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Il segmento testuale perialismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 163Entità Multimediali , di cui in selezione 15 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 717

Brano: Crissolo, Impresa di

fumo le illusioni sorte e alimentate sulla base della teoria del superimperialismo. /

La legge dell'ineguale sviluppo economico e politico dei paesi capitalistici, che continua a operare nell’epoca deH’imperialismo, determina anche un diverso ritmo di maturazione della rivoluzione socialista nei vari paesi. Il che comporta obbiettivamente la necessità storica di una coesistenza prolungata fra i due sistemi, il socialista e il capitalista.

J regimi fascisti

Una delle conseguenze e caratteristiche fondamentali della crisi generale del capitalismo nel periodo tra le due guerre mondiali è costituita dal ricorso all'instaurazione dei regimi fascisti da parte dei gruppi capitalisti dominanti. Esaurite le possibilità di accrescere lo sfruttamento delle^ masse popolari con l’ausilio della socialdemocrazia[...]

[...] e in alcuni altri paesi minori ha abolito persino formalmente la democrazia borghese e sostiene il suo potere instaurando la dittatura fascista» (E. Varga).

Secondo dopoguerra

Dopo la seconda guerra mondiale la crisi generale del capitalismo entra in una nuova fase; sue caratteristiche sono il distacco di una serie di paesi dell’Europa, dell’Asia e deH’America (Cuba) dal sistema capitalistico, la disgregazione del sistema coloniale dell'imperialismo e il sorgere di una serie di nuovi Stati

— più o méno indipendenti — nei territori prima ^oggetti aH'illimitato sfruttamento coloniale. Il mercato unico mondiale del capitalismo si è spaccato: al suo posto sono sorti due mercati mondiali contrapposti, il socialista e H capitalista, e le possibilità di accesso alle risorse mondiali da parte dell'imperialismo si sono ridotte. Immensi mercati, come quelli della Cina e deH’India, non sono più « bandite » riservate.

Le ineguaglianze di sviluppo tra paesi capitalistici si accentuano, provocando l'aggravamento di vecchie contraddizioni alle quali si aggiungono nuovi contrasti sorti tra le grandi potenze, nonché tra queste e i paesi sottosviluppati. Per difendere il sistema l'imperialismo ricorre allora alla corsa agli armamenti, alla militarizzazione dell’economia, alle guerre di aggressione. Tutto ciò incide sul tenore di vita delle masse lavoratrici sottoposte a un intensivo sfruttamento, minacciate dalla disoccupazione, dall’inflazione, dal caro vita e dalla crescente pressione fiscale. Le alleanze militari e le basi create dagli Stati Uniti in ogni continente sotto la bandiera del Patto Atlantico (v.) dovrebbero appunto servire a difendere il sistema traballante correndo ai ripari, con la forza, in ognuno dei punti deboli minacciati.

L’espansione economica dei monopoli[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 301

Brano: [...]cipano, in veste di « osservatori permanenti », i seguenti Stati: Austria, Belgio, Canada, Egitto, Francia, Germania, Giappone, Israele, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna. Formalmente, scopo delI'O.S.A. è quello di « garantire la pace e la sicurezza del continente americano, risolvere i contrasti reciproci, assicurare la difesa comune, pervenire alla soluzione dei problemi politici, giuridici ed economici ».

Di fatto, è uno strumento dell'imperialismo nordamericano per il controllo dell'America Latina.

II massimo organo delI’O.S.A. è l’Assemblea annuale ordinaria. Segretario generale è l’argentino Alejandro Orfila, eletto per la prima volta nel 1974 e rieletto nel 1979 per un secondo mandato di cinaue anni.

AH’interno delI'O.S.A, esistono una serie di organismi per la cooperazione economica interregionale, tra cui il Patto Andino, il Mercato Centro Americano [M.C.A.), {'Associazione Latinoamericana di libero commercio {A.L.A.L.C.), il Sistema Economico Latinoamericano (S.E.L.A.) e altri ancora, tutti sostanzialmente poco significativ[...]

[...]no il prodotto nazionale lordo maggiore del mondo) e geografica (l’espansionismo permette loro di occupare entro il 1890 tutti gli Stati che formano attualmente l'Unione, con la sola eccezione delle Hawai). Tale espansione è stata pagata ad altissimo prezzo, prima dagli indiani locali, poi dal Messico, dai Caraibi e dal Subcontinente in generale, poi ancora dal movimento operaio statunitense stesso.

Verso la fine dell' '800, il nascere dell’imperialismo moderno attraverso l’integrazione e la diffusione del modo di produzione capitalistico su scala planetaria ha per l’America Latina alcune importanti conseguenze: un accelerato processo di « specializzazione » monoproduttiva, l'immigrazione di mano d’opera di origine europea più qualificata soprattutto nei grandi paesi deU'America del Sud, la comparsa e la rapida diffusione di un nuovo modello di organizzazione produttiva (la Company) che ha

bisogno sia di una forte concentrazione del latifondo, sia di costruirsi un peso politico determinante, per poter operare a condizioni economiche parti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 604

Brano: Appendice

nei paesi occupati dall’Armata Rossa furono costituiti governi di “democrazia popolare” di fatto asserviti all’unione Sovietica che, per lunghi anni, potrà spogliare le popolazioni delle loro maggiori risorse; negli altri paesi, compresa l’Italia, gli U.S.A. vararono nel 1947 il Piano Marshall (v.) che, sotto le apparenze di “aiuto economico”, di fatto li avrebbe resi economicamente e politicamente succubi dell’imperialismo americano.

I trattati di pace

Nel 1941 Churchill e Roosevelt avevano sottoscritto la Carta Atlantica Cv.), affermando la loro intenzione di promuovere a guerra finita « il godimento da parte di tutti gli Stati, grandi o piccoli, vincitori o vinti, dell’accesso in condizioni di parità al commercio, alle materie prime del mondo che sono necessarie per la loro prosperità economica ». Su questa linea di giustizia sociale e di uguaglianza di tutti i popoli avevano fatto seguito la Dichiarazione delle Nazioni Unite dell’1.1.1942 (alla quale si erano associati molti altri stati, compresa l’U.R[...]

[...]ronti degli stati minori. E per di più i “grandi” avevano dimostrato che la loro maggiore preoccupazione era di assicurarsi, direttamente o tramite stati satelliti, posizioni egemoniche a livello mondiale; di

conseguenza i problemi della pace non venivano affrontati tenendo conto dei diritti e dei reali interessi dei popoli, ma solo in relazione a una strategia di dominio delle potenze maggiori.

Quantunque si fosse messa sotto l'ala dell imperialismo americano e potesse vantare diritti di “cobelligeranza” attiva, conquistati in 20 mesi di dura lotta contro il nazifascismo, grazie alla Resistenza, all’azione dei partigiani e dei Gruppi di combattimento (v.), l’Italia venne a trovarsi in un certo senso tra due fuochi e fu costretta a pagare (in aggiunta alle distruzioni e alle perdite subite) un ulteriore prezzo piuttosto alto per le malefatte del fascismo: dovette indennizzare con l’espropriazione dei beni italiani in Etiopia e nelle altre colonie (Somalia, Eritrea, Libia) le aggressioni coloniali fasciste e le colonizzazioni prefasciste; [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 523

Brano: [...]morte contro una delle forme più caratterizzate di aggressione perpetrate dal fascismo internazionale, i comunisti cinesi si trovarono apparentemente a dover scegliere tra l’alternativa di inserirsi nell’unità nazionale contro l’invasore e rinunciare alla lotta di classe rurale, oppure perseguire la lotta di classe rurale senza partecipare alla resistenza nazionale.

Fu grande merito di Mao, nel quadro della strategia internazionale contro l’imperialismo in generale e contro il fascismo in particolare, l’aver messo in luce come tale alternativa potesse essere superata con l’adesione dei comunisti alla lotta di resistenza nazionale, anzi con il loro intervento da protagonisti in tale lotta, mobilitando per la sua attuazione e per il suo successo prima di tutto le classi oppresse del popolo cinese, pur senza rifiutare il contributo anche di altre forze, che si trovassero a opporsi realmente all’invasione nipponica.

Mao sosteneva infatti che le maggiori vittime dell’aggressione giapponese sarebbero state proprio le classi oppresse del popolo [...]

[...]tenza contro il Giappone, consolidando nella società cinese un nuovo tipo di potere e nuovi equilibri di forze, pose le basi di quella rapida vittoria, ottenuta tra il 1946 ed il 1949 dai comunisti contro il tentativo del Kuomintang di restaurare nelle regioni tenute dalla resistenza il potere tradizionale dei notabili e dei proprietari terrieri e di costituire in Cina un regime reazionario alle dirette dipendenze economiche e strategiche dell’imperialismo statunitense, nel quadro di quello che avrebbe dovuto essere uno dei primi rapporti « neocolonialisti ».

Anche in questo caso, la strategia un tempo sostenuta da Mao della lotta armata rurale diretta da una avanguardia comunista, dell’attuazione sistematica della tattica rivoluzionaria secondo una prospettiva di lunga durata e di assedio delle « campagne rosse » contro le « città bianche », unita allo sforzo sistematico per unire contro il Kuomintang e i suoi sostenitori statunitensi quante più forze possibili, pur tenendo le fila della rivoluzione saldamente nelle mani del partito, portò [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 489

Brano: Malenkov, Georgi M.

visioni e nella sua strategia politica: egli scoprì nel concreto la lotta contro l’imperialismo, il progredire dei movimenti di liberazione nazionale, e vi colse la dimensione internazionale della lotta del nero americano per i diritti umani, civili e sociali.

Da questi viaggi tornò profondamente cambiato. Da un lato gli era più chiara la dimensione sociale del problema nero nel senso che la questione razziale gli apparve nettamente come il frutto non della malvagità bianca, ma di un sistema sociale (e dei suoi valori) di tipo capitalistico. Le sue analisi di quel periodo sul ruolo del nero neH'economia americana come oggetto sfruttato (operaio, contadino, consumatore) sono di una ec[...]

[...]e la via del riconoscimento dei diritti civili ai neri. Altre organizzazioni nere si erano integrate, riconosciute come «buone» perché predicavano la nonviolenza, ed erano riuscite a convogliare i ceti benestanti della comunità nera verso forme di collaborazione. Malcolm X invece aveva lacerato il tessuto di ipocrite convenienze, guardava ai neri diseredati e sfruttati e aveva commesso l’imperdonabile errore di mettere il dito sulla piaga dell’imperialismo e del capitalismo, per quanto queste due espressioni non ricorressero mai nel suo vocabolario. Contro di lui si scatenò così una violenta campagna di stampa, mentre i militanti dell’O.U.A.A. venivano sottoposti a pressioni di ogni genere, spesso arrestati dalla polizia o fatti oggetto di attentati da parte di « ignoti ».

Intuendo che si era arrivati a una stretta, in quegli stessi giorni Malcolm X dichiarava a un giornale: « Questa è l’età dei martiri e se devo finire anch’io così, morirò almeno per la causa della fratellanza. È l'unica cosa che può salvare questo paese. Ho pagato un alto [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 781

Brano: [...]to in Occidente, egli aveva inizialmente pensato che l’accesso all’indipendenza sarebbe stato contrattato con il Portogallo, grazie alla mediazione degli Stati Uniti e delle altre potenze neocoloniali e all’appoggio di tutti gli Stati africani, compresi i più moderati. A questo lo portava del resto una visione nazionalista assai tradizionale, limitata alla acquisizione di alcuni aspetti politici formali. Gli sfuggiva, cioè, la vera natura dell'imperialismo e gli mancava la consapevolezza dello stretto intreccio tra fattori politici e sociali nella lotta di liberazione. Da qui una direzione inizialmente incerta.

Ma già al I Congresso del Frelimo (v.), tenutosi nel 1962, Mondlane mostrò di aver mutato il segno della sua ispirazione politica: bastarono le prime esperienze di lotta armata e politica a dargli la coscienza che la resistenza contro il colonialismo portoghese non consentiva compromessi e che il progetto di liberazione della colonia urtava in interessi generali dell’imperialismo saldamente presente nell’Africa australe. Da quel primo[...]

[...]ali nella lotta di liberazione. Da qui una direzione inizialmente incerta.

Ma già al I Congresso del Frelimo (v.), tenutosi nel 1962, Mondlane mostrò di aver mutato il segno della sua ispirazione politica: bastarono le prime esperienze di lotta armata e politica a dargli la coscienza che la resistenza contro il colonialismo portoghese non consentiva compromessi e che il progetto di liberazione della colonia urtava in interessi generali dell’imperialismo saldamente presente nell’Africa australe. Da quel primo congresso egli venne, poi assumendo una posizione sempre più netta e definita, un ruolo sempre più decisivo negli orientamenti progressisti del nazionalismo mozambicano. Alla sua iniziativa, ai collaboratori che egli venne selezionando, al gruppo dirigente cui dette vita si sarebbe infatti ricollegato il complesso di esperienze politiche, militari e sociali che avrebbero caratterizzato la guerra del popolo mozambicano.

A questo punto, per i portoghesi e per i servizi segreti occidentali diventava essenziale colpire Mondlane. Proditori[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 681

Brano: Messico

costanze, Càrdenas riorganizzò il partito governativo sotto il nome di Partito rivoluzionario messicano [P.R.M.) e lo ristrutturò in sezioni operative autonome (militare, del lavoro, agraria, popolare).

Fascismo e antifascismo in Messico

La politica estera messicana attuata da Càrdenas fu di deciso appoggio ai paesi aggrediti dall’imperialismo nazifascista. Nel 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola, il governo messicano espresse la sua completa solidarietà alla Repubblica e, dopo la sconfitta di questa, diede generosa ospitalità a numerosi profughi antifascisti (tra i quali il generale spagnolo Miaja e il commissario politico del 5° Reggimento Vittorio Vidali). Significativa fu anche la decisione di Càrdenas di ospitare nel 1937 Leone Trotskij nonostante la dichiarata opposizione che tale iniziativa suscitò, sia tra la destra reazionaria che tra le file dell'influente Confederazione sindacale.

Dopo il 1934, la radicali[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 51

Brano: [...]a orientale, predestinati a fungere da riserva di materie prime e di manodopera, seguì una politica di

più brutale rapina. Ma nei confronti di tutti indistintamente i territori occupati il principio supremo era

10 stesso: il massimo sfruttamento al servizio del Reich, potenza egemone dello spazio europeo in nome della rivendicazione del suo « spazio vitale » e di una « dottrina di Monroe per l’Europa » destinata a coonestare le mire dell’imperialismo tedesco. Le pretese di questo poggiavano fra l’altro sul presunto carattere di Herrenvolk, ossia di razza superiore, che il popolo tedesco si irrogava per realizzare la propria dominazione, mediante una rigida gerarchizzazione razziale e nazionale, fino alla distruzione fisica di intere popolazioni; e non solo delle comunità ebraiche, ma anche di interi gruppi di popolazioni slave della Polonia e deH’Unione Sovietica, delle quali si prevedeva (come nel famigerato Generalplan Ost di Himmler)

11 massiccio trasferimento verso i territori asiatici delI’URSS per consentire la colonizzazione ted[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 86

Brano: [...] con la volontà dei popoli della coalizione antihitleriana, articolatasi nell’accordo dì Potsdam (v.), nella R.F.T. non vennero mai seriamente messe in discussione le radici economiche e politiche del fascismo e del neonazismo, cioè il potere dei monopoli e dei latifondisti. Conformemente al loro interesse di classe altoborghese, gli U.S.A., la Gran Bretagna e la Francia svolsero fin dall’inizio una politica di restaurazione nei confronti dell’imperialismo tedesco: obiettivo di queste potenze fu quello di creare, coll’aiuto del loro precedente nemico, un forte centro strategico nel cuore dell'Europa, con il quale fosse possibile ostacolare! cambiamenti sociali in atto nell'Europa orientale e, in un tempo successivo, magari anche annullarli. Perciò esse lasciarono intatte le radici economiche del nazismo (salvo alcuni provvedimenti per lo smembramento di complessi industriali, poi revocati) e permisero ai rappresentanti del grande capitale di organizzarsi politicamente. Migliaia di ex nazisti diventarono così membri del partito C.D.U.C.S.U. (Chr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 186

Brano: [...] politica ventennale del tutto estranea agli interessi e alle esigenze vitali della popolazione: divenuta essenzialmente una base che doveva proteggere in funzione antisovietica 'il fronte Sud dell’Alleanza Atlantica, con un esercito

di oltre 600.000 uomini enormemente al di sopra delle possibilità finanziarie dello Stato, quindi con una casta militare potentissima ma nello stesso tempo dipendente in modo assoluto, tramite la N.A.T.O., dalI’imperialismo nordamericano, la Turchia subiva tutte le conseguenze di quella Impossibile situazione per un paese delle sue dimensioni: uno sviluppo industriale accelerato ma unilaterale perché rivolto esclusivamente al potenziamento di infrastrutture di interesse militare (industria pesante peraltro mal gestita, armamenti, vie di comunicazione predisposte solo secondo programmazioni belliche ecc.), naturalmente a scapito dei servizi di interesse pubblico e dell’agricoltura; urbanizzazione caotica in pochi centri (Istanbul, Ankara, Smirne) senza alcuna predisposizione urbanistica e di servizi; totale abban[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine perialismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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