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Il segmento testuale provincialismo è stato estratto automaticamente da un complesso algoritmo di KosmosDOC di tipo "autogeno", ossia sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 328Entità Multimediali, di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 328

Brano: [...]ciate oltre 500 opere dei grandi maestri moderni, come Picasso, Mirò, Klee, Léger, Kokoschka e così via.

Dietro siffatta posizione era tutto

10 stato d’animo di uno psicopatico pieno di frustrazioni, imbottito di disordinate letture giovanili mal digerite e ormai privo di qualsiasi remora culturale, al punto di commuoversi fino alle lacrime nell’autodefinirsi pubblicamente « grande architetto ». Tutta l'acredine di un provinciale malato di provincialismo contro la grande città, Vienna, ove aveva subito tante umiliazioni e al cui cosmopolitismo imputava tutti i mali della società e la degenerazione della cultura e delle arti; tutta la frustrazione di pittore mancato, incapace di andare oltre la puntigliosità fotografica e cartolinesca dei suoi acquerelli e perciò portato a valorizzare se stesso proclamando unica, vera arte pittorica moderna quella ispirata al manierismo degli olandesi del XVII secolo o dei tiroiobavaresi del XIX e vagheggiando

11 ritorno, in nome del sangue e del suolo, ad una intatta ruralità culturale quale depositaria de[...]

[...]elli dei grandi italiani del Rinascimento ad essi ispiratisi, la politica culturale nazista doveva informarsi. E fu buona sorte per l'umanità se, talvolta, il senso pratico prevalse sul fanatismo portando alla massiccia vendita di opere “degenerate” in grandi aste internazionali come quelle del 1939 e del 1941 a Lucerna, indette dal governo tedesco al fine di raccogliere valuta pregiata.

La rapina nazista in Europa

Una volta sfogato il suo provincialismo con la distruzione dell’arte “degenerata” o con la sua alienazione per moneta, dal 1938 il Terzo Reich passò alla annessione manu militari di tutti i capolavori dell'arte classica reperibili in Europa, in modo che nessun Paese potesse possedere un patrimonio artistico più grande e più prezioso di quello tedesco; esempio non nuovo, certo,

328



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 335

Brano: [...]utare, ma come naturale continuità di un tessuto culturale che non aveva mai smarrito il bandolo di un dibattito di alto respiro.

In Italia la letteratura della Resistenza (v.) si trovò ad essere, per ragioni contingenti e anche grazie a certi equivoci la cui revisione è stata appena avviata, il provvisorio ma unico momento di spazio — letterario e umano, poetico e politico — concesso allo scrittore dopo un ventennio di chiusura e di meschino provincialismo. Fatto sta che tale provincialismo, di cui l’ufficialità del « gusto » fascista fu la componente più massiccia, ma tuttavia non l’unica, solo che si sottoponga a considerazione dialettica la nostra cultura immediatamente preventennio, aveva arrecato guasti non facilmente riparabili né (perlomeno) eliminabili d’un fiato. La pretesa di troppi nostri scrittori (più o meno propriamente etichettati entro l’area neorealistica) fu di affrontare la problematica di un mondo nuovo, della sua « libertà » e dei sacrifici durati per. realizzarla, senza rendersi conto della scarsezza dei mezzi espressivi e della ideologia che sorreggeva il [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 468

Brano: [...]i. N. a Torino il 9.5.1893, ivi m. 1*8.5.1975; scrittore.

Di famiglia ebrea, laureato in Legge e in Filosofia, nel primo dopoguerra si mise in luce con alcuni racconti umoristici e romanzi che raccolsero successo commerciale tra il pubblico piccoloborghese per la vena di ironica spregiudicatezza che li pervadeva. Con un linguaggio letterario mutuato da scrittori d’oltralpe, fondato essenzialmente sull'uso (e abuso) del paradosso, si impose al provincialismo letterario dell’epoca con un nichilismo di bassa lega, da salotto, sulla scia del tedesco Max Nordau (18491929) che, a un livello ben diverso, aveva condotto la sua sferzante polemica contro le convenzioni borghesi.

Pubblicò, con notevole successo commerciale, i romanzi Mammiferi di lusso (1920), La cintura di castità (1920), Cocaina (1921), Oltraggio al pudore (1921), La vergine a diciotto carati (1923).

Fu corrispondente da Parigi della “Tribuna illustrata” e, nel 1924, fondatore del periodico Le grandi firme, “Quindicinale di novelle dei massimi scrittori”, cui collaborarono tra gli [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 319

Brano: [...] prestigio e autorità, ogni

Sentinelle italiane e tedesche montano la guardia davanti al Quartier generale della R.S.I.

(Salò, novembre 1943)

capacità di controllo. L’unica struttura in qualche modo funzionante era il partito e, a tale riguardo, il congresso di Verona (v.) svoltosi nel novembre 1943 rappresentò il tentativo, da parte del fascismo ufficiale, di ricuperare il controllo su una struttura che le spinte centrifughe del rinato provincialismo squadrista rischiavano di disgregare. Il governo era isolato e disinformato, sicché nella confusione generale le sue direttive si sovrapponevano e contraddicevano. Si aggiungevano poi le continue inframmettenze dei tedeschi, persino nella nomina dei prefetti che avevano assunto il nome di « capi della provincia ».

Un decreto del giugno 1944 divise in quattro regioni amministrative il ristretto territorio nominalmente controllato (EmiliaRomagna, Veneto, Liguria, Piemonte) ponendole ognuna sotto uno speciale commissario regionale direttamente responsabile di fronte a Mussolini, il quale avre[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 550

Brano: [...]una attenzione qualificata alle nuove esperienze dell’architettura europea e delle prime espressioni del razionalismo (articoli su « Emporium »; direzione della rivista Architettura dal 1922 al 1943, che non propose mai un « linguaggio » architettonico come linguaggio di regime, ma registrò esperienze diverse italiane e straniere; e il volumetto Architettura oggi che propose al mondo professionale italiano del

1930, caratterizzato da un forte provincialismo, una conoscenza argomentata delle più significative esperienze delle « avanguardie » del mondo).

Una sistemazione critica della sua architettura non è stata ad oggi proposta e argomentata, ma le coordinate per elaborarla dovranno collocarsi nella ormai raggiunta maturità di un architetto al manifestarsi dei movimenti dell’avanguardia e del « movimento moderno » in architettura, alla non accettazione dei programmi di quei movimenti, e nella volontà di proseguire individualmente una attività che non poteva (per i suoi convincimenti) che essere in qualche modo sempre sperimentale, nel rifiuto[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 795

Brano: [...] il ferito, e anche grave, e in cazzottate all'ultimo sangue coi miei coetanei non meno violenti di me » [La violenza, dal « Corriere della Sera » del 28.3.1971).

Si laureò in Legge e in Scienze sociali, quindi esordì come giornalista.

Giornalista di regime

La carriera giornalistica di Indro Montanelli non meriterebbe particolare considerazione se non costituisse un tipico caso di conformismo, mascherato da pretese di indipendenza, e di provincialismo ammantato di falsa spregiudicatezza. Di fatto egli fu in quegli anni tra i più convinti propagandisti della politica bellica del fascismo.

« Non ho nessuna difficoltà a riconoscere che ero un delinquente potenziale — continua il Montanelli nella sua già citata nota autobiografica. — Forse di fatto non lo sarei mai diventato. Comunque, a salvarmi da questo pericolo, so benissimo cosa fu: la guerra. Fu la guerra che mi permise di sfogare quei fermenti, gli fornì un alibi, li promosse a virtù, li premiò ».

Spinto da tali interessi, Indro Montanelli andò in Africa Orientale nel 1936, prende[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 683

Brano: [...]a garantire la ripresa edilizia senza offrire alcuna prospettiva agli altri settori. Lo stimolo agli interessi speculativi nel settore edile portò alla immigrazione di larghi strati di sottoproletariato, addetto alla manovalanza. Il contemporaneo depauperamento dell’energia e della vitalità del mondo politicoculturale cittadino si dimostrò inarrestabile, col risultato di rinchiudere definitivamente la vita politica messinese nelle angustie di un provincialismo rassegnato.

Le nuove occasioni di arricchimento incrinarono precedenti posizioni di potere negli ambienti della borghesia e le rivalità di ordine economico fra i notabili locali si ripercossero sulla loro azione politica. AH’interno del movimento operaio, d’altra parte, la nuova situazione e la mutata composizione della classe lavoratrice della città misero in crisi le vecchie e deboli strutture organizzative. La perdita dei due massimi dirigenti operai, Giovanni Noè e Nicola Petrina, privò di guide esperte le organizzazioni dei lavoratori nel momento di maggiore crisi. L’eredità dei due p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 647

Brano: [...]equentare gli studi degli artisti di via Cavour (Mafai, Scipione e Antonietta Raphael), entrando così a far parte del nucleo principale della Scuola Romana. Con Scipione fondò inoltre la rivista Fronte, sulla quale espresse con chiarezza il suo dissenso nei confronti della imperante retorica novecentista.

Dopo aver frequentato per due anni

lo studio di Arturo Martini e di ritorno da una lunga residenza a Parigi, svincolatosi dai limiti del provincialismo seppe avvicinarsi alle migliori esperienze europee, a un realismo polemico ricco di stimoli espressionistici che lo spinsero verso il grottesco e i contenuti politici. L’esperienza della Seconda guerra mondiale lo maturò ulteriormente: dopo Strage, un bassorilievo del 1941 preceduto da un’interessante serie di disegni, Mazzacurati elaborò innumerevoli bozzetti di « imperatori », « imperatrici », « gerarchi » e incredibili monumenti alla corrotta genia di profittatori del regime. Le sue figure caricaturali e causticamente popolaresche avevano un preciso valore di critica sociale, come nel Bozz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 585

Brano: [...]mento culturale come pericoloso sovvertitore dei concetti di bellezza e di modernità.

L'aspra polemica condotta da Casella contro Mascagni nel libro 21 + 26 è indicativa del ruolo rispettivamente svolto dai due compositori durante il ventennio fascista: entrambi convinti assertori e propugnatori degli ideali fascisti, Casella rappresentava l'élite intellettuale del regime di quegli anni, mentre Mascagni era portavoce del più vieto e arretrato provincialismo nazionale. Non era quindi difficile per Casella, nutrito di una fervida e ottimistica fede nell'arte modernista dei tempi nuovi, contestare l'anziano superstite di una concezione musicale ormai superata e soprattutto quando il Mascagni, in un discorso pronunciato al l'inaugurazione del Congresso nazionale delle Arti popolari, lamentava che « l'arte moderna degli ultimi anni sempre più offende gli occhi e offende le orecchie », e che « le giovani generazioni di ogni Paese sono ormai abituate a un sentimento e a una comprensione entrambi contrari alla natura umana ».

L'atteggiamento di Masca[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 309

Brano: [...]i, si formarono nuclei democraticocristiani nonché le prime leghe contadine.

La tradizione neorepubblicana era fiorente soprattutto a Montegranaro, intorno al giovane Giovanni Conti. Ma fu tra il 1913 e il 1919, con il suffragio universale e in conseguenza della grande guerra, che il volto sociale e l’indirizzo politico della zona iniziarono a cambiare, con l’ingresso dei rappresentanti dei contadini nelle lotte elettorali, con la rottura del provincialismo e l’organizzazione dei partiti, in particolare del Partito popolare e delle « leghe bianche ». Apparve contemporaneamente anche la reazione fascista, mentre le tradizioni del locale movimento operaio venivano portate avanti e radicalizzate, dopo la scissione socialista di Livorno del 1921, da un’avanguardia comunista in cui emergeva il giovane Francesco Mecozzi.

Sotto il regime fascista fu messa a tacere ogni forza di rinnovamento politico e sociale e si ebbe un ritorno al passato, con la rigida difesa dei precedenti rapporti agrari e la ricostituzione dell’antico dominio moderato. Così fr[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine provincialismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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