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Il segmento testuale reggiani è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 33Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 77

Brano: [...]amente apolitica, ma in realtà si trattava di una vera e propria organizzazione politica antifascista, diretta in prevalenza da fuorusciti comunisti.

Una campagna propagandistica e di solidarietà particolarmente sentita fu, nel 1936, quella contro l’intervento fascista in Spagna e per la raccolta di fondi a favore dell’esercito repubblicano. Consistente fu il contributo di Reggio Emilia alla lotta contro il franchismo: 62 furono i combattenti reggiani accorsi nelle Brigate Internazionali. Di questi, 12 caddero in combattimento e altri 4 morirono in seguito a malattie o ferite riportate al fronte. Tra i combattenti reggiani, 50 erano comunisti, 4 anarchici, 2 socialisti e 6 di tendenza imprecisata.

Lotte contadine

Una caratteristica peculiare della lotta antifascista nel Reggiano fu la partecipazione di contadini a fianco degli operai. Ne dà la misura uno sguardo alle categorie sociali a cui appartenevano i 197 condannati reggiani dal Tribunale speciale: 95 operai, 41 contadini, 15 braccianti, 25 artigiani, 7 piccoli commercianti, 3 ambulanti, 2 impiegati,

3 intellettuali, 1 studente, 1 professionista. I confinati dal 1926 al 1943 furono 157, di cui 100 comunisti, 4 socialisti, 2 anarchici, gli altri senza precisa collocazione politica. Questa confluenza di operai e contadini nella lotta antifascista si realizzò soprattutto tra le maestranze delle “Reggiane” che, con la produzione bellica, passarono dai 1.000 dipendenti del 1935 ai circa 12.000 degli anni della Seconda guerra mondiale.

Gran parte di questi lavora[...]

[...]uta del fascismo si ebbero a Reggio imponenti manifestazioni di esultanza: il 26.7.1943 vennero spazzate via tutte le insegne dellodiato regime, furono invase e devastate le sedi dei fasci e liberati, a furor di popolo, i prigionieri politici che si trovavano rinchiusi nelle carceri giudiziarie dette di S. Tommaso.

Un passato di inaudita sofferenza diede impeto a quelle manifestazioni di carattere insurrezionale: nel ventennio fascista ben 26 reggiani erano stati direttamente uccisi dalle squadracce, 8 erano morti in seguito alle sevizie subite e altri 10 si erano spenti nelle carceri. Inoltre, centinaia erano* stati i lavoratori duramente percossi dagli squadristi e ben 197 i deferiti al Tribu

nale speciale, poi condannati a 1269 anni complessivi di reclusione. Ma queste cifre, pure eloquenti, rispecchiavano solo in parte i lutti e le sofferenze imposte a Reggio dalla dittatura, sicché il sollievo popolare esploso nel momento della caduta del regime era più che giustificato.

Il quotidiano locale intitolato II Solco Fascista venne im[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 80

Brano: [...]arie sparatorie dei franchi tiratori fascisti.

Nelle ultime fasi della Guerra di Liberazione i partigiani, con l’aiuto della popolazione, contribuirono a rallentare la marcia delle truppe tedesche, consentendo alle colonne alleate più avanzate di agganciarle e di catturarle in gran parte sulla riva destra del Po. In tale occasione gli Alleati, in cooperazione coi partigiani, poterono catturare circa

12.000 prigionieri.

Il contributo dei reggiani alla Guerra di liberazione può essere sintetizzato nelle seguenti cifre: partigiani combattenti 9.554 (riconosciuti ufficialmente 9519); numerosissime le perdite inflitte e i danni arrecati alla macchina bellica dei nazifascisti; massiccia la partecipazione delle donne rappresentata da

1.118 partigiane e patriote, di cui

10 cadute, 11 comandanti di formazione e 8 decorate al valor militare. Nel dopoguerra sono state conferite a patrioti reggiani le seguenti decorazioni: 8 Medaglie d'oro al valor militare, 72 d’argento, 57 di bronzo, 19 croci di guerra. Tre Comuni sono stati decorati al valor militare: Villa Minozzo (per il sacrificio di Cervarolo) con la medaglia d’argento; Fabbrico, con la medaglia di bronzo; Reggio Emilia, con la medaglia d’oro.

A queste sono da aggiungere altre

13 proposte di decorazione per partigiani caduti e 5 per altrettanti Comuni che si sono distinti nella lotta. Gli Alleati, inoltre, poco dopo la Liberazione, hanno conferito la Bronz Star a tre valorosi partigiani reggiani.

Circa 10.000 furono gli [...]

[...] Comuni sono stati decorati al valor militare: Villa Minozzo (per il sacrificio di Cervarolo) con la medaglia d’argento; Fabbrico, con la medaglia di bronzo; Reggio Emilia, con la medaglia d’oro.

A queste sono da aggiungere altre

13 proposte di decorazione per partigiani caduti e 5 per altrettanti Comuni che si sono distinti nella lotta. Gli Alleati, inoltre, poco dopo la Liberazione, hanno conferito la Bronz Star a tre valorosi partigiani reggiani.

Circa 10.000 furono gli internati militari originari della provincia e, di questi, circa 400 lasciarono la vita nei lager tedeschi. I caduti civili per azioni di rappresaglia e nei campi di deportazione o nel corso di operazioni militari, incursioni aeree e per varie altre cause di guerra furono 1.220, più 1.060 feriti. I bombardamenti aerei subiti da Reggio e provincia furono 296.

Dopo la Liberazione, il C.L.N. provinciale designò prefetto della provincia l’azionista Vittorio Pellizzi e sindaco di Reggio il comunista Ce

sare Campioli. Contemporaneamente si installava in Prefettura [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 78

Brano: [...]n varie località e ciò impedirà una partecipazione operaia in forma massiccia allo sciopero che verrà indetto per l’1 marzo dalle organizzazioni clandestine. Significativo fu invece, in questo stesso giorno, lo sciopero di Montecavolo (v.), a carattere insurrezionale.

Il primo scontro in campo aperto tra i partigiani e nazifascisti si ebbe, il 15.3.1944, a Cerré Sologno (v.). Nel fatto d’arme, di cui furono protagonisti combattenti modenesi e reggiani, caddero 7 partigiani, mentre gli avversari ebbero 10 morti.

Il 1° maggio scioperarono al 100 per cento le maestranze delle Officine Lombardini. Seguì un immediato intervento della G.N.R. e della polizia che effettuò qualche arresto.

Lo sviluppo dell’attività partigiana nel Reggiano raggiunse il culmine nell’estate 1944, quando in poco tempo venne creata dalle formazioni partigiane una “zona libera” sugli Appennini, cacciandone tutti i presidi fascisti, per un’estensione pari a un quinto dell’intero territorio provinciale. Le cose procedettero allo stesso modo nella limitrofa provincia [...]

[...]residi fascisti, per un’estensione pari a un quinto dell’intero territorio provinciale. Le cose procedettero allo stesso modo nella limitrofa provincia di Modena (v.), per cui, date le molte affinità esistenti tra le formazioni partigiane delle due province, il 7 luglio si pervenne alla loro unificazione sotto il comando del Corpo d’armata Centro Emilia. Tali forze presidiarono 4 Comuni modenesi (Prignano, Polinago, Frassinoro, Montefiorino) e 3 reggiani (Toano, Villa Minozzo, Ligonchio), costituendo quella che sarà chiamata la “repubblica di Montefiorino” (v.). All’interno di questa vasta zona, sottratta al potere fascista, la vita civile venne organizzata democraticamente e, per quanto era possibile dato lo stato di guerra, fu controllata da amministrazioni comunali elette con libere consultazioni popolari.

Nel settembre 1944, quando raggiunse la sua massima estensione, la “zona libera” di Montefiorino comprese i Comuni reggiani di Toano, Villa Minozzo, Ligonchio, Collagna, Busana, Ramiseto e Vetto. Altri Comuni, come Castelnovo ne’ Mont[...]

[...]io), costituendo quella che sarà chiamata la “repubblica di Montefiorino” (v.). All’interno di questa vasta zona, sottratta al potere fascista, la vita civile venne organizzata democraticamente e, per quanto era possibile dato lo stato di guerra, fu controllata da amministrazioni comunali elette con libere consultazioni popolari.

Nel settembre 1944, quando raggiunse la sua massima estensione, la “zona libera” di Montefiorino comprese i Comuni reggiani di Toano, Villa Minozzo, Ligonchio, Collagna, Busana, Ramiseto e Vetto. Altri Comuni, come Castelnovo ne’ Monti, Carpineti e Ciano d’Enza, erano parzialmente liberati. Nell 'ultima fase della lotta saranno completamente liberati anche Ciano d’Enza, Baiso, Viano e, parzialmente, Casina.

Nella zona di pianura stabilmente occupata dal nemico, la lotta si svolse invece in forma clandestina: qui operarono due importanti Brigate

S.A.P. e una Brigata G.A.P.. In questa zona, particolarmente ricca di prodotti agricoli, i nazifascisti compivano sistematici saccheggi per trasferire il bestiame e l[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 514

Brano: [...]li predisposti lungo la linea e impose al macchinista di continuare la corsa. Ne seguì un incidente ferroviario nel quale 8 vagoni furono sfasciati e altri 5 deragliarono sulla scarpata, con la distruzione di una quantità ingente di materiale bellico.

Il 20 dicembre, reparti della 121a e della 122a Brigata «A. Luppi » parteciparono alla importante battaglia di Gonzaga (v.). Presero parte allo scontro 220 partigiani, dei quali 90 mantovani, 70 reggiani e 60 modenesi. Il campo nemico era difeso da circa 40 tedeschi e da un centinaio di fascisti, 24 dei quali perirono nella battaglia. Solo 9 partigiani persero la vita durante il combattimento, ma il 23 dicembre altri 6 partigiani vennero prelevati dai fascisti dal carcere di Mantova e fucilati.

La Liberazione

AM’avvicinarsi della primavera del 1945 furono predisposti i piani e i tempi dell’insurrezione armata. Questa prese l’avvio il 22 aprile: mentre gli Alleati stavano avanzando verso il Po, tutti i partigiani del basso Mantovano mossero all’attacco del nemico in fuga, tanto che il 23[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 121

Brano: [...] rischio cui si esponeva, Guerrino Nicoli intervenne prontamente in aiuto del compagno, abbattendo il nemico con una raffica. Nel contempo, fu egli stesso colpito a morte.

Nicolini, Giorgio

N. a Correggio (Reggio Emilia) il 14.5.1912; calzolaio.

Membro di una vasta organizzazione comunista clandestina, operante negli anni 193435 in tutta l’Emilia e collegata al Centro estero del partito, venne arrestato insieme a numerosi altri compagni reggiani e deferito al Tribunale Speciale che, nel febbraio 1936, lo condannò a 6 anni di reclusione.

Nicoloso, Ferruccio

N. a Buia (Udine) il 28.5.1890, m. a Massaua il 15.7.1948; ragioniere. Prese parte alla Prima guerra mondiale, guadagnandosi una medaglia al valore sul campo e l’Ordine Militare di Savoja. Nel primo dopoguerra, dirigente socialista, organizzò il Sindacato Cooperative Friulane fra ex combattenti e, nel 1925,

fece parte del gruppo raccoltosi intorno al deputato socialista Tito Zani boni per attentare alla vita di Mussolini. Arrestato e accusato anche di aver sovvenzionato il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 203

Brano: [...]lla provincia. Nel 1921 infatti essi rifiutarono, come quelli della Fiat di Torino, di « socializzare » le difficoltà dell’azienda di cui si proponeva la trasformazione in cooperativa.

Antonio Gramsci (in « Alcuni temi della questione meridionale ») così ricostruì l'episodio: « A Reggio Emilia si presentò una questione simile a quella della Fiat: una grande officina doveva passare nelle mani degli operai come azienda cooperativa. I riformisti reggiani erano entusiasti dell'avveni mento e lo strombazzavano nei loro giornali e nelle loro riunioni. Un comunista torinese (Umberto Terracini) si recò a Reggio, prese la parola nel comizio di fabbrica, espose tutto il prospetto della questione tra Nord e Sud e si ottenne il ''miracolo”: gli operai, a grandissima maggioranza, respinsero la tesi riformista e cooperativa ».

Fu solo nel settembre 1922 che il fascismo riuscì a penetrare alle Reggiane, sia con l’elezione di due fascisti fra gli 11 membri della Commissione interna sia con l’adesione quasi unanime degli impiegati e tecnici al sindacato[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 283

Brano: [...] Orlandini e poi da Casto Ferrar ini; si distinsero soprattutto nei combattimenti di monte Prampa (10.1.1945), Costabona (15.1.1945) e, I’1.4.1945, nella battaglia di Ca’ Marastoni (v.). Dopo la Liberazione don Orlandini venne decorato dagli inglesi con la « Victoria Cross » per l’opera prestata in favore dei prigionieri di guerra britannici.

L.Ca.

G. Franzini, Storia della Resistenza Reggiana, Reggio Emilia, 1966; C, Galeotti, / cattolici reggiani e la Resistenza, Reggio Emilia, 1968; L. Pallaj, Storia della 284 Brigata Fiamme verdi « Italo », Reggio Emilia, 1970.

Orlando, Emanuele

N. il 10.6.1897; ferroviere. Essendo caduto in mano alla polizia

283



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 75

Brano: [...] Consorzio delle Cooperative di produzione e di consumo. Questi energici interventi nell’economia provinciale provocarono la reazione dei ceti conservatori, che si riunirono in una “Associazione reggiana per il bene economico”, coalizione che i socialisti definivano ironicamente la “Grande Armata”. Questa coalizione vinse per pochi voti le elezioni comunali del 1905, ma fu battuta nel 1907 e, da allora fino all’avvento del fascismo, i socialisti reggiani progredirono costantemente sulla via delle realizzazioni sociali (case operaie, doposcuola, asili, colonia scolastica, ecc.).

La direzione riformista del socialismo reggiano mirava alla graduale e pacifica sostituzione dell’economia capitalista con l’economia collettivista, ma non trascurò le lotte contingenti antigovernative che, del resto, venivano imposte dalla pressione delle masse. L’intervento italiano in Libia provocò nel Reggiano forti agitazioni femminili contro la partenza dei soldati. Il 25.2.1915, in occasione di un comizio « interventista », vi furono contromanifestazioni: si [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 76

Brano: [...]acciantili svoltisi presso Bagnolo in Piano alla metà di maggio del 1930 e nell’autunno 1932.

Queste iniziative comportavano, in regime di dittatura, gravi rischi: infatti centinaia furono i comunisti arrestati, confinati, ammoniti, denunciati al Tribunale speciale e condannati. Con la persecuzione nacque la necessità di organizzare il Soccorso Rosso, forma anch’essa di propaganda, oltre che di solidarietà.

La Fratellanza Reggiana

Molti reggiani dovettero lasciare la provincia per sfuggire alle persecuzioni. Essi si rifugiarono in gran parte a Milano, come i deputati socialisti Prampolini, Zibordi, Storchi e, con loro, decine di militanti comunisti e socialisti; altri trovarono rifugio a Genova e altri ancora dovettero espatriare, come il già citato Pietro Montasini, nonché i comunisti Vittorio Saltini, Angelo Zanti, Paolo Davoli, Cesare Campioli e il già ricordato Camillo Montanari. Tutti questi giovani dirigenti continuarono, specialmente in Francia, la loro attività politica. I fuorusciti trovarono appoggio e assistenza anche

7



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 19

Brano: [...]di Aldo Cervi che, durante l'autunno 1943, svolse attività partigiana nelle campagne del Reggiano.

Catturato dai fascisti insieme ai sette fratelli Cervi il 25.11.1943, fu detenuto nelle carceri di Reggio e di Parma, poi tradotto in un campo di prigionia a Verona. Da qui evase nella primavera del 1944 e tornò nella pianura reggiana, dove riprese a operare in formazioni S.A.P. locali. Il 2.6.1944, salito in montagna con un gruppo di partigiani reggiani, venne incorporato nel Battaglione sovietico inquadrato nelle formazioni modenesi, al comando del capitano Vladimir Pereladov, divenendone poco dopo commissario. Combattè alla difesa della “repubblica di Montefiorino” e nell’autunno 1944, seguendo la sorte di altri reparti guidati da Mario Ricci [Armando), at

traversò la Linea Gotica per raggiungere l'Italia liberata.

Nella primavera del 1945, per incarico ricevuto a Roma dalle autorità sovietiche, tornò a operare tra il Modenese e il Reggiano inquadrato nella “Sezione russi” (comandata da Victor Pirogov) del Battaglione Alleato (v.).
[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine reggiani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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