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Il segmento testuale interclassismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 346Entità Multimediali , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 66

Brano: Interclassismo

zazione. La concezione interclassista cattolica, che sta alla base della Democrazia Cristiana (v.)f deriva dalla dottrina sociale cristiana la quale, assimilando le classi odierne ai ceti medioevali, mira a fonderle in una unità corporativa inserita nello Stato, cui spetterebbe il compito di assicurare la equa ripartizione delle ricchezze. Tale concezione contesta che lo sfruttamento del lavoro sia l’inevitabile conseguenza della proprietà privata dei mezzi di produzione e nega il carattere di classe dello Stato. All’interclassismo cattolico può essere riconosciuto un certo contenuto etico[...]

[...]Democrazia Cristiana (v.)f deriva dalla dottrina sociale cristiana la quale, assimilando le classi odierne ai ceti medioevali, mira a fonderle in una unità corporativa inserita nello Stato, cui spetterebbe il compito di assicurare la equa ripartizione delle ricchezze. Tale concezione contesta che lo sfruttamento del lavoro sia l’inevitabile conseguenza della proprietà privata dei mezzi di produzione e nega il carattere di classe dello Stato. All’interclassismo cattolico può essere riconosciuto un certo contenuto etico ma, di fatto, esso contrasta con le esigenze di sviluppo della società e con la realtà storica. Usato per frenare la diffusione delle idee socialiste, mira ad attenuare le più stridenti ingiustizie sociali, ma non ne elimina le cause. L’interclassismo fascista è d’impronta addirittura medioevale nelle sue strutture corporative. Lo Stato corporativo fascista si distingue per l’assoluta assenza di qualsiasi forma di democrazia e per l’accentramento del potere economico nelle mani di una ristretta oligarchia. Demagogia verbale e qualche gesto paternalistico non riescono certo a celare il carattere brutalmente classista e oppressivo dell’intera costruzione.

Internazionale, L’

Inno del proletariato mondiale, con testo del poeta operaio francese Eugène Pottier (18161887) e musica di Pierre Degeyter (18481931). Autodidatta, autore di canzon[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 7

Brano: [...]uesta alleanza, che a volta a volta si stringeva e si scioglieva, rivelava fra i radicali e le altre due correnti democratiche l’esistenza di un rapporto complesso e contraddittorio, in cui gli incontri e le convergenze in vista di obiettivi comuni e contro comuni avversari, si alternavano a scontri e diatribe feroci, giustificati dalla concorrenza per la conquista della guida del fronte antigovernativo e dell’egemonia sulle forze popolari.

L’interclassismo portava infatti i radicali (che erano essenzialmente rappresentanti di piccola proprietà terriera, ceti impiegatizi, borghesia urbana delle professioni, del

l artigianato e del commercio) a presentarsi anche come i naturali patroni degli operai e dei contadini. L’impegno di Bertani per l’inchiesta agraria (varata nel 1876, ma conclusasi solo nel 1885) fu indicativo in tal senso: l’interesse per la questione agraria e per la legislazione sociale era sentito, sebbene in chiave umanitaria o, se si vuole, paternalistica, entro i limiti di un interclassismo che contrapponeva l’arbitrato obbliga[...]

[...], ceti impiegatizi, borghesia urbana delle professioni, del

l artigianato e del commercio) a presentarsi anche come i naturali patroni degli operai e dei contadini. L’impegno di Bertani per l’inchiesta agraria (varata nel 1876, ma conclusasi solo nel 1885) fu indicativo in tal senso: l’interesse per la questione agraria e per la legislazione sociale era sentito, sebbene in chiave umanitaria o, se si vuole, paternalistica, entro i limiti di un interclassismo che contrapponeva l’arbitrato obbligatorio e il probivirato alla nascente concezione della lotta di classe.

Al radicalismo, considerato come l’espressione della borghesia progressista, colta e “illuminata”, sarà spesso rimproverata l’incapacità di rappresentare organicamente l’alternativa di sinistra ai governi dell’Italia liberale, soprattutto a causa della sua caratteristica connotazione parlamentare e politica e, di conseguenza, degli scarsi legami del partito con il “paese reale”. Di fronte alla penetrazione capillare dei radicali francesi nelle campagne, i successi dei radicali italia[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 8

Brano: [...]ingoli esponenti, ampia possibilità di manovra per il governo e contrasti d’opinione tra classe politica e gruppi di militanti. Dopo la morte di Cavallotti, Sacchi s’impose come leader influente: a lui è attribuibile quel “nuovo corso” che — scemate le infuocate polemiche — prevalse al congresso del 1904. Accettando senza più remore l’istituzione monarchica, Sacchi mirò a differenziare il Partito radicale dai repubblicani e dai socialisti (per l’interclassismo della sua base sociale e per la scelta del metodo riformista), ma nello stesso tempo a distinguerlo dalla Sinistra di Giovanni Giolitti e Giuseppe Zanardel//, con cui correva il rischio di venir confuso; a questo fine, lo presentò come un partito di governo realmente democratico, disposto ad accettare il potere solo a condizione di attuare il programma minimo comune ai tre partiti popolari, basato essenzialmente sulla riforma militare, tributaria, scolastica e sul decentramento amministrativo.

8



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 302

Brano: [...]99 come l’« avvocato dei sovversivi ».

Esponente del Partito radicale (v.), partecipò attivamente aH'amministrazione comunale e provinciale di Cremona e dal 1882 al 1920 rappresentò in Parlamento, quasi ininterrottamente, il collegio cittadino. Dopo la morte di Felice Cavallotti (1898) divenne uno dei leader del partito. Abbandonate le pregiudiziali nei confronti dell’istituto monarchico, in opposizione a repubblicani e socialisti rivendicò l’interclassismo della sua base sociale e la fedeltà al metodo riformista, persuaso che la funzione dei radicali fosse quella di diventare un partito democratico di governo. Questo “nuovo corso” finì per prevalere al Congresso radicale del 1904, dopo che lo stesso Sacchi e l’altro radicale Giuseppe Marcora (suo grande antagonista) avevano già ripetutamente rifiutato (nel 1901 e nel 1903) cariche ministeriali nei governi Zanardelli e Gioì itti.

Nel 1906 entrò a far parte del ga

binetto Sonnino come ministro di Grazia, Giustizia e dei Culti, rappresentando al governo, con Edoardo Pantano, « una puntarella[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 535

Brano: [...]settimanali abolendo gli straordinari, ma previa una corrispondente diminuzione dei salari.

Per portare avanti la creazione del

lo “Stato corporativo” (v. Corporativismo fascista) il 10.11.1932 furono costituite 22 Corporazioni di categoria. L’obiettivo di questa struttura era di dividere e contrapporre l'una all’altra le masse lavoratrici dei diversi settori produttivi e, nel

lo stesso tempo, affermare all'interno di ciascuno di essi l’interclassismo imponendo la collaborazione fra lavoratori e padroni, i quali peraltro restavano uniti nella Confin

dustria (v. Confederazione generale dell’industria italiana). Unica concessione riconosciuta dai nuovi statuti fu il diritto nominalmente riconosciuto ai lavoratori di eleggere i loro rappresentanti locali, ma soltanto fino al livello provinciale. Per di più, le elezioni vennero convocate alla chetichella e addomesticate, per evitare sorprese da parte delle masse operaie. Principio fondamentale dello “Stato corporativo” era d’altronde quello di subordinare gli interessi dei lavoratori di ogn[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 346

Brano: [...]azione degli orari di lavoro. L’8.12.1878 fu costituita inoltre !’“Associazione per mutuo soccorso tra gli operai cattolici di Vercelli”.

La rete organizzativa delle società operaie si infittì sempre più in tutta la “bassa” Vercellese, ma ben presto emerse l’incapacità dei dirigenti moderati delle stesse di dare risposte alle esigenze della classe lavoratrice. L’atteggiamento neutrale nei confronti dei problemi politici e sociali e l’ostinato interclassismo, tutto imperniato sulla “solidarietà” tra le classi, nel momento in cui esplodevano conflitti sociali anche violenti (i primi scioperi di cui si ha notizia scoppiarono nel 1873 fra i muratori di San Germano, dove si ebbero una decina di arresti, e nella fabbrica di bottoni di Vercelli nell’aprile del 1879) portarono all’esaurimento della funzione delle società operaie.

Con la fondazione del P.S.I. (1892) si aprì anche nel Vercellese una fase nuova che portò l’associazionismo operaio sulla strada dell’emancipazione di classe, con la costituzione delle cooperative e poi della Camera del lavo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 808

Brano: [...] la cui influenza si espanse anche nei circondari di Mondovì e Cuneo. Permeati dei valori tipici che legavano la piccola proprietà alle istituzioni, i dirigenti deH’Associazione (i Ferro, i Prunotto, i Ferraris, \ Remondino e gli Jotta) tesero fin dall’inizio ad attuare un programma di « progresso nell’ordine », ma anche a contare di più come categoria sociale, aspirando a un’autonomia che non poteva peraltro rimanere neH’ambito del tradizionale interclassismo.

Dopo un convegno ad Alba, seguito da un corteo di parecchie migliaia

di contadini (18.7.1920), la verifica della loro forza si ebbe nelle elezioni amministrative di quello stesso autunno: i « contadinisti » apparvero subito in grado di « bloccare » un’area delle Langhe comprendente i mandamenti di Serralunga, Sommariva Bosco, Alba, Diano e Piobesi, ottenendo nel Consiglio provinciale tre eletti: G. Battista Pesce, Giuseppe Giansana e Urbano Prunotto.

Sull’onda di quel notevole successo e sviluppando la polemica contro gli esponenti del Partito popolare (cattolico) che non sembrava g[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 514

Brano: [...]espressa ideologicamente nel segno della « terza posizione fra comuniSmo e capitalismo », si accompagnò una serie di campagne demagogiche nei campi della sanità, dell’educazione, dell’edilizia popolare e dell’assistenza sociale, abilmente condotte da un apparato di controllo verticistico che invadeva tutti I campi della vita quotidiana.
Sotto il profilo ideologico, il giustizi alismo (Perón impose tale denominazione alle sue «dottrine») unì all'interclassismo e al populismo demagogico d'ispirazione cattolica una carica nazionalistica e antiparlamentare, esaltando il ruolo dell’esercito, delle organizzazioni corporative, del sindacato verticale, del « movimento peronista ». Puntando sullo sviluppo deM'industria in una fase di profonde trasformazioni sociali, il peronismo favorì il rafforzamento delle organizzazioni popolari e sindacali, ma trasformandole in base istituzionale del regime.
Molti furono i punti che il peronismo ebbe in comune con le tendenze autoritarie di destra tipiche degli anni Trenta e Quaranta in Europa e in altri paesi deH’Ame[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 116

Brano: [...]o di classe, in tutto il mondo, si trova in uno dei suoi momenti più chiari e paradigmatici degli ultimi cin*

quant’anni, il razionalismo nasce all’insegna di una ideologia interclassista (anche se non aclassista) di stampo umanitario ed illuminista: gli Stati democratici borghesi, soprattutto dopo la prima guerra mondiale, praticano, anche in buona fede, una politica interclassista. Ma quando sopravviene un periodo di crisi (come nel 1929) l’interclassismo diventa obiettivamente solo una mascheratura del capitalismo, dietro cui si nasconde una politica spietata a favore della classe egemone, che pertanto ha bisogno di un’architettura in cui riconoscere e con cui simboleggiare il proprio potere. Il destino di una tendenza interclassista come il razionalismo è quello di trovare l’appoggio di una borghesia illuminata, senza avere poi lalleanza delle classi popolari quando la borghesia l’abbandona. In questo senso la colpa da addebitare all’Unionè Sovietica non è tanto quella di aver respinto l’architettura razionalistica, quanto quella di averla s[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 58

Brano: [...]a caratteristica fondamentale di tutti questi punti programmatici: quella di restare affermazioni di principio, a volte persino audaci; ma senza la minima indicazione dei mezzi indispensabili per la loro realizzazione concreta (rovesciamento dei rapporti di proprietà, distruzione

o rinnovamento radicale delle strutture politiche e sociali esistenti, abolizione della rendita fondiaria, conquista del potere da parte de! popolo lavoratore).

L'interclassismo, la rassegnazione (« Che vi siano sempre ricchi e poveri è naturale », scriverà don Sturzo sin dal 1901 su\VAlmanaccomanuale democratico cristiano) e la collaborazione tra capitale e lavoro su cui ritorneranno tutte le encicliche sociali, dalla « Rerum Novarum » alla Quadragesimo anno di Pio XI (1931) e poi alle stesse Mater et Magistra di Giovanni XXIII (1961) e Populorum progress io di Paolo VI (1967), restano la base fondamentale su cui si muovono quasi tutte queste pur generose rivendicazioni programmatiche.

Anche il sistema bicamerale poggia sul compromesso: una Camera dei deputati el[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine interclassismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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