subito dopo il 25 luglio.

Se, con un'operazione di puro trasformismo, all'indomani del 25.7.

1943 i reggenti sanmarinesi avevano tentato di salvare il fascismo, con le decisioni del 28 ottobre vennero create le condizioni per la sua ripresa al servizio delle forze di occupazione tedesche. A nulla serviva dichiarare « neutrale » la repubblica, poiché in effetti la popolazione doveva subire la presenza dei collaborazionisti fascisti. In concomitanza con i bandi nazisti e repubblichini quotidianamente sfornati in Italia, le autorità sanmarinesi si schierarono con i tedeschi.

Il 20.12.1943 il Consiglio di Stato, nel Bollettino Ufficiale n. 7, proclamò: « Chi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 397

Brano: [...]rio Emanuele II e di Maria Adelaide d'AsburgoLorena, salì al trono il 9.1.1878 assumendo (sembra su consiglio dell’allora ministro deH’Interno Francesco Crispi) il nome di Umberto I, non conforme alla progressione dinastica, proprio per rimarcare la funzione nazionale della monarchia.

Il suo regno segnò un’epoca importante per l’Italia (v.), caratterizzata

dall’avvento al potere della Sinistra, daH’allargamento della base dello Stato, dal “trasformismo” di Agostino Depretis e dall’autoritarismo di Crispi, dai primi passi del colonialismo (v.) italiano, dall’avanzata del socialismo e del movimento operaio per concludersi con la reazione antipopolare e antidemocratica del 1898, cui seguì l’attentato di Monza.

Alla ricerca di popolarità

« Cresciuto tra monsignori e soldati era entrato nella vita pubblica senza entusiasmo e senza genialità, senza nemmeno quelle turbolenze che avevano reso popolare il padre. S’era comportato bene nella terza guerra d’indipendenza, ma a corte erano unanimi nel dire che il principe “era purtroppo ignorante” [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 38

Brano: [...]titi dalla “questione meridionale” (v.), malgrado le differenze strutturali al paragone con le altre provincie dell’ex Reame. La polemica sostenuta da Giuseppe Savini contro le conclusioni del

I “inchiesta” condotta dai nominati autori appare a distanza di tanti anni, più che malfondata, classista. Essa riflette infatti conoscenze e sentimenti padronali, anche se esposti, senza asprezza di tono, da un umanista di buoni studi.

Purtroppo, il trasformismo nel quale entrò la vita politica italiana significò localmente l’esasperazione della crisi già in atto in tutti i settori economici: principale effetto ne fu l'emigrazione (v.) oltre Oceano e in Europa di migliaia di lavoratori manuali, un doloroso fenomeno destinato ad aggravarsi fino alle soglie della Prima guerra mondiale.

L’opposizione al tutt'altro che prospero sistema ebbe per esponenti alcuni intellettuali democratici e radicali con scarso ma qualificato seguito. Tra essi, Troiano De FilippisDelfico, presentatore in Senato di un disegno di legge sugli infortuni di lavoro nelle fabbr[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine trasformismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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