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Il segmento testuale rigiani è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 603

Brano: Massoneria

Congresso della Massoneria milanese (1897)

Roma, il Gran Maestro Domizio Torrigiani diramò una circolare nella quale diceva che nella Massoneria non si entrava se non con « animo devoto alla patria e alla libertà », ma non si chiedeva quale fosse la credenza politica.

In occasione della marcia su Roma il Torrigiani mandò a Mussolini un telegramma di adesione, ma il 30.12.1922, in un'intervista concessa al « Giornale d’Italia », azzardò un monito: « Io sono fra coloro — disse — che hanno sperato e sperano che l’on. Mussolini concepirà sempre il rinnovamento nazionale sulle linee che sono segnate dalla storia della Rivoluzione italiana e non si illuderà di contraddire e di arrestare lo svolgimento meravigliosamente logico di tale rivoluzione, incominciata un secolo fa e continuata da lui. » Evidentemente per « rivoluzione italiana » il Torrigiani intendeva il Risorgimento.

Persecuzioni antimassoniche
[...]

[...]ncessa al « Giornale d’Italia », azzardò un monito: « Io sono fra coloro — disse — che hanno sperato e sperano che l’on. Mussolini concepirà sempre il rinnovamento nazionale sulle linee che sono segnate dalla storia della Rivoluzione italiana e non si illuderà di contraddire e di arrestare lo svolgimento meravigliosamente logico di tale rivoluzione, incominciata un secolo fa e continuata da lui. » Evidentemente per « rivoluzione italiana » il Torrigiani intendeva il Risorgimento.

Persecuzioni antimassoniche

Non vi è dubbio che la Massoneria fosse un organismo politico della grande borghesia, in quanto nelle sue file militavano non pochi personaggi dello Stato. Ma le sue parole d’ordine, basate sull’ideologia della rivoluzione borghese, erano sorpassate perché la borghesia era ormai una classe conservatrice. Davanti all’ascesa del movimento operaio e del socialismo la classe dominante italiana preferiva di gran lunga le parole d’ordine reazionarie e il metodo della violenza del fascismo. Perciò lasciò fare quando il fascismo, sempre più[...]

[...]per ottenere un prestito, ma tornò a mani vuote. Allora non si fece più distinzione fra le due Massonerie e la reazione fascista le colpì entrambe.

La Massoneria di Piazza del Gesù si dissolse rapidamente. Quella di Palazzo Giustiniani cercò invece di resistere e, nei giorni 2829.1.1923,

il Gran Maestro convocò in Roma l'assemblea generale delle Logge con l'intervento di circa cinque*

cento delegati, giunti da ogni parte d’Italia. Il Torrigiani e gli altri oratori denunciarono le menzogne e le violenze delle quali i massoni erano fatti segno e posero ai voti una risoluzione, la quale riconfermava i seguenti principi: laicità dello stato; sua autonomia da ingerenze del papato; ascensione del lavoro; sovranità popolare. Questa risoluzione fu resa pubblica con un comunicato.

La reazione della stampa fascista e di quella clericale fu immediata e rabbiosa. A essa seguì senza indugio la reazione del partito: il 3.2.1923 il Gran Consiglio del fascismo, dopo aver considerato che gli ultimi avvenimenti politici e certi atteggiamenti e vot[...]

[...]lli che ispiravano tutta l’attività del fascismo, dichiarò l’incompatibilità tra il fascismo stesso e la Massoneria. Ciò significò, oltre l’immediata uscita di tutti i fascisti dalla Massoneria, non più utile ma anzi dannosa alla carriera, un più duro scatenarsi della violenza delle squadre contro sedi ed esponenti massoni.

La Massoneria contro il fascismo

È giusto dire che i superstiti dirigenti della Massoneria, in modo particolare il Torrigiani e il massimo dignitario deH’associazione Ettore Ferrari, anziano e celebre scultore che era insignito del titolo di Sovrano Gran Commendatore, affrontarono la lotta con intrepida fermezza.

Il 21.7.1923 il Gran Maestro diresse alle Logge una circolare, nella quale constatava che si era venuta creando nel paese una

atmosfera di ostilità alla Massoneria sìmile a quella che l’aveva avversata nel Risorgimento. I nemici di quell’epoca erano i medesimi del tempo attuale (cioè i reazionari e i clericali). Poiché la parola d’ordine dei fascisti era: « La nuova Italia aborre la Massoneria e vuole[...]

[...] intrepida fermezza.

Il 21.7.1923 il Gran Maestro diresse alle Logge una circolare, nella quale constatava che si era venuta creando nel paese una

atmosfera di ostilità alla Massoneria sìmile a quella che l’aveva avversata nel Risorgimento. I nemici di quell’epoca erano i medesimi del tempo attuale (cioè i reazionari e i clericali). Poiché la parola d’ordine dei fascisti era: « La nuova Italia aborre la Massoneria e vuole abolirla », il Torrigiani rispondeva che l’Italia di costoro era in realtà quella vecchia e che i massoni « potevano essere aborriti, ma non aboliti ».

Il giorno dopo Mussolini replicò con violenza in un discorso pronunciato a Palazzo Venezia, nel quale dichiarò che la Massoneria Giustinianea aveva intimato guerra al fascismo e che questo fatto costituiva un titolo d’onore per il fascismo stesso.

Naturalmente gli squadristi raccolsero l’invito e le violenze contro i massoni raddoppiarono. In quasi tutte le maggiori città d’Italia avvennero devastazioni, incendi e saccheggi di Logge, aggressioni e bastonature a s[...]

[...]er il fascismo stesso.

Naturalmente gli squadristi raccolsero l’invito e le violenze contro i massoni raddoppiarono. In quasi tutte le maggiori città d’Italia avvennero devastazioni, incendi e saccheggi di Logge, aggressioni e bastonature a singoli massoni. La polizia, più volte invitata a intervenire, si guardò bene dal farlo e neppure la magistratura, quando ne fu sollecitata, diede soddisfazione alcuna ai danneggiati e ai colpiti.

Il Torrigiani espose la situazione della Massoneria italiana al Congresso deH’Associazione massonica internazionale, tenutosi a Ginevra nel settembre 1923. Nello stesso mese la Massoneria di Palazzo Giustiniani disapprovò pubblicamente le leggi fasciste riguardanti la scuola e, nel novembre, rivolse a Mussolini una ferma protesta per le devastazioni e le violenze subite, facendo un elenco dei luoghi dove esse si erano verificate. Anche la stampa massonica (la Rivista massonica e il periodico Lux) denunciarono senza mezzi termini ciò che accadeva, facendo sapere al popolo italiano che i fascisti non solamen[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 604

Brano: Mastrangelo, Mario

oggetti di valore ivi trovati e non

li restituivano.

Durante la crisi seguita al delitto Matteotti la Massoneria di Palazzo Giustiniani si schierò col fronte delle opposizioni antifasciste. Il Torrigiani collaborò con gli esponenti dei partiti dell’Aventino (v.) e sembra persino che abbia partecipato a un progetto per impadronirsi di Mussolini. Ormai la Massoneria si presentava come una nemica dichiarata del fascismo e questo cercò di piegarla col terrore: più volte i fascisti assalirono il Palazzo Giustiniani, ma sempre ne furono respinti dai difensori massoni. Battuti nell’assalto aperto alla sede principale dell'associazione nemica, i fascisti diedero allora inizio alle persecuzioni personali, spesso aiutati dalla polizia: arresti, perquisizioni, saccheggi di abitazioni private e di uffici[...]

[...] politica reazionaria. Nell’aprile 1925 il governo presentò infatti al Parlamento una legge che aveva come titolo: « Regolarizzazione dell'attività delle associazioni, enti ed istituti », il cui vero scopo era di colpire la Massoneria, tante vero che fu conosciuta col nome di « Legge sulle società segrete ». Questa legge faceva obbligo a tutte le associazioni di comunicare alla polizia il proprio statuto, i regolamenti e l'elenco dei soci. Il Torrigiani reagì respingendo con una circolare (che fu pubblicata sui giornali antifascisti) la pretesa di voler conoscere i nomi dei massoni, con l'evidente scopo di perseguitarli. Il 16 maggio la legge venne in discussione alla Camera e,

il giorno dopo, contro di essa intervenne, a nome del gruppo parlamentare comunista, Antonio Gramsci, il quale denunciò il carattere liberticida della proposta fascista e ammonì i capi fascisti che essi com

battevano una guerra contro i mulini a vento.

Il 6.9.1925 ebbe luogo a Roma l'assemblea costituente massonica che rielesse Domizio Torrigiani Gran Maestro[...]

[...]i, con l'evidente scopo di perseguitarli. Il 16 maggio la legge venne in discussione alla Camera e,

il giorno dopo, contro di essa intervenne, a nome del gruppo parlamentare comunista, Antonio Gramsci, il quale denunciò il carattere liberticida della proposta fascista e ammonì i capi fascisti che essi com

battevano una guerra contro i mulini a vento.

Il 6.9.1925 ebbe luogo a Roma l'assemblea costituente massonica che rielesse Domizio Torrigiani Gran Maestro delI'Ordine e gli conferì pieni poteri straordinari, ma ormai la resistenza al fascismo stava per esaurirsi. La stampa fascista e quella clericale cominciarono a propalare notizie false, inventando adunanze mai avvenute e circolari mai diramate. Le smentite non venivano pubblicate.

La Massoneria si rivolse alI'Associazione della stampa, ma la sede di questo organismo fu invasa e

il suo presidente, generale Roberto Bencivenga, venne deposto dalla carica. La violenza fascista investì anche personaggi massonici universalmente rispettati come il Sovrano Gran Commendatore Ettore[...]

[...]ovrano Gran Commendatore Ettore Ferrari, nella cui casa e nel cui studio di scultore più volte irruppero gli squadristi, distruggendo e depredando tutto ciò che trovavano.

La violenza raggiunse il suo culmine a Firenze (v.), dove nella notte fra il 3 e il 4.10.1925 avvennero eccidi di brutale efferatezza contro i massoni ed anche contro aderenti all'Associazione del libero pensiero « Giordano Bruno ». Questi fatti indussero il Gran Maestro Torrigiani a decretare il 16.10.1925

Io scioglimento delle Logge operanti nella città e nella provincia di Firenze e la dimissione di tutti i massoni ivi residenti.

Esisteva nella mente di molti antifascisti la speranza che l'uccisione di Mussolini avrebbe messo fine al fascismo e, fra costoro, vi era il massone Tito Zaniboni, valoroso combattente ed ex deputato socialista. Egli, con la collaborazione del generale Luigi Capello, notissimo comandante della II Armata durante la Prima guerra mondiale, progettò di sparare al duce durante uno dei molti discorsi che costui teneva dal balcone di Palazzo [...]

[...]ti antifascisti la speranza che l'uccisione di Mussolini avrebbe messo fine al fascismo e, fra costoro, vi era il massone Tito Zaniboni, valoroso combattente ed ex deputato socialista. Egli, con la collaborazione del generale Luigi Capello, notissimo comandante della II Armata durante la Prima guerra mondiale, progettò di sparare al duce durante uno dei molti discorsi che costui teneva dal balcone di Palazzo Chigi. Non vi è dubbio che Domizio Torrigiani conoscesse il progetto e l'approvasse (v. Attentati a Mussolini).

Una spia avvertì la polizia e sia

10 Zaniboni che il Capello furono arrestati prima dell'attentato. Il governo ordinò subito ai prefetti l'immediata occupazione di tutte le Logge massoniche dipendenti da Palazzo Giustiniani e il 20.11.1925 il Senato approvò definitivamente la legge contro le società segrete. La seduta si concluse con un minaccioso discorso di Mussolini contro la Massoneria.

11 Torrigiani cercò di correre ai ri

pari disponendo lo scioglimento di tutte le Logge massoniche in Italia e la permanenza del[...]

[...]l'approvasse (v. Attentati a Mussolini).

Una spia avvertì la polizia e sia

10 Zaniboni che il Capello furono arrestati prima dell'attentato. Il governo ordinò subito ai prefetti l'immediata occupazione di tutte le Logge massoniche dipendenti da Palazzo Giustiniani e il 20.11.1925 il Senato approvò definitivamente la legge contro le società segrete. La seduta si concluse con un minaccioso discorso di Mussolini contro la Massoneria.

11 Torrigiani cercò di correre ai ri

pari disponendo lo scioglimento di tutte le Logge massoniche in Italia e la permanenza del solo Grande Oriente, cioè di un ristretto nucleo di alti dirigenti ormai ben conosciuti, ma questo provvedimento non acquietò il governo che proseguì nella sua azione repressiva.

Dopo l'attentato Zaniboni e l'emanazione delle leggi eccezionali, ai massoni che non erano riusciti a mimetizzarsi fu data la caccia al pari degli altri antifascisti. Fra l'altro, il 6.11.1926 fu emanato il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza il quale comminava la destituzione a tutti i fu[...]

[...]a la destituzione a tutti i funzionari pubblici, civili e militari, nel caso facessero parte, anche in qualità di semplici soci, di associazioni costituite nel Regno o fuori e operanti, anche solo in parte, in modo clandestino od occulto e i cui soci fossero comunque vincolati dal segreto.

Minacciati di arresto, gli esponenti conosciuti della Massoneria seguirono l'esempio di molti altri noti antifascisti ed emigrarono in Francia. Anche il Torrigiani varcò la frontiera, ma nel maggio 1927, con molto coraggio, tornò in Italia per deporre al processo contro Zaniboni e Capello. Subito dopo fu arrestato e inviato al confino nell'isola di Lipari (v.) e a Ponza, dove morì. Non tutti i massoni riuscirono a fuggire. Molti caddero nelle mani della polizia e rimasero lungo tempo in prigione: 7 di essi saranno trucidati nel 1944 alle Fosse Ardeatine. Ma la maggior parte, cessata ogni attività, si confuse nella massa dei cittadini e sfuggì alle persecuzioni.

Tuttavia il fascismo continuò nella sua propaganda a prendersela con la Massoneria, facend[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 373

Brano: [...]luendo sui giudici chiamati, in quegli stessi giorni, a giudicare i confinati politici comunisti.

Tra i più noti confinati a Lipari vi furono: i deputati Andrea Beltramini, Clodoaldo Binotti, Giulio Cavina, Enrico Ferrari, Arduino Fora, Emilio Lussu, Riccardo Momigliano, Alfredo Morea, Guido Picei li, Pietro Rabezzana, Luigi Repossi, Giulio Volpi; gli avvocati Mario Angeloni, Armando Guadagnini, Edgardo Lami Starnuti, Fausto Nitti, Domizio Torrigiani; Bruno, di Roma; Cirenei e Tagli, di Genova; Nulli, di Como; Razzini, di Treviso; altre personalità come Riccardo Bauer, Ferruccio Parri, Carlo Rosselli, Mario Botturi, Ermanno Bertellini, Armando Guerrini, Attilio Paolinelli, l’anziano anarchico Luigi Galleani; i giornalisti Giovanni Ansaldo, Mario Razzini, Bruno Massi, Carlo Silvestri; numerosi altri dirigenti e militanti antifascisti, tra i quali Agostini, Bibbi, Ignazio di Lena, La Camera, Antonio Dorè, Paolo Fabbri, Antonio Poce, Barbagelata di Genova, Bittoni di Ancona, Brighenti di Roma, G. Longo di Alessandria.

Dopo la fuga da Lipa[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine rigiani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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