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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 345

Brano: Pacifismo

scandalosa assoluzione del suo uccisore nel 1919, assunsero valore emblematico nel dimostrare l'inconsistenza e l’effettiva impotenza di un pacifismo non fondato sulla lotta di classe. Né potrà essere considerato pacifista il gruppo dirigente sovietico che, dopo aver proclamato nel 1917 l’immediata fine delle ostilità al fronte, in nome degli ideali pacifici dell’internazionalismo operaio, dimostrerà di essere ben lungi da questi stessi ideali una volta consolidatosi al potere.

Pacifismo tra le due guerre

Dopo il bagno di sangue subito dall’umanità con la guerra 191418, naturalmente si dichiararono « pacifiste » le potenze vincitrici di fronte alla rivolta delle masse popolari sacrificate all’olocausto. A cominciare dai grandi gruppi economici nordamericani, rappresentati al tavolo della pace dal presidente degli U.S. A. Thomas Woodrow Wilson con i suoi « 14 punti » (miranti in realtà a gettare oltre oceano le basi dell’attuale impero statunitense), gli ideali di pace mondiale duratura furono ostentati nella fondazione della Società delle Nazioni ginevrina, struttura cui v[...]

[...]o era accaduto con la Società delle Nazioni ginevrina, l'organizzazione delle Nazioni Unite ha dimostrato e dimostra di non essere affatto un baluardo di pace, bensì uno strumento a disposizione di questa o quella potenza per meglio attuare la propria politica di aggressione esterna e di repressione interna, di essere quindi uno schermo per ingannare i popoli.

Anche su questa deludente esperienza ebbe origine, nel secondo dopoguerra, un nuovo pacifismo, questa volta più collegato alla difesa dei diritti dell’uomo (v.) e basato su precise determinazioni individuali o di gruppi, peraltro duramente perseguitati dalle autorità, quando non soppressi anche fisicamente.

Conviene quindi distinguere tra il cosiddetto pacifismo guidato dalle classi dominanti, sempre mistificatorio, e le iniziative pacifiste rifacentisi a principi e ad obiettivi concreti come quello della obiezione di coscienza (v.), alla difesa dei diritti civili, al rifiuto delle politiche di armamenti e a forme di lotta quali la disubbidienza civile, l’azione non violenta ecc.. Naturalmente anche questo pacifismo rischia a ogni istante di essere integrato e strumentalizzato da forze politiche e dalle istituzioni, quando non si sostanzi in lotta coerente contro il modo capitalistico di produzione.

L’esperienza di Gandhi

Già all’inizio del secolo si era svi

luppato in Sud Africa un forte movimento di lotta contro la discriminazione razziale nei confronti degli immigrati indiani, guidato da Mohandas Gandhi (v.), secondo una tecnica di lotta da questi definita satyagraha (forza della verità). Essa consisteva in forme di resistenza « nonviolenta », come disobbedienze civili, scioperi, autodenuncie[...]

[...] dal 1915 Gandhi guidò la lotta dell’indipendenza nazionale indiana contro la dominazione dell'impero inglese, organizzando campagne di disobbedienza civile che, nel corso di un trentennio, portarono l’india a ottenere l’indipendenza nazionale. Come è noto, Gandhi fu ucciso da un sicario a Delhi nel 1948, ma il suo insegnamento indicò proposte operative e nuove prassi di lotta, « pacifiche » ma non passive. Di tale esperienza saprà far tesoro il pacifismo del secondo dopoguerra.

/ « diritti civili » in U.S.A.

Esempio della fusione tra il pacifismo cristiano e nonviolenza gandhiana fu, a partire dagli anni Cinquanta, l’opera svolta da Martin Luther King (v.) negli Stati Uniti, a difesa dei diritti della minoranza negra. Pastore battista impegnato nella lotta per l’integrazione razziale, King aveva fortemente subito l’influenza del pensiero di Gandhi.

Egli stesso dichiarò che « la dottrina cristiana del l’amore, operante attraverso il metodo gandhiano della nonviolenza, è una delle armi più potenti a disposizione di un popolo oppresso ».

Particolarmente famose sono rimaste le lotte guidate da King contro la segregazione sui mezzi p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 346

Brano: Pacifismo

Manifestazione contro gli esperimenti nucleari compiuti dalla Gran Bretagna nel Pacifico (Tokyo, 1.5.1957)

ta cominciò ad agire sull’intero movimento pacifista americano, finché, a soli 39 anni, egli venne assassinato. Tre anni prima era stato ucciso Malcom X. Le successive reazioni violente dei negri permisero la repressione e l'annullamento letterale del movimento per i diritti civili.

Pacifismo europeo

A partire dal 1949 si ebbe soprattutto in Europa, ma con proliferazioni in altri continenti fino a coinvolgere 72 paesi, una nuova ondata di pacifismo direttamente ispirata dalI’Unione Sovietica quale risposta popolare al Patto Atlantico e alla guerra fredda: il movimento dei Partigiani della Pace (v.) che, quantunque assai ridimensionato, tuttora sopravvive con l’appoggio di paesi del blocco sovietico. Nonostante l’ampiezza assunta da tale movimento negli anni Cinquanta, le centinaia di milioni di firme da esso raccolte per la messa al bando delle armi atomiche e per la distensione internazionale, il coinvolgimento popolare grazie alla mobilitazione dei partiti comunisti, il suo allargamento a note personalità culturali e politiche, da Pic[...]

[...]re » ne ha impedito l’impiego nei conflitti (ma non certo quali mezzi di assoggettamento economico neocoloniale e di ricatto politico), e più ancora l’estendersi di conflitti locali in ogni continente fino a condurre l’intero pianeta sull’orlo di un’apocalittica guerra totale, hanno purtroppo dimostrato una volta di più

il carattere illusorio (per quanti mirino alla pace) e mistificatorio (per quanti Io sfruttino quale strumento politico) del pacifismo comunemente inteso.

Non sfuggirono a tale sorte i sempre rinnovati movimenti pacifisti degli anni ’60 e ’70, che ebbero punte particolarmente vivaci in Gran Bretagna, dove si impegnò a fondo il filosofo Bertrand Russell, e negli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam. Sta di fatto che, dalla fine della Seconda guerra mondiale, quasi un quarantennio di azione « pacifista »» condotta da partiti, chiese, movimenti popolari e governi, per non parlare delle istituzioni internazionali create a tale scopo, ha dato risultati ben scarsi: basti constatare che la corsa agli armamenti è proseguita [...]

[...]i è proseguita pressoché ininterrotta in ogni paese e che le guerre locali si sono quasi ininterrottamente succedute nelle varie

parti del mondo, dalla Corea al Libano. Di fronte a tale realtà, è legittimo affermare che l’ideologia pacifista, ricorrendo a suggestioni puramente emotive e muovendosi a livelli subculturali, lungi dal risolvere i problemi che si pone, contribuisce oggettivamente a tenere in ombra i presupposti di soluzione.

Il pacifismo, sia che si presenti come naturale rispetto per la vita umana e dei popoli, sia che propugni le norme di condotta internazionale necessarie per scongiurare l’autodistruzione deM’uomo sulla terra, rimane pura enunciazione verbale e manifestazione propagandistica, destinata a qualsiasi manipolazione, fintantoché non sappia calarsi con azioni concrete nella realtà sociale, contrapponendosi con iniziative di massa alla concretezza del dominio capitalistico: ciò significa lottare contro l’economia bellica ormai instaurata in ogni paese, cioè contro la militarizzazione dello Stato che si manifesta [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 344

Brano: [...]ago d'Orta. Particolare menzione meritano la tenacia e il coraggio da lui dimostrati resistendo per 17 giorni al nemico e risolvendo vittoriosamente un duro combattimento con epico episodio di personale ardire. Schietto, buono, modesto e valoroso, era sempre di esempio costante ai compagni di lotta e veniva ricordato, nella zona di Milano, come una delle più belle figure di combattente partigiano. (Alta Lombardia, settembre 1943 aprile 1945).

Pacifismo

Dottrina e movimento miranti alla instaurazione della pace nel mondo, quale prima condizione per lo sviluppo del benessere fra i popoli. Sorto in Occidente dapprima come risposta popolare al militarismo delle potenze industriali, il movimento pacifista ha progressivamen

te assunto una serie di contenuti politici autonomi.

Il rifiuto degli eserciti di leva, già avvertito durante il secolo XIX, divenne fenomeno politico via via che le forze militari acquistavano, per effetto stesso del modo capitalistico di produzione, carattere totalitario nei vari Stati. Agli ideali pacifisti si ispi[...]

[...]ione i cattolici di tutto il mondo), il Partito socialista, non essendo riuscito ad adottare a livello internazionale una linea omogenea, conobbe in quell'occasione una delle sue più grandi crisi politiche.

La « inutile strage » travolse pertanto le diverse resistenze dei cattolici e dei socialisti, dimostrandone l’incapacità di tradurre in prassi conseguente le enunciazioni teoriche sino ad allora sostenute. L’antimilitarismo socialista e il pacifismo cattolico apparvero sostanzialmente incapaci di operare in termini propositivi, oltre che negativi. L’adesione alla guerra 191418 da parte dei socialdemocratici europei, a cominciare da quelli tedeschi fino all'equivoco « non aderire né sabotare » dei socialisti italiani dimostrò il carattere opportunistico di qyei partiti (o più esattamente dei loro gruppi dirigenti) e l’intrinseca mistificazione di un socialismo riformista costruito su basi nazionalistiche, del tutto contrario agli interessi dei lavoratori.

Venne così a delinearsi il volto di un falso pacifismo che sarà sistematicamente [...]

[...]la guerra 191418 da parte dei socialdemocratici europei, a cominciare da quelli tedeschi fino all'equivoco « non aderire né sabotare » dei socialisti italiani dimostrò il carattere opportunistico di qyei partiti (o più esattamente dei loro gruppi dirigenti) e l’intrinseca mistificazione di un socialismo riformista costruito su basi nazionalistiche, del tutto contrario agli interessi dei lavoratori.

Venne così a delinearsi il volto di un falso pacifismo che sarà sistematicamente usato dalle classi dominanti come supporto ideologico e propagandistico per meglio attuare politiche fondate sulla preparazione bellica e sulla conduzione della guerra (secondo il motto « Si vis pacem, para bellum »). L’assassinio del leader socialista Jean Jaurès (v.), qualche giorno prima dell’entrata della Francia nel conflitto mondiale, e ancor più la



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 292

Brano: [...]della logica. Di lì in poi, Russell venne sempre più disinteressandosi di questioni logicomatematiche e spostò la sua attenzione verso terreni più specificatamente gnoseologici ed epistemologici, alla ricerca di una critica del sapere che liberasse dalle false “verità” e dai pregiudizi del senso comune.

L’azione pacifista

A partire dal 1900 egli aveva occupato l’incarico di lettore di filosofia a Cambridge, ma nel 1916 il suo intransigente pacifismo (v.) e la difesa, da lui pubblicamente assunta, dell’obiezione di coscienza (v.) gli costarono la perdita del posto d’insegnamento. Di più: nel 1918, mentre ancora durava la guerra mondiale, a causa di un suo articolo polemico nei confronti del governo inglese e dell'esercito americano, fu arrestato e condannato a 6 mesi di carcere.

A guerra conclusa, rifiutata l’offerta di tornare alla cattedra di Cambridge, visitò la Russia e la Cina, ricavandone due resoconti di viaggio che riscossero un certo successo: The practice and theory of Boishevism (1920) e The problem of China (1922). La sua i[...]

[...] un ciclo di conferenze, Russell trasse di che vivere dai proventi della sua attività pubblicistica. Nel 1927, su iniziativa della seconda moglie, fondò a Beacon Hill una “progressive school”, con l’intento di sperimentare una nuova pratica educativa teorizzata in Education and thè social order (1932). Di fronte all’avvento del nazismo al potere in Germania Russell rimase tanto inorridito da recedere gradualmente dal suo programmatico e rigoroso pacifismo, cui fino allora era rimasto fedele. Trasferitosi negli Stati Uniti alla vigilia della Seconda guerra mondiale, tenne per sei anni lezioni di filosofia in varie università, non senza andare incontro ad accuse di “immoralità” per la spregiudicatezza dell’etica matrimoniale e sessuale esposta in Marriage and Morais (1929). Dopo aver fatto rientro in Gran Bretagna nel 1944, fu riconfermato “fellow” (membro) del Tri

Bertrand Russell partecipa a un sitin pacifista contro le installazioni di missili nucleari americani “Polaris” a Holy Lock (Inghilterra) il 18.2.1961

nity College. Un anno più [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 193

Brano: [...]ni di Geova ». Il 20.7.1956 i deputati Lelio Basso e Ferdinando Targetti del P.S.I. presentavano al Parlamento un nuovo progetto di legge, decaduto però anch esso senza essere portato in discussione.

Politicizzazione del movimento

II caso del giovane cattolico Giuseppe Gozzini, processato per disubbidienza dal Tribunale militare di Firenze nel 1962, dimostrò che i gruppi cattolici progressisti e i nonviolenti cominciavano a mediare il loro pacifismo in un discorso politicizzato.

La dichiarazione di « obiezione » di Gozzini, pur in perfetta sintonia con lo spirito evangelico cui si richiamava, già lasciava intravvedere la possibilità di uno spostamento a sinistra di tutta la tematica connessa alla rivendicazione di quel diritto civile. « Per me il male non è la guerra », affermava infatti Gozzini respingendo una « obiezione » che fosse segno di « puro profetismo, pacifismo astratto, aristocratico individualismo. Semmai è un male presente anche in quello che per eufemismo chiamiamo tempo di pace, perché mette le sue radici in altri mali: l'ingiustizia, la fame, lo sfruttamento, di fronte ai quali vorrei esercitare molto più positivamente la mia obiezione ».

Tre nuovi progetti di legge, presentati nei primi mesi del 1964 dagli onorevoli Nicola Pistelli (D.C.),



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 632

Brano: [...]i futuristi di

F.T. Mar inetti (v.) e gli arditi (v.) di guerra, l’anima culturale e la prima forza armata del movimento.

Va precisato che il fenomeno del combattentismo non fluì univocamente nel fascismo, anzi esso trovò un proprio spazio autonomo con la fondazione dell 'Associazione nazionale Combattenti.

Altra cosa era l’ideologia dell’arditismo, con il suo sprezzo del valore della vita, l’insofferenza alla disciplina e l’odio per il pacifismo (v.) propugnato dai socialisti, che si incanalava naturalmente negli atteggiamenti “scapigliati” e sovversivi del protofascismo, portandovi i suoi lugubri rituali di morte (teschi, pugnali, camicie nere ecc.). I battaglioni d’assalto degli arditi, aumentati di numero dopo la rotta di Caporetto (v.), avevano dato un importante contributo alle battaglie del Piave e di Vittorio Veneto. All’indomani della smobilitazione (gennaio 1919) molti exarditi si erano riversati nelle città, dove la disoccupazione, la loro assuefazione alla violenza e la mancanza di occasioni per esercitarla ne facevano una[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 267

Brano: [...]a giovinezza, frequentò gli ambienti artisticoculturali parigini, alternando la stesura di poesie e libretti d'opera alla professione di avvocato.

La Prima guerra mondiale suscitò in lui, come in tanti altri giovani intellettuali borghesi della sua generazione, dapprima una spontanea adesione agli ideali patriottici, ben presto seguita da delusione e da un ripudio antimilitarista.

Egli stesso rivelerà più tardi di esser stato convertito al pacifismo, oltre che dal l'esperienza personale, dalla lettura al fronte del romanzo “Il fuoco” di Henri Barbusse (v.).

Ufficiale, più volte ferito in combattimento, nel 1917 insieme ad altri commilitoni e ad alcuni scrittori (Raymond Lefebvre, Guy de la Batut, Anatole France e lo stesso Barbusse) costituì il primo nucleo dell 'A.R.A.C., associazione di ex combattenti francesi che, nel primo dopoguerra, si uniranno nella difesa della repubblica francese dalla involuzione autoritaria facente leva sulle frustrazioni dei reduci. Nel maggio 1919 sarà tra i fondatori della nota rivista Clarté, propugnatr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 416

Brano: [...]rmisti e, in primo luogo, da Luigi Montemartini, il fa

moso fondatore delle cantine sociali dell’Oltrepò. Le cronache locali testimoniano di alcune iniziative prese dalle cooperative contro il carovita o di opere di assistenza svolte dalle organizzazioni sindacali a favore delle famiglie dei richiamati alle armi, ma ciononostante i radicali del settimanale Voghera nuova (interventisti decisi) attaccarono violentemente i socialisti per il loro pacifismo, definendoli “disfattisti” e “sabotatori”.

La fine della guerra portò a una situazione di grave tensione sociale: tra i lavoratori si diffuse largamente la convinzione che bisognava por fine allo sfruttamento e “fare come in Russia”; le organizzazioni sindacali crebbero considerevolmente e anche a Voghera tutte le categorie, dai braccianti ai bancari, dai commessi di negozio agli infermieri, entrarono in agitazione.

Alle elezioni politiche del 1919 i socialisti ottennero un successo clamoroso, raccogliendo 18.641 voti (il candidato vogherese Emilio Morini, perseguitato durante la guerra[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 440

Brano: [...]rezzo di costo. Acquistò anche due navi per far venire direttamente il grano dall'Argentina e il carbone dall’Inghilterra. Aprì sezioni d’asilo in molte scuole e organizzò la refezione per i ragazzi indigenti. In quattro rioni periferici istituì quelli che oggi si chiamano Consigli di quartiere.

Il 4.11.1918, primo giorno di pace, Zanardi venne malmenato in Piazza Maggiore dagli interventisti (v.), dai quali era già stato bastonato per il suo pacifismo alla vigilia dell’entrata in guerra. Lo stesso giorno i partiti che avevano voluto la guerra sollecitarono il governo affinché il Consiglio comunale di maggioranza socialista fosse sciolto d'autorità. Nel novembre 1919 Zanardi fu eletto deputato e abbandonò la carica

Francesco Zanardi in un disegno di Fabrizio Matti (1922)

di sindaco, ma conservò quella di presidente dell’Ente autonomo dei consumi. Esponente del gruppo riformista turatiano, nel 1920 venne messo sotto accusa dall’ala massimalista del P.S.I. perché neglT anni della guerra aveva “collaborato” con il governo. Fu rieletto al[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 542

Brano: [...]. Patrizia Salvetti, La stampa comunista da Gramsci a Togliatti, ed. Guanda, Milano 1975, pag. 198).

Lotta armata

Al “menefreghismo” per i risultati elettorali faceva riscontro una grande attenzione riservata invece alla lotta armata, dalla quale si attende

editoriale che

va l’esito della rivoluzione. A questo scopo la F.G.C.I. riprese la tradizionale propaganda antimilitarista dei giovani socialisti, non più però in nome del vecchio pacifismo, bensì al fine dichiarato di volgere le forze armate contro lo Stato borghese.

Il numero di “Avanguardia” del 3.7.1921 rivolgeva ai giovani militari un appello così concepito: « Soldati! Proletari armati della borghesia per l’assassinio di altri proletari! [...] come vi servirete voi delle armi che vi hanno consegnato? [...] Il sangue proletario non mentirà. Voi sarete al nostro fianco per la rivoluzione ».

Si avviava quindi la preparazione paramilitare dei giovani comunisti, per condurre la lotta armata contro i fascisti, ottemperando alle direttive dell’Esecutivo del partito che, a Mi[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine pacifismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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