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Il segmento testuale siciliana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 682Entità Multimediali , di cui in selezione 35 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 368

Brano: Palermo

tivi di linea fondamentali alle successive rivoluzioni del '48 e '60. Il fallimento di quell'esperienza servì intanto a un primo tracollo del mito sicilianista di una « nazione siciliana » separata dal Regno delle due Sicilie, e se esasperò la insofferenza antiborbonica dei gruppi dirigenti legati a quella tradizione conservatrice di cui era un frutto (sia pure con mediazioni innovatrici) la Costituzione siciliana del 1812, obbligò tuttavia a una riflessione critica che si proiettava già fuori dalle angustie insulari, collocando finalmente la « questione siciliana » in quella più complessa e realistica di uno Stato italiano.

Il ’48 palermitano (pur se condizionato da una certa componente separatista) rappresentò così un notevole salto di qualità rispetto alle precedenti esperienze rivoluzionarie, anche se si concluse con una spietata reazione e con l’emigrazione in massa di tutta una serie di intellettuali liberalprogressisti come gli Amari e Francesco Ferrara, o di orientamento democratico come Rosario Bagnasco, Francesco Crispi e Rosolino Pilo. A questo periodo si riferisce la nascita a Palermo di tutta una serie di giornali che, proprio sull’espe[...]

[...]gnasco, Pilo e Milo Cuggino. Quest'ultimo fu anche autore di un « Programma rivoluzionario pel popolo siciliano », nel quale, dopo il fallimento del '48, si avanzava l'idea di una rivoluzione nazionale italiana secondo una chiara impostazione mazziniana.

Oltre al Giornale del Circolo Popolare che uscì dalla stamperia di Carini e Meli dal ’48 al gennaio del ’49, in quella temperie vennero pubblicati il Giornale Patriottico, La Patria: Gazzetta siciliana pri lu populu, Il pensiero della nazione, Gli occhiali del diavolo e numerosi altri fogli che, neH'insieme, denotavano un vivo interesse non solo per i problemi della riforma costituzio

nale (è il caso, ad esempio, delVOsservatore), ma anche una notevole effervescenza ideologica e culturale che servì da banco di prova delle possibilità d’intervento in una situazione tutt’altro che statica e, anzi, in profonda trasformazione. Erano cambiate del resto le basi stesse su cui si reggeva l’organizzazione del mondo operaio a Palermo e contadino.

Ancora prima dell’unità d’Italia, un forte nucle[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 466

Brano: [...]ebbero nel paese per iniziativa di varie personalità della democrazia postrisorgimentale hanno sempre posto la questione della mafia esclusivamente come problema di rinnovamento della cosiddetta «classe politica», secondo la definizione di Gaetano Mosca, o di efficienza e onestà dell’apparato dello Stato. Invece è incontrovertibile il fatto (oggi da tutti ammesso) che centro e origine della mafia è stato il feudo, fonte principale della economia siciliana. Nel feudo i gabellotti, ottenute le terre in affitto dai nobiliagrari, le concedevano a loro volta, con contratti iugulatori di mezzadria parziaria o di colonia, ai contadini poveri costretti a vivere ammassati nei grandi borghi rurali, sorgenti come oasi nel deserto del feudo privo di case, di alberi, di acqua e di strade.

I gabellotti costituivano uno strato di borghesia agraria che aveva conquistato la « promozione sociale » attraverso la carriera mafiosa, unico ponte per passare, in quelle zone della Sicilia, da una classe all’altra. Al loro servizio, una schiera di amministratori, « [...]

[...]l fenomeno della mafia come un fatto locale, circoscritto all’azione repressiva degli agrari e non estesa a quella dello Stato. L’incomprensione dei riformisti e dei massimalisti nei confronti della questione meridionale (v.) e dell’autonomismo siciliano impedì loro anche di capire come il compromesso tra la mafia e lo Stato italiano non fosse che un particolare aspetto del più generale compromesso tra la borghesia italiana e.la classe dirigente siciliana.

Gli anni del fascismo

Gli anni del primo dopoguerra furono caratterizzati anche in Sicilia da crisi e da violenti contrasti. I contadini si riorganizzarono e, quando a Torino gli operai occuparono le fabbriche, in alcuni comuni della Sicilia i contadini occuparono le terre. Di fronte ai reduci che chiedevano terra e lavoro, gli agrari

non erano tranquilli. Si fecero allora avanti gruppi di « giovane mafia » che entrarono in aspro conflitto con la vecchia mafia « arrivata e sedentaria ». i Il numero dei delitti salì per lo sconquasso sociale, per l’indebolimento del vecchio apparato [...]

[...]numero dei delitti salì per lo sconquasso sociale, per l’indebolimento del vecchio apparato repressivo e per la stessa perdita di autorità della vecchia mafia. I vecchi uomini politici ricomposero le loro clientele elettorali ritenendo di poter continuare a governare con le solite mediazioni. Invece qualcosa cambiava: il fascismo si affacciava come movimento della grande borghesia industriale e degli agrari padani.

La vecchia classe dirigente siciliana, paventando una perdita di autonomia e di potere contrattuale nei confronti della grande borghesia del Nord, guardò inizialmente con diffidenza al fascismo, così come i ceti intermedi delle campagne guardavano con diffidenza all’apparato statale, considerando il rafforzamento dello Stato come premessa a un accentramento fiscale e vessatorio. La resistenza di questi ceti si espresse da un canto con le clientele demoliberali e, dall’altro, in forme più moderne e organizzate attraverso il Partito popolare di don Sturzo che diede vita alle prime ed elementari forme associative dei contadini e del[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 467

Brano: [...] sbarcare in Sicilia.

La mafia siculoamericana

Per favorire le operazioni di sbarco degli Alleati in Sicilia, la mafia siculoamericana fece da ponte tra l’Italia e gli Stati Uniti. Il noto gangster Lucky Luciano fu apposita

mente liberato dal penitenziario americano, dove scontava una lunga pena, per essere utilizzato a tal fine dai servizi segreti deH’O.S.S. Fu compito di questo gangster assicurare ufficialmente i contatti con la mafia siciliana « dormiente » e questa infatti si risvegliò, mettendosi al servizio degli americani i quali, a loro volta, compensarono poi i più noti capimafia siciliani con cariche pubbliche e prebende. Quando, con il crollo del fascismo, riemerse in tutta la Sicilia la immutata realtà del feudo, dell’analfabetismo e della mancanza di strutture civili, quegli stessi agrari che si erano schierati con i fascisti, con Mori e con il re « per la Patria e per l’impero », ristabilirono prontamente il loro antico patto con la mafia, convertendosi al separatismo (v.), ma alla vigilia del referendum del 1946 si rico[...]

[...]ella della Ginestra coincise con l’avvio del « grande complotto » per estromettere dal governo comunisti e socialisti e con l’organizzazione, da parte della Democrazia Cristiana (v.), del blocco reazionario del 1948. In Sicilia quel blocco fu cementato dagli agrari e dalla mafia, ormai riuniti sotto le bandiere dello « scudo crociato ». L’intreccio mafiapotere divenne così sempre più stretto, proiettandosi sinistramente su tutta la vita pubblica siciliana e nazionale. .,

La mafia attuale

Nonostante la feroce reazione scelbiana e i delitti mafiosi, le lotte contadine continuarono, strappando successi attraverso l’assegnazione delle terre già in mano ai gabellotti mafiosi, ma il successo più rilevante fu la crescita della forza organizzata e dell’influenza del movimento contadino e dei partiti popolari. Di fronte all’intensa vita democratica sviluppatasi in numerosi comuni di campagna, la mafia dovette fare marcia indietro, mentre negli anni Cinquanta si apriva una nuova fase nella situazione economicosociale e politica del paese.

La ri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 375

Brano: Palestina

chie miserie e della vecchia oppressione se non riusciremo a rinnovare politicamente tutta l’Italia in modo radicale ». Bibliografia essenziale: Rosario Lentini, / Florio e la produzione del vino « Marsala », in « Nuovi Quaderni del Meridione », anno XV, n. 57, 1977; Massimo Ganci, La nazione siciliana, Napoli, 1978; G. Casarrubea. / Fasci contadini e le origini delle sezioni socialiste della provincia di Palermo, Palermo, 1978; E. Casanova, L’emigrazione siciliana dal 1849 al 1851, in « Rassegna storica del Risorgimento », 1924, voli. XIXII; F. Brancato, Movimento operaio e socialismo in Sicilia (Le origini: 18601880), cicl. Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, A.A. 197778; G. Carlo Marino, Movimento contadino e blocco agrario della Sicilia giolittiana, Palermo, 1979; Aurora Corselii, Lotte operaie e socialisti nel 1904 a Palermo, in « Nuovi Quaderni del Meridione », 1891, n. 84; Giuliano Procacci, Movimenti sociali e partiti politici in Sicilia, in « Annuario dell’istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea », 1959; F. Renda,[...]

[...]militare clandestina antifascista, in « Quaderni Siciliani », Palermo, sett. 1973; Salvatore Di Benedetto, I Siciliani il 25 luglio 1943 a Milano, in « Quaderni Siciliani », ott. ’73; Idem, Dalla Sicilia alla Sicilia, Palermo, 1977; M. Cimino, Fine di una nazione, Palermo, 1977; Idem, L’antifascismo della Sicilia, in « Quaderni Siciliani », sett. 1973; G. Carlo Marino, Storia del separatismo siciliano, Roma, 1979; Paimiro Togliatti, La Questione Siciliana, a cura di F. Renda, Palermo, 1965.

G.Ca.

Palermo, Mario

N. a Napoli il 21.10.1898; avvocato. Entrò nella vita politica attiva nel

1925 quando, con una coraggiosa lettera aperta di serrata critica al fascismo, rassegnò le dimissioni da presidente deH’Associazione Mutilati di Napoli (v.).

Nel 1930 aderì al Partito Comunista e iniziò a svolgere attività clandestina con molti antifascisti come E. Mancini, Vincenzo La Rocca, V. ingaggi, P. Barbera, E. Villani, E. Langobardi.

Come avvocato, assunse il patrocinio di numerosi confinati politici,

Mario Palermo, sottosegretario al[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 475

Brano: [...]nto di rottura rispetto alla storia e alla cultura nazionale, alTinterno del quale eventi e aspirazioni secolari sono pervenuti a esiti clamorosi e significativi per il loro proporsi sempre e comunque in una direzione antiunitaria, se non proprio antistatale.

Cenni storici

Insurrezioni e tumulti contro lo stato centralizzato si verificarono nell’isola già a partire dal secolo XVII: dai tumulti di Giuseppe D’Alesi alla rivolta palermitana e siciliana del 1709; dai moti del 1820 e del 1848 a quelli del 1866 contro lo Stato unitario italiano. Dietro tutte queste manifestazioni e sia pure in situazioni storiche diverse, dato costante fu il rifiuto dello Stato nazionale così come si configurava e non tanto per il suo centralismo, quanto invece per il fatto che tale Stato era un'entità estranea alla tradizione dell'isola. D’altra parte, in tutte queste vicende, agli elementi di rifiuto ideologico si erano accompagnate compromissioni strumentali con le varie dominazioni (spagnola, austriaca, borbonica) e istanze politicoorganizzative interne ch[...]

[...]) negli anni successivi alla caduta della dominazione spagnola e fino a tutto il secondo decennio del '700, l'attacco al governo illuminato dei viceré Caracciolo e Caramanico (quest’ultimo morto di morte vio

lenta in circostanze che la storiografia non ancora ha sufficientemente chiarito), cui seguì la svolta reazionaria che, in quegli anni di effervescenza giacobinica, portò all'uccisione di Francesco Paolo Di Blasi (1795).

La “tradizione siciliana”, lungo la quale l’aristocrazia manteneva il potere anche in presenza di governi stranieri, non era quindi la tradizione del popolo, bensì quella dell’aristocrazia: i valori di “sicilianità” ai quali gli aristocratici si appellavano erano di fatto quelli del sistema feudale, sul quale essi continuavano a reggersi come classe.

Certo, interpretare il “sicilianismo” come ideologia espressa esclusivamente dalle classi dominanti può essere deviante; sta di fatto però che non esiste in Sicilia una ideologia “sicilianista” delle classi subalterne, la quale si differenzi dalle problematiche di que[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 171

Brano: [...]ademia militare di Modena e il 7° Corso per unità corazzate a Roma, fu inviato col grado di tenente al Centro di addestramento di Pinerolo.J L’8.9.

1943, al momento dell’armistizio, trovatosi a Roma, partecipò alla difesa della Capitale contro i tedeschi. Poi raggiunse le formazioni partigiane in Piemonte e assunse il comando di un reparto di « arditi sabotatori ». Si distinse in audaci azioni, cadendo durante una di esse.

Augusta

Città siciliana di circa 30.000 abitanti sul mare Jonio, a 44 km da Siracusa. Il suo porto, noto per la ampiezza e la sicurezza della baia, assunse una particolare importanza durante la seconda guerra .mondiale: sede di una importante base navale, fu soggetta a continui e violentissimi bombardamenti da parte degli Alleati; il 10.7.1943 sbarcarono infine, a sud della città, imponenti forze angloamericane, destinate a costituire la prima testa di ponte degli Alleati in Europa. Quindici giorni dopo quello sbarco, crollò in Italia ii regime fascista.

Le forze dell’Asse a difesa della Sicilia erano costituite [...]

[...] comandate dallo stesso Barone e dai contrammiragli Primo Leonardi e Giuseppe Manfredi. Da parte loro, gli Alleati contrapponevano la VII Armata americana (204.000 uomini), comandata dal generale George S. Patton, e l’VIII Armata britannica (250.000 uomini), al comando del maresciallo B.L. Montgomery. Nella notte tra il 9 e

10 luglio gli angloamericani, provenienti con 2.770 navi da basi del NordAfrica, sbarcarono in diversi punti della costa siciliana, su di un fronte di 230 km lungo l’arco del litorale che va da Gela a Noto. Dopo essersi attestati con la massima facilità, gli Alleati dilagarono rapidamente per tutta la Sicilia.

11 rapido successo degli angloamericani provocò aspre polemiche, i cui strascichi si prolungarono dopo la Liberazione. Vi fu chi parlò di tradimento. Il generale Albert Kes sei ring (che allora comandava le forze tedesche in Italia) scrisse nelle sue memorie che il comandante italiano della base di Augusta consegnò la fortezza al nemico prima ancora di essere attaccato. In realtà, di fronte alle formidabili forz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 538

Brano: [...]ppo, anche per i difficili collegamenti con le centrali operative che si trovavano a Catania, Messina e Palermo (v.).

Primo dopoguerra

All’indomani della Grande guerra la radicalizzazione dello scontro sociale e i movimenti di massa interessarono anche quest’area, dove le organizzazioni dei contadini e dei minatori condussero importanti lotte che fruttarono non pochi miglioramenti. Proprio a Castrogiovanni ebbe sede la Federazione agricola siciliana e nel marzo 1919 si tenne un importante congresso regionale delle organizzazioni contadine gravitanti intorno al P.S.I., cui parteciparono i più noti dirigenti del movimento, dall'avvocato Carmelo Cali di Caltanissetta agli avvocati Giuseppe Sapienza (v.) e Drago di Catania. il congresso valse a rafforzare il movimento, liberandolo dalle posizioni errate, precisando gli obiettivi organizzativi e rivendicativi dei lavoratori nell’isola, dando vita alla Sezione siciliana della Federterra, di cui il Cali fu poi massimo dirigente.

Nello stesso periodo emersero anche dirigenti proletari come il[...]

[...]19 si tenne un importante congresso regionale delle organizzazioni contadine gravitanti intorno al P.S.I., cui parteciparono i più noti dirigenti del movimento, dall'avvocato Carmelo Cali di Caltanissetta agli avvocati Giuseppe Sapienza (v.) e Drago di Catania. il congresso valse a rafforzare il movimento, liberandolo dalle posizioni errate, precisando gli obiettivi organizzativi e rivendicativi dei lavoratori nell’isola, dando vita alla Sezione siciliana della Federterra, di cui il Cali fu poi massimo dirigente.

Nello stesso periodo emersero anche dirigenti proletari come il carrettiere Antonino Carosia, divenuto nel 1920 sindaco di Leonforte, comune nel cui mandamento risultò eletto consigliere provinciale, quel

lo stesso anno, Giuseppe Sapienza. Ebbe una certa presenza nelle lotte locali anche l’avvocato Giovanni Albanese, passato nel 1921 al Partito comunista insieme al ragioniere Nicolò Bua di Catenanuova, al contadino Carmelo Ingui di Assoro e altri ancora.

Gli anni del fascismo

Lo scontro di classe, divenuto sempre più duro,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 151

Brano: [...]ttere per Hitler e Mussolini ».

Lo sbarco in Sicilia

Dopo la conquista di Pantelleria, gli angloamericani completarono i preparativi per l’attacco alla Sicilia. Dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti giunsero i mezzi anfibi da sbarco fino a completare il numero ritenuto necessario, mentre l’aviazione bombardava sistematicamente gli aeroporti e le vie di comunicazione dell’isola.

Vittima principale di questi bombardamenti fu la popolazione siciliana, colpita nelle vite e nelle cose. Gli aeroplani da caccia e i cannoni antiaerei dell'Asse cercarono di contrastare l’azione aerea nemica, ab

battendo anche un certo numero di velivoli angloamericani, ma ciò costò forti perdite anche agli italotedeschi, tanto che alla vigilia dello sbarco la loro aviazione era ridotta a un’ottantina di apparecchi ancora in condizione di volare.

Quando arrivò la data prestabilita del plenilunio di luglio, cominciò l’imbarco delle truppe angloamericane per l’operazione Husky. Allorché uomini e mezzi furono tutti a bordo, le 2.500 navi uscirono dai porti tu[...]

[...]ky. Allorché uomini e mezzi furono tutti a bordo, le 2.500 navi uscirono dai porti tunisini e algerini avviandosi verso le zone di raduno nelle acque di Malta. Quattro navi furono affondate dai sommergibili tedeschi. Le altre, formati 6 grandi convogli, nel pomeriggio del 9 luglio iniziarono l’avvicinamento alla costa sudorientale della Sicilia, da un lato e dall’altro del Capo Passero. Quando già i convogli erano a una decina di ore dalla costa siciliana, si scatenò una tempesta di vento che sollevò il mare e rese difficile la navigazione. Tuttavia tutte le navi, sia di grande che di piccolo tonnellaggio, continuarono ad avanzare senza perdite e l’unico effetto del mare grosso fu un’ora circa di ritardo sull’orario prestabilito.

Il vento danneggiò invece il lancio dei paracadutisti e il volo degli alianti, rispettivamente effettuati dagli americani e dagli inglesi: i paracadutisti americani presero terra assai lontano gli uni dagli altri, disperdendosi nelle campagne; dei 134 alianti inglesi, ben 47 caddero in mare e quelli che atterrarono[...]



da [L'estro armonico / Antonio Vivaldi], p. 3Copertina (Disco vinile

Brano: [...]olini soli. Nel finale però ad essi si aggiunge, dopo la 4* battuta, il violoncello obbligato, mentre nel primo allegro restano soli per 19 battute, che costituiscono un'affermazione ostinata della tonalità di re minore, dapprima in arpeggi ascendenti, poi in scale discendenti, infine in disegni che vanno dalla tonica alla . dominante, ma durante i quali uno dei due violini mantiene sempre un pedale di tonica.

Il movimento lento è una tenera siciliana cantata dal solo primo violino, accompagnato

« pianissimo » dai violini dalle viole dei « tutti ». Si nota un contrasto totale fra questa monodia

dolcissima, sostenuta da accordi verticali, a la polifonia ricca e movimentata dei due allegro

che l'inquadrano, uno dei quali, la fuga, è stato trascritto per organo da Bach quasi letteralmente, tanto che le battute spesso coincidono.

Questo concerto è stato scambiato per un'opera originale di Wilhelm Friedemann Bach, prima che ne fossero noti il vero autore e il vero trascrittore, cioè Vivaldi e Johann Sebastian Bach.

0 N. 12 jn mi[...]



da [Il cimento dell'armonia e dell'invenzione opera 8 ; Concerti per viola d'amore e orchestra opera 25 / Antonio Vivaldi], p. 2Copertina (Disco vinile

Brano: [...]ra sono sovrapposti ad accordi spezzati del violino solista. Il movimento lento, In do minore, accentua ancor più II contrasto fra solista ed assieme. Il Anale pieno di fuoco ci riporta all’atmosfera del primo movimento.

Concerto N* 6 in do maggiore

IL PIACERE

Allegro Largo e cantabile Allegro

Il primo movimento ha un andamento tipicamente leggero, sostenuto dal sincopato. Il movimento lento In mi minore ha la forma di una semplice siciliana, e II Anale in crescendo è ben distinto dai grandi stacchi del tema principale.

Concerto N° 7 in re minore Allegro Largo Allegro DI nuovo 11 movimento d’apertura 6 caratterizzato da una marcata energia, che permette al solista di far sfoggio di virtuosismo. Il movimento lento. In sol minore, è un brano semplice In tempo a due e il Anale, come quasi sempre nel lavori di Vivaldi, fa risaltare l’abilità del violino solista.

Concerto N° 8 in sol minore Allegro Largo Allegro Il tema di apertura è tipicamente vlvaldiano, con 11 ritmo spigliato e la forza espressiva Impostati sulle note ri[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine siciliana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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