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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale lismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 432Entità Multimediali , di cui in selezione 14 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 565

Brano: Socialismo

menti” socialisti usciva ancor più fortemente motivato.

La maggior parte degli storici concorda nel ritenere che questa linea politica delTInternazionale rispecchiasse un’esigenza interna dello stalinismo (v.) : eliminata l’opposizione trotzkista, Stalin si apprestava a liquidare la cosiddetta “opposizione di destra” [Bucharin e Zinoviev) e, ai dirigenti dei partiti comunisti dei vari Paesi, imponeva di estromettere dalle rispettive organizzazioni i cosiddetti “destri”. Nel corso del Plenum i comunisti italiani e lo stesso Pai miro Togliatti furono accusati di “destrismo” anche per il f[...]

[...]e ai compagni il suo disaccordo con la linea scelta e, più tardi, si saprà che anche Antonio Gramsci, in quello stesso periodo, nel carcere di Turi era intento a formulare ben altre prospettive per l’azione del partito, manifestando un dissenso che gli sarebbe costato l’isolamento da parte dei compagni di prigionia, giunti a reputarlo un eretico infido.

Nel 1959 Paimiro Togliatti, tornando sulla questione, scriverà che l’identificazione “socialismofascismo” era stata fondamentalmente erronea, nel senso di « non saper distinguere cose diverse, e peggio ancora, postulare il ravvicinamento di forze che l’interesse del movimento operaio e comunista era di tenere distinte e contrapporre l'“una all’altra” » (Cfr. P. Togliatti, Alcuni problemi della storia delTInternazionale comunista, in “Problemi del movimento operaio internazionale”, Roma, 1962, p. 324).

Socialismo

Modello di organizzazione sociale, nel quale la proprietà dei mezzi di produzione è collettiva e la riparti

zione del prodotto tra i singoli dovrebbe avvenire sulla base del lavoro da ciascuno prestato. Partendo dal fatto, dimostrato scientificamente da Carlo Marx (v.), che unica fonte produttiva di valore («quantità di lavoro socialmente necessario per produrre una merce ») è l'attività lavorativa umana, il socialismo comporta l’abolizione della proprietà capitalistica privata e riserva ai soli lavoratori il diritto di partecipare alla ripartizione dei beni prodotti, secondo il principio « Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro ». Nella teoria sviluppata da Marx ed Engels, il socialismo rappresenta il necessario superamento storico della forma di produzione capitalistica per assicurare all’intera società la libera espansione delle forze produttive (lavoro umano e scienza) soffocate o deviate dal sistema capitalistico. Il modello socialista non esclude tuttavia il permanere di contraddizioni (fra lavoratori manuali e intellettuali, fra città e campagna, fra i diversi settori produttivi ecc.), a risolvere le quali si impone la presenza dello Stato come supremo regolatore e potere coercitivo. Alla testa dello Stato deve però porsi la classe operaia, in quanto forza rivoluzionar[...]

[...] e campagna, fra i diversi settori produttivi ecc.), a risolvere le quali si impone la presenza dello Stato come supremo regolatore e potere coercitivo. Alla testa dello Stato deve però porsi la classe operaia, in quanto forza rivoluzionaria per eccellenza e più precisamente deve porsi il partito comunista (che della classe operaia sarebbe l’avanguardia cosciente) per esercitare la dittatura del proletariato.

Secondo la stessa teoria, il socialismo costituisce una fase transitoria nello sviluppo storico della società, la cui mèta finale sarebbe il comuniSmo: in quest'ultimo modello, il raggiungimento di un illimitato sviluppo delle forze produttive e l’esistenza di una società senza classi permetterebbero l’abolizione della dittatura del proletariato e l'estinzione dello Stato in quanto strumento coercitivo, quindi l’autogoverno della società. A quel punto sarà possibile applicare il principio comunista: « Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni ».

Un fondamentale corollario della teoria del socialismo [...]

[...]giungimento di un illimitato sviluppo delle forze produttive e l’esistenza di una società senza classi permetterebbero l’abolizione della dittatura del proletariato e l'estinzione dello Stato in quanto strumento coercitivo, quindi l’autogoverno della società. A quel punto sarà possibile applicare il principio comunista: « Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni ».

Un fondamentale corollario della teoria del socialismo scientifico è costituito dal fatto che, data l'unificazione mondiale del mercato capitalistico, la lotta per il socialismo ha senso e possibilità di successo solo se viene condotta in una prospettiva internazionale, applicando principi di completa solidarietà fra i proletari di tutti i paesi e coordinandone le specifiche lotte sulla base dei loro rispettivi interessi. Da

qui la necessità di una organizzazione internazionale.

Scriveva Leone Trotzky (v.) nel 1928: « La rivoluzione socialista non può giungere a compimento entro i quadri nazionali. Una delle cause essenziali della crisi delia società borghese deriva dal fatto che le forze produttive che essa ha creato tendono ad oltrepassare il quadro dello Sta[...]

[...]rivoluzione socialista comincia sul terreno nazionale, si sviluppa sull'arena internazionale e si compie sull’arena mondiale. Così la rivoluzione socialista diviene permanente nel significato nuovo e più ampio della parola: essa non si concluderà che nel trionfo definitivo della nuova società su tutto il nostro pianeta ». [La Terza Internazionale dopo Lenin, Ed. Schwarz, Milano, 1957, pag. 323).

Prime esperienze socialiste

Il termine “socialismo” fece la sua prima comparsa in Europa fra il 1820 e il 1830 per indicare un ideale comune a varie correnti di pensiero e associazioni di lavoratori che, criticando le conseguenze sociali ed etiche della rivoluzione industriale, si opponevano alle dure forme di sfruttamento da questa introdotte. Prima ancora che ne venisse stabilito il fondamento scientifico, l’ideale socialista rinverdì le grandi utopie del passato riallacciandosi a Tommaso Moro (14771535) e a Tommaso Campanella (15681639), traendo vigore politico dal radicalismo della rivoluzione inglese del 1648 e dalla componente comunista[...]

[...]le comune a varie correnti di pensiero e associazioni di lavoratori che, criticando le conseguenze sociali ed etiche della rivoluzione industriale, si opponevano alle dure forme di sfruttamento da questa introdotte. Prima ancora che ne venisse stabilito il fondamento scientifico, l’ideale socialista rinverdì le grandi utopie del passato riallacciandosi a Tommaso Moro (14771535) e a Tommaso Campanella (15681639), traendo vigore politico dal radicalismo della rivoluzione inglese del 1648 e dalla componente comunistaegualitaria dell 'illuminismo francese (JeanJacques Rousseau e altri), anteriore alla rivoluzione del 1789.

Il movimento di lotta per il socialismo fece i primi passi partendo da varie esperienze: dall’insurrezionalismo di piazza capeggiato dal comunista Frangois Noèl Babeuf (17601797) con il suo richiamo alla necessità della dittatura della minoranza rivoluzionaria; dagli esperimenti riformatori di Robert Owen (17711858), industriale ed economista scozzese ispiratore dell’organizzazione cooperativa e del primo sindacalismo inglese, nonché assertore dell’opportunità di costruire colonie comuniste; dalla filosofia avveniristica e tecnocratica di Claude

H. SaintSimon (17601825) con il suo richiamo alla proprietà statale e la distinzione fra settori sociali parassitari e strati sociali attivi (i «produttori»); dall’utopismo di Charles Francois Fourier (17721837) con la sua proposta di « armonia universale » poggiante sulla costituzione di nuove comunità o

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 380

Brano: Ragazzi francesi al lavoro nei “giardini scolastici” di Versailles (1941)

lismo predicato da Pétain. Inoltre vi erano diverse forme di nazionalismo, perché la sconfitta non aveva debellato il nazionalismo antitedesco. Anche qui le contraddizioni di Vichy sembravano infrangere i sogni di ricomposizione unitaria, al di sopra delle parti, delle classi e dei partiti della società francese. Infine, l’estrema destra del combattentismo non si limitò a fornire consenso, ma divenne una specie di forza di polizia del regime: la famigerata milizia (che sarebbe stata impiegata per la caccia spietata ai partigiani, ai membri della Resistenza, agli ebrei) non fu che la derivazione del Servizio d’ordine della Legione creata e capitanata da Joseph Darnand (v.).

I giovani

Neppure il secondo settore, quel[...]

[...] (v.).

I giovani

Neppure il secondo settore, quello della mobilitazione della gioventù, andò immune dalle ambiguità e dalle contraddizioni che segnarono l'esperienza dei combattenti. Il regime comprese l’importanza di affidare il “rinnovamento” morale alla gioventù, ma non fu in grado di portare fino in fondo l’attacco alle istituzioni e alla tradizione dell’associazionismo della Terza repubblica. Venne certamente intaccato il vecchio pluralismo, ma un'organizzazione unica non si affermò, se non altro perché il buon vicinato con la Chiesa cattolica non consentiva di liquidarne le organizzazioni giovanili, che restarono più parallele che convergenti con il regime.

La rete dei Chantiers de jeunesse, che più tardi avrebbe assunto anche una coloritura ideologica come tentativo di inquadramento e di indottrinamento in base a un’etica del lavoro solidarista di quadri giovani

li, era nata per motivazioni assai diverse, a opera delle autorità militari, preoccupate di non perdere il controllo fra l’altro della grande massa di giovani ch[...]

[...]re il corporativismo (v.) non solo come ideologia, ma anche come forma di organizzazione e di regolamentazione collettiva della società.

Se già la restaurazione dei valori tradizionali della famiglia, come cellula di base della società, aveva rappresentato un forte momento di riavvicinamento alla gerarchia cattolica e di sollecitazione del consenso dei ceti medi, la riesumazio

ne del corporativismo, nel quale si sommavano istanze di sindacalismo e di socialismo anticlassista e orientamenti di derivazione più spiccatamente cattolica, costituì l’ipoteca più consistente a favore del primato morale attribuito nel nuovo sistema alla Chiesa. Al di là delle forme organizzative, il corporativismo evocava comunque una serie di miti e di obiettivi ideali che erano già stati patrimonio della destra francese prima del Fronte popolare (v. Action francaise) : ideologie ruraliste, che si risolvevano nell'accresciuto peso sociale degli interessi agrari; lo stesso combattentismo, che dalle campagne aveva reclutato per tutte le guerre la gran massa dei militari, non [...]

[...]le: abolito il diritto di sciopero e di serrata, l'organizzazione corporativa non lasciava spazio alcuno alla rappresentanza autonoma dei lavoratori, né a liberi sindacati (che operarono invece nella clandestinità) né a comparticipazione alcuna alle decisioni dei diversi settori delle rappresentanze dei lavoratori. Era una organizzazione a senso unico dei padroni e dei proprietari: del resto, l’esaltazione della proprietà privata e dell’individualismo erano alla base di un sistema che si voleva anzitutto anti

380



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 508

Brano: [...]ricorrendo a seconda del caso, con abilità e spregiudicatezza, alla demagogia, a manovre politiche

0 a misure repressive contro chiunque insidiasse la sua posizione. Fra

1 suoi meriti si ascrivono alcuni provvedimenti di modernizzazione del paese (sviluppo dell’industria turistica) e di laicizzazione dello Stato (proibizione della poligamia e parità di diritti fra uomo e donna), qualche tentativo di riforma economica ispirato a un vago populismo (socialismo desturiano), un certo pluralismo politico e qualche libertà sindacale, ferma restando in ogni caso l’egemonia del Neodestur quale “partito unico” nella vita del paese. Egli ha inoltre saputo conferire alla Tunisia una posizione di prestigio nel tormentato mondo arabo svolgendo spesso ruoli di mediazione, perorando una soluzione pacifica del conflitto araboisraeliano, appoggiando la causa palestinese. Per contro, ha usato in varie occasioni il pugno di ferro, ordinando repressioni che hanno soffocato nel sangue ogni movimento di protesta delle masse popolari affamate (per esempio, durante la “rivolta del pane” esplosa nel gen[...]

[...]fica del conflitto araboisraeliano, appoggiando la causa palestinese. Per contro, ha usato in varie occasioni il pugno di ferro, ordinando repressioni che hanno soffocato nel sangue ogni movimento di protesta delle masse popolari affamate (per esempio, durante la “rivolta del pane” esplosa nel gennaio 1984) e facendo impiccare, quando diventavano troppo pericolosi, gli oppositori politici. La sua caduta è stata vista come un ricupero dell’integralismo islamico.

Busoni, Jaurès

N. a Empoli (Firenze) il 27.11.1901; commerciante.

Figlio di Raffaello Busoni (v.), si iscrisse alla Federazione giovanile socialista (v.) a 14 anni e divenne segretario della sezione toscana nel 191920. Responsabile del periodico Vita Nuova, nel 1921 fu arrestato in seguito ai fatti di Empoli (v.) e condannato a 6 anni di reclusione. Riacquistata la libertà nel 1925 grazie ad alcuni condoni, fu nuovamente arrestato nel novembre 1926, in applicazione alle leggi eccezionali fasciste, e assegnato a 5 anni di confino con la motivazione: « Dirigente socialista do[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 67

Brano: [...]immediatamente dopo. Il fascismo, sia pure con aspetti diversi e con peculiari caratteristiche da un luogo all’altro, prima del 1939 era andato al potere in Italia, Germania, Ungheria, Spagna, Portogallo, Polonia, Jugoslavia, Romania, Bulgaria e dominava altri paesi d’Europa, aveva travolto l’Austria e minacciava pericolosamente la Francia; le tradizionali istituzioni democraticoborghési erano minate da una crisi profonda. Nella fase dell’imperialismo la crisi generale del capitalismo (v.) aveva acutizzato al massimo, i contrasti di classe e le contraddizioni tra forze produttive e forme di produzione, spingendo i gruppi monopolistici e più reazionari del capitale finanziario, che non volevano rinunciare ai loro privilegi, a gettare a mare la democrazia borghese e rovesciare con la violenza le istituzioni democratiche.

Per arrestare la marcia del fascismo e la sua vittoria su tutta l’Europa non sarebbe bastato proporre la lotta in difesa della democrazia borghese (che di fatto aveva capitolato e aperto la strada al fascismo, rivelando le sue tare e i suoi limiti), ma s’[...]

[...]oslovacchia, Ungheria, Romania, ecc.), sorsero regimi cosiddetti di democrazia popolare. Tali regimi costituiscono la forma più avanzata di democrazia progressiva, essendo sorti sul mutamento dei rapporti di produzione, sulla confisca della terra ai grandi proprietari terrieri, sulla nazionalizzazione delle fabbriche, delle grandi industrie, dei trasporti e delle banche. Essi dovevano segnare e hanno segnato una fase di transizione verso il socialismo (v.) anche se t il passaggio è poi avvenuto in forme e gradi diversi da un paese all'altro.



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 127

Brano: [...]mano il governo. Un secondo colpo di Stato, questa volta guidato da giovani ufficiali del Nord, nel luglio dello stesso anno rovesciò il governo insediato dagli Ibo, ponendo alla presidenza il generale Yakubu Gowon.

La guerra del Biafra

Il 27.3.1967 gli Ibo proclamarono l’indipendenza della Regione orientale, o Biafra, contenente le principali risorse petrolifere della Federazione nigeriana. Al tentativo di secessione, promosso dall’imperialismo francese interessato al petrolio, il governo nigeriano, sostenuto dairU.R.S.S,, reagì con una sanguinosissima repressione, finita in genocidio. La guerra fu condotta dal generale Gowon che in tre anni riuscì a liquidare il movimento secessionista e a suscitare una vera e propria ondata nazionalistica contro gli Ibo.

La « nìgerianìzzazione »

A partire dal 1970 prese vìa un grande processo di sviluppo eco

nomico della Nigeria. Seguendo schemi di « capitalismo liberale », venne aperto l’accesso al capitale straniero e, nello stesso tempo, la giovane borghesia nigeriana fu liberata da og[...]

[...]ssato al petrolio, il governo nigeriano, sostenuto dairU.R.S.S,, reagì con una sanguinosissima repressione, finita in genocidio. La guerra fu condotta dal generale Gowon che in tre anni riuscì a liquidare il movimento secessionista e a suscitare una vera e propria ondata nazionalistica contro gli Ibo.

La « nìgerianìzzazione »

A partire dal 1970 prese vìa un grande processo di sviluppo eco

nomico della Nigeria. Seguendo schemi di « capitalismo liberale », venne aperto l’accesso al capitale straniero e, nello stesso tempo, la giovane borghesia nigeriana fu liberata da ogni controllo o restrizione. La crescente economia assunse un ritmo accelerato soprattutto nel periodo 197073 (il tasso di sviluppo fu superiore, in quegli anni, al 1012% annuo).

Con il decreto n. 4 del 28.2.1972 (Nigerian Enterprises Promotion Decree) fu avviato un processo detto di «nigerianizzazione », in base al quale tutte le imprese straniere agenti nel paese dovevano cedere entro il 31.3.1974, in parte o totalmente, il loro capitale azionario a persone fisic[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 345

Brano: Pacifismo

scandalosa assoluzione del suo uccisore nel 1919, assunsero valore emblematico nel dimostrare l'inconsistenza e l’effettiva impotenza di un pacifismo non fondato sulla lotta di classe. Né potrà essere considerato pacifista il gruppo dirigente sovietico che, dopo aver proclamato nel 1917 l’immediata fine delle ostilità al fronte, in nome degli ideali pacifici dell’internazionalismo operaio, dimostrerà di essere ben lungi da questi stessi ideali una volta consolidatosi al potere.

Pacifismo tra le due guerre

Dopo il bagno di sangue subito dall’umanità con la guerra 191418, naturalmente si dichiararono « pacifiste » le potenze vincitrici di fronte alla rivolta delle masse popolari sacrificate all’olocausto. A cominciare dai grandi gruppi economici nordamericani, rappresentati al tavolo della pace dal presidente degli U.S. A. Thomas Woodrow Wilson con i suoi « 14 punti » (miranti in realtà a gettare oltre oceano le basi dell’attuale impero statunitense), gli ideali di[...]

[...]dente degli U.S. A. Thomas Woodrow Wilson con i suoi « 14 punti » (miranti in realtà a gettare oltre oceano le basi dell’attuale impero statunitense), gli ideali di pace mondiale duratura furono ostentati nella fondazione della Società delle Nazioni ginevrina, struttura cui venne demandato il compito di realizzarli. In realtà si vide ben presto come la proclamata vocazione « pacifista » della S.d.N. non fosse che una maschera indossata dal capitalismo internazionale sempre più aggressivo e violento. Dapprima il tentativo di spogliare di ogni risorsa materiale le popolazioni dei paesi vinti (che favorì la nascita del revanscismo fascista), poi il favoreggiamento dell’aggressività fascista e nazista (v. Appeasement e Non intervento) per parare la concorrenza sovietica, porteranno alla Seconda guerra mondiale.

Nel periodo tra le due guerre .e particolarmente in concomitanza con le varie aggressioni nazifasciste (Etiopia, Spagna, Austria, Cecoslovacchia ecc.) non mancarono iniziative e movimenti pacifisti (v. Bruxelles, Congresso di), tutti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 666

Brano: [...]I

giudicava, allora, fosse tempo di dialogo e di apertura, anche in considerazione del radicalizzarsi dei rapporti internazionali e del rafforzarsi della « restaurazione » interna. Una rivista che, pur raccogliendo significativi settori dell’intelligenza iprogressista, teneva a non definirsi « comunista », parve a Cesare Luporini vagheggiare velleità romantiche e chimere moralistiche; a Mario Alleata, essere ennesimo conato di quelTintellettualismo che ritiene basti « informare » per « educare ».

Togliatti stesso volle avallare le proposizioni critiche di Alicata, con un articolo su Rinascita che aprì la celebre polemica con Vittorini.

La sconfitta

Sembrava imporsi, in quella temperie, la necessità di una controllata e fidata disciplina ideologica; e nondimeno, superando la consueta e un po' frusta rappresentazione di chi ha voluto leggervi un contrasto tra la difesa deH’indipendenza della cultura e il richiamo coercitivo dell’obbedienza alla « dottrina », va forse anche individuato nella denuncia di Togliatti il timore di vede[...]

[...]i) che poneva le basi alle successive e quasi uniche sue idee in fatto di politica estera: quelle della « vittoria mutilata » e del conseguente « revisionismo ».

Bisogna riconoscere che il suo sempre ribadito concetto di far meglio valutare agli Alleati l'importanza del contributo italiano al conflitto e le sue sanguinose perdite, che conducevano a incessanti richieste di rivendicazioni territoriali, fece breccia nel patriottismo e nel nazionalismo di particolari categorie di italiani, ed ebbe più importanza di quello che normalmente si rileva. È stato quindi detto giustamente che « la politica estera fascista » (insieme alla persistente e violenta avversione aliai lotta di classe socialcomunista) « appare un elemento catalizzatore del regime » (G. Rumi). Era il rifiuto alla politica dell’appeasement (v.)f l’unica dalla quale si potesse sperare una costruttiva riconciliazione (M. Gilbert). Tanto più giustificabile questa politica appianatrice, in quanto le parziali concessioni che di volta in volta vennero fatte ai regimi totalitari non[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 532

Brano: [...]iventarono 58.

Il giolittismo

Dal 1903 venne a instaurarsi fra Giovanni Giolitti (diventato presidente del Consiglio), il P.S.I. e il movimento sindacale un tacito patto di mutua alleanza. La Direzione del Partito socialista, come quella delle Camere del lavoro e delle Federazioni di categoria (che nel frattempo si erano pure moltiplicate) in quegli anni era in mano ai riformisti, ma nello stesso tempo aveva preso piede in Italia il sindacalismo rivoluzionario (v.) che era riuscito . a diventare maggioritario in parecchie Camere del lavoro. Diviso tra riformismo e anarcosindacalismo, il movimento dei lavoratori venne quindi a trovarsi più debole e sulla difensiva, con il rischio di restare paralizzato. A poco valse, per sbloccare questa situazione, la mediazione tentata da un Segretariato centrale della resistenza, costituito nel 1902.

Nel 1904, dopo un eccidio di lavoratori perpetrato dalla forza pubblica a Buggerru (v. Cagliari), i riformisti si videro costretti a proclamare lo sciopero generale per non farsi scavalcare a sinistra dagli anarcosindacalisti, ma questa prova di forza (che per quattro giorni bloccò l’intero Paese ma senza avere alcuna chiara prospettiva[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 561

Brano: [...]

1945, nel 1958 contava 60.000 iscritti. Gli operai sono organizzati nella Confederazione generale dei lavoratori dell’industria (Sohyo), con

3.700.000 iscritti (1961); e in una seconda organizzazione sindacale, la Dsenro Kaigi, con 1.000.000 di iscritti, controllata dai socialdemocratici. Esistono inoltre in Giappone numerose organizzazioni giovanili e studentesche che, forti di milioni di iscritti, conducono un’ampia lotta contro l’imperialismo.

Nel 1957 ben 35.000.000 di giapponesi, ossia la maggioranza della popolazione adulta, sottoscrisse l’appello per l’interdizione delle armi atomiche e termonucleari. Alle elezioni del 22.5.1958 i socialisti ottennero 14.000.000 di voti e i comunisti circa 1.000.000, contro i 23.000.000 dei liberaldemocratici al potere.

Il 5.11.1958 si ebbe il più grande sciopero politico della storia del Giappone: in quell’occasione, 4 milioni e 500.000 lavoratori manifestarono contro la politica reazionaria del governo complice dell’imperialismo americano.

Nell’aprile 1959, comunisti e socialisti di[...]

[...]ta, sottoscrisse l’appello per l’interdizione delle armi atomiche e termonucleari. Alle elezioni del 22.5.1958 i socialisti ottennero 14.000.000 di voti e i comunisti circa 1.000.000, contro i 23.000.000 dei liberaldemocratici al potere.

Il 5.11.1958 si ebbe il più grande sciopero politico della storia del Giappone: in quell’occasione, 4 milioni e 500.000 lavoratori manifestarono contro la politica reazionaria del governo complice dell’imperialismo americano.

Nell’aprile 1959, comunisti e socialisti diedero vita a un « fronte unico » contro la politica di riarmo e l’asservimento del Giappone agli Stati Uniti. Seguirono, dal 10 al 22. 12.1959, possenti scioperi e agitazioni di massa contro la firma del « patto di sicurezza » con gli americani (19.1.1960), che avrebbe protratto a tempo indeterminato la permanenza delle truppe straniere nel paese, in funzione antisovietica e anticinese.

Il 14.6.1960, in seguito alle dimostrazioni popolari, il presidente americano Eisenhower fu costretto a rinunciare alla sua progettata visita in Giap[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 203

Brano: [...]democratica, con tendenze di tipo laburista, « Giustizia e Libertà » si avvicinava a contenuti più vicini all’elaborazione socialista. Nel 1936, la partecipazione del movimento alla guerra civile spagnola, con una propria formazione armata, la Colonna Giustizia e Libertà, comandata da Mario Angeloni (v.) che cadrà il 28.8.1936, nel primo combattimento dell’unità, e con Carlo Rosselli commissario politico, valse a sospingere ancor di più il « giellismo » militante verso le forze delia sinistra operaia. Rosselli, a contatto per la prima volta con le masse operaie e contadine in lotta, maturò il convincimento che la vicenda spagnola dovesse prefigurare la azione insurrezionale delle forze antifasciste italiane quando se ne fosse presentata l’opportunità (da qui il suo motto, lanciato da Radio Barcellona: « Oggi in Spagna, domani in Italia»); ma altresì ebbe consapevolezza che era necessaria una nuova unità delle sinistre italiane.

Dopo la morte di Rosselli, avvenuta nel 1937, ci fu la confluenza, già del resto concordata con Rosselli stess[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine lismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunista <---fascismo <---fascista <---socialista <---comunisti <---Partito comunista <---antifascista <---italiana <---socialisti <---Diritto <---fascisti <---socialismo <---Storia <---antifasciste <---antifascisti <---capitalismo <---fasciste <---italiane <---sindacalismo <---Agraria <---Antonio Gramsci <---C.L.N. <---Il Combattente <---P.C.I. <---P.N.F. <---P.S.I. <---Ugo La Malfa <---antifascismo <---azionisti <---classista <---cristiana <---ideologia <---ideologica <---italiani <---italiano <---liberalsocialista <---nazionalismo <---pluralismo <---riformismo <---socialiste <---Abidine Ben Alì <---Al JVII <---Alberto Mancini <---Alessandro Dudan <---Angelo Corsi <---Angelo Migni Ragni <---Bibliografia <---Brigata Garibaldi di Foligno <---C.G.L <---C.G.L. <---C.I.L. <---Camera del Lavoro <---Carlo Ludovico Ragghiami <---Carlo Ludovico Ragghianti <---Carlo Marx <---Carta del Carnaro <---Cesare Cardinali <---Cesare Luporini <---Charles Francois Fourier <---Comando del Distaccamento <---Comitato Unitario Antifascista <---Concentrazione Antifascista <---Consigli di gestione <---Dino Giacobbe <---Egidio Totti <---El Abidine Ben <---Eletto da Dio <---F.I.O.M. <---FIAT <---Filosofia <---Francesco Alunni Pier <---Francesco Fausto Nitti <---Frangois Noèl Babeuf <---Gaetano Postiglione <---Gino Calza Bini <---Giorgio Dimi <---Giorgio Graziosi <---Giorgio Spini <---Giovanni Agostino Chironi <---Giuseppe Ba <---Giuseppe Zanardelli <---Giustiziale Libertà <---Guido De Ruggiero <---Il Garibaldino <---Il Menabò <---Il Partito comunista <---Il Politecnico <---Il Popolo <---Istituì in Etiopia <---Italia Libera <---Italia del Partito <---Konno Yojiro <---La Rassegna <---La formazione <---La guerra <---La prima <---Lega Araba a Tunisi <---Leocillo Leonardi <---Leone di Giuda <---Lif Tafari <---Lipari di Carlo Rosselli <---Luigi Battista Puggioni <---Luigi Russo <---Ma allora <---Ma non <---Malcom X <---Mario Alleata <---Martin Luther King <---Massimo Rocca <---Menelik II <---Michele Saba <---N.C.N.C. <---N.P.C. <---N.P.N. <---Napoli P <---Nicola Sansanelli <---Non Mollare <---O.U.A. <---Oggi in Spagna <---P.C. <---Pace Perugia <---Paimiro Togliatti <---Paolo Caciagli <---Piero Bolzon <---Piero Gobetti a Torino <---Pietro M <---Pietro Mar <---Pirri di Cagliari <---Pratica <---Primo Ciabatti <---Problemi del movimento operaio <---Quaderni di Giustizia <---R.D. <---Radio Barcellona <---Ranuccio Bianchi Bandinelli <---Remo Roganti <---Riccardo Bauer <---S.A.P. <---San Faustino <---Sandro Pertini <---Scuola Normale Superiore di Pisa <---Shakai Taishuto <---Thomas Woodrow Wilson <---Tokuda Kyuichi <---Tristano Codignola <---U.I.L. <---U.P.E. <---U.S. <---U.S.A. <---U.S.I. <---Vita Nuova <---Vittorio Albasini Scrosati <---Walter Binai <---Yakubu Gowon <---Zine El Abidine Ben Alì <---afascismo <---agrarista <---anticlassista <---antimperialista <---antimperialiste <---antisocialista <---artigiana <---associazionismo <---azionista <---calisti <---cifismo <---combattentismo <---comuniste <---corporativismo <---cristiani <---cristiano <---crociani <---d'Etiopia <---d'Italia <---destrismo <---desturiano <---dhiana <---dualismo <---economista <---gandhiano <---gappisti <---giellisti <---giolittismo <---ideologico <---ideologie <---illuminismo <---imperialismo <---indiana <---indiani <---indipendentista <---interventisti <---iprogressista <---israeliano <---laburista <---liberalsocialisti <---lista <---marchigiano <---modernista <---mussoliniana <---nazionalista <---nazionalisti <---nazismo <---nazista <---naziste <---nazisti <---neocolonialista <---nigeriana <---nigeriane <---nigeriano <---oialista <---pacifismo <---pacifista <---pacifiste <---pacifisti <---patriottismo <---populismo <---prefascista <---prefascisti <---psicologica <---radicalismo <---raliste <---razziste <---regionalista <---revanscismo <---revisionismo <---riformista <---riformisti <---sardista <---sardiste <---sardisti <---secessionista <---sindacalisti <---socialcomunista <---socialriformisti <---solidarista <---staliniana <---stalinismo <---stalinista <---tismo <---trotzkista <---umanesimo <---utopismo <---ventiniana



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