Brano: Mastrangelo, Mario
oggetti di valore ivi trovati e non
li restituivano.
Durante la crisi seguita al delitto Matteotti la Massoneria di Palazzo Giustiniani si schierò col fronte delle opposizioni antifasciste. Il Torrigiani collaborò con gli esponenti dei partiti dell’Aventino (v.) e sembra persino che abbia partecipato a un progetto per impadronirsi di Mussolini. Ormai la Massoneria si presentava come una nemica dichiarata del fascismo e questo cercò di piegarla col terrore: più volte i fascisti assalirono il Palazzo Giustiniani, ma sempre ne furono respinti dai difensori massoni. Battuti nell’assalto aperto alla sede principale dell'associazione nemica, i fascisti diedero allora inizio alle persecuzioni personali, spesso aiutati dalla polizia: arresti, perquisizioni, saccheggi di abitazioni private e di uffici[...]
[...] politica reazionaria. Nell’aprile 1925 il governo presentò infatti al Parlamento una legge che aveva come titolo: « Regolarizzazione dell'attività delle associazioni, enti ed istituti », il cui vero scopo era di colpire la Massoneria, tante vero che fu conosciuta col nome di « Legge sulle società segrete ». Questa legge faceva obbligo a tutte le associazioni di comunicare alla polizia il proprio statuto, i regolamenti e l'elenco dei soci. Il Torrigiani reagì respingendo con una circolare (che fu pubblicata sui giornali antifascisti) la pretesa di voler conoscere i nomi dei massoni, con l'evidente scopo di perseguitarli. Il 16 maggio la legge venne in discussione alla Camera e,
il giorno dopo, contro di essa intervenne, a nome del gruppo parlamentare comunista, Antonio Gramsci, il quale denunciò il carattere liberticida della proposta fascista e ammonì i capi fascisti che essi com
battevano una guerra contro i mulini a vento.
Il 6.9.1925 ebbe luogo a Roma l'assemblea costituente massonica che rielesse Domizio Torrigiani Gran Maestro[...]
[...]i, con l'evidente scopo di perseguitarli. Il 16 maggio la legge venne in discussione alla Camera e,
il giorno dopo, contro di essa intervenne, a nome del gruppo parlamentare comunista, Antonio Gramsci, il quale denunciò il carattere liberticida della proposta fascista e ammonì i capi fascisti che essi com
battevano una guerra contro i mulini a vento.
Il 6.9.1925 ebbe luogo a Roma l'assemblea costituente massonica che rielesse Domizio Torrigiani Gran Maestro delI'Ordine e gli conferì pieni poteri straordinari, ma ormai la resistenza al fascismo stava per esaurirsi. La stampa fascista e quella clericale cominciarono a propalare notizie false, inventando adunanze mai avvenute e circolari mai diramate. Le smentite non venivano pubblicate.
La Massoneria si rivolse alI'Associazione della stampa, ma la sede di questo organismo fu invasa e
il suo presidente, generale Roberto Bencivenga, venne deposto dalla carica. La violenza fascista investì anche personaggi massonici universalmente rispettati come il Sovrano Gran Commendatore Ettore[...]
[...]ovrano Gran Commendatore Ettore Ferrari, nella cui casa e nel cui studio di scultore più volte irruppero gli squadristi, distruggendo e depredando tutto ciò che trovavano.
La violenza raggiunse il suo culmine a Firenze (v.), dove nella notte fra il 3 e il 4.10.1925 avvennero eccidi di brutale efferatezza contro i massoni ed anche contro aderenti all'Associazione del libero pensiero « Giordano Bruno ». Questi fatti indussero il Gran Maestro Torrigiani a decretare il 16.10.1925
Io scioglimento delle Logge operanti nella città e nella provincia di Firenze e la dimissione di tutti i massoni ivi residenti.
Esisteva nella mente di molti antifascisti la speranza che l'uccisione di Mussolini avrebbe messo fine al fascismo e, fra costoro, vi era il massone Tito Zaniboni, valoroso combattente ed ex deputato socialista. Egli, con la collaborazione del generale Luigi Capello, notissimo comandante della II Armata durante la Prima guerra mondiale, progettò di sparare al duce durante uno dei molti discorsi che costui teneva dal balcone di Palazzo [...]
[...]ti antifascisti la speranza che l'uccisione di Mussolini avrebbe messo fine al fascismo e, fra costoro, vi era il massone Tito Zaniboni, valoroso combattente ed ex deputato socialista. Egli, con la collaborazione del generale Luigi Capello, notissimo comandante della II Armata durante la Prima guerra mondiale, progettò di sparare al duce durante uno dei molti discorsi che costui teneva dal balcone di Palazzo Chigi. Non vi è dubbio che Domizio Torrigiani conoscesse il progetto e l'approvasse (v. Attentati a Mussolini).
Una spia avvertì la polizia e sia
10 Zaniboni che il Capello furono arrestati prima dell'attentato. Il governo ordinò subito ai prefetti l'immediata occupazione di tutte le Logge massoniche dipendenti da Palazzo Giustiniani e il 20.11.1925 il Senato approvò definitivamente la legge contro le società segrete. La seduta si concluse con un minaccioso discorso di Mussolini contro la Massoneria.
11 Torrigiani cercò di correre ai ri
pari disponendo lo scioglimento di tutte le Logge massoniche in Italia e la permanenza del[...]
[...]l'approvasse (v. Attentati a Mussolini).
Una spia avvertì la polizia e sia
10 Zaniboni che il Capello furono arrestati prima dell'attentato. Il governo ordinò subito ai prefetti l'immediata occupazione di tutte le Logge massoniche dipendenti da Palazzo Giustiniani e il 20.11.1925 il Senato approvò definitivamente la legge contro le società segrete. La seduta si concluse con un minaccioso discorso di Mussolini contro la Massoneria.
11 Torrigiani cercò di correre ai ri
pari disponendo lo scioglimento di tutte le Logge massoniche in Italia e la permanenza del solo Grande Oriente, cioè di un ristretto nucleo di alti dirigenti ormai ben conosciuti, ma questo provvedimento non acquietò il governo che proseguì nella sua azione repressiva.
Dopo l'attentato Zaniboni e l'emanazione delle leggi eccezionali, ai massoni che non erano riusciti a mimetizzarsi fu data la caccia al pari degli altri antifascisti. Fra l'altro, il 6.11.1926 fu emanato il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza il quale comminava la destituzione a tutti i fu[...]
[...]a la destituzione a tutti i funzionari pubblici, civili e militari, nel caso facessero parte, anche in qualità di semplici soci, di associazioni costituite nel Regno o fuori e operanti, anche solo in parte, in modo clandestino od occulto e i cui soci fossero comunque vincolati dal segreto.
Minacciati di arresto, gli esponenti conosciuti della Massoneria seguirono l'esempio di molti altri noti antifascisti ed emigrarono in Francia. Anche il Torrigiani varcò la frontiera, ma nel maggio 1927, con molto coraggio, tornò in Italia per deporre al processo contro Zaniboni e Capello. Subito dopo fu arrestato e inviato al confino nell'isola di Lipari (v.) e a Ponza, dove morì. Non tutti i massoni riuscirono a fuggire. Molti caddero nelle mani della polizia e rimasero lungo tempo in prigione: 7 di essi saranno trucidati nel 1944 alle Fosse Ardeatine. Ma la maggior parte, cessata ogni attività, si confuse nella massa dei cittadini e sfuggì alle persecuzioni.
Tuttavia il fascismo continuò nella sua propaganda a prendersela con la Massoneria, facend[...]