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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale nista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 130Entità Multimediali , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 382

Brano: Foggia

1931 a 2 anni di ammonizione, in seguito più volte arrestato;

Matteo Di Vittorio, contadino, comunista dal 1926, assegnato per 3 anni al confino nel 1929 e, in seguito, condannato a 18 mesi di carcere per aggressione a una spia; Nicola Di Vittorio, contadino, sindacalista in gioventù, nel P.C.I. dal 1924, assegnato nel 1929 per 3 anni al confino;

Riccardo Civita, contadino, comunista dal 1932, assegnato nel 1933 per 5 anni al confino; mentre si trovava al confino, condannato a 2 anni di reclusione per propaganda antifascista;

Giuseppe Frisano, contadino, comunista dal 1934; assegnato nel 1934, dopo 1 anno di carcere, per 5 anni al confino;

Antonio Scardigno, sindacalista in gioventù, nel P.C.I. dal 1930, assegnato per 3 anni al confino; Tommaso Lassalandra, contadino, comunista dal 1930, assegnato nel 1934, dopo 1 anno di carcere, per 5 anni al confino. Più volte arrestato, fu internato dal gennaio 1941 sino alla Liberazione;

Michele Grieco, contadino, comunista dal 1930, assegnato nel 1933, dopo 10 mesi di carcere, per 5 anni al confino;

Michele Losurdo, contadino, comunista dal 1932, assegnato nel 1933, dopo 10 mesi di carcere, per 5 anni al confino;

Giovanni Palmiotto, comunista dal 1944, assegnato nel 1929 per 3 anni al confino;

Luigi Dagnese, contadino, militante socialista dal 1919, nel P.C.I. dal 1944, assegnato nel 1929 per 3 anni al confino;

Vito Montino, contadino, comunista dal 1926, assegnato nel 1929 per 3 anni al confino;

Luigi Cariello, contadino, comunista dal 1935, assegnato nel 1939 per 5 anni al confino;

Luigi Cinquepalmi, contadino, assegnato nel 1929 per 3 anni al confino;

Luigi Buonomi, impiegato, condannato nel 1930 per 5 anni al confino;

Vincenzo Paciletto, contadino, assegnato nel 1930 per 5 anni al confino.

(Per Antonio Di Donato, Antonio Di Modugno, Domenico Di Virgilio e Michele Gala si vedano le voci apposite).

Nel 1934, dopo 1 anno di carcere, ebbero da 2 a 3 anni di ammonizione i seguenti antifascisti, quasi tutti contadini: Crescenzio Berardi, Antonio Campagnola, Nicola Cirulli, Antonio Civito, Luigi Collemare, Gi[...]

[...]Porto e il sergente Espedito Colizzi; altre 4 salme non furono identificate.

Sul luogo dell’eccidio è stata posta una lapide: « il popolo di Cerignola — con solenne plebiscito — qui volle raccolti — come nella tragica fossa — gli undici soldati inermi — noti e ignoti — massacrati con ferocia — dalla soldataglia tedesca — il

25.9.1943 a S. Maria Vallecannella ».

Fogliazza, Enrico

N. a Castelleone (Cremona) il 22.3. 1920. Militante comunista dal 1941, dopo I '8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza, partigiano combattente e commissario politico della 17a Brigata Garibaldi operante in valle Susa (Torino).

Segretario dell’A.N.P.I. provinciale di Cremona dal 1945 ai 1947, fu eletto deputato nella seconda e nella terza legislatura (19531963).

Foiano della Chiana

Comune di circa 7.000 abitanti (2.200 nel capoluogo) in provincia di Arezzo (v.). Nel 1921, dopo il congresso di Livorno del P.S.I., tutti i consiglieri comunali deH'amministrazione socialista, compreso il sindaco, passarono al Par[...]

[...]ibaldi operante in valle Susa (Torino).

Segretario dell’A.N.P.I. provinciale di Cremona dal 1945 ai 1947, fu eletto deputato nella seconda e nella terza legislatura (19531963).

Foiano della Chiana

Comune di circa 7.000 abitanti (2.200 nel capoluogo) in provincia di Arezzo (v.). Nel 1921, dopo il congresso di Livorno del P.S.I., tutti i consiglieri comunali deH'amministrazione socialista, compreso il sindaco, passarono al Partito comu

nista, per l’opera svolta in particolare da Galliano Gervasi (v.). La forza del movimento proletario della zona provocò la reazione dei fascisti che, spalleggiati dalle autorità militari, come attesta nella sua « Storia della rivoluzione fascista » Giorgio Alberto Chiurco (v.), decisero di compiervi una spedizione punitiva.

L’11 aprile il capitano dei carabinieri di Arezzo riunì nel municipio di Foiano il sindaco Nucci, il segretario della sezione comunista Gervasi e il maresciallo dei carabinieri per informarli che, all’indomani, i fascisti sarebbero venuti a Foiano in « gita di propaganda » e [...]

[...]r l’opera svolta in particolare da Galliano Gervasi (v.). La forza del movimento proletario della zona provocò la reazione dei fascisti che, spalleggiati dalle autorità militari, come attesta nella sua « Storia della rivoluzione fascista » Giorgio Alberto Chiurco (v.), decisero di compiervi una spedizione punitiva.

L’11 aprile il capitano dei carabinieri di Arezzo riunì nel municipio di Foiano il sindaco Nucci, il segretario della sezione comunista Gervasi e il maresciallo dei carabinieri per informarli che, all’indomani, i fascisti sarebbero venuti a Foiano in « gita di propaganda » e di « persuasione ». Quindi consigliò che, per evitare conflitti, Gervasi e Nucci facessero allontanare dal paese

i militanti comunisti e socialisti, e assicurò che in tal modo nulla di grave sarebbe accaduto.

Quel consiglio fu accolto, ma gli squadristi, sotto lo sguardo imperturbabile delle autorità tutorie, appena giunti in paese devastarono il municipio, la Camera del lavoro, la Sezione socialista, la Cooperativa « Fossombroni » e quella di consu[...]

[...]a, gli squadristi ebbero la peggio: 3 di loro furono uccisi [Aldo Rosselli, Tolemaide Ci nini, Dante Rossi) e numerosi altri furono più o meno gravemente feriti.

Per rappresaglia, quella sera stessa varie squadre fasciste di Arezzo, Siena e Perugia si concentrarono a Foiano e vi compirono una vera strage: invasero e saccheggiarono il paese, ferirono gravemente numerose persone e infine uccisero Guido Milanesi, vicesegretario della Sezione comunista, Egisto Burri, Leopoldo Nicciolini, Luisa Bracciali, Luigi Mencarelli e Gino Gherardi. Alcuni mesi dopo venne celebrato ad Arezzo (malgrado fosse stata avanzata domanda di rinvio ad altra Corte, per legittima suspicione) il processo contro gli esponenti comunisti ritenuti responsabili dei fatti di Foiano. Gli imputati furono tutti condannati a dure pene (Galliano Gervasi a 22 anni di reclusione, di cui ne scontò 12).

382



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 71

Brano: Internazionale, Quarta

nista russo dopo la rivoluzione del con la scomparsa di numerosi ' vecchi militanti caduti negli anni della guerra civile e l’adesione in massa, dopo il 1924, di nuovi elementi, in gran parte contadini senza formazione politica venuti a cercare lavoro nei grandi centri urbani, avevano finito per modificare il rapporto di forza in seno all'apparato bolscevico. A poco a poco, l’Opposizione di sinistra perdette ogni influenza persino a Mosca e a Leningrado, tanto che Trotskij e Zinoviev poterono essere anche esclusi dal Partito comunista (15.11.1927). Trotskij fu poi deportato il 18.1.1928 ad Alma Ata[...]

[...]aduti negli anni della guerra civile e l’adesione in massa, dopo il 1924, di nuovi elementi, in gran parte contadini senza formazione politica venuti a cercare lavoro nei grandi centri urbani, avevano finito per modificare il rapporto di forza in seno all'apparato bolscevico. A poco a poco, l’Opposizione di sinistra perdette ogni influenza persino a Mosca e a Leningrado, tanto che Trotskij e Zinoviev poterono essere anche esclusi dal Partito comunista (15.11.1927). Trotskij fu poi deportato il 18.1.1928 ad Alma Ata (Asia Centrale).

Dati i suoi evidenti insuccessi politici, la politica della Terza Internazionale fu comunque rimessa in questione e si profilò una svolta: Stalin, facendo ora proprie certe posizioni della Sinistra in precedenza condannate, criticò duramente Bucharin (v.) che aveva sostituito Zinoviev alla testa dell’lnternazionale Comunista. Nel corso del VI Congresso mondiale dell’l. C. (estate 1928) venne difatti abbandonata la tattica delle alleanze con i partiti non proletari e, con una inversione totale di tendenza, si passò schematicamente a quella detta « classe contro classe »; la quale, confondendo più o meno volontariamente socialdemocratici e fascisti, qualche mese più tardi avrebbe dato origine alla formula del « socialfascismo ».

Il 19.1.1929 Stalin fece espellere Trotskij dall’U.R.S.S.. Alla fine di febbraio il creatore dell'Armata Rossa (v.) si stabilì provvisoriamente nell'isola di Prinkipo (Turchia). Alla fin[...]

[...]ta più consistente si costituì in Francia, dando vita, con l'approvazione diretta di Trotskij, a un settimanale di opposizio

ne di sinistra intitolato La Vérité (15.8.1929). Nell'aprile 1930 il gruppo « La Vérité » fondò un’organizzazione detta Ligue communiste con un Comitato esecutivo di 7 membri: Alfred Rosmer, Pierre Naville, Raymond Molinier, Pierre Franck, Gérard Rosenthal, Gourget e D. Lèv ine.

A parte alcuni aderenti al Partito comunista francese, il contingente più importante della « Ligue communiste » fu costituito dall'immigrazione, che diede anche i migliori quadri, soprattutto grazie all’adesione di alcuni militanti di origine italiana, tedesca, polacca, austriaca, cecoslovacca.

Parallelamente all’organizzazione della « Ligue communiste », all’interno della Confederazione generale del lavoro unitaria (C.G.T.U.), si costituì in Francia un'opposizione sindacale ispirata da Rosmer e Dommanget, ma tale formazione fu poi contestata dall’« ortodossia trotskista », che sconfessò Rosmer. Questi, vecchio sindacalista rivoluzio[...]

[...]C.G.T.U.), si costituì in Francia un'opposizione sindacale ispirata da Rosmer e Dommanget, ma tale formazione fu poi contestata dall’« ortodossia trotskista », che sconfessò Rosmer. Questi, vecchio sindacalista rivoluzionario, rifiutò di sottomettersi ai suoi critici e, nel novembre 1930, dette le dimissioni dalla « Ligue communiste », portandosi dietro alcuni compagni che, nell’aprile 1931, fondarono con lui un gruppo detto della « Sinistra comunista », di effimera durata.

Rosmer riassumeva il suo pensiero nella formula: « Né trotskismo, né trotskista ».

Nonostante le divisioni e le scissioni che laceravano i gruppi di opposizione, questi continuarono la

Leone Trotskij negli anni dell’esilio

loro lotta ideologica contro la politica della Terza internazionale, tanto più in quanto siffatta politica, da essi definita « terzo periodo di errori deM’I.C. », manteneva la parola d’ordine del «socialfascismo», quantunque in Germania si facesse sempre più minacciosa l'ascesa del nazismo. Molti membri del Partito comunista tedesco che, f[...]

[...]isioni e le scissioni che laceravano i gruppi di opposizione, questi continuarono la

Leone Trotskij negli anni dell’esilio

loro lotta ideologica contro la politica della Terza internazionale, tanto più in quanto siffatta politica, da essi definita « terzo periodo di errori deM’I.C. », manteneva la parola d’ordine del «socialfascismo», quantunque in Germania si facesse sempre più minacciosa l'ascesa del nazismo. Molti membri del Partito comunista tedesco che, fuggendo le repressioni, riparavano in Francia, vennero a rafforzare l’opposizione di sinistra, soprattutto grazie all’adesione della ex dirigente Ruth Fischer, sostituita alla testa del Partito in Germania da Ernst Thaelmann.

Quando nel febbraio 1933 Hitler salì al potere, ancora una volta Trotskij denunciò le carenze dell’I.C. davanti alla « peste bruna ». Sotto l'impulso di queste critiche, nel

1933 venne fondata la Lega comunista internazionale. L'idea di una « Quarta Internazionale » andò così precisandosi aH'interno dei gruppi che si raccoglievano sotto la guida di Tr[...]

[...]edesco che, fuggendo le repressioni, riparavano in Francia, vennero a rafforzare l’opposizione di sinistra, soprattutto grazie all’adesione della ex dirigente Ruth Fischer, sostituita alla testa del Partito in Germania da Ernst Thaelmann.

Quando nel febbraio 1933 Hitler salì al potere, ancora una volta Trotskij denunciò le carenze dell’I.C. davanti alla « peste bruna ». Sotto l'impulso di queste critiche, nel

1933 venne fondata la Lega comunista internazionale. L'idea di una « Quarta Internazionale » andò così precisandosi aH'interno dei gruppi che si raccoglievano sotto la guida di Trotskij all’insegna di « Opposizione bolscevica leninista ».

Nel 1934 il Partito socialista operaio tedesco (Socialistische Arbeiter Partei, fondato nell’autunno 1931 da Paul Frólich, già dirigente del Partito comunista tedesco) e il Partito rivoluzionario d’Olanda, diretto da Sneevliet (Maring), firmarono insieme alla Lega comunista internazionale un appello per costituire la Quarta Internazionale. E nel luglio 1936 ebbe luogo alla Sala Pleyel di Parigi una prima conferenza per la creazione della « Quarta Internazionale ». Tale conferenza, per ragioni cospirative, fu detta « di Ginevra ».

Il trotskismo in Francia

La feroce dittatura esercitata in Germania da Hitler, la guerra civile scatenata dal generale Franco in Spagna (1936) e, da quello stesso anno, l’inizio dei « processi staliniani » in Unione Sovietica, segnarono drammaticamente la storia europea. Ma fin dal 1934, dopo il tentato putsch fascista di Parigi, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 502

Brano: [...]a organizzazione.

Dopo la morte di Lenin (1924) queste caratteristiche del partito bolscevico portarono all’instaurarsi del

lo stalinismo (v.). Inoltre, attraverso la Terza Internazionale (v.), fin dal 1919 il modello organizzativo bolscevico venne adottato da tutti i partiti comunisti che andavano sorgendo negli altri paesi, sebbene la loro situazione fosse completamente diversa rispetto a quella del partito bolscevico. Per il Partito comunista italiano, la “bolscevizzazione” fu sancita nel 1926 (v. Lione, Congresso di).

Settarismo e stalinismo

A partire da quegli anni l’accusa di “settarismo” venne rovesciata paradossalmente dai dirigenti bolscevichi contro quei partiti, gruppi o singoli esponenti comunisti che non si fossero mostrati abbastanza pronti ad accettare le “svolte” e le decisioni della Terza Internazionale e che, in realtà, erano poi quelle del partito russo guidato da Stalin. Questo partito, per assicurare la « costruzione del socialismo nell’U.R.S. S. », faceva leva su una durissima repressione interna e si atte[...]

[...]rismo, come una caratteristica benefica che aveva avvantaggiato il partito. Per esempio, in una conferenza clandestina di giovani comunisti svoltasi all’inizio del 1945 nell*ltalia settentrionale, il rappresentante ufficiale del P.C.I. pose la questione nei seguenti termini: « Il settarismo era forte tra di noi. Esso aveva trovato un facile e fertile terreno di sviluppo nella reazione al riformismo e al massimalismo. La Federazione Giovanile Comunista era un piccolo partito comunista, era il partito comunista dei giovani. I compiti che noi ci ponevamo erano gli stessi di quelli del Partito. La disciplina era la ferrea disciplina del Partito. Si esigevano dai giovani gli stessi doveri, la stessa coscienza che si esigeva dal compagno iscritto al Partito. L'applicazione di una rigida disciplina, la severa educazione allo spirito di sacrificio, alla rigorosa osservanza degli impegni assunti, al dovere, alla rinuncia, l’esigenza che il giovane dedicasse tutto se stesso alla causa dei lavoratori, vi consacrasse le sue migliori energie; l’intolleranza per le mezze misure, per il dilettantismo e per ogni [...]

[...]pirito di sacrificio, alla rigorosa osservanza degli impegni assunti, al dovere, alla rinuncia, l’esigenza che il giovane dedicasse tutto se stesso alla causa dei lavoratori, vi consacrasse le sue migliori energie; l’intolleranza per le mezze misure, per il dilettantismo e per ogni forma di accomodantismo, furono perciò, specie in quel periodo, tutt’altro che elementi negativi. Tali elementi formativi del carattere e della tempra del giovane comunista, furono basilari di un sano costume di vita e per la formazione di combattenti comunisti particolarmente temprati. Era necessario, allora, eliminare spietatamente dalle file proletarie l’opportunismo, le influenze borghesi e tutti i prodotti della degenerazione socialriformista » (Da La nostra lotta/Organo del P.C.I., n. 3 dell’1.2.1945. pag. 18).

AH’indomani della Seconda guerra mondiale, sbaragliata l’opposizione di sinistra, i cui capi erano stati in gran parte tolti di mezzo attraverso “purghe” e processi, o semplicemente assassinati come nel caso di Trotzky e Andrés Nin (v.), la polem[...]

[...]sbaragliata l’opposizione di sinistra, i cui capi erano stati in gran parte tolti di mezzo attraverso “purghe” e processi, o semplicemente assassinati come nel caso di Trotzky e Andrés Nin (v.), la polemica contro il settarismo (nel senso inteso da Stalin) continuò contro ogni forma di dissidenza: nell’estate del 1948 furono clamorosamente accusati di « settarismo burocratico » i dirigenti comunisti jugoslavi oer aver « ripudiato la dottrina leninistastaliniana del partito », i suoi principi di organizzazione basati sulla « compattezza » e sulla « disciplina ferrea ». Queste accuse, lanciate attraverso il Cominform (v.), facevano però soltanto da contorno a quella, ancora più grave, di « deviazione nazionalista » che metteva il Partito comunista jugoslavo « fuori dalla famiglia dei partiti comunisti », avendo esso cercato una pro

502



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 368

Brano: Vesco, Guglielmo

Membro della organizzazione comunista clandestina di Sarzana (La Spezia), nel 1937 venne arrestato e deferito con altri 15 compagni al Tribunale speciale, subendo una condanna a 2 anni di reclusione. Dopo I'8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza spezzina, come commissario politico nella Brigata Garibaldi “Muccini”.

Vetri, Pasquale

N a Geraci (Palermo) il 26.9.1903. Studente universitario, membro del Partito comunista e corrispondente de TUnità” da Catania, dopo le leggi eccezionali fasciste del 1926 venne arrestato. Deferito al Tribunale speciale in un processo che coinvolse 40 imputati che avevano operato in Sicilia, Calabria e Basilicata, il 17.3.1928 fu condannato a 6 anni di reclusione.

Vettore, Luciano

Marco. N. a Padova il 9.8.1914; operaio tintore.

Nel 1933, a Milano, prese contatto con l'organizzazione comunista clandestina, attiva tra gli studenti universitari antifascisti che frequentavano il Circolo Filologico milanese (tra cui i liberali Bersellini e Bolis). Il 23.4.1942 venne arrestato dall’Ovra insieme ad altri e deferito al Tribunale speciale che, nel novembre, lo condannò a 7 anni di reclusione.

Riacquistata la libertà con la caduta del fascismo, dopo I'8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione. Nel novembre costituì il C.L.N. di Cantù (Como) e passò poi a Varese, dove rimase fino all’ottobre

1944. Successivamente venne inviato dal P.C.I. a Crema (Cremona) con l’incarico di commis[...]

[...]ma (Cremona) con l’incarico di commissario politico della V Brigata Garibaldi S.A.P. “Follo”, del Raggruppamento Brigate S.A.P. “F. Ghinaglia”. Il 26.4.1945, nel Palazzo Vescovile di Crema, a nome del C.L.N. locale accettò il patto di resa delle forze fasciste. Nel dopoguerra ha svolto attività politica e sindacale a Cremona.

A.Pa,

Vezzani, Silvio

N. a Pegognaga (Mantova) il 18.11. 1897; contadino.

Membro di un'organizzazione comu

nista clandestina attiva nella provincia di Mantova nel 193435, fu arrestato e deferito al Tribunale speciale che, il 15.2.1936, lo condannò a 7 anni di reclusione.

Vezzi, Paolo

N. a Empoli (Firenze) il 10.4.1912; barbiere.

Entrò giovanissimo a far parte della organizzazione clandestina del P.C.I. a Empoli (v.). Arrestato il 30. 3.1931, fu condannato il 30.4.1932 a

1 anno e 6 mesi di reclusione dal Tribunale speciale.

Uscito dal carcere poco dopo la condanna, il 10.5.1933 fu nuovamente arrestato per aver preso parte ai funerali del compagno Domenico Maestrelli, ma riacquistò la liber[...]

[...]issimo a far parte della organizzazione clandestina del P.C.I. a Empoli (v.). Arrestato il 30. 3.1931, fu condannato il 30.4.1932 a

1 anno e 6 mesi di reclusione dal Tribunale speciale.

Uscito dal carcere poco dopo la condanna, il 10.5.1933 fu nuovamente arrestato per aver preso parte ai funerali del compagno Domenico Maestrelli, ma riacquistò la libertà pochi giorni più tardi. Divenne quindi agente di collegamento fra l’organizzazione comunista empolese e il Centro estero del partito insediato a Parigi, finché alla fine di dicembre del 1934 fu arrestato per la terza volta. Deferito nuovamente al Tribunale speciale, il 24.1.1936 fu condannato a 10 anni di reclusione. Tornò libero alla fine di agosto del

1943, grazie alla caduta del fascismo. Prese attivamente parte alla lotta di liberazione e, nel dopoguerra, svolse vari incarichi nelle organizzazioni del P.C.I..

Viale, Raimondo

N. a Limone Piemonte (Cuneo) il 15.5.1907; sacerdote.

Parroco di Borgo San Dalmazzo (Cuneo) dal 1936, prese pubblicamente posizione contro il fas[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 372

Brano: [...]
lo di 150 comunisti veneti, che vennero per questo motivo suddivisi in tre gruppi: nel secondo e nel terzo gruppo erano inclusi anche due vicentini, il barbiere Omero Righetto e il calzolaio Riccardo Walter, entrambi condannati nel maggio 1931 per « ricostituzione del P.C.I. e propaganda sovversiva ».

Nel gennaio 1935 il bracciante vicentino Vittorio Priante venne arrestato con altri compagni in seguito alla scoperta di un’organizzazione comunista penetrata in maniera estensiva a Gorizia e in provincia. Nel 1936 il Tribunale speciale si trovò di fronte gli elementi di una “nuova” organizzazione antifascista, qual era in effetti il movimento di “Giustizia e Libertà”, fra i cui militanti era anche Luigi Dal Santo, un tornitore di Schio. Nello stesso anno, l’arresto di sospetti aderenti a un’organizzazione comunista che si diramava da Milano in provincia portò in carcere anche Francesco Baio e Giuseppe Calcara, due braccianti di Malo.

Nell’area industriale di Schio, come altrove, il Partito comunista si avvaleva della collaborazione di alcuni militanti infiltratisi nelle istituzioni fasciste per coprire la propria attività. Antonio Tessaro (v.), segretario comunale e segretario del fasòio di Isola Vicentina, insieme a Oscar Casetto e Alessandro Cogol

lo aveva trafugato da una caserma

dei carabinieri il “Bollettino dei sovversivi”, mentre un milite fascista, Claudio Pedrazza (v.), custodiva la tipografia dell’organizzazione comu* nista della zona, individuata dalla polizia verso la fine del 1937. Venne così accertata un’attività di partito, svolta sia a Schio che a Valdagno, anche nei rispettivi stabilimenti tessili, attraverso riunioni, diffusione di manifestini e introduzione dall’estero di stampa antifascista nascosta nei figurini di moda. Fu inoltre scoperta la via seguita da molti antifascisti per varcare la frontiera svizzera e raggiungere in Spagna le Brigate Internazionali.

Alcuni dei ricercati riuscirono a riparare in Francia, altri subirono l’arresto e la condanna per « direzione di associazione comunista, espa[...]

[...]no, anche nei rispettivi stabilimenti tessili, attraverso riunioni, diffusione di manifestini e introduzione dall’estero di stampa antifascista nascosta nei figurini di moda. Fu inoltre scoperta la via seguita da molti antifascisti per varcare la frontiera svizzera e raggiungere in Spagna le Brigate Internazionali.

Alcuni dei ricercati riuscirono a riparare in Francia, altri subirono l’arresto e la condanna per « direzione di associazione comunista, espatri clandestini e favoreggiamento dei medesimi, trafugamento di documenti »: fra i condannati di Schio erano il panettiere Alessandro Cogollo, il mugnaio Giuseppe Cavedon, il droghiere Livio Cracco, il barbiere Secondo Ferronato, l'elettricista Giuseppe Frinzi, il falegname Alfredo Lievore, il decoratore Bortolo Ronda, il cardatore Antonio Conforto, i tessitori Natalino Baron e Giuseppe Scala, i meccanici Gino Manea, Carlo Marchioro, Aldo Peder (v.), Claudio Pedrazza e Gaetano Pegoraro (v.).

Nel 1939, quali “Testimoni di Geova” (v.), l’impiegata vicentina Maria Maddalena Pizzato, il c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 450

Brano: [...]una apposita calandra, tutto il materiale scadente reperibile veniva utilizzato poi nelle parti non visibi

li, mentre alcuni operai, per conto del padrone, provvedevano a occultare i materiali di maggior pregio che risulteranno preziosi a Liberazione avvenuta, quando i tedeschi, in fuga precipitosa, dovranno lasciare in loco anche quanto erano riusciti a razziare altrove.

Come inventore di questo marchingegno sarà indicato un impiegato comunista della Zanussi, Eugenio Pamio, poi deportato a Dachau per la sua attività antifascista, non certamente per il mezzo sabotaggio imposto dalle circostanze.

Alla morte di Antonio Zanussi, uomo rude e dal carattere estremamente difficile (21.11.1946) la fabbrica, non ancora grande rispetto ad altri stabilimenti pordenonesi, passò nelle mani dei figli Guido e Lino. Sarà quest’ultimo a intravvedere il futuro e a fare, della fabbrica di via Montereale, uno dei più importanti complessi industriali del dopoguerra, fino ai 30.000 dipendenti del

1979, anno in cui comincerà il declino e una irrevers[...]

[...]mazia” annessa all’Italia. Primo governatore ne fu Giuseppe Bastianini che nel febbraio 1943 fu sostituito dal gerarca triestino Francesco Giunta che si era reso “meritevole” agli occhi fascisti fin dal 1919 per i delitti commessi a Trieste e in Istria.

Il Governo della Dalmazia

Un regime poliziesco durissimo, la presenza dei Comandi dei servizi di controspionaggio, delle varie milizie fasciste e di una speciale “Milizia Volontaria Anticomunista” (MVAC), del XVIII Corpo d’armata, della Divisione “Zara”, di Maridalmazia e di altri organismi di repressione dal 1941 fecero di Zara una città in stato d’assedio. Pertanto il movimento popolare di liberazione incontrò gravi difficoltà, anche perché mancava del supporto della classe operaia, molto scarsa.

La popolazione italiana era formata in gran parte da famiglie di funzionari e da uomini del regime. Ciononostante, nel giugno 1941 fu creata la prima cellula comunista in città e, nel luglio, i primi partigiani zaratini crearono un accampamento sull'isola Lunga, dove funzionò anche la ti[...]

[...]o d’armata, della Divisione “Zara”, di Maridalmazia e di altri organismi di repressione dal 1941 fecero di Zara una città in stato d’assedio. Pertanto il movimento popolare di liberazione incontrò gravi difficoltà, anche perché mancava del supporto della classe operaia, molto scarsa.

La popolazione italiana era formata in gran parte da famiglie di funzionari e da uomini del regime. Ciononostante, nel giugno 1941 fu creata la prima cellula comunista in città e, nel luglio, i primi partigiani zaratini crearono un accampamento sull'isola Lunga, dove funzionò anche la tipografia clandestina del Comitato distrettuale del Partito comunista che stampava un bollettino intitolato “Radio vijestin (Radionotizie). Un'altra tipografia partigiana fu impiantata nel dicembre a Preko (Oltre), per merito di Cesare Garoffolo, oriundo di Roma. Nel novembre, intanto, 32 combattenti raggiunsero la Lika.

Tramite aderenti al Movimento popolare di liberazione che prestavano servizio sui piroscafi delle linee costiere, tra la fine del 1941 e la prima metà del 1942 vennero allacciati legami con gli antifascisti di Ancona, Trieste, Fiume e Pola, i quali inviavano a Zara aiuti in denaro e diffondevano la stampa partigiana. Nel maggio 1942 si formò[...]

[...]a. Nel novembre, intanto, 32 combattenti raggiunsero la Lika.

Tramite aderenti al Movimento popolare di liberazione che prestavano servizio sui piroscafi delle linee costiere, tra la fine del 1941 e la prima metà del 1942 vennero allacciati legami con gli antifascisti di Ancona, Trieste, Fiume e Pola, i quali inviavano a Zara aiuti in denaro e diffondevano la stampa partigiana. Nel maggio 1942 si formò il Comitato zaratino del Partito comu

nista croato e in agosto il “Comitato antifascista”, al cui vertice era, fra gli altri, l’italiano Giacomo Olivari.

Di fronte al dilagare del “ribellismo” le autorità militari ricorsero a dure repressioni: nel giugno 1942 venne creato sull’isola di Meleda (Mljet) un campo di concentramento, nel quale finirono 3.000 persone rastrellate nella provincia di Zara. Nella seconda metà del 1942 nei dintorni della città operavano già alcune centinaia di combattenti partigiani. Dall’isola di Eso (Iz) partirono in luglio 250 giovani per raggiungere le formazioni. Altre 296 persone si unirono ai partigiani [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 95

Brano: [...]ta atmosfera esplosero a Torino, nel marzo del 1943, i primi scioperi di protesta del periodo bellico (v. Marzo 1943, Scioperi del). Alcune agitazioni parziali contro il carovita si erano già avute, come quella dell’11.1.1943 al Reparto molle delle Ferriere Fiat; altri erano seguiti alla Diatto, alla Fiat Mirafiori, alla Fiat Lingotto: si erano avuti arresti di operai.

Non è possibile dire fino a che punto si estese l’attività del Partito comunista nell'organizzazione della grande protesta di marzo: certo, i comunisti inondarono le fabbriche di manifestini incitanti allo sciopero, e fu un vecchio operaio comunista, Leo Lanfranco (v.), che pre^ se l’iniziativa di incitare i compagni di lavoro a scioperare: ma tutto ciò non sarebbe mai avvenuto senza un’ondata spontanea di malcontento che ormai serpeggiava nelle fabbriche, rinverdendo gli allori deN’antico antifascismo torinese. Del resto, lo stesso Lenin aveva ammonito a suo tempo che le rivoluzioni non sono fatte dai partiti, ma dai popoli; i partiti, se sono all’altezza dei tempi, possono al massimo cercare di dirigerle.

E i comunisti, per la verità, fecero del loro meglio: a essi spettò in particolare la formulazione della parola d’ordine che, lun[...]

[...]fatti si manifestarono tosto nella città subalpina, che avrebbero dovuto preoccupare seriamente i partiti del Fronte nazionale, e cui invece non fu dato, sembra, il peso che meritavano: in primo luogo il manifestarsi, tra le masse operaie, rimaste per tanti anni in istato di letargia, di tendenze estremistiche che erano ben lontane dalla linea

La Casa Littoria di Torino data alle fiamme dai dimostranti il 26.7.1943

politica del Partito comunista (fronte nazionale, lotta unitaria con il fine dell’uscita dalla guerra, della cacciata dei tedeschi e della restaurazione democraticoparlamentare) e che già la mattina del 27 luglio si concretizzarono in un manifestino firmato da un non meglio identificato “comitato operaio” invitante le masse a uno sciopero generale e a una manifestazione in piazza Castello. Alla riunione del Fronte nazionale, il rappresentante del Partito comunista dovette (gravissima ammissione) dichiarare di non conoscere gli estensori del manifesto, ma di farlo proprio. E che il ‘'comitato operaio” controllasse le masse, lo provò la sua stessa capacità di mobilitazione di esse.

Non è possibile dire chi fosse dietro al “comitato operaio” (o, meglio, non se ne hanno prove): questo era però il manifestarsi per la prima volta di una tendenza operaista estremista e “settaria” (secondo la definizione del Partito cotnunista) che, secondo ogni probabilità, faceva capo ai gruppi spontanei che erano esistiti nelle fabbri

LA VORATORII

II governo Badogl[...]

[...]avissima ammissione) dichiarare di non conoscere gli estensori del manifesto, ma di farlo proprio. E che il ‘'comitato operaio” controllasse le masse, lo provò la sua stessa capacità di mobilitazione di esse.

Non è possibile dire chi fosse dietro al “comitato operaio” (o, meglio, non se ne hanno prove): questo era però il manifestarsi per la prima volta di una tendenza operaista estremista e “settaria” (secondo la definizione del Partito cotnunista) che, secondo ogni probabilità, faceva capo ai gruppi spontanei che erano esistiti nelle fabbri

LA VORATORII

II governo Badoglio continua la guerre fasciste e migliora di perirne

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Il governo Redolito <= responsàbile della maggior rovinai ckt deriva ;

alùi Nozione: es&o calpesta lo volontà di poce del popolo italiano |

e nnibcae h sfato d'oaselto perché i lavoratori non si ribellino I

4 TORINO. AMANO ED Al TROVt GIÀ SANGUI: FRA TERNO i f STATO VERSA 70.

LAVORATORI!

Solo un mostro energico intervento pu[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 438

Brano: [...]a da G.M. Serrati. Attivo antifascista, dopo l’avvento di Mussolini al potere, subì varie persecuzioni. Trasferitosi a Milano, lavorò alle Officine Breda e divenne responsabile sindacale di fabbrica; costretto a espatriare per ragioni politiche, raggiunse Parigi e qui continuò la sua milizia antifascista.

Nella capitale francese fece parte del Comitato direttivo della federazione dei socialisti italiani. Nèl

1932 si iscrisse al Partito comunista; in seguito divenne membro del Comitato centrale dei gruppi comunisti di lingua italiana e segretario della regione parigina (19351937). Fu tra i rappresentanti dell'antifascismo italiano nel « Comitato mondiale contro la guerra ed il fascismo ».

Rientrato in Italia nel 1943, organizzò a Reggio Emilia il Comitato di liberazione. . Animatore della Resistenza e dirigente del Partito comu

nista, alla Liberazione fu designato sindaco della città, venendo in seguito sempre rieletto sino alla primavera del 1962.

Ha scritto Cronache di lotta (Parma, 1965), un’opera essenzialmente àutobiografica dove, attraverso i ricordi, rivivono i momenti fondamentali della storia del movimento operaio reggiano nel nostro secolo.

Campioni, Inigo

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. N. a Viareggio (Lucca) il 14.11.1878, fucilato a Parma il 24.3.

1944. Ammiraglio di squadra e sottocapo di stato maggiore della Marina (1938), all'inizio della seconda guerra mondiale divenne comandant[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 567

Brano: [...]pedale. Ai medici chiese di essere tenuto in vita almeno fino al giorno della vittoria ormai imminente. Morì un mese dopo, nell’ospedale partigiano di Santo Stefano d’Aveto, in seguito alle ferite che aveva riportato.

« Le sue ultime parole — dice la motivazione della Medaglia d’oro — furono di incitamento ai compagni di lotta ».

Pianezza, Giuseppe

N. a Vignole (Alessandria) il 2.4. 1882; decoratore.

Militante nell’organizzazione comunista clandestina, dopo l’avvento del fascismo al potere operò in Sicilia, in Calabria e in Basilicata. Nel 1925 fu arrestato e deferito al Tribunale speciale che, nel maggio 1928, Io condannò a 15 anni di reclusione.

Piani d’Erna

Frazione del comune di Lecco (in privincia di Como), sita a 1.329 m s.I.m., nel gruppo del Resegone sovrastante il capoluogo, nel corso della Guerra di liberazione Piani d’Erna fu teatro di guerriglia.

La « Carlo Pisacane »

Nel pomeriggio del 9.9.1943 si rifugiarono qui i primi gruppi di sbandati, per lo più provenienti dalla Caserma « Sirtori » di Lecco. Li g[...]

[...]ondannò a 15 anni di reclusione.

Piani d’Erna

Frazione del comune di Lecco (in privincia di Como), sita a 1.329 m s.I.m., nel gruppo del Resegone sovrastante il capoluogo, nel corso della Guerra di liberazione Piani d’Erna fu teatro di guerriglia.

La « Carlo Pisacane »

Nel pomeriggio del 9.9.1943 si rifugiarono qui i primi gruppi di sbandati, per lo più provenienti dalla Caserma « Sirtori » di Lecco. Li guidavano Renato Carenini (comunista, ex combattente delle Brigate Internazionali in Spagna), Gaetano Invernizzi (v.) e Francesca Ciceri Invernizzi (v.), entrambi reduci dal Tribunale speciale e dal carcere. All’annuncio deirarmistizio deirS settembre, Invernizzi aveva improvvisato un comizio volante non lontano dalla caserma di Lecco, in via Francesco Nullo, prèsso la Società Canottieri, e aveva immediatamente indicato nella lotta armata la strada da intraprendere per tutti coloro che volevano uscire da un generico antifascismo.

A Pizzo d’Erna (v.), sul Resegone, si costituì quindi la formazione partigiana « Carlo Pisacane »[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 576

Brano: [...]; fucilato dai tedeschi nella sua canonica il 19.4.1945,

dopo essere intervenuto presso il Comando germanico a invocare la liberazione di 20 uomini di Chesallet catturati come ostaggi.

Padre Pio Egger, dei certosini della Farneta di Lucca, di origine svizzera; fucilato dai tedeschi a Massa Carrara il 10.9.1944.

Padre Bernardo Felici, ucciso dai paracadutisti tedeschi il 9.9.1943 a Monterotondo (Roma).

Gennaro Filaccio, chierico passionista, fucilato dai tedeschi a Bellona di Villa Volturno (Caserta) il

7.10.1943.

Don Giuseppe Fondelli, parroco di Meleto di Cavriglia (Arezzo), catturato dalle S.S. e fucilato con tutti gli uomini del paese, 92 persone, il 4.8.1944.

Don Giovanni Fornasini, parroco di Sperticano di Marzabotto (Bologna). Fu ucciso a tradimento il 13.

10.1944 da un ufficiale tedesco, con il quale stava compiendo un sopralluogo nel cimitero di Casaglia Caprara, per provargli quante fossero state le vittime innocenti delle rappresaglie. Per sette mesi il cadavere del sacerdote rimase esposto alle intemperie[...]

[...]3.

Don Paolo Ghigini, parroco di Cosasco di Bobbio (Piacenza), ucciso a tradimento dai tedeschi il 26.8.1944. Don Giuseppe Giacomelli, sacerdote a Santa Giustina in Colle (Padova), fucilato dalle S.S., insieme al parroco e ad altre 22 persone, il

27.4.1945.

Padre Giuseppe Girotti, frate predicatore; catturato per aver prestato aiuto a ebrei perseguitati, fu deportato a Dachau e ivi ucciso l’1.4.1945.

Gerardo Giudicani, chierico passionista, fucilato dai tedeschi a Bellona di Villa Volturno (Caserta) il

7.10.1943.

Don Renzo Gori, vicario nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo in Livorno, fucilato dai tedeschi a Massa (Apuania), per avere collaborato con i partigiani, il 23.10.1944.

Don Eugenio G rigol etti, parroco di Adelano in comune di Zeri (Massa Carrara); i tedeschi lo fucilarono nella sua canonica il 3.8.1944, aven


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine nista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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