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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 572

Brano: [...] sociale e di opposizione, dopo la sconfitta del Fronte popolare il P.S.I. venne egemonizzato in un particolare rapporto di vertice (fino al 1954) da Nenni e Morandi, un binomio nel quale il primo rappresentava l'esperienza e il fascino di un agitatore di idee e di formule politiche estroverse, il secondo concentrava una grande intensità etica e intellettuale in un arduo tentativo diretto a forgiare e disciplinare le strutture del partito.

Il pragmatismo di Nenni

Già nel 1947 aveva preso rilievo la confluenza dell'ala “socialista” del Partito d'Azione (v.) dalla quale in prosieguo di tempo sarebbero usciti in posizione eminente Riccardo Lombardi (v.) ed Ernesto De Martino (v.), futuro segretario del partito, nonché, su altra sponda, Emilio Lussu (v.) e Vittorio Eoa (v.) ma nel complesso continuava a prevalere nel partito il pragmatismo di Nenni. La collocazione del P.S.I. rimase pertanto a lungo peculiare in Europa, conformemente a una lontana tradizione nazionale, occupando un posto significativo nella lotta di classe e contro l'egemonia degasperiana conseguente alla sconfitta del 18.4.1948. Tuttavia, specialmente dopo il 1953, venne a prevalere una linea di superamento del “centrismo” democristiano e di sboccamento della difficile situazione tattica del P.S.I.. Le prime proposte erano già state avanzate alla sinistra della D.C.. In prospettiva, si trattava già di un mutamento ideologico e sociologico del P.S.I., come cont[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 8Prefazione/premessa/introduzione con numerazione propria (Monografia/libro

Brano: D'altra parte il C.T.L.N., conscio dei meriti acquisiti durante un anno di spietata lotta clandestina, non intendeva rinunziare alla dirigenza politica, conquistata con le armi in pugno.

Dopo lungo contrastare, dopo le minacce da parte del C.T.L.N. di rinunciare ad ogni attiva collaborazione con le autorità alleate, minaccia che fu sentita dalVopinione pubblica cittadina, trionfò il buon senso, il pragmatismo anglosassone.

Costretti a scegliere fra i notabili segnalati dal Governo di Roma e gli esponenti della Resistenza fiorentina, finirono per comprendere che i meriti di questi ultimi — anche agli effetti di una più rapida e meno sanguinosa avanzata delle loro truppe, erano assai maggiori.

Finirono per riconoscere l’operato del C.T.L.N\ e riconobbero, come atti di governo, tutte le decisioni prese nel periodo della lotta clandestina e quindi anche le nomine alle cariche cittadine.

E il C.T.L.N. sarebbe rimasto in carica, come organo rappresentativo della città, fino a che non ci sarebbe[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 594

Brano: [...]tiva di fondamentale importanza nel conflitto e non solo per il peso dell'industria americana. I gruppi dirigenti che avevano varato il New Deal (v.) ed erano ben rappresentati dal presidente democratico F. Delano Roosevelt (v.), politicamente più evoluti rispetto alle caste militari e conservatrici anglofrancesi e interessati a subentrare aH'imperialismo europeo nella leadership economica mondiale, introdussero nelle relazioni internazionali un pragmatismo che li differenziò nettamente dagli anglofrancesi, avvicinandoli ai russi. Nacque così quella grande coalizione fra democrazie occidentali e Unione Sovietica contro il comune nemico fascista, della quale la Conferenza di Mosca (v.) del settembre 1941 aveva cominciato a gettare le basi. Tra i risultati della raggiunta unità antifascista internazionale sono da

considerarsi quei movimenti popolari di lotta che, in vari paesi europei e anche asiatici, trasformarono il confronto militare fra stati in una « guerra di popolo ». Sull'esempio dell’ucraina, dove coraggiosi capi guerriglieri come Sid[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 549

Brano: [...]guerra di Spagna allo scioglimento

L'iniziativa “conciliatrice” per adattare a tutti i costi all'Italia la linea del Fronte popolare comprendendovi i fascisti « della vecchia guardia » (un’idea che non a caso Mussolini rovescierà, pochi anni più tardi, durante lo sfacelo della repubblica di Salò, per tirare nel suo gioco i socialisti) dava la misura del distacco dalla realtà del paese cui era giunto il Centro estero del P.C. d’L, ma anche del pragmatismo di pura marca staliniana che ispirava la maggior parte dei suoi dirigenti.

Nell’autocritica fatta nel 1938 (in seguito a una ennesima “svolta” di Mosca), Negarville ammetterà: « Nella pratica, noi siamo caduti sotto una certa influenza ideologica del fascismo. Quelli che subiscono di più questa influenza sono i piccoloborghesi e gli intellettuali. E gli intellettuali hanno esercitato una forte influenza sul centro del partito » (P. Spriano, Storia del PCI, voi. Ili, p. 254).

La guerra di Spagna mostrava bene quali fossero i termini reali della lotta e, tra i giovani antifascisti italian[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 117

Brano: [...]ione bolscevica diceva di ispirarsi, e si convinse che il mantenimento di quell’oppressione era dovuto all’accentramento al vertice dello Stato, da cui la rivoluzione non aveva saputo liberarsi, forzando così la concezione marxista della “dittatura del proletariato” e deviando dallo spirito di Marx. Gli parve che quest’ultima osservazione, analizzata a fondo, potesse offrire la via di una conciliazione delle due esigenze primarie non ispirata al pragmatismo politico che Carlo Rosselli, allora alla guida di "Giustizia e Libertà”, tendeva a preferire, ma trovata sul terreno stesso della teoria politica dal quale prendesse poi la via l’applicazione pratica.

Norberto Bobbio, nel profilo di Silvio Trentin tracciato in un saggio del suo libro Italia civile, nota che « il suo pensiero si moveva ormai in due direzioni: sul terreno economico verso il collettivismo; sul terreno politico verso lo Stato pluralistico. L'un concetto rappresentava l’antidoto all’altro ».

L'intuizione de/l'autonomia

In questo senso si muoveva certamente il nuovo libro [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 660

Brano: Stalinismo

letterario, dove si affermò come modello il realismo socialista (v.). Analoga azione veniva condotta nei confronti di numerosi militanti comunisti di altri paesi (v. Università leninista).

Politica estera

In politica estera, le scelte di Stalin furono improntate a un pragmatismo non diverso da quello dei governi dei grandi paesi capitalistici; ma mentre da un lato stringeva accordi e alleanze con governi anche fascisti, dall’altro si serviva della Terza Internazionale (v.) e poi del Cominform (v.) per portare gli altri partiti comunisti a identificarsi nelle scelte del Partito bolscevico. Nel 1930 l’U.R.S.S. concluse accordi commerciali con il governo fascista italiano e il commissario agli Esteri Litvinov giunse a Milano per gettare le basi di un patto di non aggressione fra i due Stati, valido per 5 anni, che venne firmato il 2.9.1933 a Roma.

Nel 1936, nonostant[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 443

Brano: [...]generazioni al culto dei miti del regime, incise non poco negativamente, durante il ventennio e oltre, a tenere a livelli infimi il grado medio di cultura scolastica in Italia. Va subito aggiunto, peraltro, che nella scuola come altrove il fascismo non si affacciò nei primi anni di potere con un programma suo proprio o con un qualsivoglia “piano dottrinale”, della cui assenza Benito Mussolini si vanterà anzi esplitamente (v. Fascismo), ma con un pragmatismo che fondamentalmente mirava a imbrigliare quanto più possibile in un progetto di egemonia politica tutte le forze antisocialiste e illiberali. A tal fine Mussolini potè contare sul contributo determinante del noto filosofo liberale di destra Giovanni Gentile (v.), ministro della Pubblica istruzione nel primo governo fascista e promotore della riforma scolastica che ne porterà il nome. Per questo, si può parlare anche di un rapporto di “continuità” fra la politica scolastica dei governi liberali prefascisti e quella della dittatura mussoliniana, con gli aggiustamenti formali e organizzativi vi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 258

Brano: [...]ivà de Balaguer, Biblioteca Cultural RTVE, Madrid, 1976; M & T. Shannon, Christianity in Everyday Life, Melbourne, 1979; Card. A. Luciani, Cercando Dio nel lavoro quotidiano, in « Il Gazzettino », 25.7. 1978; Card. S. Baggio, Opus Dei, una svolta nella spiritualità, in « Avvenire », 26.7. 1975; Card. F. Koenig, Il significato dell'Opus Dei, in «* Corriere della Sera », 9.11.1975.

A.To.

Gli aspetti politici deN’Opus Del

L’eclettismo e il pragmatismo che caratterizzano l’attività svolta dall’associazione fondata da Mons. Escrivà, nella quale trovano posto « persone di tutte le tendenze politiche, culturali, sociali ed economiche che la coscienza cristiana può ammettere », hanno fornito all’Opus Dei possibilità di ingerenza politica in vari paesi, dove è consentita una presenza attiva della Chiesa cattolica, e soprattutto in quei regimi in cui la Chiesa gode di posizioni di forza. L’Opus Dei funziona in tal caso da braccio secolare a livello transnazionale, che permette alla Chiesa forme di intervento non consentite ad altre organizzazioni[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 135

Brano: [...]e, ma il sistema mondiale deH’imperialismo nella sua interezza; e che, per liberarsene, ogni singolo popolo africano deve poter ricorrere al potere contrattuale e alle risorse dell’intero Continente.

La seconda idea centrale di Nkrumah consiste nella sua consapevolezza che fosse necessario un fondamento teorico alla lotta di liberazione. Particolarmente negli anni

dell’esilio egli seppe vedere le debolezze del nazionalismo africano, il suo pragmatismo, spesso la sua occasionalità, da cui derivano tutt’oggi le incertezze dei suoi orientamenti e delle sue forze di organizzazione politica.

Terza idea, collegata alla precedente, fu quella del necessario rapporto tra l'Africa e il mondo moderno.

Rifiutando ogni nostalgia del passato, ogni tentazione di un socialismo africano « precoloniale », egli mirò sempre al ricupero della personalità africana in una visione della storia che non può ignorare i grandi problemi dell’era contemporanea. All’indipendenza politica e alla liberazione economica, Nkrumah venne così aggiungendo la necessità di [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 28

Brano: Nasser, Gamal Addel

rapporti « speciali » con i paesi socialisti. Su questo terreno, del resto, si valuti la sua misura di statista, la sua capacità di preordinare e determinare il corso di importanti avvenimenti politici. Ma questo pragmatismo era anche un suo limite: pieno di sfiducia e sospetto per ogni « ideologia » organica, quindi per ogni movimento popolare organizzato, Nasser costruì e gestì il potere sulla base di un rapporto quasi sempre carismatico con le masse, venato da un profondo paternalismo e dominato dall’uso esclusivo degli apparati tradizionali del potere stesso (l’esercito e l’amministrazione statale).

Vi sono vari momenti della esperienza di Nasser, nei quali egli intravvide la relativa fragilità di tutto ciò, specialmente dopo la sconfitta del 1967, quando comprese che non si trovava di fronte a un avvenime[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine pragmatismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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