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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 87

Brano: Internazionalismo proletario

Qnhuman e al riarmo della Germania) sono emersi dalla nuova l.O.S. Hue atteggiamenti fondamentali: in nrimo luogo, la tendenza accentuata Hi anteporre, agli interessi più generali della classe operaia, quelli dei rispettivi paesi, rinunciando così a una visione internazionalista fin questo senso si sono sempre distinti soprattutto i delegati inglesi e i tedeschi); in secondo luogo, un acceso anticomunismo, espresso nella affermazione, secondo la quale « il movimento internazionale comunista è lo strumento di un nuovo imperialismo ». Il comuniSmo viene così considerato un nemico [...]

[...]mitata e, dal 1951 a oggi, la sua azione non ha avuto particolare rilievo.

Bibliografia: O. Bauer, Die illegale Partei, Paris, 1939; G. D. H. Cole, ComuniSmo e socialdemocrazia, Bari, 1968; L. Edinger L. jr.f Sozialdemokratie und National sozialismus, Hannover, Frankfurt, 1960; M. Sokolova, Les congrès de l’Internationale Socialiste entre les deux guerres mondiales, Paris, 1953; Erich Matthias, Sozialdemokratie und Nation, Stuttgart, 1952.

Internazionalismo proletario

Posizione di principio del movimento operaio che si afferma con l’acquisizione della consapevolezza del carattere supernazionale della lotta per il socialismo, incompatibile con gli egoismi e gii esclusivismi nazionalistici.

Come presa di posizione sul piano ideale e politico, l'internazionalismo proletario coincide con la trasformazione della classe operaia da classe « in sé », come dato obiettivo, in classe « per sé », come soggetto consapevole della propria missione storica. Il concetto è riassunto neH’appello conclusivo del Manifesto del Partito comunista (v.) del 1848: « Proletari di tutti i paesi unitevi! ».

Carattere internazionale del capitale

Anche il capitale è una forza internazionale. Tutte le volte in cui il sistema capitalistico è stato messo in pericolo dalla lotta dei lavoratori, gli stati capitalistici hanno sempre saputo trovare tra loro forme di solidarietà, s[...]

[...]ntrorivoluzionari. Nella flotta francese del Mar Nero i marinai si ammutinarono per opporsi all'intervento contro la rivoluzione. In Italia si ebbero ampi movimenti di lavoratori per impedire le spedizioni a sostegno degli eserciti bianchi e per imporre il ritiro del contingente italiano inviato a combattere a fianco degli inglesi ad Archangelsk. Scioperi di appoggio alla rivoluzione sovietica si ebbero in tutti i paesi, tanto che Lenin citerà l'internazionalismo proletario tra i fattori di successo della rivoluzione.

Una solidarietà di tipo analogo, anche se meno ampia a causa delle mutate condizioni generali, fu quella messa in atto dai proletari di vari paesi dal 1924 al 1927 in ap

poggio alla rivoluzione cinese.

Nel 1936, in piena bufera fascista nel centro dell'Europa, la guerra civile spagnola suscitò una solidarietà ancora più larga e prolungata, che tuttora continua. Grandiose campagne di solidarietà si sono avute in tutto il mondo, nel secondo dopoguerra, per molti altri popoli in lotta, dalla Grecia al Vietnam, dal Cile ai paesi afr[...]

[...]in atto dai proletari di vari paesi dal 1924 al 1927 in ap

poggio alla rivoluzione cinese.

Nel 1936, in piena bufera fascista nel centro dell'Europa, la guerra civile spagnola suscitò una solidarietà ancora più larga e prolungata, che tuttora continua. Grandiose campagne di solidarietà si sono avute in tutto il mondo, nel secondo dopoguerra, per molti altri popoli in lotta, dalla Grecia al Vietnam, dal Cile ai paesi africani.

Natura deirinternazionalismo

Tuttavia, se l'internazionalismo proletario costituisse soltanto la risposta alla solidarietà internazionale del capitale, la sua forza sarebbe limitata, condizionata e riflessa, priva di motivazione interiore. Esso trae invece la propria ragione d’essere dal carattere stesso della lotta per creare una società più giusta e libera, lotta che presuppone il superamento delle angustie e dei pregiudizi nazionali. La futura società socialista deve infatti portare alla eliminazione dello Stato in quanto strumento di coercizione dall’esterno, alla liquidazione degli antagonismi e dei contrasti tra i popoli, alla scomparsa delle fron[...]

[...]intera umanità. Gli antagonismi di classe e nazionalistici hanno spesso portato alla negazione e al tentativo di soffocare le particolarità e i diritti delle nazionalità oppresse e dei piccoli popoli, ma i tentativi di snazionalizzazione compiuti dai regimi capitalistici hanno trovato e trovano, nei proletari coscienti, avversari decisi che si schierano in difesa dei diritti nazionali offesi.

Non vi è d’altra parte alcuna contraddizione tra l'internazionalismo proletario e la difesa dei diritti nazionali da parte dei proletari consapevoli della loro missione storica. La lotta contro il regime dello sfruttamento capitalistico comprende la esaltazione delle particolarità nazionali di ogni popolo, il quale deve poter affermare la propria individualità e contribuire con la propria lingua e la propria cultura al progresso generale. E l'organizzazione statuale autonoma di ciascuna na

87



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 82

Brano: [...]ascio le forze reazio

narie e quelle che, anche senza essere autenticamente di classe, erano tuttavia contro i regimi dittatoriali fascisti. Il problema fondamentale diveniva ora quello di formare un fronte unico proletario con i partiti socialisti, come base per un più ampio fronte unico antifascista che comprendesse anche organizzazioni politiche non operaie, della piccola e media borghesia. Venne inoltre rivalutato, in stretto legame con l’internazionalismo, l’elemento nazionale. In particolare nei paesi coloniali e dipendenti la lotta doveva essere condotta attraverso un fronte unico nazionale antimperialista, il più largo possibile.

« L’internazionalismo proletario deve, per così dire, acclimatarsi in ogni paese per affondare radici profonde nella terra natale. Le forme nazionali della lotta di classe proletaria e del movimento operaio nei singoli paesi non sono affatto in contraddizione con l’internazionalismo proletario; sono anzi proprio queste forme che permettono di difendere con successo gli interessi internazionali del proletariato ».

Uno dei problemi più importanti affrontati dal VII Congresso fu quello della lotta contro il profilarsi di una nuova guerra mondiale. Togliatti, che già nell’autunno del 1934 era stato incaricato dall'Esecutivo dell’Internazionale di prendere contatti con vari gruppi socialisti europei, tenne su questo tema la relazione introduttiva.

« Sappiamo che la prossima guerra — disse tra l’altro Togliatti — sarà una guerra di tutto il paese, una guerra nella quale [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 88

Brano: Internazionalismo proletario

zionalità è, nel mondo contemporaneo, la condizione perché ciascun popolo possa raggiungere la propria maturità.

Il patriottismo proletario

Nei paesi socialisti si è arrivati a forme di patriottismo che, insieme alle conquiste della rivoluzione, difendono taluni valori universali del passato e il patrimonio culturale accumulato nel corso della storia, quando il potere si trovava ancora nelle mani della borghesia. Tale patriottismo deve tuttavia distinguersi radicalmente da quello borghese, ri* fuggendo da qualsiasi forma di antagonismo rispetto ad altri patriottismi e da o[...]

[...]luni valori universali del passato e il patrimonio culturale accumulato nel corso della storia, quando il potere si trovava ancora nelle mani della borghesia. Tale patriottismo deve tuttavia distinguersi radicalmente da quello borghese, ri* fuggendo da qualsiasi forma di antagonismo rispetto ad altri patriottismi e da ogni forma di nazionalismo.

Condizione fondamentale affinché il patriottismo dei paesi socialisti non entri in conflitto con l’internazionalismo proletario è quindi che la condotta dello Stato socialista sul piano politico, diplomatico e militare non contrasti con gli interessi della classe operaia e dei lavoratori degli altri Stati e con le finalità generali del movimento operaio, costituite dal superamento degli Stati nazionali e dalla soppressione delle frontiere. Una concezione del patriottismo socialista e una conseguente politica interna ed estera da parte di uno Stato socialista che ignorassero o trascurassero gli scopi fondamentali del movimento operaio internazionale nella sua lotta per la trasformazione socialista del mondo,[...]

[...]e finalità generali del movimento operaio, costituite dal superamento degli Stati nazionali e dalla soppressione delle frontiere. Una concezione del patriottismo socialista e una conseguente politica interna ed estera da parte di uno Stato socialista che ignorassero o trascurassero gli scopi fondamentali del movimento operaio internazionale nella sua lotta per la trasformazione socialista del mondo, contraddirebbero indubbiamente i principi dell’internazionalismo proletario. Su tale questione ebbero a verificarsi negli anni tra le due guerre mondiali non pochi contrasti e incomprensioni (v. Internazionale, Terza), dovuti anche al fatto che la sopravvivenza della Unione Sovietica, in quanto primo e allora unico Stato socialista del mondo, era giustamente considerata decisiva per il futuro del socialismo, tanto da far passare in secondo piano molte riserve e dissensi su determinati atti della politica sovietica.

Secondo dopoguerra

All’indomani della Seconda guerra mondiale la situazione risultò radicalmente mutata. Altri paesi venivano via via agg[...]

[...]ato che non può esistere un unico modello di raggiungimento e di costruzione di una società socialista: da qui la necessità che in ciascun paese il movimento operaio segua una propria « via nazionale ».

Il concetto di « vie nazionali al socialismo» non è stato di facile e immediata acquisizione da parte di quanti temevano che esso comportasse una rottura dell’unità del movimento, uno scivolamento su posizioni nazionalistiche e l’abbandono deH’internazionalismo proletario. Per risolvere questa contraddizione Paimiro Togliatti suggerì la formula, oggi largamente accolta, della « unità nella diversità », la quale non è, come è stato sostenuto, una contraddizione in termini: in effetti l'unità si basa sulla comune finalità socialista e su taluni principi generali universalmente accolti, mentre la diversità trova la sua ragione d'essere nelle differenti realtà nazionali alle quali i comunisti devono saper aderire se non vogliono essere emarginati e liquidati. Si tratta di questione non semplice, tuttora aperta al dibattito e al l'approfondimento teorico[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 68

Brano: [...]ici e organizzare l'economia socialista

4) I paesi a democrazia popolare, compreso il nostro, si sono già impegnati sulla via del socialismo senza cessare la lotta contro le forze dei nemici all'interno e soprattutto all’estero. Attualmente in questi paesi si lavora a creare le condizioni necessarie per l'edificazione del socialismo, a porre le basi economiche e culturali della futura società socialista. .

5) La democrazia popolare è per l'internazionalismo. Il nazionalismo è. incompatibile con la democrazia popolare. Noi pensiamo che il nazionalismo, qualunque sia la maschera sotto la quale si nasconde, è il nemico del comuniSmo. Questo è dimostrato in effetti dalla pratica anticomunista del gruppo nazionalista di Tito in Jugoslavia. Lottando contro tutte le manifestazioni del nazionalismo dobbiamo educare i lavoratori nello spirito dell'internazionalismo proletario, e dell'attaccamento alla patria, nello spirito del vero patriottismo ». (G. Dimitrov, « Rinascita » n. 1, gennaio 1949).

Bibliografia: « l'Unità », luglioagosto 1944; La Nostra Lotta, luglio 1944 gennaio 1945;

G. Dimitrov, Questioni del Fronte Unico e del Fronte popolare. Discorso al VII Congresso dell'I.C., Parigi, 1939; « Rinascita », annate 19441947; P. Togliatti, Politica comunista Discorsi, Roma, 1945; G. Dimitrov, Dal Fronte antifascista alla democrazia popolare, 1950; C. Bodrowski, Il socialismo in Jugoslavia, Milano, 1957; La lutte de libération des peuples yougosl[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 361

Brano: Pajetta Noè

Il « nuovo internazionalismo »

Un particolare contributo è stato dato da Gian Carlo Pajetta nel campo dei rapporti internazionali del P.C.I.. Per quanto riguarda le relazioni con i paesi dell’Europa Orientale, egli ha descritto tale contributo nel libro Le crisi che ho vissuto (Editori Riuniti, 1982). Ripercorrendo lungo il filo della memoria le principali tappe dell'attività personalmente svolta dal 1953 (« quando eravamo tutti stalinisti »), fino agli anni Ottanta, egli espone le proprie esperienze e opinioni di fronte a vicende quali la ripresa dei rapporti tra l'U.R.S.S. e la Jugoslavia di Tito, il XX Congresso de[...]

[...]resso del P.C.U.S., la « primavera di Praga » del 1968, fino agli ultimi avvenimenti polacchi. Il libro presenta una galleria di personaggi famosi (da Krusciov a Togliatti, Novotny, Rakosi, Gomulka, Gierek ecc.) e di altri dirigenti, visti attraverso incontri ed episodi vissuti. Vi è anche un giudizio critico (e autocritico) su quello che viene sommariamente definito « socialismo reale » e il libro si conclude con l'affermazione che occorre un « internazionalismo nuovo », fondato sempre sul reciproco sostegno tra paesi socialisti, ma al tempo stesso rispettoso della sovranità, dell'autonomia, della specificità storica e nazionale di ognuno, il che non è evidentemente accaduto in Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e altrove. Il problema dello stalinismo appare a Gian Carlo Pajetta ancora « insolubile »: « Si poneva quindi il problema dei dispotismo in una società senza classi e nel partito stesso della classe operaia [...] Ma perché e come si era arrivati al dispotismo? Non riuscimmo né allora né poi ad affrontare il problema fino al fondo» (pag. 74). E[...]



da Per avanzare verso il socialismo [rapporto al IX congresso] / Palmiro Togliatti, p. 97

Brano: elementi di essa che si esprimono nel modo come noi abbiamo precisato e che, mentre aprono al movimento democratico e socialista una via di avanzata assai più ampia che nel passato, richiedono però che venga svolto un lavoro e si conduca la lotta per la pace e la distensione internazionale in modo più efficace che nel passato.

I consensi a questa linea di lotta per la pace, nella quale si esprime oggi il nostro internazionalismo proletario sono risultati ben evidenti anche dal saluto fraterno e dal consenso caloroso con il quale il Congresso ha accolto gli interventi dei compagni rappresentanti i partiti comunisti e operai presenti al nostro Congresso; i rappresentanti del grande partito delPUnione Sovietica, del partito cinese, del partito francese, di tutti gli altri, che io intendo qui, ancora una volta, particolarmente ringraziare per la loro presenza e per l’aiuto che essi al nostro Congresso hanno voluto dare. Noi siamo un partito internazionalista perchè siamo il partito nazionale della classe operaia italiana[...]

[...]la loro presenza e per l’aiuto che essi al nostro Congresso hanno voluto dare. Noi siamo un partito internazionalista perchè siamo il partito nazionale della classe operaia italiana. Quindi non è che a noi sia indifferente il fatto che ci calunnino dicendo che saremmo agenti di potenze straniere. Noi respingiamo questa calunnia e la distruggiamo, mettendo sempre bene in evidenza il nostro volto nazionale e in linea di principio dimostrando ohe l’internazionalismo proletario e lo spirito nazionale del nostro partito sono momenti inscindibili, che nessuno può separare.

Debbo rivolgere un ringraziamento ai rappresentanti della stampa che sono stati qui presenti e a tutti i giornali che si sono interessati dei lavori del nostro Congresso, rilevando che questa volta vi è stato senza dubbio, se

97



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 97

Brano: [...]tore dell’antifascismo in tutti i campi e che l’ebraismo estero e italiano fuoruscito è stato — in alcuni periodi culminanti nel 192425 e durante la guerra etiopica — unanimemente ostile al fascismo. L’immigrazione di elementi stranieri, accentuatasi fortemente dal 1933 in poi, ha peggiorato

10 stato d’animo degli ebrei italiani nei confronti del regime, non accettato sinceramente perché antitetico a quello che è la psicologia, la politica, l’internazionalismo di Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo a elementi ebrei; l’ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.

11 divieto di entrata e l’espulsione di ebrei stranieri

Il Gran Consiglio del fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d’ingresso nel Regno degli ebrei stranieri non poteva più oltre essere ritardata e che l’espulsione degli indesiderabili — secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie — è indispensabile. Il Gran Consiglio del fascismo decide che oltre ai casi singolarmente controversi che saranno sottoposti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 295

Brano: [...].L.N. provinciale di Massa Carrara, ufficiale di collegamento nel Casentino e nel Mugello, infine comandante delle S.A.P. a Siena. Consigliere comunale di Carrara dal 1946, deputato dal 1948 al 1958, è stato vicesegretario dell’Associazione per i rapporti culturali con l’URSS dal 1950 al 1955, e vicesindaco di Carrara dal 1960.

Pubblicazioni: 50 anni di lotte ,operaie a Carrara, Roma. 1951; 100 anni di lotta sociale a Carrara, Milano, 1961; L'internazionalismo e gli anarchici, Roma, 1964.

Bernieri, Bruno

N. a Parma I'8.10.1912. Militante nel movimento « Giustizia e Libertà », nel 1942, a Parigi, promosse la costituzione del C.L.N. degli italiani in Francia (v.). Attivo nella Resistenza francese, nel settembre

1944 fu incaricato di mantenere il collegamento con le forze della Resistenza italiana al confine tra la Francia e l’Italia. È stato decorato dal governo francese.

La decorazione (Croce di guerra 1939 con stella d’argento) gli è stata conferita con la seguente motivazione: « Il generale De Gaulle, presidente del Governo Provvisorio[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 309

Brano: [...] Dissentendo dal governo sulla interpretazione da darsi al Patto di Londra, coerente con la propria visione democraticonazionale e filojugosiava e in contrasto con la politica di Sonnino, il 28.12.1918 si dimise dalla carica ministeriale. In un coraggioso e clamoroso discorso alla Scala di Milano (11.1.1919) chiarì poi la sua concezione politica, rivelando al tempo stesso l’utopismo marcatamente religioso che ad essa derivava dall’abbandono dell’internazionalismo proletario e dalla fede di scelte politiche e morali autonome rispetto ai più profondi interes

309



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 718

Brano: [...]i Karl Kautsky e di Jean Jaurès, forte di una interpretazione riformista del marxismo e della eredità ideale di Engels.

Linea democraticoriformista

Fu la guerra a interrompere con la violenza, una violenza che fuorusciva dagli schemi di pacifico sviluppo del ventennio precedente, l’utopia del progresso democratico e a dimostrare la capacità e la « libertà » del capitalismo di operare scelte politiche antidemocratiche. Più Che per motivi di internazionalismo proletario, fu per avversione a questo nuovo corso della politica capitalistica e per l’attaccamento esclusivo ai moduli democraticoriformistici che la rivista mantenne nel corso del conflitto un atteggiamento for


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine internazionalismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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