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Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 83Entità Multimediali , di cui in selezione 14 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 524

Brano: [...]a.

Nel 1932, sentendosi ormai preso di mira dai dirigenti stalinisti locali, si dimise dal lavoro in fabbrica e tornò a Mosca. Qui venne nominato caposettore del Gruppo italiano presso la Scuola Zapata (v. Università leninista), ma per intervento del Partito bolscevico fu ben presto escluso da tale incarico. Trovò allora impiego come disegnatore tecnico in una fabbrica di cuscinetti a sfere e si appartò da ogni attività politica.

Nel lager staliniani

Nel 1936 fu arrestato, sotto l’accusa di “trotzkismo”, per la risoluzione critica che aveva firmato del 1926, e condannato a 5 anni di lavori forzati nel lager di Vorkuta (un complesso concentrazionario a nord del Circolo polare artico, che nel giro di qualche anno giunse a contenere oltre 600.000 deportati, per la massima parte politici).

In condizioni inenarrabili, lavorò nelle miniere di carbone, riuscendo a sopravvivere grazie alla sua vigoro

Dante Cornei i nei suoi primi anni in Russia

sa costituzione fisica che si accompagnava a una straordinaria tempra morale. Quando, nel g[...]

[...]arsi a speculazioni scandalistiche, cominciò a stampare a proprie spese alcuni opuscoli che diffuse localmente. Quando la casa editrice La Pietra fu messa a conoscenza di ciò (grazie all’interessamento di Alfonso Leonetti), ritenne doveroso raccogliere in opera organica le memorie di Dante Corneli e pubblicarle con il titolo II redivivo tiburtino. Fu questa la prima, autentica ed esemplare rivelazione di un antifascista italiano reduce dai lager staliniani, agghiacciante testimonianza diretta della sorte subita da circa duecento esuli comunisti e di altri partiti operai fiduciosamente approdati nell’U.R.S.S. e mai più tornati in patria. Edito nel febbraio 1977 in Italia, il libro fu successivamente tradotto in Francia.

Si veda la voce Emigrazione italiana nell’U.R.S.S..

Corsi, Angelo

N. a Capestrano (L’Aquila) il 6.10. 1889, m. a Roma il 16.12.1966; laureato in scienze sociali.

Figlio di facoltosi commercianti trasferitisi nel 1905 in Sardegna, a Iglesias, aderì in giovane età al socialismo. Negli anni degli studi universitari, comp[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 536

Brano: [...]one della propria rappresentanza diplomatica. Ma poiché l’Ambasciata dell’Italia fascista, da parte sua, era disposta a proteggere soltanto quegli antifascisti che

avessero dato prova di “ravvedimento” trasformandosi in spie e delatori, gli organi di sicurezza sovietici e i dirigenti del P.C.d’I. consideravano con grande sospetto tutti coloro che, tradendo l’ospitalità ricevuta, si fossero rivolti ai diplomatici italiani.

I morti nei lager staliniani

La situazione divenne tragica a partire dal 1936, allorché sulla scia della lotta intestina fra i dirigenti sovietici ebbero inizio le repressioni staliniane (v. N.K.V.D.). Insieme a migliaia di dirigenti e militanti russi e di altri paesi, molti emigrati italiani furono arrestati, duramente carcerati e infine deportati in Siberia sotto accusa di “trotzkismo”

0 con altre imputazioni parimenti infondate. Vennero così ingiustamente colpiti centinaia di lavoratori, che

1 dirigenti del P.C.d’I., preoccupati di salvaguardare la sopravvivenza del partito e la propria incolumità personale, [...]

[...]ncompleto, intatti esiste un elenco di 125 deceduti lasciato da Paolo Robotti e tuttora gelosamente custodito negli archivi del P.C.I.. Circa 200 sarebbero invece le vittime secondo una ricerca condotta da Guelfo Zaccaria (G.Z., 200 comunisti tra le vittime dello stalinismo, ed. Azione Comune, Milano, 1964). Dante Cornei i, nel suo appassionato lavoro di indagine, fa ascendere a 226 gli italiani « morti di freddo, di fame e di stenti » nei lager staliniani. Una più accurata e recente ricerca di Romolo Caccavaie [La speranza di Stalin/Tragedia dell’antifascismo italiano nell'U.R.S.S., Valerio Levi editore, Roma, in corso di stampa) sembra confermare queste cifre, salvo qualche rettifica nei nomi.

Tra i pochi sopravvissuti, 6 sarebbero rimasti nell’U.R.S.S. e 8 ritornati in Italia. Fra questi ultimi, oltre allo stesso Corneli, sono Clementina Perone (v.), Nazzareno Scarioli di Genzano (Roma) e Irineo Cassetta di Rivarolo Ligure. (D. Corneli, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo, Tivoli, 1982, pp. 157158).

Fin dal 1942 e, in varie [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 71

Brano: [...]nale un appello per costituire la Quarta Internazionale. E nel luglio 1936 ebbe luogo alla Sala Pleyel di Parigi una prima conferenza per la creazione della « Quarta Internazionale ». Tale conferenza, per ragioni cospirative, fu detta « di Ginevra ».

Il trotskismo in Francia

La feroce dittatura esercitata in Germania da Hitler, la guerra civile scatenata dal generale Franco in Spagna (1936) e, da quello stesso anno, l’inizio dei « processi staliniani » in Unione Sovietica, segnarono drammaticamente la storia europea. Ma fin dal 1934, dopo il tentato putsch fascista di Parigi, la reazione dei lavoratori francesi era stata immediata, portando alla costituzione di un Fronte unitario tra la vecchia C.G.T., riformista, e la C.G.T.U., guidata dai comunisti. A ciò sarebbe seguito il patto di unità dazione tra socialisti e comunisti. La tattica terzinternazionalista della « classe contro classe » venne così gradualmente abbandonata (v. Fronte popolare).

In tale situazione, bisognava cercare di uscire dall’isolamento in cui i « trotskisti » era[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 540

Brano: [...] estero del partito, il quale pubblicò una “diffida” nei suoi confronti.

Espiata la pena, espatriò nuovamente e chiese di poter emigrare con la moglie e i figli nell’Unione Sovietica. Il partito esaudì tale desiderio, ma per sicurezza inviò il Fattori e la famiglia lontano da Mosca, a Gorkij.

Occupato come operaio in una fabbrica di automobili, fu tra i primi emigrati di Gorkij arrestati dalla polizia politica nel 1937. Deportato nei lager staliniani, non ne fece ritorno.

Favot, Rino

Sergio. N. a Chions (Pordenone) il 24.4.1912; decoratore.

Di famiglia contadina emigrata in Francia, dopo aver terminato le classi elementari a Reims lavorò da decoratore, continuando a frequentare una scuola serale. In Francia la famiglia gestiva una mensa operaia frequentata da lavoratori antifascisti italiani emigrati e, da questi, il giovane Favot apprese le prime nozioni politiche nonché a leggere la stampa socialista. Ebbe i

primi contatti con i giovani socialisti e comunisti partecipando a manifestazioni contro i fascisti francesi.

Nel 1[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 497

Brano: [...]re a nuovi arresti, nel 1929 espatriò clandestinamente e si portò a Parigi, dove divenne funzionario del Centro estero del partito che lo utilizzò ripetutamente per missioni clandestine nella Venezia Giulia.

Nel 1932 fu inviato a Mosca a frequentare l’università leninista, al termine della quale venne assunto come operaio in una fabbrica. Nel gennaio 1935 fu arrestato dalla polizia politica sotto l'accusa di “trotzkismo” e deportato nei lager staliniani, da dove non fece ritorno.

In Italia si era sposato con Anna Bordon, di Maresego, la quale non ebbe più alcuna notizia del marito.

Bertero, Oreste

N. ad Alessandria il 28.10.1883; operaio tornitore.

Giovane socialista a Torino dal 1899, poi iscrittosi al P.S.I., fu un diri

gente sindacale dei metallurgici torinesi e amministratore di cooperative.

Nel 1922 passò al Partito socialista unitario, ma con l’ascesa del fascismo al potere si appartò dalla vita politica, salvo un'adesione formale alla Associazione nazionale studio. Impiegato presso la S.T.I.P.E.L. di Torino dal 1927,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 475

Brano: [...] nel disegno iniziale dell’opera, i sempre nuovi apporti storiografici hanno infatti via via imposto altri lemmi, ai quali originariamente non si era pensato o per i quali ancora non disponevamo di informazioni sufficienti. Per esempio, la voce Antifascismo all’estero pubblicata nel primo volume, apparso nel 1968, pur riservando un capitolo agli esuli in Unione Sovietica nulla diceva sulla sorte di tanti antifascisti italiani scomparsi nei lager staliniani: un argomento particolarmente grave e significativo che non doveva essere ignorato e che — grazie anche alle concordanti informazioni giunte da più parti in anni successivi — è diventato oggetto di un’apposita voce dell’Appendice sotto il lemma Emigrazione italiana neim.R.S.S.

Lacune non meno vistose, dovute a ragioni diverse, erano da colmare per la storia di alcune provincie italiane, soprattutto del Meridione, per le quali soltanto in anni recenti e grazie a studi locali, nuovi istituti o iniziative di ricerca si è cominciato a disporre di meno frammentari riferimenti. Anche l’important[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 462

Brano: [...]gruppo dirigente dalla base del partito e, riferendosi anche al progetto di tesi, richiamò il segretario generale alla attualità del perico

lo revisionista nel P.C.I.. In quel periodo egli difese più volte Pietro Ingrao dagli attacchi della destra interna e dagli strumentali richiami al “centralismo democratico”.

AII’XI Congresso (2531.1.1966) Secchia solidarizzò ancora con Ingrao, la cui « posizione coraggiosa » era attaccata « con metodi staliniani » (AS, p. 522). Intervenendo nel dibattito, riaffermò il valore della lotta antimperialistica per la pace, criticò lo scissionismo cinese e sostenne la libertà della discussione nel partito. Rieletto nel C.C., venne tuttavia rallentando l'attività pratica, in relazione sia al giudizio ormai nettamente negativo sulla segreteria Longo sia ai suoi impegni di studio. Nel giugno 1966 fu eletto alla vicepresidenza dell'istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia (v. I.N.S.M. Li.). Dei primi mesi del 1967 è l’ampio scritto “L’archivio Tasca sul PCI: appunti e ricordi” (“C[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 457

Brano: [...]sse tra la fine del 1939 e i primi del 1940 sulla staliniana Storia del PC (b) deH’U.R.S.S., giunta per vie clandestine a Ventotene; egli ne criticò, oltre al « semplicismo » mistificatorio, il carattere di « catechismo » e la sostituzione della « giaculatoria » alla esplicazione logicostorica (Secchia, Il partito ecc., cit., pp. 5156). Allorché (febbraio 1942) giunse nell’isola Loi.go, Secchia gli pose appunto due questioni, quella dei processi staliniani e quella della “Storia del PC (b)”, avendone risposte semplificatone, contemporaneamente di fede e di opportunità. Lo stesso Longo risolse il caso di Terracini (e di Camilla Ravera che lo affiancava) convincendo Secchia a procedere all'espulsione, che avvenne nel gennaio 1943, allorché il dissenso di fondo verteva sulla prospettiva — democratica o rivoluzionaria — della successione al fascismo.

Dopo il luglio 1943 i confinati comunisti, ancora trattenuti dal governo Badoglio, appresero con sorpresa della nomina, da parte del governo stesso, di Giovanni Roveda (v.) a vicecommissario della C[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 29

Brano: [...]ui: « Uno stalinista coerente che lottò ferocemente contro Stalin per difendere la Jugoslavia ». Milovan Djilas (v.)t per lunghi anni amico e compagno di Rankovic (ma poi da questi arrestato), lo definirà invece « uomo e comunista coerente, coraggioso e fedele al partito », anche se non fu capace di superare la posizione « dura » per adattarsi ai mutamenti di linea impostisi nel paese.

In realtà Rankovic usò metodi durissimi, paradossalmente “staliniani” nel combattere dopo il 1948 gli stalinisti che, seguendo la direttiva del Cominform, cercavano di far cadere Tito. Come capo della temutissima U.D.B.A. (la polizia politica) arrestò e rinchiuse in un campo di concentramento oltre 50.000 comunisti che si richiamavano all’U.R.S.S., riuscendo a convertirne parecchi al titoismo. Alla fine degli anni Cinquanta Rankovic scatenò sanguinose repressioni anche contro gli albanesi del Kossovo, ma quando, in nome di un rigoroso centralismo statuale, egli si schierò contro la riforma economica e sociale sostenuta da Kardelj (liberalizzazione dei salari, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 15

Brano: [...]vo clima instauratosi con la sconfitta tedesca. Nell’immediato dopoguerra Rado fu richiamato a Mosca e, nel regime di persecuzione poliziesca instaurato da Beria, venne inspiegabilmente arrestato e deportato come tanti altri resistenti senza processo, nonostante che l’alto valore della sua attività fosse stato riconosciuto, fin dal 1943, con l’assegnazione del Premio Lenin. Dopo aver trascorso

10 anni di reclusione nei campi di concentramento staliniani, potè riacquistare la libertà nel 1955. Tornato in Ungheria, dopo il XX Congresso del P.C.U.S. venne riabilitato. Fu quindi nominato direttore della cartografia civile ungherese, docente all’Università di Budapest, rappresentante del suo paese alla testa di numerose delegazioni scientifiche in ogni parte del mondo. Nell’agosto 1972, durante il Congresso Internazionale di geografia di MontrealOttawa, fu eletto presidente della Commissione mondiale di geografia tematica, riconosciuto come uno dei più grandi geografi del mondo.

Tra le sue opere s'i ricordano M famoso Atlante internazionale La[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine staliniani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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