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Il segmento testuale modernismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 172Entità Multimediali , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 401

Brano: [...]
Buonaiuti, Ernesto

N. a Roma il 24.6.1881, da una modesta famiglia di piccoli commercianti, Ernesto Buonaiuti fu avviato agli studi, a 14 anni, nel Pontificio Seminario dell'Apollinare. Di ingegno precoce, intelligentissimo, percorse rapidamente la sua carriera scolastica erudendosi nelle materie ecclesiastiche e teologiche prescritte e ampliando la sua già notevole preparazione con apporti della filosofia e della letteratura profane.

Il modernismo

Presto si inserì, come uno dei più sensibili e acuti protagonisti, in quel complesso movimento europeo di reviviscenza del cattolicesimo che va più propriamente sotto il nome di cc modernismo ». A 22 anni, senza aver ancora ricevuto l’ordine sacerdotale, Buonaiuti fu incaricato deM’insegnamento di storia della Chiesa nel seminario di cui era stato allievo, e di filosofia nel Collegio « De Propaganda Fide ». La sua polemica, nelle prospettive di una maniera nuova e diversa di intendere la missione di un rinnovellato cristianesimo che traesse nuova linfa vitale dalle sue lontane e antichissime origini, si svolse in questo tempo in una duplice direzione: contro le correnti filosofiche idealistiche che cercavano di dissolvere ogni forma di oggettività della realtà e del mondo; contro [...]

[...]e non come « contatto con gli altri », come forma inseparabile dalla vita sociale, come celebrazione di un rituale che accompagna ogni individuo nel suo destino terreno e lo libera, in attesa della salvezza eterna, da ogni tentazione ed esaltazione individualistica ed ascetica.

Allontanato dall’insegnamento nel 1907, dopo la pubblicazione dell’enciclica di Pio X, « Pascendi dominici gregis », con cui la Chiesa dava inizio alla repressione del modernismo, Buonaiuti continuò, già ormai additato come un nemico del cattolicesimo, la sua polemica, soprattutto dopo che aveva vinto, nel

1914, la cattedra di storia del cristianesimo alTUniversità di Roma. Animo di riformatore, egli riteneva che fosse necessario ricostituire l’unità cristiana, infranta in Occidente dalla riforma luterana e dai movimenti nazionalistici, rivivendo e riportando gli animi alla primitiva predicazione evangelica, i cui valori andavano ricuperati e adattati alle mutate e mutabili condizioni della società contemporanea, resi cioè di nuovo vitali e riproponibili. Perché il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 66

Brano: [...]cessità e di autodifesa in cui si trovava in quegli anni l’Unione Sovietica, si pronunciò decisamente contro i pericoli di una letteratura asservita e avvilita da una nuova forma di conformismo comunista, ma non si deve dimenticare che l'affermarsi in Unione Sovietica del concetto di “realismo socialista” segnava anche una presa di posizione ideologica contro i risultati e le proposte artistiche, letterarie e culturali, ritenute “decadenti”, del modernismo occidentale e delle avanguardie.

« James Joyce o il realismo socialista? », era l’angosciante e dogmatica domanda retorica con cui Karl Radek (v.) intitolò la propria relazione al citato Congresso degli scrittori sovietici.

Se infatti l’arte sovietica si dichiarava unica erede della grande arte del passato, nasceva il problema di un rapporto con l’altro erede diretto di quel patrimonio storico: il “modernismo” occidentale. La cultura sovietica non poteva certo associarsi alla violenta repressione che Hitler stava conducendo contro i prodotti “degenerati” dell’arte moderna, né riuscì a far proprie le visioni di aperto interscambio che il realismo critico di Bertolt Brecht (v.), Otto Dix, Georg Grosz e altri artisti occidentali avevano instaurato con le vicende dell’avanguardia. La soluzione, semplicistica e anche più funzionale al potere in U.R.S.S., fu perciò quella di ignorare totalmente i prodotti della cultura e dell’arte contemporanea occidentale, imponendone autoritariamente l’ignoranza. La s[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 856

Brano: [...]osizione del sacerdote marchigiano divenne sempre più difficile, finché nell'aprile 1907 gli fu comunicata la sospensione « a divinis ».

Il travaglio spirituale di Murri si colloca nel clima « modernistico » del tempo ed è possibile affiancarlo al dramma di molti altri sacerdoti desiderosi di conciliare la Chiesa con il mondo della cultura moderna e di operare al l'interno una riforma religiosa senza rompere i rapporti con l'autorità.

Il « modernismo » di Murri fu essenzialmente politico: nasceva dal tentativo di conciliare cattolicesimo e democrazia e dal fatto di aver posto, fra i primi in Italia, il problema dell'autonomia, sul piano dell’azione politica, del laicato cattolico rispetto alla gerarchia ecclesiastica. In sostanza Murri si liberò dal peso di una concezione teocratica di neoguelfismo sociale che alcuni storici trovano caratterizzante di tutto il suo pensiero. Si tratta di proposizioni nitidamente delineate negli anni precedenti, la cui sostanza si intrecciava ai temi più vivi deM'azione politica e che si sarebbero ripresent[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 552

Brano: [...] i giovani manutengoli di una concezione « autarchica » e dialettale della vita culturale accusarono il razionalismo di essere « comunista », « bolscevico », « nordico » e « orientale ».

Sulle pagine della rivista Quadrante (diretta dal fascista « tollerante » P.M. Bardi) essi ripudiarono teoricamente e gesuiticamente la loro adesione al « movimento moderno » in architettura, alle sue radici e riferimenti nel mondo: per giustificare il loro « modernismo » operativo e propositivo aH’interno di una improbabile tradizione italiana e latina, quei giovani coniarono il termine mediterraneità, compiendo un’operazione equivoca e moralmente inaccettabile che avrebbe dovuto, nelle loro intenzioni, tacitare le espressioni più retrive del potere fascista per ottenere in cambio una maggiore possibilità di attività professionaleculturale: di fatto era una nuova offerta al regime da parte di un movimento figurativo che si presentava come vero interprete di quella ideologia politica. La « mediterraneità » fu comunque perdente e gli interventi successivi fur[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 541

Brano: [...]ilo rosso nei diversi sviluppi e fasi. Come saggistica generale però, per una visione complessiva, si possono utilmente consultare anche per acquisizioni bibliografiche utili all’approfondimento storiografico: L. Bedeschi, La sinistra cristiana e il dialogo con i comunisti, Parma 1966; S. Tramontin, La sinistra cattolica di ieri e di oggi, Torino 1974; P.G. Zunino, La questione cattolica nella sinistra italiana (19401945), Bologna 1977; AA. VV., Modernismo, fascismo e comuniSmo. Aspetti e figure della politica e della cultura dei cattolici nel 900, a cura di G. Rossini, Roma 1972; AA.VV., I cattolici fra fascismo e democrazia, a cura di P. Scoppola e F. Traniello, Bologna 1975.

Per ciascuno dei gruppi e delle espressioni accennati nella rassegna si vedano: AA.VV., Romolo Murri nella storia politica e religiosa del suo tempo, a cura di G. Rossini, Roma 1972; G. Zibordi, Socialismo e religione, Roma 1912; F. Manzotti, I plebei cattolici fra integralismo e modernismo sociale (19041908), in “Convivium”, 1958, n. 4; AA.VV., Cattolici e società in[...]

[...]la cultura dei cattolici nel 900, a cura di G. Rossini, Roma 1972; AA.VV., I cattolici fra fascismo e democrazia, a cura di P. Scoppola e F. Traniello, Bologna 1975.

Per ciascuno dei gruppi e delle espressioni accennati nella rassegna si vedano: AA.VV., Romolo Murri nella storia politica e religiosa del suo tempo, a cura di G. Rossini, Roma 1972; G. Zibordi, Socialismo e religione, Roma 1912; F. Manzotti, I plebei cattolici fra integralismo e modernismo sociale (19041908), in “Convivium”, 1958, n. 4; AA.VV., Cattolici e società in Umbria tra Ottocento e Novecento, introduzione di A. Riccardi, Roma 1984; G. Acoccella, Le origini del sindacalismo cattolico in Campania: Gennaro Avolio, in “Confronti”, Salerno, 1978, pp. 637643; AA.VV., Dalla prima Democrazia Cristiana al sindacalismo bianco, presentazione di F. Traniello, Roma, 1983; AA.VV., La figura e l’opera di Guido Miglioli 18791954, a cura di F. Leonori, Roma 1982; AA.VV., Mazzolari, Tempo di credere, Roma 1981; L. Bedeschi, Buona i ut i, il Concordato e la Chiesa, Milano 1977; P. Roggi, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 315

Brano: [...]mazione dell’unità d’Italia e la morte di Pio IX erano stati caratterizzati da un clima di contrapposizione tra Vaticano e Stato italiano, i pontificati di Leone XIII e di Pio X (19031914) gettarono una passerella tra le due rive. Tuttavia non mancarono nuove polemiche aH’interno dello stesso mondo cattolico, per esempio dopo la pubblicazione da parte di Pio X dell’enciclica uPascendi dominici grecis” (8.9.1907), con la quale venne condannato il modernismo. Oltre ad Ernesto Buonaiuti (v.), furono raqgiunti da provvedimenti canonici gli altri esponenti più significativi di quella corrente di pensiero che reclamava un adeguamento della tradizione della Chiesa ai nuovi tempi, quali Romolo Murri (v.), Antonio Fogazzaro, Tommaso Gallarati Scotti e Giovanni Semeria.

Con le elezioni del 1913 un primo gruppo di “cattolici deputati” entrò alla Camera, anche se il “Non expedit” non venne abrogato del tutto. Si era però aperta nella politica italiana una nuova fase, sia per i cattolici che per i rapporti tra Va

Vaticano

ticano e Stato italiano, r[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 585

Brano: [...]9, rappresentò l’ala più conservatrice del regime, che sul piano artistico si schierò contro il novecentismo. La sua rozzezza culturale lo indusse a deridere pesantemente e a bollare come « degenerazione » e « ciarlatanismo » ogni nuova manifestazione artistica, dalle esperienze mitteleuropee all’interesse per il jazz, dalla rinascita strumentale italiana al neoclassicismo di A. Casella.

Lungi dall'individuare la componente mistificatrice del modernismo italiano del periodo fascista, Mascagni rifiutò questo movimento culturale come pericoloso sovvertitore dei concetti di bellezza e di modernità.

L'aspra polemica condotta da Casella contro Mascagni nel libro 21 + 26 è indicativa del ruolo rispettivamente svolto dai due compositori durante il ventennio fascista: entrambi convinti assertori e propugnatori degli ideali fascisti, Casella rappresentava l'élite intellettuale del regime di quegli anni, mentre Mascagni era portavoce del più vieto e arretrato provincialismo nazionale. Non era quindi difficile per Casella, nutrito di una fervida e o[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 562

Brano: [...]aggi di terra proseguirono la lotta, fino a imporre la ritirata ai tedeschi.

Martinetti, Piero

N. a Ponte Canavese (Torino) nel 1872, m. a Torino nel 1943; docente universitario.

Compiuti gli studi in Germania, nel 1906 fu nominato docente di filo

Martini, Eugenio

sofia teoretica aH’Università di Milano. Accanto all’insegnamento, svolse ricerche sui filoni di riforma religiosa suscitati, sia pure in modo assai tenue, in Italia dal modernismo. Critico severo di ogni forma di religione rivelata e di ogni dogmatismo, la sua ispirazione centrale fu nell’alveo del pensiero idealistico trascendente.

L’avvento del regime fascista Io trovò manifestamente contrario. Nel 1931, fu tra i 12 professori universitari che rifiutarono di sottomettersi al giuramento fascista (v.). Abbandonò l’insegnamento ritirandosi sdegnosamente nei suoi studi, senza peraltro aderire ad alcuna corrente politica.

Fra la sue opere più note si ricordano: Introduzione alla filosofia: I. Teoria della conoscenza (1904); La libertà (1928); Gesù Cristo e il Cristi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 515

Brano: [...]sta non abbia ripassato le Alpi, finché l’ultimo traditore fascista non sia sterminato. Per i manutengoli del tedesco invasore e dei suoi scherani fascisti, senatore Gen

tile, la giustizia del popolo ha emesso la sentenza: MORTE!

Opere principali di G. G.: Delle Commedie di A. F. Grazzini, Pisa, 1896; Rosmini e Gioberti, Pisa, 1898; La filosofia di Marx, Pisa, 1899; Storia della filosofia italiana dal Genovesi al Galluppi, Milano, 1930; Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia, Bari, 1909; / problemi della scolastica e il pensiero italiano, Bari, 1913; La riforma della dialettica hegeliana, Messina, 1913; Sommario di pedagogia come scienza filosofica, Bari, 191314; Studi Vichiani, Messina, 1915; Teoria generale dello spirito come atto puro, Bari, 1914; / fondamenti della filosofia del diritto, Pisa, 1917; Sistemi di logica come teoria del conoscere, Pisa, 1917; Le origini della filosofia contemporanea in Italia, Messina, 191723; Il tramonto della cultura italiana, Bologna, 1918; Discorsi di religione, Firenze, 1920; La riforma[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 114

Brano: [...]erso il « normale » comportamento di quegli strati sociali, neppure molto ristretti, che hanno o temono di avere qualcosa da perdere da cambiamenti anche piccoli, da modifiche anche lievi allo statu quo. Il comportamento, sia delle minoranze che si battono per l’architettura moderna sia delle maggioranze conservatrici, è improntato a questa generale mancanza di fervore e di prospettive lungimiranti.

Da una parte le une nascono all’insegna del modernismo, del cosiddetto « rispetto della tradizione », del culto per la « tipica impronta » italiana, della considerazione del confronto retrospettivo che la mentalità corrente esercita su ciò che viene proposto di nuovo: nel migliore dei casi, per superare i pesanti condizionamenti del conformismo, fanno appello allo spirito di una pretesa « sinistra fascista », nel cui nome dichiarano di voler portare avanti la « rivoluzione ». Non avendo una tradizione moderna nazionale alle spalle, \ seguaci del razionalismo tentano cioè di legare la loro « rivoluzione » al carattere antiborghese che il fascismo [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine modernismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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