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Il segmento testuale marxiana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 462Entità Multimediali , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 702

Brano: [...]eorica in altre filosofie, quali la fenomenologia.

Particolarmente famosa, nella polemica antistoricistica, è l’opera di K. Popper [La miseria delio storicismo, 1944) che rimprovera a questa filosofia il suo carattere metafisico, culminante nella tesi di leggi “necessarie” del processo storico.

A. Man.

Gli abusi dello storicismo

Allo storicismo fanno frequente ricorso i difensori del capitalismo per confutare la validità della teoria marxiana della storia umana come “storia delle lotte di classe”, destinata a evolversi verso la società “senza classi”. Secondo certe ideologie correnti, la concezione di Marx non sarebbe altro che il prodotto di quella particolare fase storica che, nel secolo scorso, vide

il proletariato industriale scontrarsi frontalmente con la proprietà privata dei mezzi di produzione. Nella società contemporanea, definita postindustriale e caratterizzata dal fatto che i mezzi di produzione sono enormemente accresciuti, sì che la proprietà privata di essi è progressivamente sostituita da quella pubblica o stata[...]

[...]scorso, vide

il proletariato industriale scontrarsi frontalmente con la proprietà privata dei mezzi di produzione. Nella società contemporanea, definita postindustriale e caratterizzata dal fatto che i mezzi di produzione sono enormemente accresciuti, sì che la proprietà privata di essi è progressivamente sostituita da quella pubblica o statale, sarebbero venute meno le premesse della lotta di classe: di conseguenza, la concezione “classista” marxiana risulterebbe obsoleta, superata dalla storia. Secondò queste stesse ideologie, il “fallimento del marxismo” sarebbe praticamente dimostrato anche dagli esiti negativi del cosiddetto “socialismo reale”, sfociato in forme di potere totalitario e con risultati produttivi inferiori a quelli del capitalismo.

Fin dagli anni Trenta Antonio Gramsci, pur ammettendo la “storicità” della “filosofia della prassi” (cioè del marxismo), ne contestava la riduzione di comodo operata dagli storicisti, secondo i quali esisterebbe un “regno della necessità” che rende vana e utopistica ogni prospettiva di pass[...]

[...]ur ammettendo la “storicità” della “filosofia della prassi” (cioè del marxismo), ne contestava la riduzione di comodo operata dagli storicisti, secondo i quali esisterebbe un “regno della necessità” che rende vana e utopistica ogni prospettiva di passaggio al “regno della libertà”, cioè al comuniSmo. Al tempo stesso Gramsci segnalava però le inevitabili “difficoltà” insite in questo passaggio, quindi il pe

ricolo che la concezione scientifica marxiana potesse diventare una “ideologia”, ciò che in realtà è avvenuto nei paesi “socialisti”.

Gramsci scriveva nei “quaderni” del carcere: « Se la filosofia della prassi afferma teoricamente che ogni “verità” creduta eterna e assoluta ha avuto origini pratiche e ha rappresentato un valore “provvisorio” (storicità di ogni concezione del mondo e della vita), è molto difficile far comprendere “praticamente” che una tale interpretazione è valida anche per la stessa filosofia della prassi, senza scuotere quei convincimenti che sono necessari per l'azione. Questa è, d’altronde, una difficoltà che si r[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 650

Brano: [...]ndi su scala mondiale. Stalin si servì del suo “leninismo” anzitutto per liquidare Trotzky che era il maggiore avversario sulla via del potere e, nello stesso tempo, per fissare i caratteri di un partito “monolitico”, destinato a essere un potente strumento di dittatura personale (v. Stalinismo).

Già alla fine del 1924, falsificando l’impostazione di Lenin e tradendo i più elementari princìpi dell'internazionalismo concepito secondo l’analisi marxiana, Stalin lanciò la parola d'ordine del « socialismo in un solo paese », una vera e propria contraddizione in termini, destinato ad avere come sbocco la creazione di uno Stato dittatoriale.

Nel gennaio 1926 Stalin pubblicò Questioni del leninismo, un testo nel quale, polemizzando contro Zinoviev, Kamenev e la cosiddetta “nuova opposizione” (tutti accusati di “antileninismo”) espose in modo catechistico le proprie tesi (estrapolando parole scritte da Lenin in tempi e situazioni diverse, e con riferimento alla sola Russia) per affermare il ruolo centrale del partito nella dittatura del proleta[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 366

Brano: [...]di ulteriori e più larghe esperienze neppure negli anni dell’esilio quando — dopo essere stato a Torino e Milano funzionario della Comit — conservò dapprima a Vienna un posto in Banca (nella trafila: Arbeiterbank; Merkurbank; Kreditanstalt) e ottenne poi, a Parigi, un’occupazione negli uffici della Banque des Cooperatives de France.

Paolo Favilli scriverà che nel giovane Saragat prevaleva « una visione piattamente evoluzionistica della teoria marxiana, cosicché l’auspicata dimensione democratica del socialismo si riduceva a risultare il frutto più di una esigenza eticopolitica che di una approfondita analisi teoricostorica ».

Prima dell'espatrio Saragat fu membro della Direzione del P.S.U. (1925) e nello stesso anno collaborò a “Quarto Stato” di Carlo Rosselli e Nenni. Già in questo periodo, semplificando il problema, parlava di una « democrazia marxista ». Nell'esilio in Austria (19271929) fu fortemente influenzato da Otto Bauer (v.) e dalle correnti austromarxiste, senza tuttavia espungere

o superare definitivamente i limiti della [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 200

Brano: [...]zione di una “dittatura rivoluzionaria”; l’altra, come movimento che abolisce lo stato di cose presente, “processo” di rivoluzione sociale che si svolge sotto i nostri stessi occhi. Nella prima lettura il mutamento sociale è subordinato alla rottura politica; nella seconda, il mutamento sociale ha invece un proprio spessore, autonomo rispetto al mutamento politico.

Il rivoluzionario russo N. Lenin (v.) ricuperò essenzialmente la prima lettura marxiana, cercando di operare una sintesi fra istanza di autogoverno sociale (teoria del soviet come democrazia diretta) e rivoluzione come atto politico centrale (rottura della macchina statale). La sua attenzione si spostò sulle condizioni generali del processo rivoluzionario, letto come crisi generale della società: una rivoluzione si verifica quando coincidono molteplici condizioni di crisi (del potere centrale, dei suoi apparati di repressione, deH'economia, dell'opinione pubblica, del consenso) e crescente mobilitazione sociale che arriva a coinvolgere non solo gli strati inferiori della società[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 75

Brano: [...]ll'unanimità, salutava la lotta di liberazione dei paesi asiatici e invitava il proletariato internazionale a battersi contro ogni intervento coloniale. Tra gli altri temi affrontati, vi furono la lotta contro la guerra, la questione nazionale, le degenerazioni opportuniste nel campo delle organizzazioni cooperative.

Tra il 1909 e il 1910 ebbe un certo rilievo nell’elaborazione teorica dell’Internazionale il dibattito intorno alla nota teoria marxiana dell'« impoverimento assoluto » del proletariato. A favore della formulazione di Marx si schierò Karl Kautsky, che sostenne una vivace polemica contro Karl Legien, dirigente riformista dei sindacati tedeschi e del Segretariato internazionale delle centrali sindacali.

IX Congresso

Negli anni che precedettero la prima guerra mondiale si verificò una grande ondata di scioperi in quasi tutti i paesi europei: ovunque le forze sociali più avanzate erano in fermento. Mancò allora alla Seconda Internazionale la capacità di coordinare e dirigere le varie lotte; i dissensi tra leader di destra e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 608

Brano: [...]rino 1968; Engels F., Antidiihring, Roma 1968; Gramsci A., Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Roma 1970; Korsch K., Karl Marx, Bari 1969; Labriola A., La concezione materialistica della storia, Bari 1965; Lenin V. I., Che cosa sono gli amici del popolo, Roma 1972; Lenin V. I., Karl Marx, Roma 1965; Lichtheim G., Il marxismo, Bologna 1971; Lukàcs G., Storia e coscienza di classe, Milano 1967; Mandel E., Che cos’è la teoria marxiana dell’economia, Roma 1967; Mehring F., Vita di Marx, Roma 1972; Mondolfo R., Umanesimo di Marx, Torino 1968; Pietranera G., Capitalismo ed economia, Torino 1966; Rossi M., Marx e la dialettica hegeliana, Roma 19601963; Vacca G., Marxismo e analisi sociale, Bari 1969; Vranicki P., Storia del marxismo, Roma 19711972; A.A.V.V., Marx vivo, Milano 1969; Il pensiero di Karl Marx, a cura di Cesare Piandola, Torino 1971; Il pensiero di Marx, a cura di Umberto Cerroni, Roma 1972.

U.Ce.

Matjasic, Mario

N. a Trieste T8.12.1907, m. durante la Guerra di liberazione; magazziniere.

Militante del [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 391

Brano: [...]ati di reddito e la loro distribuzione sociale) al microeconomico (l’individuo inteso come soggetto di bisogni e la psicologia degli atti finalizzati al loro soddisfacimento).

La teoria marginai ista

Rifiutata la teoria ricardiana del valorelavoro, sospetta di generare da se stessa il socialismo, taluni economisti di varia nazionalità fondarono tutta quanta una nuova dottrina sul principio di utilità decrescente, che alla figura classica e marxiana del « produttore » sostituiva quella, assai meno inquietante sul piano sociale e politico, del « consumatore ».

Che la « rivoluzione » teorica marginalista, cui Pantaleoni partecipò con una certa originalità, avesse ripercussioni sociali conservatrici, risulta chiaro dal ruolo assunto dall’economista nel famoso scandalo della Banca Romana (1893), dove l’obiettivo polemico era rappresentato dagli indirizzi di politica economica del primo ministero Giohitti. Chiamato alla cattedra napoletana di Economia politica, Pantaleoni non attenuò la campagna che da anni, a fianco di Vilfredo Pareto, ve[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine marxiana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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