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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 641

Brano: [...]a propaganda e manifestando più volte propositi di violenza che, però, non ebbero principio di attuazione ». S.Se.

Più avanti!

Organo settimanale della frazione «terzinternazionale » del P.S.I. pubblicato dal 1922 al 1924, a Milano e poi a Roma.

Sotto la direzione di Fabrizio Maffi (v.), col quale collaborarono strettamente Giulio Trevisani e Gavino Garruccio, il « Più avanti! » vide la luce il 26.5.1922 con il sottotitolo « Foglio socialista per la III Internazionale ». Con la sua uscita segnò una svolta neH’attività della corrente che, da gruppo di opinione, si trasformò in forza operante all’interno del Partito socialista italiano. Il numero del 23.6.1922, attraverso una serie di articoli, comunicati e di informazioni organizzative, forniva un'ampia documentazione della costituzione ufficiale della frazione.

La frazione terzinternazionalista

Il programma del settimanale è delineato senza equivoci nell’articolo programmatico « Chi siamo », firmato « Noi » e pubblicato sul primo numero: « Esiste nel Partito socialista italiano una corrente che non ha abdicato né intende abdicare alla dottrina ed ai metodi che il Partito ha proclamato al Congresso di Bologna e che la III Internazionale diffonde e sostiene. Questa corrente, rimasta silenziosa a Livorno, ha osato a Milano: dopo Milano e dopo l’esperienza di un numero ormai infinito di fatti, intende agire [...]. I riformisti hanno già chiesto la nostra espulsione dal Partito. Essi sono sempre stati unitari nel loro interesse ed espulsionisti contro chi osa non credere al loro vangelo [...]. Nei riguardi dei comunisti non abbiamo proprio misteri

o titubanze[...]

[...]o in dottrina e in metodo dei comunisti [...]. Non abbiamo nemmeno delle ragioni personali di contrasto coi comunisti d’Italia: la polvere delle passate polemiche l’abbiamo scossa dai nostri abiti [...]. Ma se noi non entriamo nel partito comunista e restiamo nei quadri del vecchio partito è perché lo riteniamo utile alla comune battaglia.

Non è esagerazione riconoscere che la maggior parte dei lavoratori d’Italia segue ancora il Partito socialista [...]. Si tratta, in sostanza, di mantenere la massa socialista fedele, nello spirito e nella lettera, a tutto quanto si votò, specialmente a Livorno, nell'ora dolorosa della scissione a

sinistra, nell'ora in cui si fece il gioco della destra ».

Il giornale cessò le pubblicazioni una prima volta dopo il numero del 22.9.1922, cioè alla vigilia del

XIX Congresso del P.S.I. (Roma, 14.10.1922) che vide, mediante la vittoria di stretta misura della mozione massimalistaterzinternazionalista su quella dei riformisti, l’espulsione di questi ultimi dal partito e la riconferma dell’adesione del P.S.I. alla IH Internazionale. Con un’altra votazione l’assemblea sancì anche lo scioglimento delle frazioni organizzate.

« Più avanti! » riprese a uscire sei mesi dopo, l’1.3.1923, in una situazione politica notevolmente mutata per l’avvento dei fascisti al potere. Esso assunse il sottotitolo di « Organo del Comitato nazionale unionista », denominazione presa dal Comitato esecutivo della ricostituita frazione terzinternazionalista, in contrapposizione al « Comitato di difesa socialista » [...]

[...]ell’adesione del P.S.I. alla IH Internazionale. Con un’altra votazione l’assemblea sancì anche lo scioglimento delle frazioni organizzate.

« Più avanti! » riprese a uscire sei mesi dopo, l’1.3.1923, in una situazione politica notevolmente mutata per l’avvento dei fascisti al potere. Esso assunse il sottotitolo di « Organo del Comitato nazionale unionista », denominazione presa dal Comitato esecutivo della ricostituita frazione terzinternazionalista, in contrapposizione al « Comitato di difesa socialista » facente capo a Pietro Nenni e Arturo Velia, i quali si opponevano alla fusione del P.S.I. col Partito comunista e all’accettazione delle condizioni della 111 Internazionale. Al XX Congresso del P.S.I. (Milano, 1517.4.1923) si affermò la corrente antiunitaria, quindi scomparvero le possibilità di fusione tra il Partito socialista e quello comunista.

La minaccia di sanzioni disciplinari da parte della Direzione socialista espressa dalla frazione vincente portò a una seconda interruzione del « Più avanti! ». Le pubblicazioni ripresero il 10.10.1923, con il sottotitolo « Settimanale per l’unità proletaria » e con il fine di alleggerire l’altro organo della frazione terzinternazionalista (v. Pagine rosse) della parte crescentemente dedicata alle polemiche con la Direzione del partito.

L’articolo « Ciò che importa » pubblicato il 10.10.1923, in occasione della ripresa delle pubblicazioni dopo la seconda sospensione, dice fra l’altro: « Se questo foglio rivedesse la luce solo per continuare una discussione di tendenza fallirebbe il suo scopo. Per riorientare i partiti politici del proletariato (comunisti, socialisti, unitari) bisogna iniziare una battaglia che si prefigga il blocco proletario per la riscossa e per la conquista del potere politico da parte della classe lavora[...]

[...]ista del potere politico da parte della classe lavoratrice ».

Unità proletaria

Il giornale uscì poi ininterrottamente (trasferendosi il 14.3.1924 da Milano a Roma) fino al 16.8.1924, data nella quale, con l’annuncio della fusione tra comunisti e terzinternazionalisti sancita dal V Con

gresso della 111 Internazionale (luglio 1924), non aveva più ragione di esistere.

Nel marzo esso aveva condotto una martellante campagna a favore della lista di Unità proletaria presentata da comunisti e terzinternazionalisti per le elezioni politiche del 6.4.1924.

L’ultimo numero, commentando l’avvenuta fusione fra terzinternazional isti e comunisti, nell'articolo « Compagni, al lavoro! » dava atto della fine non vittoriosa della campagna tenacemente condotta per due anni dalla frazione, allo scopo di ottenere un pronunciamento unitario da parte della Direzione del P.S.I.: « Noi dichiariamo con tutta lealtà di abbandonare il nostro appello al prossimo Congresso del Partito socialista italiano [...]. C’è un abisso ormai fra noi e gli uomini che[...]

[...] politiche del 6.4.1924.

L’ultimo numero, commentando l’avvenuta fusione fra terzinternazional isti e comunisti, nell'articolo « Compagni, al lavoro! » dava atto della fine non vittoriosa della campagna tenacemente condotta per due anni dalla frazione, allo scopo di ottenere un pronunciamento unitario da parte della Direzione del P.S.I.: « Noi dichiariamo con tutta lealtà di abbandonare il nostro appello al prossimo Congresso del Partito socialista italiano [...]. C’è un abisso ormai fra noi e gli uomini che dirigono attualmente l’organizzazione socialista: anche se il nostro appello fosse stato formalmente accolto, noi non potremmo avere ospitalità in un massimalismo che nessuno sa più cosa sia, che cosa voglia e che cosa resti da fare. Se vi sono dei terzinternazional isti convinti nelle file del P.S.I., essi devono anzi uscire senz'altro e venire con noi nelle file del Partito comunista d’Italia. Restano e resteranno ancora nel P.S.I. o ai margini di esso delle masse proletarie. Il terrore di questi ultimi anni che ha impedito libere ed ampie consultazioni di massa sui problemi vitali del Partito come quello dei rapporti con l’Internazionale[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 702

Brano: [...]questa volta, mal diretto e male preparato, lo scioperò fallì.

La sconfitta del P.S.I. (cui si accompagnò l’espulsione di Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi dal partito) era imputabile in gran parte a improvvisazione e a una certa difficoltà della C.G.L. di adeguarsi alla nuova situazione determinata dalla presenza di migliaia di ex contadini nella classe operaia, ma non significava disfatta. Tanto è vero che fallì a Milano la manovra antisocialista prontamente predisposta tra gruppi cattolici e borghesia conservatrice (manovra che peraltro aveva tutti i crismi della legalità dopo il Patto Gentiioni), per unire le forze moderate sul terreno elettorale: a Milano i liberali riuscirono infatti a far eleggere solo un deputato (il De Capitani), mentre negli altri collegi si affermarono i socialisti Filippo Turati e Claudio Treves e due radicali, tra cui Luigi Gasparotto che ebbe la meglio sul cattolico conservatore Cornaggia,.

I voti di lista misero ancor più in evidenza il grande successo dello schieramento popolare: i socialisti ottenner[...]

[...]e borghesia conservatrice (manovra che peraltro aveva tutti i crismi della legalità dopo il Patto Gentiioni), per unire le forze moderate sul terreno elettorale: a Milano i liberali riuscirono infatti a far eleggere solo un deputato (il De Capitani), mentre negli altri collegi si affermarono i socialisti Filippo Turati e Claudio Treves e due radicali, tra cui Luigi Gasparotto che ebbe la meglio sul cattolico conservatore Cornaggia,.

I voti di lista misero ancor più in evidenza il grande successo dello schieramento popolare: i socialisti ottennero 28.257 voti; i liberali 19.415; i radicali 7.275; i repubblicani 2.212; i cattolici 2.080 e i socialisti di Bissolati 67. Come si vede, nazionalisti e destre, che pure avevano fatto tanto clamore al momento deM’impresa di Libia, vennero travolti dall'avanzata socialista. Il P.S.I. ottenne questa grande vittoria schierandosi contro la guerra. Un manifesto della Camera del Lavoro di Milano diceva: « Contro tutti i responsabili deM'attuale stato di disagio causato daM’impresa coloniale libica [...]. Contro i dazi protettivi che impinguano i proprietari terrieri, zuccherieri, metallurgici ».

Prima guerra mondiale

Proprio mentre le masse lavoratrici milanesi e italiane esprimevano la più larga approvazione della piattaforma di lotta antibellica e antimperialista, la situazione nazionale e internazionale andava rapidamente deteriorandosi, determinando un’atm[...]

[...]randosi contro la guerra. Un manifesto della Camera del Lavoro di Milano diceva: « Contro tutti i responsabili deM'attuale stato di disagio causato daM’impresa coloniale libica [...]. Contro i dazi protettivi che impinguano i proprietari terrieri, zuccherieri, metallurgici ».

Prima guerra mondiale

Proprio mentre le masse lavoratrici milanesi e italiane esprimevano la più larga approvazione della piattaforma di lotta antibellica e antimperialista, la situazione nazionale e internazionale andava rapidamente deteriorandosi, determinando un’atmosfera di tensione che incoraggiava gli schieramenti della destra Imperialista e nazionalista.

Quando l'AustriaUngheria invase la Serbia, i nazionalisti italiani ebbero buon gioco nel rilanciare un programma avventurista e bellicista sicché, frustrate dal vecchio schieramento liberale ottocentesco, le simpatie della borghesia lombarda si orientarono verso il giovane movimento nazionalista che, con tanta solerzia e decisione, sembrava rendersi interprete delle esigenze economiche dei ceti industriali e commerciali milanesi. Dal 16 al 18 maggio 1914 vi fu a Milano un congres

so nazionalista, il cui obiettivo era appunto quello di operare un cambiamento organizzativo del movimento, per poter raccogliere l’eredità del vecchio liberalismo.

Il fumoso interventismo nazionalista non trovò subito una ben precisa collocazione nello scegliere il posto dell’Italia tra le potenze belligeranti: Corradini oscillava titubante tra l’intervenire a fianco dell’Au* striaUngheria o a fianco dell’Intesa. Poi, spinti dal generale sentimento antiaustriaco, i nazionalisti si abbandonarono a una sfrenata campagna interventista rivelando tutto quel livore antioperaio e antisocialista che costituiva la matrice del loro movimento. Durante una dimostrazione per l’intervento in guerra dell’Italia, venne assaltata la sede milanese deW'Avanti! (v.) e furono danneggiati uffici e insegne del giornale, reo di mantenere un atteggiamento neutralista.

La campagna antisocialista fu alimentata soprattutto dai ceti industriali, preoccupati che la crisi potesse risolversi con la formazione di un governo neutralista guidato da Giolitti e appoggiato dai socialisti riformisti, ma alTinterventismo (v.) parteciparono anche i socialisti « rivoluzionari »: Benito Mussolini (v.), già leader di questa corrente, ex direttore dell’« Avanti! » espulso dal partito, tra il 23 e il 26.1.1915 organizzò a Milano una riunione di « fasci rivoluzionari », mentre dalle colonne del Popolo d’Italia intensificava gli attacchi contro gli uomini politici contrari all’intervento e favorevoli a una neutralità nel conflitto.

La riunione degli iscritti ai « fasci rivoluzionari » (4.715 in tutta Italia) si chiuse con l’approvazion[...]

[...]orevoli a una neutralità nel conflitto.

La riunione degli iscritti ai « fasci rivoluzionari » (4.715 in tutta Italia) si chiuse con l’approvazione di un ordine del giorno di Mussolini: « L’adunata nazionale dei fasci reclama dal governo l’immediata e pubblica denuncia del trattato della Triplice come inizio dell’azione autonoma dell'Italia nel conflitto internazionale ».

L’arco interventista andava perciò dalla posizione di destra antisocialista dei nazionalisti fino a quelle insurrezionali dei socialisti mussoliniani e comprendeva l’interventismo democratico di cui era portavoce il gruppo radicale de II Secolo. I socialisti non seppero opporsi alle pressioni della propaganda interventista anche perché non pochi erano tra le loro file i simpatizzanti per un conflitto contro l’AustriaUngheria, baluardo della reazione internazionale e simbolo dell’oppressione dei popoli.

Nascita del fascismo Fin dai primi mesi del 1919 il vertiginoso aumento del costo della vita,

dovuto aH’economia di guerra, rilanciò le lotte operaie. Il success[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 670

Brano: [...]ciopero si ebbe nel 1894 a Boccheggiano; altri seguirono, nel 1900, nella miniera carbonifera di Ribolla. Lo sfruttamento raggiungeva livelli insopportabili: i turni di lavoro duravano 10 ore; le paghe dei ragazzi sino a 15 anni erano di mezza lira, e dai 15 ai 20 di 1 lira; gli adulti venivano pagati 2 lire al giorno; l'equivalente di 4 chili e mezzo di pane.

Nel 1901 sorsero tra i muratori le prime leghe di resistenza. Il movi

mento socialista era allora agli inizi e aveva scarsi legami con le masse. I soli antagonisti locali dei conservatori erano stati fino a quel momento i repubblicani che avevano al loro interno una forte componente massonica e disponevano del giornale Etruria Nuova.

Nelle elezioni politiche del 1897, la lista dell’« Unione elettorale socialista » di Grosseto, pur presentando come candidato il popolare dirigente socialista Andrea Costa, ottenne soltanto 250 voti contro i 2.500 del repubblicano Ettore Socci. Solo nel 1911 il Partito socialista potè estendere la sua influenza tra i lavoratori grossetani e contribuire al risveglio della coscienza sindacale e politica nella provincia, attraverso un grande sforzo propagandistico e organizzativo e con l’utilizzazione di funzionari esterni. Nel 1910 si costituì la Federazione interprovinciale dei minatori, aderente alla F.I.O.M. e diretta da Pietro Ravagli.

Accanto al giornale repubblicano, comparve il 14.11.1909 il settimanale socialista II Risveglio diretto da Gino Spagnesi e poi da Emilio Zabberini. A questi due fogli democratici si contrapponeva VOmbrone che difendeva posizioni conservatrici e reazionarie e che si distinse, dopo la prima guerra mondiale, per le sue campagne contro il movimento popolare.

AM’indomani del conflitto ci fu un generale spostamento a sinistra anche tra i lavoratori del Grossetano e il movimento socialista accolse nelle sue file la grande massa dei minatori.

Primo dopoguerra

Nelle elezioni del 1919 la circoscrizione di Grosseto (comprendente anche Arezzo e Siena) diede 62.518 voti alla lista socialista; 22.361 voti al Partito popolare e 22.973 alla lista contrassegnata dall’aratro, repubblicana, che presentava come candidato Luzzatto. A Grosseto città i socialisti ottennero oltre 12.000 voti e risultò eletto l’avvocato Umberto Grilli, redattore de « Il Risveglio », già consigliere comunale di Massa Marittima (19071910) e di Piombino (19121914), il quale era anche stato processato nel 1908 dal tribunale di Grosseto per « incitamento allodio di classe ».

Alla grande vittoria conseguita dai socialisti contro le liste della destra, fece riscontro il forte declino dei repubblicani. Alle elezioni amministrative del 1920, i socialisti

conquist[...]

[...]e declino dei repubblicani. Alle elezioni amministrative del 1920, i socialisti

conquistarono tutti i Comuni della provincia, a eccezione di Castiglion della Pescaia (feudo repubblicano), Roccalbegna, Monte Argentario, Giglio e Vetulonia.

NeN'agosto 1920 si costituì la F.l. A.M. (Federazione Italiana Addetti Miniere), organismo regionale del sindacato dei minatori con sede a Grosseto. Ne fu eletto segretario Marino Magnani, un giovane socialista che nel 1921 avrebbe aderito al Partito comunista.

Nel settembré 1920, in un momento di generale tensione rivoluzionaria, in concomitanza con l’occupazione delle fabbriche i minatori grossetani occuparono le miniere, attuando vigorosi scioperi e altre agitazioni. Ma, a causa della tattica opportunistica del Partito socialista che non seppe dare chiare indicazioni su scala nazionale e non volle unire alla classe operaia altri strati popolari, il movimento non raggiunse sufficiente compattezza.

Nel febbraio 1921 la Federazione regionale della F.l .A.M. lanciò un appello alla disciplina e all’unità che concludeva: « Così non si può assolutamente andare avanti. Mentre notifichiamo agli interessati che la Federazione non riconoscerà quei movimenti di carattere generale che vengono effettuati senza consenso deM'organismo, li avvertiamo che saranno presi a loro carico i provvedimenti del caso ».

Contro il fascismo [...]

[...]o alla disciplina e all’unità che concludeva: « Così non si può assolutamente andare avanti. Mentre notifichiamo agli interessati che la Federazione non riconoscerà quei movimenti di carattere generale che vengono effettuati senza consenso deM'organismo, li avvertiamo che saranno presi a loro carico i provvedimenti del caso ».

Contro il fascismo

Con la scissione di Livorno del gennaio 1921, a Grosseto il 60% degli iscritti al Partito, socialista e la maggioranza dei dirigenti sindacali passarono al Partito comunista. Il fascismo cominciò a organizzarsi in provincia nei primi mesi del 1921. Sede del primo Fascio locale fu l’abitazione di un noto agrario, già esponente del Partito liberale. Ancora nel maggio 1922 gli iscritti al Fascio risultavano soltanto 23, ma la violenza delle squadracce si era già ripetutamente rivolta contro i lavoratori e le loro organizzazioni.

Il 27.6.1921, dopo che a Santa Fiora si erano avuti ripetuti scontri tra squadristi e socialisti, un corteo di Camicie nere sfilò per le strade di Grosseto per dare u[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 209

Brano: [...]i una situazione insurrezionale. Egli fu invece bloccato a Roma dall’armistizio e quindi venne inserito nell'organo esecutivo senza speciali procedure.

Nella Capitale, durante l'occupazione tedesca e nel periodo immediatamente posteriore, fu possibile elaborare il documento programmatico del partito. Esso comprendeva 16 punti e costituiva, in sostanza, una affermazione di obiettivi democratici indirizzati a conseguire una società di tipo socialista, che allora pareva potesse raccogliere i consensi della grande maggioranza del partito, il dibattito aveva avuto particolare accento sul secondo punto del programma,’ là dove si poneva il Partito d’Azione come interprete delle aspirazioni di giustizia e libertà dei lavoratori, per la fine di ogni oppressione dell’uomo sull'uomo; impostazione, questa, alla quale Lussu aveva recato l’apporto della sua concezione classista della lotta politica e su cui i contrasti erano stati vivaci.

Còngresso di Cosenza

Tra il 5 e il 7.8.1944 si tenne a Cosenza, sollecitato dalle federazioni meridionali, [...]

[...]ugnato da La Malfa a quello di cui era sostenitore Lussu. L’uno auspicava infatti una caratterizzazione del partito nel senso di forza democratica di sinistra, impegnata su un programma di riforme nella cornice delle istituzioni tradizionali dello Stato democratico; l’altro si batteva invece per una acquisizione da parte del Partito d'Azione delle premesse socialiste, e quindi per una unificazione con le correnti che rappresentavano il fine socialista della lotta del movimento operaio.

Nel congresso prevalse un ordine del giorno presentato da Lussu, nel quale si faceva richiamo a questa seconda prospettiva, seppure in termini assai imprecisi: l’o.d.g. Lussu riportò 37.000 voti; 17.000 ne ebbe l’o.d.g. di minoranza presentato da La Malfa. L’ordine del giorno vincente era stato sottoscritto, tra gli altri, anche da Cencio Baldazzi, Giuseppe Bruno, Calace, Comandini, Calogero, De Martino, Dorso, Garosci,

Gentili, Fancello, Woditzka, Tommaso e Vittorio Fiore.

A quella maggioranza aveva contribuito l’ala meridionalista del partito, che[...]

[...]iamo a questa seconda prospettiva, seppure in termini assai imprecisi: l’o.d.g. Lussu riportò 37.000 voti; 17.000 ne ebbe l’o.d.g. di minoranza presentato da La Malfa. L’ordine del giorno vincente era stato sottoscritto, tra gli altri, anche da Cencio Baldazzi, Giuseppe Bruno, Calace, Comandini, Calogero, De Martino, Dorso, Garosci,

Gentili, Fancello, Woditzka, Tommaso e Vittorio Fiore.

A quella maggioranza aveva contribuito l’ala meridionalista del partito, che portava avanti esigenze di ceti contadini ed artigiani del Sud, anelanti a sostanziosi mutamenti delle basi stesse deH'ordine sociale, e che era preoccupata daH’impostazione medioborghese dell'« Italia Libera ». Non a caso l’ordine del giorno sui problemi sindacali, formulato in tono accentuatamente classista, fu votato all'unanimità.

Tra vivaci incidenti, la maggioranza decise di non rompere con la minoranza e operò perché fossero rieletti gli stessi componenti dell'Esecutivo romano, con aggiunti Woditzka e Comandini per la mozione maggioritaria, e Filippo Caracciolo per [...]

[...]lli della minoranza, in un rapporto che non rispecchiava i voti reali del congresso, ma che il leader dei maggioritari reputò comunque di conservare tale, favorendo la costituzione di una segreteria organizzativa, divenuta in pratica organo di segreteria politica, anch'essa non rispondente in misura rigorosa ai risultati quantitativi del confronto congressuale.

A Cosenza, gli esponenti della maggioranza ritennero evidente che la tendenza socialista prevalesse nel partito, ma anche che

il Partito d'Azione non potesse costituire un secondo partito socialista. Per essi, si riproponeva al vaglio della realtà politica

il vecchio impegno di « Giustizia e Libertà » di essere « movimento di unificazione socialista »; e doveva essere considerato il valore dell'estrema visione unitaria avuta da Rosselli prima della sua morte e come riflesso del l'esperienza spagnola. Si trattava quindi, per questa posizione, di promuovere una fusione a breve scadenza col partito socialista già esistente, secondo uri orientamento sul quale Lussu aveva frequenti dibattiti con Nenni. Fu chiaro anche che questo sbocco andava ricercato, perché

il partito non aveva consistenza sindacale. Gli operai aderenti al Partito d’Azione frequentavano le Camere del lavoro e solo a Napoli, attorno a Bruno Pierleoni e Michele Cifarelli, era nata un’organizzazione sindacale distinta, debole soprattutto perché sostenuta dagli americani. D’altro canto, Lussu non riuscì a far accettare ai dirigenti della C.G.I.L. il principio di una rappresentanza distinta delle forze « azionista » nell’organismo [...]

[...]e di La Malfa dall'altro.

Lombardi e Luigi Salvatorelli avevano presentato al congresso una mozione ciascuno, e Parri ne aveva presentata una terza dopo aver chiarito che si sarebbe potuta facilmente creare una maggioranza che, da Salvatorelli (considerato esponente dell’ala destra del partito) fosse andata fino ai liberalsocialisti di Calogero. Codignola aveva presentato a sua volta una mozione ampiamente motivata, di intonazione liberalsocialista, che appariva diretta a consolidare in misura specifica i problemi di concrete trasformazioni in senso socialista della struttura economica. La mozione di Lussu, firmata anche da Francesco De Martino, era invece uno schématico ordine del giorno di ispirazione classista, che proponeva implicitamente l’incontro col Partito socialista. E quanto a La Malfa, non aveva presentato mozioni.

Quando Parri ebbe confermato il mantenimento della propria mozione, Lombardi e Salvatorelli ritirarono le loro, dichiarando di aderire a quella di Parri. Ma, per ragioni di procedura, il presidente di turno, Boeri, non potè mettere ai voti quest’ultima mozione e Parri dovette ritirarla, cosicché Lombardi e Salvatorelli ripresentarono le loro. De Martino caldeggiò allora — e concluse — l’abbinamento della mozione di Lussu con quella di Codignola: la mozione, così unificata, ottenne 120.000 voti, contro

i 70.000 della mozione Lombardi e [...]

[...]ignola: la mozione, così unificata, ottenne 120.000 voti, contro

i 70.000 della mozione Lombardi e i 30.000 di quella formulata da Salvatorelli. Gli assenti e gli astenuti risultarono portatori di

67.000 voti, rilevando così lo stato di incertezza e di disorientamento del partito. Parri considerò di doversi dimettere dal Partito d’Azione. Lombardi, Vittorio Foa e Manlio Rossi Doria, aderendo all’invito di Lussu, aggiunsero i loro nomi alla lista di maggioranza, per « reagire alle tendenze centrifughe e per collaborare all’unità del partito ». Codignola si adoperò per facilitare la composizione di una direzione unitaria e Lussu potè presentare al Congresso la lista dei candidati al Comitato centrale, che vennero eletti alla unanimità. Alle correnti fu attribuita una rappresentanza proporzionale negli organi direttivi nazionali. Fernando Schiavetti, su proposta di Lussu, venire eletto segretario politico e direttore del quotidiano « Italia Libera », organo ufficiale del partito. Guido Calogero, Alberto Cianca, Federico Comandini, Tristano Codignola e Francesco De Martino furono chiamati a far parte dell'Esecutivo.

Lussu, ritenendo esaurito il proprio compito nel ministero ed al vertice del partito, ed essendo anche in precarie condizioni di salute, al[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 614

Brano: [...] di fabbrica, sviluppatosi rapidamente e presente nelle principali officine torinesi, con ramificazioni in altri centri industriali del Piemonte (non si estese però su scala nazionale), il 3.12.1919 ebbe l’occasione di dimostrare la sua forza in una vigorosa manifestazione di lotta per le vie di Torino.

In un rapporto inviato 6 mesi dopo al Comitato esecutivo della Terza Internazionale (v.), Gramsci scrisse: « Dietro ordine della Sezione socialista che concentrava nelle sue mani tutto il meccanismo del movimento di massa, i Consigli di fabbrica mobilitarono senza alcuna preparazione, nel corso di un’ora, centoventimila operai, inquadrati secondo le aziende. Un’ora dopo si precipitò Tarmata proletaria come una valanga fino al centro della città e spazzò dalle strade e dalle piazze tutto il canagliume nazionalista e militarista ».

Il 26.7.1919, su l’« Ordine Nuovo», apparve il programma della frazione comunista del P.S.I.. Sempre più evidente si dimostrava l'insufficienza del Partito socialista rispetto al movimento: lo sciopero generale dell’aprile 1920, diretto dai consigli di fabbrica, per il mancato appoggio della direzione socialista e della Confederazione generale del lavoro (v.) rimase isolato a Torino e in alcune fabbriche del Piemonte, finendo con la sconfitta dei lavoratori. Gramsci la giudicò tuttavia una sconfitta momentanea che non pregiudicava l’esito dello scontro generale di classe in atto.

L’8.5.1920 l'« Ordine Nuovo » pubblicò una mozione in 9 punti, stesa personalmente da Gramsci e approvata dalla Sezione socialista torinese, in occasione del Consiglio nazionale del P.S.I., nella quale la situazione era così analizzata: « La fase attuale della lotta di classe in Italia, è la fase che precede: o la conquista del potere politico da parte del proletariato rivoluzionario per il passaggio a ntiovi modi di produzione e di distribuzione che permettano una ripresa della produttività: o una tremenda reazione da parte della classe proprietaria e della casta governativa. Nessuna violenza sarà trascurata per soggiogare il proletariato industriale e agricolo a un lavoro servile: si cercherà di spezzare inesorabilment[...]

[...]parte del proletariato rivoluzionario per il passaggio a ntiovi modi di produzione e di distribuzione che permettano una ripresa della produttività: o una tremenda reazione da parte della classe proprietaria e della casta governativa. Nessuna violenza sarà trascurata per soggiogare il proletariato industriale e agricolo a un lavoro servile: si cercherà di spezzare inesorabilmente gli organismi di lotta politica delia classe operaia (Partito socialista) e di incorporare gli organismi di resistenza economica (i sindacati e le cooperative) negli ingranaggi dello Stato borghese ».

Riguardo all’atteggiamento del Partito socia

lista, la mozione affermava: « Il Partito socialista italiano assiste da spettatore allo svolgersi degli avvenimenti, non ha mai una opinione sua da esprimere che sia in dipendenza delle tesi rivoluzionarie del marxismo e deH’Internazionale Comunista, non lancia parole d’ordine che possano essere accolte dalle masse, dare un indirizzo generale, unificare e concentrare l’azione rivoluzionaria ».

Alla critica seguivano le indicazioni per porre le basi di un partito « nuovo ». « Il partito deve acquistare una sua figura precisa e distinta: da partito parlamentare e piccoloborghese deve diventare il partito del proletariato rivoluzionario, un pa[...]

[...]ria del potere politico sia posta in modo esplicito, nel quale il proletariato industriale e agricolo sia invitato a prepararsi e ad armarsi e nel quale siano accennati gli elementi delle soluzioni comuniste per i problemi attuali ».

Questo documento ebbe l’approvazione di Lenin; nelle « Tesi » sui compiti fondamentali del li Congresso dell'Internazionale Comunista (agosto 1920), era detto esplicitamente: « Per quanto riguarda il Partito socialista italiano, il II Congresso della III Internazionale ritiene sostanzialmente giuste la critica del partito e le proposte pratiche, pubblicate come proposte al Consiglio nazionale dei Partito socialista italiano, a nome della Sezione torinese del partito stesso, nella rivista I’ ” Ordine Nuovo ” dell’8 maggio 1920, le quali corrispondono pienamente a tutti i principi fondamentali della III Internazionale ».

La fondazione del P.C.d'I.

Durante il movimento dell’occupazione delle fabbriche (v.), Gramsci, Togliatti, Terracini, Giovanni Parodi, Battista Santhià, Giovanni Boero, Mario Montagnana e gli altri dirigenti e militanti dell'« Ordine Nuovo » furono attivamente presenti nelle diverse officine in lotta.

In seguito all’atteggiamento della direzione del Partito socialista e della Con[...]

[...]dono pienamente a tutti i principi fondamentali della III Internazionale ».

La fondazione del P.C.d'I.

Durante il movimento dell’occupazione delle fabbriche (v.), Gramsci, Togliatti, Terracini, Giovanni Parodi, Battista Santhià, Giovanni Boero, Mario Montagnana e gli altri dirigenti e militanti dell'« Ordine Nuovo » furono attivamente presenti nelle diverse officine in lotta.

In seguito all’atteggiamento della direzione del Partito socialista e della Confederazione del lavoro, responsabili della sconfitta del movimento, i bordighiani torinesi volevano uscire immediatamente dal partito.

Tra i più autorevoli e decisi sostenitori di tale iniziativa vi era Giovanni Parodi, e solo con difficoltà Gramsci riuscì a persuaderlo a rinunciare a un’azione intempestiva, sostenendo (come appare anche in un suo articolo sull’« Avanti! » del 22.9.1920) che il Partito comunista doveva sorgere come il solo grande organismo nel quale il proletariato potesse avere fiducia e che

potesse raccogliere tutte le forze rivoluzionarie.

In ottobre vi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 537

Brano: Pescara

L,oreto Aprutino, già appartenente al movimento nazionalista, aderì al fascismo, diventando uno dei principali animatori dei fasci in Abruzzo. Spaventati dalla crescente mobilitazione dei contadini, gli agrari trovarono nella incipiente violenza delle squadre fasciste il più valido sostegno alla difesa dei loro privilegi; ne divennero pertanto i più solerti sostenitori e finanziatori, riconoscendo in Acerbo il loro migliore alleato.

Seguendo l'esempio di altre regioni, vennero assoldati sottoproletari, spostati ed ex combattenti che non trovavano un facile inserimento nella società. In misura molto minore, parteciparono a quest’azione anche i coltiv[...]

[...]rima delle elezioni politiche del 1924 presentò la famigerata leggetruffa che avrebbe dato la maggioranza assoluta ai fascisti. Come ministro delle Finanze e dell'Agricoltura, dimostrò poi particolare efficienza nel difendere gli interessi dei grandi proprietari terrieri.

Dal congresso di Livorno alla marcia su Roma

Nella seconda metà del 1920 anche nelle organizzazioni socialiste abruzzesi cominciarono a delinearsi in seno al Partito socialista varie correnti. Un dato assai indicativo emerse nel congresso dei Comuni e delle organizzazioni socialiste della provincia di Teramo, svoltosi a Rosburgo (oggi. Roseto degli Abruzzi) ai primi del dicembre 1920 e presieduto dal sindaco socialista Giovanni Pierantozzi. Molto vivaci e polemici furono gli interventi e, alla fine, i comunisti, unitari (Serrati, Agostinone, Pierantozzi e altri) ebbero la maggioranza assoluta. Smeraldo Presutti, che rappresentava la sezione di Città Sant*Angelo, si dichiarò invece favorevole aì comunisti di Amadeo Bordiga. Presutti, che aveva già partecipato al convegno della frazione comunista svoltosi a Imola il 28:11,1920, fece poi parte della delegazione italiana al

IV Congresso dell'intemazionale comunista, tenuto a Mosca nel novembre 1922.

Secondo il settimanale Falce e martello, pubblicato dall[...]

[...]assoluta. Smeraldo Presutti, che rappresentava la sezione di Città Sant*Angelo, si dichiarò invece favorevole aì comunisti di Amadeo Bordiga. Presutti, che aveva già partecipato al convegno della frazione comunista svoltosi a Imola il 28:11,1920, fece poi parte della delegazione italiana al

IV Congresso dell'intemazionale comunista, tenuto a Mosca nel novembre 1922.

Secondo il settimanale Falce e martello, pubblicato dalla Federazione socialista di Teramo negli anni 191921, nel corso dei congressi sezionali preparatori di quello nazionale di Livorno del gennaio 1921 la quasi totalità delle sezioni socialiste si

erano pronunciate a maggioranza contro la scissione e per l’unità del partito, salvo Città Sant’Angelo e Giulianova (che delegarono Smeraldo Presutti) e Castellammare (che delegò Guido Molinelli), che votarono per la frazione comunista di Bordiga.

La Sezione socialista di PopoM (che allora faceva parte della provincia dell' Aquila) si pronunciò a stragrande maggioranza per Bordiga.

Dopo la scissione socialista di Livorno, piccoli gruppi o singoli militanti socialisti aderirono un po’ dappertutto al nascente Partito comunista d'Italia. A Castellammare aderirono Guido Molinelli, Paolo Caracciolo, i fratelli Verrocchio, la Sezione giovanile con il suo segretario Giuseppe Gialluca (che successivamente, per sfuggire alle continue persecuzioni, emigrerà in Francia e parteciperà come volontario garibaldino alla guerra di Spagna). A Pescara aderirono al P.C.d’l. Nello Pellieciotta, Mario Seccia, Luigi Cirillo, Eugenio Pagliaro e altri, A Loreto Aprutino, Umberto Di Teodoro e alcuni altri.

A Popoli,' ade[...]

[...]rocchio, la Sezione giovanile con il suo segretario Giuseppe Gialluca (che successivamente, per sfuggire alle continue persecuzioni, emigrerà in Francia e parteciperà come volontario garibaldino alla guerra di Spagna). A Pescara aderirono al P.C.d’l. Nello Pellieciotta, Mario Seccia, Luigi Cirillo, Eugenio Pagliaro e altri, A Loreto Aprutino, Umberto Di Teodoro e alcuni altri.

A Popoli,' aderirono al P.C.d’l. la maggioranza della Sezione socialista e dei consiglieri comunali (che elessero sindaco Ercole Sciarretta in sostituzione dei socialista Quagliola); Domenico Paolini (consigliere socialista dal 1913) e Nicola Costantini si distinsero per la loro attività e la simpatia popolare che li circondava. Sempre a Popoli, nella tipografia di Nerino Fracassi si stampò il periodico comunista Abruzzo Rosso, diretto da Pierino Ventura, dirigente comunista dell’Aquila noto in tutta la regione.

Il 15.5.1921, in seguito allo scioglimento anticipato della legislatura, si svolsero nuove elezioni politiche.

I tre deputati socialisti uscenti vennero confermati, mentre una lista comunista, capeggiata da Mario Cavarocchi, pur ottenendo una buona affermazione con circa 3.000 voti, non raggiunse i[...]

[...]ini si distinsero per la loro attività e la simpatia popolare che li circondava. Sempre a Popoli, nella tipografia di Nerino Fracassi si stampò il periodico comunista Abruzzo Rosso, diretto da Pierino Ventura, dirigente comunista dell’Aquila noto in tutta la regione.

Il 15.5.1921, in seguito allo scioglimento anticipato della legislatura, si svolsero nuove elezioni politiche.

I tre deputati socialisti uscenti vennero confermati, mentre una lista comunista, capeggiata da Mario Cavarocchi, pur ottenendo una buona affermazione con circa 3.000 voti, non raggiunse il quoziente necessario a eleggere il proprio candidato.

Dopo queste elezioni e specialmente nel 1922 la situazione fu sempre più caratterizzata dalla crescente violenza delle squadre fasciste, appoggiate nelle loro imprese dalle forze di polizia. Anche in Abruzzo si sviluppò l’azione eversiva dei fascisti che, a Penne, devastarono e incendiarono la Sezione socialista e la Camera de! lavoro subentrata alla Lega contadina quale punto di riferimento delle attività rivendicative[...]

[...]arocchi, pur ottenendo una buona affermazione con circa 3.000 voti, non raggiunse il quoziente necessario a eleggere il proprio candidato.

Dopo queste elezioni e specialmente nel 1922 la situazione fu sempre più caratterizzata dalla crescente violenza delle squadre fasciste, appoggiate nelle loro imprese dalle forze di polizia. Anche in Abruzzo si sviluppò l’azione eversiva dei fascisti che, a Penne, devastarono e incendiarono la Sezione socialista e la Camera de! lavoro subentrata alla Lega contadina quale punto di riferimento delle attività rivendicative di tutti i lavoratori.

Nell’agosto 1922 a Castellammare venne respinto l’attacco dei fascisti

contro un circolo culturale dove si riunivano socialisti, comunisti e repubblicani.

Le aggressioni fasciste incontrarono maggiore resistenza a Popoli, dove i lavoratori difesero con grande energia la loro Camera del lavoro. Nell’estate 1922 un improvviso tentativo di attacco venne respinto grazie alla resistenza di soli tre compagni, uno dei quali riuscì a togliere il pugnale a un fa[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 569

Brano: Socialista Italiano, Partito

Lotta antifascista ed emigrazione

Dall’inizio del 1923 il massimalista Serrati era stato estromesso dall’“Avanti!”, che costituiva il suo principale punto di forza nel partito. AI contempo, la maggioranza del P.S.I. aveva respinto la fusione con i comunisti e, partecipando all’Aventino, la residua compagine massimalista si era trovata a fianco delle altre forze dell'antifascismo democratico (i riformisti di Turati, i costituzionali di Giovanni Amendola, i popolari e i repubblicani) che su posizioni attesiste avevano fatto della “questione morale” il metodo principale di lotta contro la dittatura. Nel rimescolamento di idee e uomini cui si è accennato (che spiegherà molti degli atteggiamenti assunti dal P.S.I. nel corso della sua opposizione antifascista in Italia e all’estero, e più tardi nel corso della Resistenza), conviene notare: l’indirizzo di intransigenza di cui Matteotti, come segretario del P.S.U., [...]

[...]lla fusione dei due partiti e Nenni ne divenne segretario. La fusione fu sostenuta anche da Giuseppe Saragat (v.), giovane esponente dell'ex P.S. U. che, a Vienna, si era accostato aH’austromarxismo.

Nonostante questo dinamismo tattico e ideologico, di fatto il P.S.I. delegò “Giustizia e Libertà” (v.) a tenere i contatti con l’Italia (novembre 1931), prova questa di una scarsa capacità organizzativa e della inadeguatezza dell’emigrazione socialista ai compiti della cospirazione rivoluzionaria. Nell’area socialista si distinsero tuttavia uomini come Alessandro Pertini (v.) che, spinto da volontà di azione, rientrò clandestinamente in Italia, dove fu catturato e carcerato per lunghi anni, nonché Fernando De Rosa (v.), di tendenze libertarie, che nel 1929 attentò al principe Umberto di Savoia. Ma, nel complesso, comunisti e giellisti tolsero spazio all’iniziativa clandestina del P.S.I., sotto que

Pietro Nenni a Berlino durante una manifestazione della Internazionale socialista per la costituzione di un fronte antifascista (1932)

sto aspetto evidentemente poco vocato.

In seguito all’unificazione P[...]

[...]ttavia uomini come Alessandro Pertini (v.) che, spinto da volontà di azione, rientrò clandestinamente in Italia, dove fu catturato e carcerato per lunghi anni, nonché Fernando De Rosa (v.), di tendenze libertarie, che nel 1929 attentò al principe Umberto di Savoia. Ma, nel complesso, comunisti e giellisti tolsero spazio all’iniziativa clandestina del P.S.I., sotto que

Pietro Nenni a Berlino durante una manifestazione della Internazionale socialista per la costituzione di un fronte antifascista (1932)

sto aspetto evidentemente poco vocato.

In seguito all’unificazione P.S.I.P.S. U. del 1930, rimase in vita un ramo del vecchio tronco socialista:

ii cosiddetto P.S.I. massimalista, dotato fra i lavoratori emigrati di una notevole consistenza di base, talora superiore anche alla formazione unificata. Lo dirigevano Angelica Balabanoff (v.) e, in posizione subordinata, Elmo Simoncini, un ex sellaio romagnolo vicino ai gruppi rivoluzionari anche di estrema sinistra.

Attività clandestina in Italia

Per tradizione e continuità, per intransigenza ideale e politica, anche se poco collegato alla situazione interna italiana il P.S.I. offrì su scala nazionale e internazionale un cospicuo contributo all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fascismo. In parte c[...]

[...]ansigenza ideale e politica, anche se poco collegato alla situazione interna italiana il P.S.I. offrì su scala nazionale e internazionale un cospicuo contributo all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fascismo. In parte ciò fu merito di Nenni e della sua “politique d’abord” quantunque presentasse, in quanto tale, anche notevoli ombre, specie sul terreno degli apprestamenti pratici e della mobilitazione concreta. La presenza socialista in tutte le principali fasi delTantifaseismo passò dall’Aventino alla Concentrazione, dai Fronti popolari (v.) alla guerra di Spagna. Mentre all'estero il P.S.I. si trovava a operare fra i comunisti e il movimento giellista, aH'interno dell'Italia sopravviveva qualche raro gruppo clandestino, soprattutto nelle vecchie basi operaie del Nord, collegato ai democratici più avanzati e a giovani intellettuali, talora a quadri e militanti comunisti.

All’inizio del 1931, a Milano, si formò un comitato socialista composto da Giuseppe Faravelli (v.), Fabrizio

Esuli socialisti in Francia. Si riconoscono (da sinistra): Vera Modigliani, Filippo Turati, iG. Emanuele Modigliani

569



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 5

Brano: [...] nella primavera del 1940 ebbero accentuato per l’Italia il rischio di rimanere esclusa dalle future trattative al tavolo della pace. Seguì l’entrata in guerra, nella quale l’Italia era stata fatalmente trascinata dall’alleanza con la Germania.

Si veda la voce Alleanza itaiotedesca.

E. Co.

Acciarini, Filippo

N. a Recanati (Macerata) il 5.3. 1888, m. a Mauthausen il 2.3.1945; ragioniere. Antifascista attivo, militante del Partito socialista, collaborò all’« Ordine Nuovo » e, in seguito, fu corrispondente e redattore dell’® Avanti! ». Esonerato dall’impiego nelle Ferrovie dello Stato a causa della sua attività antifascista, nel dicembre del 1922 fu oggetto di un attentato da parte di una squadra fascista. Arrestato e deferito al Tribunale speciale nel 1928, fu assolto per insufficienza di prove. Fece parte della Direzione centrale del Partito Socialista Italiano ricostituita clandestinamente nel

1942 e, un anno dopo, assunse la direzione dell’« Avanti! » clandestino. Partecipò all’organizzazione del

lo sciopero generale effettuato dagli operai torinesi dall’1 all’8.3.1944. Arrestato pochi giorni dopo, fu rinchiuso dapprima nel carcere milanese di San Vittore; poi trasferito per breve tempo a Fossoli, e infine deportato a Mauthausen, dove lasciò la vita.

Accorsi, Padre Ettore

Medaglia d'oro al valor militare. N. a S. Carlo, frazione di Sant’Agostino (Ferrara) nel 1909; dottore in teologia e filosofia dell’Ordine dei domenicani, ha[...]

[...]detentore. Contagiato da tbc per aver con spirito di sacrificio data assistenza ai colpiti dal terribile morbo, rifiutava ogni cura e ricusava reiterate proposte di rimpatrio condizionate a disonorevole adesione ».

Accursio, Palazzo d’

Sede del municìpio di Bologna, da cui prese il nome un grave eccidio ivi avvenuto il 21.11.1920, in seguito a! tentativo delle squadracce fasciste d’impedire il legittimo insediamento deHamministrazione socialista.

Le elezioni amministrative svoltesi in quel mese avevano dato la piena vittoria alla lista socialista (in gran parte composta da elementi di estrema sinistra), con 18.170 voti contro i 7.985 del Blocco nazionale (liberali, destre, fascisti) e i 4.694 del Partito popolare (cattolici). Le destre reagirono con livore alla sconfitta e i fascisti dichiararono apertamente che, con ogni mezzo, avrebbero impedito all’amministrazione socialista di insediarsi e di funzionare.

« La vittoria di Bologna — dirà il dirigente socialista Filippo Turati nel suo discorso alla Camera del 24 novembre — era un po’ la vittoria di tutta l’Emilia e della vicina Romagna. Il fatto significante non è tanto il possesso del Municipio, ma il possesso di tutte le attività economiche di esso, delle Aziende dei consumi, delle Opere Pie; è la ripercussione della città nella campagna, dove i lavoratori della terra, formidabilmente organizzati, si affacciano alla vita civile ».

Quando, alla vigilia della convocazione del nuovo Consiglio, i fascisti mobilitarono le loro forze con la connivenza del governo e delle autorità locali, i socialisti [...]

[...]lla città nella campagna, dove i lavoratori della terra, formidabilmente organizzati, si affacciano alla vita civile ».

Quando, alla vigilia della convocazione del nuovo Consiglio, i fascisti mobilitarono le loro forze con la connivenza del governo e delle autorità locali, i socialisti fecero sapere che in caso di attacco si sarebbero difesi e, dalle sezioni, accorsero i lavoratori. Il 21 novembre ebbe luogo la seduta di insediamento, il socialista Ennio Gnudi venne eletto sindaco. Ma, nel momento in cui egli si affacciò al balcone di Palazzo d’Accursio per salutare la folla ammassata nella piazza sottostante, circa 250 fasci

sti provenienti da piazza di Porta Ravegnana (dove avevano fatto irruzione nella torre degli Agnelli, per ammainarvi la bandiera rossa) cominciarono a sparare. Dal municipio i socialisti risposero al fuoco con il lancio di bombe a mano. Complessivamente si ebbero nella piazza 9 morti e un centinaio di feriti, tutti socialisti o simpatizzanti della sinistra. Nello stesso tempo scoppiava nella sala del Consiglio, [...]

[...]e. Dal municipio i socialisti risposero al fuoco con il lancio di bombe a mano. Complessivamente si ebbero nella piazza 9 morti e un centinaio di feriti, tutti socialisti o simpatizzanti della sinistra. Nello stesso tempo scoppiava nella sala del Consiglio, tra i consiglieri eletti, un violento incidente, nel corso del quale rimanevano colpiti da colpi di pistola due rappresentanti della minoranza: mortalmente, l’avvocato Giulio Giordani, nazionalista, ex combattente e mutilato di guerra; non gravemente, l’avvocato Cesare ColUva. Non fu possibile appurare l’identità dello sparatore.

L’uccisione del Giordani venne sfruttata dai fascisti e dalle destre che, cercando di far passare sotto silenzio l’aggressione organizzata contro un’amministrazione liberamente eletta, si diedero a speculare sfacciatamente sull’uccisione « in agguato » dell’ex combattente. Da quel momento ebbe inizio in Emilia, e poi nelle altre regioni, la serie di « spedizioni punitive » e di azioni terroristiche dei fascisti contro i socialisti e contro le sedi delle orga[...]

[...] celebratosi nel marzo 1921 presso la Corte d’assise di Milano, si concluse con l’assoluzione degli imputati (tutti socialisti), meno uno che venne condannato per presunta complicità con l’ignoto sparatore.

Acerbo, Giacomo

Uomo politico fascista. N. a Loreto Aprutino (Pescara) nel 1888; docente universitario di Economia e politica agraria. Organizzatore dei Fasci di combattimento in Abruzzo, nelle elezioni del 1921 fu eletto deputato nella lista fascista. Nel luglio dello stesso anno, assieme a Giovanni Giurati, fu incaricato dal partito di avviare trattative con i deputati socialisti Tito Zaniboni e Giuseppe Ellero, per addivenire a un « patto di pacificazione » (v.) tra fascisti e socialisti.

Dopo la marcia su Roma, G.A. entrò a far parte del primo governo Mussolini, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; e quando il partito dichiarò l’incompatibilità, per un fascista, di appartenere contemporaneamente alla massoneria, si dimise da quest’ultima. Fu l’estensore della legge elettorale fascista, in base alla quale si s[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 245

Brano: [...]schiacciano senza pietà il lavoratore della terra.

Nel 1905 scoppia a Cerignola il primo sciopero generale: uh salario fisso e urt orario di lavoro sono le rivendicazioni dei manifestanti, ma contro di essi viene lanciata la cavalleria e i poliziotti sparano prò* vocando 5 morti. Nel 1907 Giuseppe Di Vittorio e un gruppo di altri giovani lavoratori, organizzatisi nel giorno stesso di quell’eccidio, daranno vita al primo Circolo giovanile socialista di Cerignola.

Tra il 1907 e il 1909 si susseguono le lotte, principalmente miranti a regolare l'orario di lavoro, e si afferma in esse una direzione di tipo anarcosindacalista. Il movimento mantiene tuttavia una sua compattezza, tanto che la scissione sindacalista del 1912 non darà luogo a quella creazione di due distinte Camere del lavoro che si ha in altre regioni, ma continua a svolgersi sulla base di una sola organizzazione, diretta dai socialisti o dai sindacalisti secondo che gli uni o gli altri abbiano legalmente la maggioranza.

Nel 1913, con la estensione del diritto di voto, i braccianti pugliesi parteciparono per la prima volta alle elezioni generali politiche, sfidando i proprietari terrieri e i loro sgherri, i famigerati mazzieri (così chiamati per la corta mazza da capraio, cerchiata in ferro, di cui si armano).

Candidato socialista [...]

[...]una sola organizzazione, diretta dai socialisti o dai sindacalisti secondo che gli uni o gli altri abbiano legalmente la maggioranza.

Nel 1913, con la estensione del diritto di voto, i braccianti pugliesi parteciparono per la prima volta alle elezioni generali politiche, sfidando i proprietari terrieri e i loro sgherri, i famigerati mazzieri (così chiamati per la corta mazza da capraio, cerchiata in ferro, di cui si armano).

Candidato socialista fu Gaetano Salvemini che, dall’esperienza delle violenze e dei brogli constatati in quelle elezioni, trarrà gli elementi per scrivere quel violento atto di accusa contro Gioì itti che è II ministro della malavita. Nelle elezioni politiche del 1919, Bari diede 33

mila 368 voti alla lista dei ministeriali; 26.519 voti alla lista dei combattenti, capeggiata da Gaetano Salvemini; 26.545 voti ai socialisti (riuscirono eletti Nicola Barbato e Arturo Velia); 20.889 voti ai popolari e il resto, dei complessivi 136 mila 670 voti, a liste minori. Tra i dirigenti socialisti dell’epoca si ricordano Giuseppe Di Vagno, Giuseppe Di Vittorio (allora sindacalista rivoluzionario), Antonio Violante, Domenico Majolo, Michele Mah ti lasso, Leoni Mucci, Raffaele Pastore, Domenico De Leonardis.

Le violenze fasciste

Il movimento socialista, pur avvertendo la spinta rivoluzionaria delle masse, negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale non seppe assicurarsi collegamenti e alleanze con i ceti medi e i lavoratori delle città e con i piccoli coltivatori delle campagne.

I grossi agrari, speculando sulla retorica patriottarda, riuscirono invece a influenzare questi stessi ceti in funzione antisocialista e a organizzare lo squadrismo. I socialisti si schierarono contro l'Associazione Nazionale Combattenti (sebbene diretta da nazionalisti e fascisti, vi aderivano molti democratici) e contro la costituenda Opera Nazionale Combattenti (v.) opponendosi all’iniziativa di appoderamento della terra che ne costituiva il principale programma. Di fronte alla mancanza di unità delle forze democratiche la reazio

ne potè facilmente scatenarsi: anche in provincia di Bari il fascismo sorse e si sviluppò come violenza organizzata dagli agrari contro i lavoratori. I mazzieri, capeggiati da Giuseppe Caradon[...]

[...]o d’armata stanziato a Bari, istruite e dirette da ufficiali dell’esercito in servizio.

Il primo assassinio fu perpetrato dai fascisti il 19.2.1921 e nei corso di quello stesso anno le violenze si susseguirono alle violenze: Barletta, Minervino, Cerignola e tante altre località videro ie sedi dei lavoratori devastate, i circoli incendiati, la quotidiana caccia all'uomo condotta dagli squadristi. Il 21 settembre fu assassinato il deputato socialista Giuseppe Di Vagno che, sfidando un bando di proscrizione fascista, aveva « osato » rimettere piede a Mola per inaugurarvi la bandiera rossa di un circolo.

Il 31.7.1922, alla proclamazione del

lo sciopero generale da parte dell'Alleanza del lavoro (v.), il cui comitato barese era presieduto da Giuseppe Di Vittorio, Caradonna giunse con i suoi mazzieri a cavallo e, non diversamente da una unità militare, dopo aver occupato il municipio di Andria si apprestò a conquistare Bari. Ma gli Arditi dei

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 498

Brano: [...]Felice stesso il 26.7.1903, oltre a dirigere le agitazioni sindacali assolveva a funzioni politiche ed elettoralistiche.

In provincia il movimento rivendicativo delle masse dava luogo di tanto in tanto a esplosioni violente: a Grammichele, il 16.8.1905, una grande schiera di cittadini, dopo aver accompagnato alla stazione un gruppo di emigranti costretti a partire per l’Argeritina, inscenò una dimostrazione di protesta al canto dell’inno socialista. Aggrediti a sciabolate dalla polizia, i dimostranti invasero l’odiato « Casino dei civili» e lo dettero alle fiamme. Ne seguì una sparatoria da parte degli agenti che provocò 12 morti e 180 feriti. Nel 1904, quando il De Felice, alla testa di un vasto raggruppamento politico denominatosi « Partiti popolari », comprendente i dirigenti della Camera del lavoro ed esponenti socialisti, repubblicani, liberali, fino ad alcuni conservatori e clericali, stretto tra la contraddizione di un rivoluzionarismo verbale e di una collaborazione di fatto con Giolitti passò al riformismo, una nuova leva di so[...]

[...]ti, repubblicani, liberali, fino ad alcuni conservatori e clericali, stretto tra la contraddizione di un rivoluzionarismo verbale e di una collaborazione di fatto con Giolitti passò al riformismo, una nuova leva di socialisti cominciò a farsi avanti. Tra questi si ricordano Lucio Boscarini, Pasquale Spampinato, Giuseppe Drago, Antonio Isola e Giuseppe Sapienza che mirarono a enucleare dall’ibrido coacervo dei * Partiti popolari » un partito socialista sviluppante una politica di classe.

Il De Felice, passato ormai dall’altra parte della barricata, finì per trovarsi in compagnia dei monarchici e dei colonialisti, sostenitore della guerra libica, poi interventista e volontario nella guerra 191518. Il Partito socialista gli contrappose nelle elezioni politiche del 1913 la nobile figura di Nicola Barbato, ma senza successo: grazie alla sua popolarità il De Felice ottenne 5.207 voti contro i 1.029 del candidato socialista.

Il 2021.1.1915 un grande sciopero per il pane e contro la guerra, promosso dai socialisti, fu occasione di altri scontri con le forze di polizia. I dimostranti ebbero un morto e numerosi feriti, seguiti da un centinaio di arresti.

Primo dopoguèrra

Il conflitto mondiale segnò una battuta di arresto del movimento socialista, ma questi risorse rapidamente subito dopo l’armistizio. Le sezioni socialiste catanesi, che nel 1914 erano solo 4 nell'intera provincia, nel 1920 salirono a 20. Le elezióni politiche del 1919 diedero

alla lista socialista in provincia di Catania 4.450 voti, ma quella di De Felice e dei suoi alleati borghesi ne raccolse dieci volte di più.

Andò sviluppandosi in quegli anni un vasto movimento di occupazione delle terre portato avanti dai socialisti, dagli ex combattenti e dalle leghe bianche di ispirazione sturziana. Il 26.7.1920 i lavoratori diedero l’assalto al municipio di Randazzo e innalzarono sul palazzo la bandiera rossa. Nella violenta reazione poliziesca seguitane, 9 dimostranti furono uccisi e numerosi altri feriti. Due giorni dopo, fu proclamato a Catania uno sciopero generale di protesta e convoca[...]

[...] Randazzo e innalzarono sul palazzo la bandiera rossa. Nella violenta reazione poliziesca seguitane, 9 dimostranti furono uccisi e numerosi altri feriti. Due giorni dopo, fu proclamato a Catania uno sciopero generale di protesta e convocato un comizio al Teatro Sangiorgi. All’uscita dal teatro, la guardia regia sparò sui manifestanti facendo altri 7 morti e una ventina di feriti, cui seguirono un centinaio di arresti. AM’interno del Partito socialista i comunisti erano in minoranza, ma conquistarono larga influenza dopo la scissione del P.S.I. al Congresso di Livorno (1921). Responsabile della Federazione comunista provinciale divenne Francesco Aliotta; segretario della sezione di Catania fu nominato Giovanni Albanese, mentre Concetto Lo Presti diventò segretario della Gioventù comunista. Altri noti attivisti e dirigenti comunisti catanesi nel 1921 erano: Carmelo Barbagai lo a Biancavilla; Vito Longo a Misterbianco; Giov. Battista Fanales a Caltagirone; Giuseppe Giarruso ed Enrico Verdino a Vizzi ni; Filippo Guerrerà a Riposto; Michelangel[...]

[...]ttista Fanales a Caltagirone; Giuseppe Giarruso ed Enrico Verdino a Vizzi ni; Filippo Guerrerà a Riposto; Michelangelo e Giuseppe Caserta e Giacinto D'Ali a Paterno; Benedetto Zuccarei lo, Arnoldo Verzì, Calogero Minacapelli e Giuseppe Gulà a Catania città.

Molto debole inizialmente l’influenza elettorale dei comunisti nella circoscrizione di Catania (comprendente le province di Messina e Siracusa). Le elezioni politiche del 1921 diedero alla lista del P.C.I. 1.944 voti, contro 13.000 voti socialisti. Ma già nelle elezioni politiche del 1924 i comunisti raccolsero 10.840 voti, riuscendo così a mandare in parlamento Francesco Lo Sardo, il primo deputato comunista della Sicilia (i socialisti unitari capeggiati da Filippo Turati ottennero 14.136 voti, mentre 7.673 andarono ai massimalisti che elessero Arturo Velia).

(

La lotta antifascista

Anche a Catania il fascismo si impose con la violenza. I comunisti organizzarono la resistenza popolare contro le squadracce delle camicie nere. Il 23.12.1921, a Biancavilla, i

lavoratori asf[...]

[...]nche a Catania il fascismo si impose con la violenza. I comunisti organizzarono la resistenza popolare contro le squadracce delle camicie nere. Il 23.12.1921, a Biancavilla, i

lavoratori asfaltarono la sede del fascio al suono delle campane. Dopo l’assassinio di Matteotti (giugno 1924) manifestazioni di strada e comizi volanti ebbero luogo a Catania e in diverse località della provincia, ma con il fallimento dell’Aventino (v.) il Partito socialista si disgregò completamente e l’attività dei comunisti, costretti aH’illegalità, divenne ogni giorno più difficile.

Nel 1926, in seguito all’arresto di un corriere clandestino del partito, furono duramente colpite le organizzazioni comuniste della Sicilia, della Calabria e della Basilicata. Ne seguì un grosso processo al Tribunale speciale, conclusosi nel 1928 con la condanna (oltre che di Giovanni Bresso, Luigi Allegato e Ilio Bosi, quest’ultimo arrestato a Catania), di numerosi comunisti sióiliani, tra cui Umberto Fiore e Francesco Lo Sardo, il deputato catanese.

L’attività clandestina,[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine lista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---fascista <---fascismo <---socialista <---fascisti <---comunista <---socialisti <---comunisti <---antifascista <---fasciste <---Partito comunista <---italiano <---italiana <---antifascisti <---P.S.I. <---Storia <---italiani <---Diritto <---P.C.I. <---C.L.N. <---antifascismo <---Bibliografia <---liste <---squadristi <---socialismo <---socialiste <---cristiana <---riformisti <---italiane <---riformista <---Comitato centrale <---squadrismo <---nazisti <---nazista <---nazionalista <---nazionalisti <---Agraria <---nazifascisti <---Antonio Gramsci <---G.L. <---antifasciste <---Pratica <---sindacalisti <---De Gasperi <---Italia Libera <---La lotta <---massimalisti <---D.C. <---capitalismo <---d'Azione <---Vittorio Emanuele <---ideologico <---sindacalista <---G.A.P. <---S.A.P. <---S.S. <---siano <---squadrista <---Arditi del popolo <---Giovanni Amendola <---Retorica <---U.R.S.S. <---U.S.A. <---comuniste <---d'Italia <---dell'Italia <---massimalista <---nazismo <---riformismo <---Blocco 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