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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 799

Brano: r

Prosperi, Osvaldo Pacifico

L’azione da compiere contro la « carneficina mondiale » era quindi, per gli internazionalisti, anzitutto quella di diffondere la idea della fraternizzazione dei lavoratori al di sopra di tutte le frontiere; il nemico non era il proletario vestito con una divisa diversa, ma il capitalismo che ogni lavoratore aveva alle sue spalle.

Quanto all’atteggiamento da assumere verso i soldati tedeschi, che i partiti democratici esortavano a combattere, « Prometeo » sosteneva che bisognava porre al centro della strategia rivoluzionaria il proletariato tedesco che, quantunque massicciamente irreggimentato dal nazismo, aveva dietro di sè la grande tradizione di lotta di cui Karl Liebknecht e Ros[...]

[...]neva che la presenza sovietica nel fronte democratico cambiava la natura del conflitto, facendolo diventare una guerra tra totalitarismo fascista e democrazia, « Prometeo » rispondeva che l’U.R.S.S. non era più da considerarsi uno Stato socialista: la Russia della Rivoluzione d'Ottobre, dei Soviet e di Lenin era stata oramai soffocata e la sua struttura aveva subito un’involuzione che ne aveva mutato i connotati economici e politici. Secondo gli internazionalisti, la Russia di Stalin era ormai diventata un potente Stato capitalista con al vertice una nuova classe sfruttatrice, classe che altro non era se non la vecchia borghesia mascherata con nuove sembianze. Pertanto, secondo quell’analisi, i lavoratori dovevano prendere le distanze, sia dallo Stato sovietico che dai partiti a esso legati. Il P.C.I. di Togliatti diventava quindi, agli occhi di « Prometeo », un partito come tutti gli altri; si differenziava da questi solo per il fatto di mantenere la vecchia denominazione e di avere tra i suoi seguaci molti operai convinti di lottare per la rivoluzio[...]

[...]rcavano di convivere con gli occupanti, ma di fatto appoggiavano e dirigevano le forze della democrazia. La Repubblica di Salò, che « Prometeo » faceva oggetto di duri attacchi e di denigrazione costante, non aveva più alcuna base sociale solida su cui appoggiarsi ed era pertanto considerata perdente nei rapporti di forza internazionali. La facciata sociale e l’espediente della « socializzazione » da parte dei fascisti repubblichini, secondo gli internazionalisti, era solo un tentativo fascista di crearsi un seguito tra le masse, ma queste avevano ben avuto modo di conoscere il fascismo in vent’anni di dittatura e non si facevano certo ingannare da quelle « innovazioni ».

Il problema della socializzazione non veniva però sottovalutato da « Prometeo », in quanto i partiti democratici, sotto varie forme, ne riprendevano i contenuti. Gli internazionalisti sostenevano che, al di là dei motivi contingenti che spingevano questo o quel partito a diffondere l’idea della socializzazione, era un fatto che, essendosi l’economia evoluta in grandi blocchi che centralizzavano e concentravano ingenti quantità di capitale, poteva prospettarsi in un prossimo avvenire una forma capitalistica di Stato. I programmi di socializzazione o statizzazione che venivano da più parti avanzati erano quindi consoni al nuovo livello delle forze produttive.

Quando, all’inizio del 1944, i partiti del C.L.N. si accinsero a promuovere un grande sciopero politico da attuare[...]

[...].

Quando, all’inizio del 1944, i partiti del C.L.N. si accinsero a promuovere un grande sciopero politico da attuare in marzo, « Prometeo » (che aveva appoggiato tutti gli scioperi scoppiati nel 1943) si schierò contro l’iniziativa definendola « scioperomania » e sostenendo che lo sciopero, organizzato solo in funzione antinazista, sottometteva alla guerra l’unico strumento di difesa della classe. Tuttavia, quando lo sciopero ebbe inizio, gli internazionalisti vi parteciparono, diffondendo però le loro parole d’ordine contro la guerra e per la difesa degli interessi materiali dei lavoratori. Alla fine di marzo, quando Togliatti definì la nuova linea politica del P.C.I. (svolta di Salerno) apprestandosi a entrare in un governo di

unità nazionale, « Prometeo » vide in ciò la conferma di quanto era andato sostenendo riguardo alla natura del Partito comunista. Nella seconda metà del 1944 le crescenti difficoltà derivanti dallo stato di guerra si ripercossero anche su «Prometeo». Dopo il numero di agosto, il giornale apparve una sola volta in ottobre[...]

[...]he i partiti democratici stavano preparando l’insurrezione popolare, erano tutt’altro che favorevoli ad accreditare forze estremiste le quali potevano spingere la classe operaia al di là della linea unitaria e nazionale che era stata fissata negli accordi tra Alleati, governo di Roma, C.L.N. e C.V.L.. Il P.C.I accentuò quindi gli attacchi a tutte le forze di estrema sinistra, in primo luogo contro « Prometeo ». All’insurrezione del 25 aprile gli internazionalisti parteciparono portando le loro parole d'ordine, ma si trovarono del tutto emarginati.

A. Per.

Prosperi, Osvaldo Pacifico

N. nel 1887 a Treia (Macerata), m. a La Spezia il 21.7,1964; medico. Proveniente da una famiglia di tradizioni borghesi, compiuti gli studi universitari nel 1914 entrò nella Marina militare come tenente medico. Scoppiata la guerra, andò volontario nel reggimento di fanteria di Marina mobilitato nel basso Piave.

Dopo la smobilitazione chiese l’aspettativa dal servizio militare attivo per frequentare YEcoIe Dentai re Supérieure a Ginevra e 'nel 1922 si stabilì all[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 127

Brano: [...]) ed è questione ancora aperta quella dell'influenza che ebbe su di lui il pensiero del Pisacane.

Con l'attività del Bakunin si andò sempre più accentuando il distacco del movimento operaio dalle posizioni mazziniane e si andò diffondendo l'internazionalismo. Quattro anni dopo la fondazione della Prima Internazionale (v.), nel 1868, furono fondate in Italia le sue prime sezioni. L'avvenimento che rese assai ampia la frattura tra mazziniani ed internazionalisti fu la Comune, la cui caduta, invece di rallentare la loro attività, spinse gli internazionalisti italiani ad intensificarla. Indubbiamente, in quel periodo, il movimento rimase nelle mani di piccoloborghesi e fu su posizioni spesso assai confuse, nonostante gli assidui interventi di Engels (v.), ma l’opera di agitazione e di propaganda che fu condotta in quegli anni ebbe pure un suo peso: nelle file dell’anarchismo (v. Anarchici) operarono non solo i Carlo Cafiero (v.) (che ruppe ben presto con Engels), ma anche gli Andrea Costa (v.).

La crisi economica del 187374, provocando un diffuso carovita, rese più intensa l’attività degli internazionalisti: Costa e Cafiero credettero nella pos[...]

[...]piccoloborghesi e fu su posizioni spesso assai confuse, nonostante gli assidui interventi di Engels (v.), ma l’opera di agitazione e di propaganda che fu condotta in quegli anni ebbe pure un suo peso: nelle file dell’anarchismo (v. Anarchici) operarono non solo i Carlo Cafiero (v.) (che ruppe ben presto con Engels), ma anche gli Andrea Costa (v.).

La crisi economica del 187374, provocando un diffuso carovita, rese più intensa l’attività degli internazionalisti: Costa e Cafiero credettero nella possibilità di una insurrezione e si adoperarono a prepararla, cercando di stringere anche rapporti con i repubblicani. Ma l’intervento della polizia impedì che il movimento avesse inizio. Nel 1876, alla morte di Bakunin, l’oppo

sizione alla linea libertaria nel movimento operaio, attraverso associazioni proletarie quali la Federazione Lombarda dell’Associazione degli Operai e V Associazione Generale dei Lavoratori di Mantova, cominciava ad assumere un notevole peso.

I moti del macinato (1868)

II movimento anarchico, dunque, seppe rispondere soprattu[...]

[...]se, che nascevano da un profondo malcontento (alla cui diffusione contribuiva anche l’attività del clero) senza riuscire ad esprimersi in forme politiche efficaci.

La rivolta si ebbe soprattutto nelle campagne, ma anche la situazione della classe operaia urbana rimase a lungo molto dura: i salari erano assai bassi; le ore di lavoro erano, in media, 11 o 12, ma potevano anche arrivare a 1416; lo sciopero era considerato un reato.

Mentre gli internazionalisti puntavano sulla ribellione, una parte della borghesia si preoccupava di cercare rimedi contro un possibile aggravarsi della situazione sociale. Un gruppo di economisti, rifacendosi alle idee di alcuni economisti tedeschi, chiamati « socialisti della cattedra » (sebbene nella massima parte non fossero affatto dei socialisti) che avevano tenuto un congresso ad Eisenach nel 1872, cominciò a portare una viva attenzione ai problemi sociali ed a richiedere, per alcune questioni, l’intervento dello stato. Il loro movimento si collegò con quello degli industrialisti, che già da qualche anno erano in [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 492

Brano: [...]ì i fatti alla Camera, i deputati rimasero allibiti.

La Banda del Matese

Su questi episodi dovettero riflettere gli anarchici che molti anni dopo, nella primavera del 1877, decisero di dar vita a una “insurrezione per bande” nella zona del Matese. Ai primi di aprile, nella taverna di certo Jacobelli in San Lupo (a 29 km da Benevento), Carlo Cafiero (v.), Errico Malatesta (v.) e Pietro Cesare Ciccarelli si ritrovarono con altri 27 anarchici internazionalisti, in gran parte provenienti da Imola, ma anche toscani, umbri e marchigiani, convinti che nell’improGa sarebbero stati aiutati dalle popolazioni locali, tutte interessate alla propria redenzione.

Nel Beneventano le cose andarono un po’ meglio che negli analoghi

precedenti tentativi, quale il bologneseromagnolo, abortito prima di iniziare, e quello fallito di Castel del Monte in Puglia. Qui, anche se l'iniziativa precipitò prima che ne venissero portati a termine i preparativi, qualcosa si fece a Letino e a Gallo (oggi in provincia di Caserta), ove Cafiero potè esporre al popolo il progra[...]

[...]nteressate alla propria redenzione.

Nel Beneventano le cose andarono un po’ meglio che negli analoghi

precedenti tentativi, quale il bologneseromagnolo, abortito prima di iniziare, e quello fallito di Castel del Monte in Puglia. Qui, anche se l'iniziativa precipitò prima che ne venissero portati a termine i preparativi, qualcosa si fece a Letino e a Gallo (oggi in provincia di Caserta), ove Cafiero potè esporre al popolo il programma degli internazionalisti, mentre i suoi compagni bruciavano il ritratto del re e le carte dei municipi, facendo poi saltare i contatori dei mulini, affinché la popolazione potesse “macinare liberamente”. Seguiranno gli arresti, il processo di Benevento dell’estate ’78, infine l’applauso del popolo beneventano agli internazionalisti liberati.

Corrispondente da Benevento al processo celebrato contro la “banda del Matese” fu, per il settimanale “La Plebe” edito a Milano, « una modesta quanto grande figura di socialista italiano », il beneventano Pasquale Martignetti (v.).

Movimento socialista

« Capo dello scarso partito socialista di questa provincia — si legge nella scheda biografica compilata dalla Prefettura di Benevento nel

1900 — è l’avvocato Luigi Basile » (18691951). Ma si trattava di un impegno, si legge ancora nella biografia, mosso « più dal desiderio di pervenire alle cariche pubbliche [...] che all’[...]

[...]clusioni tratte dallo storico Corrado Barbagai lo riguardo al socialismo locale: « per condizioni oggettive, prima ed oltre che per scelte soggettive, partito di democrazia laica piuttosto che partito socialista » andrebbe definita la sua organizzazione.

Guerra e dopoguerra

La crisi bellica del 191518 non coinvolse le forze sociali e politiche di Benevento: unica voce difforme fu quella del quindicinale L’Avvenire, che un gruppo di giovani internazionalisti avevano fondato insieme a Pasquale Martignetti; unico episodio di azione contro la guerra fu il processo contro lo stesso Martignetti, accusato di “disfattismo” per aver distribuito, nel febbraio del 1917, manifestini e schede “Pro pace”. E sempre attraverso l’isolato Martignetti giunsero ancora a Benevento gli echi della rivoluzione bolscevica dell’ottobre.

L’influenza elettorale del Basile riuscì ad avere ancora presa subito dopo la guerra, ma non durò a lungo: egli venne infatti rieletto deputato nel 1919 in una lista ministeriale e, nel 1920, una lista da lui sostenuta conquistò il com[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 90

Brano: [...]o numerosi soprattutto nel 2° Reggimento internazionale della XVI Divisione di fanteria, comandata dal generale Kikvidze; in tale reggimento essi costituivano un’intera compagnia (circa 156 uomini).

Il reggimento si distinse per avere impedito l'entrata dei « bianchi » di Denikin a Tzaritzin e per aver distrutto le bande deH’atamano Krasnov. Sostenne inoltre duri combattimenti lungo la linea ferroviaria PovorinoFilipovo, dove il 15 luglio gli internazionalisti affrontarono con esito vittorioso circa

3.500 cosacchi. Da ricordare inoltre la battaglia di Elan, durata 5 mesi, che portò all’occupazione di importanti centri. Il reggimento fu insignito, all’atto della sua smobilitazione, dell’ordine della « Bandiera Rossa ». Tra gli italiani si distinsero Roberto Mutone (si batté eroicamente nella zona di Filipovo) e Gabriele Carpellini, ufficiale sanitario della compagnia, morto di tifo.

Un altro folto contingente italiano operò nel 1° Reggimento turkestano di fanteria e, in particolare, nella 39 Compagnia, nei cui elenchi (incompleti) sono iscritt[...]

[...]no, combattè contro le bande bianche dell'ucraina, sostenendo le più importanti battaglie a Tzaredorovka, Baladino, Sofievka, Slavgorod.

Altri italiani

La presenza italiana viene segnalata anche in altre unità, ma con notizie assai ridotte e frammentarie. Tra i gruppi minori sono da ricordare quello del I Reggimento Internazionale di Mosca e quello appartenente alle unità di Atkjubinsk che presero parte alla liberazione di Orenburg.

Gli internazionalisti italiani provenivano, oltre che dai campi di prigionia, dalle truppe interveniste mandate in appoggio ai « bianchi » dall’Italia e comprendenti circa

7.000 uomini. Il corpo di spedizione italiano raggiunse l’Estremo Oriente e venne dislocato lungo la ferrovia Transiberiana. Molti di quei soldati disertarono e passarono dalla parte dei bolscevichi: il caso più clamoroso fu quello della guarnigione di Eniseiska, che il 6.2.

1919 disertò quasi interamente (70 uomini su 80).

Tra i combattenti italiani va ricordato Giovanni Stiks, che nel marzo 1917 aveva disertato con altri 5 compagni l’[...]

[...]ttè per due anni, prima nella legione di Ufa e Perm, in seguito nella legione di Tambovsk. Rimase in Unione Sovietica fino al 1938, anno in cui tornò a Genova.

Sono infine da ricordare gli italiani caduti durante il massacro compiuto dai cosacchi di Kolciak (v.) a Blagovescensk, il 26.3.1919. Nella lapide posta in ricordo dei caduti sono iscritti, tra gli altri, i nomi di Oscar Bro, Pietro Cura, Walter Cotallo.

Bibliografia: Antonio Rubbi, Internazionalisti italiani in difesa del potere sovietico, In «Rinascita», 17 e 24.11.1967; A. Kuznetzov, Spalla a spalla con i fratelli russi, in « Storia dell’U.R.S.S. », n. 5, 1962, pag. 120;

F. Komarova, Gli internazionalisti stranieri nella lotta per II potere sovietico in Russia, Mosca 1958; A. Kladt e V. Kondratjev, Fratelli d’arme, Mosca 1960.

Interventisti

Così furono chiamati nel 191415 coloro che sostenevano e propugnavano l’intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale a fianco della Francia, del Belgio, dell'Inghilterra e della Russia zarista.

Gli interventisti non erano peraltro una schiera omogenea. Si dividevano grosso modo in due gruppi: il più forte era quello dei nazionalisti, schieramento di destra comprendente i liberali (v.) e che, in sostanza, rappresentava gli interessi del grande[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 89

Brano: [...]nazionaliste (Nikolajewsk, inizio del 1918)

Lo sfruttamento a cui erano sottoposti dal regime zarista e dagli appaltatori portò molti di loro a partecipare ai moti rivoluzionari, che sfociarono nella conquisi del potere da parte dei bolscevichi. Pare certo che un gruppo di operai belgi (circa 3C9), con a capo F. Legrand, partecipò alla presa del Palazzo d’inverno, che segnò il momento decisivo della rivoluzione.

Altri consistenti nuclei di internazionalisti provenivano dalle file dei prigionieri di guerra; altri ancora erano soldati già inquadrati nelle unità interveniste dell’Intesa e passati all'Esercito Rosso.

All’inizio del 1918 i prigionieri di guerra catturati dai russi erano oltre 2.000.000, racchiusi in 410 campi disseminati in 80 province del territorio russo. Prima della rivoluzione molti di loro erano stati impiegati nelle industrie belliche e nei lavori agricoli. Al lavoro durissimo si aggiungevano le condizioni inumane della vita nei campi che, tra l’altro, neH’inverno 191617 provocarono la morte di decine di migliaia di uomini p[...]

[...]un congresso con la partecipazione di 400 delegati in rappresentanza di circa

500.000 prigionieri. Fra le decisioni del congresso vi fu quella di creare una federazione dei gruppi comunisti internazionali presso il Comitato centrale del Partito comunista russo. Ne fu nominato presidente l’ungherese Béla Kun (v.), che proveniva dal campo di Omsk.

Il programma della federazione si

ispirava a quello del partito bolscevico. L’attività degli internazionalisti fu volta soprattutto alla propaganda e al reclutamento per formare unità armate in appoggio all’Esercito Rosso, e all’educazione politica attraverso scuole di partito.

Centri d’operazione

Consistenti nuclei internazionalisti si formarono, oltre che a Mosca e a Pietrogrado, ad Astrakhan, Kursk, Kiev, Orel, Perm, Samara, Simbirsk, Tambov, Ryazan, Serpukhov, Tver, Tzaritzin, Saratov, Irkutsk. Decine di migliaia furono i volontari che accorsero nelle formazioni internazionaliste, cosicché fu possibile creare un vero e proprio esercito.

Sorsero 5 divisioni: la I Divisione Internazionale Ucraina, la Divisione Occidentale, la Divisione Internazionale, la Divisione di Siderman, la I Divisione Cecoslovacca. Tre le brigate: la I Brigata Internazionale, la I Brigata Internazionale della XII Armata, la Brigata Internazion[...]

[...]Cecoslovacca. Tre le brigate: la I Brigata Internazionale, la I Brigata Internazionale della XII Armata, la Brigata Internazionale del fronte turkestano.

I luoghi dove erano dislocati e operarono i contingenti maggiori: Kiev, Simbirsk, Saratov, nella parte nord occidentale; Astrakhan e Baku, nella zona del Caspio; Ekaterinburg, Omsk, Tomsk, Krasnojark, nella zona centrale; Irkutsk, Cita, Blagovescensk, Khabarovsk, nella zona sud orientale.

Internazionalisti italiani

I prigionieri italiani in Russia, all’indomani della Rivoluzione d’ottobre, erano alcune decine di migliaia, concentrati nei campi di Kirsanov, Vologdà, Samara, e nel

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 798

Brano: [...]nni del regime o rientrati daN’emigrazione. I personaggi più in vista di questa organizzazione erano Onorato Damen, Mario Acquaviva, Bruno Maffi e Fausto Atti. Di fatto, l’inconsistenza organizzativa rese ininfluente il movimento.

La rivista venne stampata clandestinamente quasi sempre a Torino, ma i componenti del gruppo si trovavano per Io più nel Milanese e in altre provincie del Nord, dove pertanto il foglio ebbe una certa diffusione. Gli internazionalisti (come si autodefinirono i membri del gruppo) furono presenti ai primi scioperi del marzo 1943 a Torino, Asti, Casale e Milano. Tra il 25 luglio e l'8.9.1943 essi cercarono di mettersi alla testa del movimento spontaneo dei lavoratori contro la guerra, cercando di lanciare l’idea di costituire Consigli di fabbrica, attraverso i quali gli operai avrebbero dovuto iniziare una lotta di classe autonoma da tutti i fronti militari.

Questo punto caratterizzò gli internazionalisti, non solo rispetto ai partiti democratici ma anche a quei raggruppamenti di estrema sinistra (come Stella Rossa di Tori[...]

[...]odefinirono i membri del gruppo) furono presenti ai primi scioperi del marzo 1943 a Torino, Asti, Casale e Milano. Tra il 25 luglio e l'8.9.1943 essi cercarono di mettersi alla testa del movimento spontaneo dei lavoratori contro la guerra, cercando di lanciare l’idea di costituire Consigli di fabbrica, attraverso i quali gli operai avrebbero dovuto iniziare una lotta di classe autonoma da tutti i fronti militari.

Questo punto caratterizzò gli internazionalisti, non solo rispetto ai partiti democratici ma anche a quei raggruppamenti di estrema sinistra (come Stella Rossa di Torino, Bandiera Rossa di Milano e Roma, Il Lavoratore di Legnano) che, pur condannando la guerra come interimperialista, ritenevano giusto combattere il nazifascismo per poi passare alla rivoluzione socialista.

L'analisi della guerra

« Prometeo » sosteneva che la guerra in corso era essenzialmente interimperialista e che le ideologie (la fascista come l’antifascista) dei due contrapposti fronti militari servivano solo a mascherare i reali interessi economici, per la sparti[...]

[...]lista, ritenevano giusto combattere il nazifascismo per poi passare alla rivoluzione socialista.

L'analisi della guerra

« Prometeo » sosteneva che la guerra in corso era essenzialmente interimperialista e che le ideologie (la fascista come l’antifascista) dei due contrapposti fronti militari servivano solo a mascherare i reali interessi economici, per la spartizione del mercato mondiale, dei due blocchi capitalistici in lotta tra loro. Gli internazionalisti riprendevano a tale riguardo le posizioni politiche sostenute da Lenin e da Rosa Luxemburg durante la Prima guerra mondiale. L'avversario del proletariato, essi sostenevano, non è questo o quel fronte, bensì il capitale internazionale che si sottomette il proletariato per i propri fini. E, in questa guerra, chi soffre più di tutti è precisamente il proletariato, usato da una parte e dall'altra come carne da cannone.

798



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 692

Brano: [...]a. Frequentando l’università di Bologna, seguì le lezioni di Giosuè Carduòci, invano sollecitando dall’amministrazione comunale (che mal fidava della sua già acquisita fama di « ribelle ad ogni tradizione ») un sussidio ai suoi promettenti studi. Né egli smentì questa fama, partecipando a Bologna (4.12.1871) alla costituzione del primo Fascio Operaio sorto in Italia, nonché alla redazione del giornale omonimo che convogliava attorno a sè i primi internazionalisti di Romagna. Il 4.8.1872, a Rimini, partecipò al I Congresso della Federazione italiana dell’Associazione internazionale dei lavoratori e ne venne nominato segretario della Commissione di corrispondenza dell’intemazionale.

Il rivoluzionario e Tesule

Attivissimo e animato da profondo spirito di sacrificio, A. Costa s'imr pose rapidamente come il capo indiscusso degli internazionalisti romagnoli, acquistando un nome nelle assise internazionali come uno degli esponenti più autorevoli del movimento anarchico prima e socialista poi. Mosso più dalla passione che da un chiaro orientamento teorico, partecipò al tentativo insurrezionale bolognese del luglio 1874, che si risolse con l’arresto suo e di alcuni altri e con un trionfale processo a Bologna due anni dopo. Nel 1877, un secondo fallito tentativo insurrezionale, a San Lupo (Benevento), lo costrinse all’esilio. In Svizzera conobbe Anna Kulisciòff e con lei si trasferì a Parigi. Anche qui attivo nel movimento in

Andrea Cos[...]

[...] accelerare il processo di decantazione in atto del suo primitivo attivismo anarchico contribuì l’incontro con il noto dirigente socialista francese Benoìt Malon. Da questa evoluzione che era soprattutto ricerca di più efficaci e fecondi metodi di lotta, nasceva nel 1879 la lettera «Ai miei amici di Romagna» sulla cui base, più intenzionale che programmatica, nel 1881 Costa fondò il Partito socialista rivoluzionario. In realtà il. distacco dagli internazionalisti anarchici, nonostante la violenza con cui questi lo attaccarono, fu dal Costa più subito che provocato e, più tardi, il suo ingresso nel Partito socialista fu il frutto, un po’ malinconico, di un processo di reimpostazione della « rivoluzione sociale » che egli aveva fortemente voluto, ma che altri avevano portato avanti con maggior vigore e consapevolezza. Filippo Turati scriverà in proposito: « L’uomo che, a tanto prezzo di persecuzioni, di arresti e di carcere era stato ribelle a tutte le autorità della terra e del cielo... sentì che egli non doveva mettersi a traverso ».

Il parlamentar[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 652

Brano: [...]n giornale distribuito prevalentemente fra operai e militari e che, come tutti i periodici dell’estrema usciti in quegli anni nella regione, basava la sua propaganda su astratti principi di progresso sociale e di maggiore giustizia. Inoltre, come strumento di propaganda repubblicana, lo stesso Alati insieme a Bruno Rossi, Saverio Melissari e Saverio Vollaro fondò una loggia massonica “Aspromonte”, di rito simbolico perché più democratico.

Gli internazionalisti

Accanto al filone repubblicano si muovevano nuclei di internazionalisti (v. Internazionale, Prima). Le prime forme di propaganda socialistica in provincia di Reggio Calabria possono essere fatte risalire al 1868, quando in alcuni comuni del circondario di Gerace vennero affissi cartelli inneggianti alla Repubblica e al Socialismo. Nel 1871, sempre nel collegio di Gerace, per l’elezione suppletiva indetta in seguito alla morte del deputato locale venne posta la candidatura dell’internazionalista napoletano Carlo

Gambuzzi che, su 307 votanti, ottenne ben 107 voti.

Certamente non erano tutti per i principi che professava, ma per il prefetto erano comunque trop[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 622

Brano: [...]mmercianti, costretto a lavorare per sostentare i quattro fratelli minoH dopo l’immatura morte del padre, riuscì a stento a conseguire la licenza di quarta elementare e un diploma di “perito calligrafo”. Nel 1867 trovò occupazione presso la Camera notarile della città e nel 1877 iniziò a collaborare con il famoso periodico democratico “La Plebe” (v.) di Milano, al quale inviò anche corrispondenze sul processo svoltosi a Benevento (v.) contro gli internazionalisti della “banda del Matese”.

Nel 1880 iniziò l’attività di traduttore facendo conoscere in Italia la “Storia del socialismo” di Benoit Malon. Ancora dal francese tradusse “Socialismo utopistico e socialismo scientifico” di Friedrich Engels, poi “L’origine della famiglia” (1885), infine “Lavoro salariato e capitale” (1886) di Karl Marx. Si avviò negli stessi anni allo studio del tedesco e divenne « uno dei principali veicoli della penetrazione e della diffusione del marxismo in Italia» (Tommaso Detti).

Questa indefessa attività lo espose a persecuzioni poliziesche: denunciato per « peculato[...]

[...]sti finché, nel quadro delle repressioni crispine del 1894, fu processato per « eccitamento alla guerra civile ».

Dopo la morte di Engels (1895) e con la diminuita attenzione dei capi socialisti alle questioni teoriche, i suoi articoli vennero pubblicati so

lo su “Il Lavoro” di Benevento, finché egli non ruppe i rapporti con i riformisti locali. Nel 1915, per portare avanti la sua battaglia ideale contro la guerra, fondò con alcuni giovani internazionalisti beneventani il quindicinale L’Avvenire. Nel febbraio 1917 fu processato per strillonaggio dell'“Avanti!”, il che gli costò anche il ritiro della licenza di vendita di libri e giornali, che

aveva ottenuto per guadagnarsi da vivere.

Su posizioni massimalistiche, ne! 1917 si schierò con la Rivoluzione di ottobre. I suoi ultimi lavori di traduttore andarono distrutti, nel gennaio 1919, con l’incendio dell’“Avanti!” di Milano.

G.Cap.

Mascagni, Luigi

N. ad Arezzo il 5.9.1885, ivi m. il 5.9.1945; impiegato postale.

Figlio di contadini piccoli proprietari, conseguì il diploma di rag[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 656

Brano: [...]e trasgressione. La Calabria dal brigantaggio postunitario all'età giolittiana, Milano, 1984; La Parola socialista. Speciale 19051975 Settantanni, Cosenza, 1976; Pavone, C., Le bande insurrezionali della primavera del 1870, in “Movimento Operaio”, 1956, nn. 13, pp. 42107; Spezzano, F., La lotta politica in Calabria (18611925), Manduria, 1968; Id., Fascismo e antifascismo in Calabria, Manduria, 1975; Trevisani, G., Il processo di Frani contro gli internazionalisti, in “Movimento Operaio”, 1956, n. 5, pp. 639662.

Rimola, Giuseppe

Micca. N. a Novara il 4.9.1905, m. a Mosca nel 1938; meccanico. Membro dell’organizzazione comunista clandestina di Novara (v.), il 5.5.1928 venne arrestato con altri cinque componenti del Comitato federale della provincia. Condannato dal Tribunale speciale a 3 anni di reclusione, riacquistò la libertà nel 1931 ed espatriò clandestinamente in Francia per sottrarsi a ulteriori persecuzioni.

Lavorò per il Centro estero del P.C. d’I. a Parigi e successivamente fu inviato a Mosca come rappresentante della F.G.C.I. presso i[...]

[...]eferì togliersi la vita gettandosi dalla tromba delle scale del carcere. (Cfr. Dante Corneli, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo Sesto libro, Tivoli, 1982, pagg. 4647).

Russo, Enrico

N. a Napoli il 22.9.1895, ivi m. II 30.10.1973; operaio.

Metallurgico e giovane socialista dal 1910, nel 1917 fu eletto segretario del sindacato della F.I.O.M. a Napoli. Membro della frazione massimalista del P.S.I., nel 1924 confluì, con i terzinternazionalisti, nel Partito comunista.

Subito dopo la proclamazione delle Leggi eccezionali fasciste del novembre 1926 espatriò per sfuggire all’arresto (latitante, verrà assegnato il 20.11.1926 a 3 anni di confino) e si portò in Francia, poi in Belgio.

A Bruxelles aderì alla “sinistra comunista” e fu tra i collaboratori della rivista “Prometeo” (v.)f poi del mensile “Bilan”. Nel 1936 accorse in Spagna, organizzò a Barcellona la Brigata “Lenin” aderente al P.O.U.M. (v.) e fu tra i propagandisti di questo partito comunista dissidente. Dopo la liquidazione del P.O.U.M. dovette tornare in Francia. All’in[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine internazionalisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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