Brano: [...] cotte in acqua pura o al più conditi con poco grasso vegetale; razione irrisoria di pane (150 gr. giornalieri) e poca carne congelata (talvolta già avariata) due volte la settimana. Il tutto in un ambiente ripugnante per sporcizia e mancante di ogni più elementare misura igienica. Costretti sempre sotto rigidissima sorveglianza da parte delle guardie mobili a duri lavori di sterro e disboscamento dalle 6 alle 11 antimeridiane e dalle 13 alle 18 pomeridiane, venivano sottoposti alle più crudeli vessazioni con percosse ad ogni minimo accenno di stanchezza e di lagnanza ».

Con calcolato sediamo, le autorità del campo mescolavano questi prigionieri fascisti ai garibaldini. Si apprende dallo stesso Serafini: « Lo scrivente al suo arrivo al campo fu subito introdotto dalle guardie di custodia, che conoscevano la sua fede fascista, in una baracca esclusivamente occupata dai reduci della brigata internazionale spagnola ai quali fu indicato, al momento del suo ingresso, con le precise parole: “Eccovi un vostro compagno fascista” ».

Naturalmente al[...]

Brano: [...] munitissimo presidio nemico.

L’attacco durò circa due ore e si concluse nella piazza centrale della città, dove i tedeschi ebbero 3 morti e numerosi feriti. Prevedendo poi che non sarebbe mancata la reazione nazifascista, Rastelli e Vinzio ripiegarono verso Quarona, ma durante il ripiegamento tesero un'imboscata al nemico, appostandosi lungo il fianco sinistro della scarpata ferroviaria, appunto al Ponte della Pietà.

Quando alle prime ore pomeridiane del giorno di Pasqua del 1944, un camion di militi della famigerata Legione « Tagliamento », mandata da Borgosesia all’inseguimento dei « ribelli », percorrendo la strada provinciale giunse al Ponte della

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Brano: [...]e Cornino ordinò un graduale sganciamento, cominciando con il far scendere i disarmati giù per le Sgaravine e stabilendo come punto di ritrovo la Balma Rossa, nei pressi dell’Alpe Campo sul versante della Valdossola.

Operato lo sganciamento e giunti alla Balma Rossa, gli uomini vi trascorsero la notte. All’alba ripresero la marcia verso Megolo, tentando di raggiungere il Comando che nel frattempo si dirigeva in Vaigrande. Intorno alle quattro pomeridiane del 5 agosto i partigiani attraversarono a scaglioni l'intera piana di Megolo, si può dire sotto

il naso dei tedeschi. Poi dovettero guadare il Toce, evitando il posto di blocco sul ponte. Per passare il fiume, un robusto partigiano dovette portare sulle spalle la pesante mitragliatrice, mai abbandonata.

Al di là del Toce la formazione risalì verso Colloro, raggiungendo Premosello dove, finalmente, si ricongiunse al Comando. Il comandante Pippo elogiò gli uomini per l’abile e fermo comportamento durante il rastrellamento che era costato al nemico, in una battaglia durata 12 ore, non poc[...]

Brano: [...], come in altre località toscane, le notizie di quella repressione e dell’assassinio dei dirigenti del movimento operaio fiorentino fecero proclamare lo sciopero generale e apprestare le difese. Il 28 febbraio, a Certaldo, parte della popolazione guidata dal gruppo anarchico insorse contro i soprusi dei carabinieri sciabolatori (nei mesi successivi si sarebbe qui avuto uno dei primi tentativi di resistenza armata al fascismo).

Nelle prime ore pomeridiane dell’1 marzo giunse agli scioperanti di Empoli la notizia che alcuni camion carichi di individui in borghese e di carabinieri, provenienti dalla strada di Pontedera, attraverso Santa Croce e Fucecchio stavano piombando

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Brano: [...]uto radiologico e conservato presso l’ospedale di Sant’Orsola, che i tedeschi volevano requisire.

Durante la Guerra di liberazione nazionale l’università bolognese era divenuta una munita base gappista e nelle sue cantine, come pure nell’abitazione del bidello Zanichelli e nell adiacente Istituto di geografia, erano depositate casse di armi e munizioni, in parte asportate dalla caserma della Polizia ausiliaria di via Maggiore. Nelle prime ore pomeridiane del 20.10.1944, allorché fascisti e tedeschi (si ritiene in seguito a delazione) invasero l’Università, Mario Bastia e altri cinque studenti che si trovavano nel suo interno (Ezio Giaccone, Leo Pi zzi gotti, Luciano Pi zzi gotti, Stello Ronzani, Antonio Scaravilli) decisero di opporre resistenza armata. Ritiratisi dapprima ai piani superiori e poi sul tetto, si batterono fino alla fine. Una lapide posta sul muro dell’università ricorda il sacrificio dei sei valorosi.

« Organizzatore entusiasta e capace — dice la motivazione della m. d’o. — costituiva e dirigeva servizi di grande importanza[...]

Brano: [...]pressione nemica sia per la confusione creata dalla fuga del re e di Mario Roatta (capo di stato maggiore dell’esercito), le unità italiane finirono per ritirarsi tutte verso Roma. La Divisione « Granatieri » attestò i suoi

reparti alle Tre Fontane e qui, all’alba del 10, gruppi di popolani e di antifascisti combatterono a fianco dell'esercito. Ma già Calvi di Bergolo e ij maresciallo Caviglia stavano trattando con i tedeschi la resa: alle 16 pomeridiane venne firmata la tregua e reparti corazzati della 2a Divisione tedesca poterono fare il loro ingresso in città.

I combattimenti svoltisi per la difesa di Roma, anche se non ebbero la vastità e l’imponenza a volte esageratamente loro attribuite, costituiscono un episodio particolarmente significativo nella Guerra di liberazione nazionale. Contro chi ne minimizza il valore, asserendo che in quei giorni a Roma non vi sarebbe stata alcuna lotta seria, sta l’incontestabile testimonianza dei 412 caduti, tra militari e civili, di cui si conoscono i nomi; a questi

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