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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale imperialista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 1640Entità Multimediali , di cui in selezione 111 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 550

Brano: [...]o processo rivoluzionario iniziato nel 1842 e tuttora sostanzialmente in corso. Queste differenze vertono, sia sui fenomeni sociali e politici di fondo sia sulla motivazione nazionale della resistenza, sia sulla tattica militare, sia infine sulla natura tlell’attacco fascista. Per la Cina, la resistenza contro l’aggressione giapponese, a partire dal 1931, fu soltanto una tappa, sia pure decisiva, nella lotta contro l’aggressione e la dominazione imperialista.

La dominazione imperialista

Quest’ultima aveva attraversato fasi diverse, improntate ciascuna dalla prevalenza dell’una o dell’altra delle grandi potenze e sempre contraddistinte dalla connivenza della classe dirigente indigena che, preoccupata di mantenere nelle campagne l'ordine sociale tradizionale, era disposta a divenire strumento capillare della dominazione straniera indiretta, a costituire una rete di « intermediari indigeni » del

lo sfruttamento imperialistico: tra gli interessi stranieri insediati nei grandi porti ed il regime di sfruttamento tradizionale dei contadini si instaurò^ così un meccanismo di s[...]

[...]udale e che avevano già dimostrato la loro inefficienza sul piano tecnico, militare ed amministrativo di fronte all’attacco straniero.

Il « Movimento 4 maggio 1919 »

Il fallimento della rivoluzione democraticorepubblicana del 1911 aveva tuttavia dimostrato che queste esigenze tipiche della borghesia potevano essere portate al successo soltanto attraverso una lotta intensa e precisa contro il sistema di reciproco sostegno tra la dominazione imperialista ed il vecchio ordine indigeno, che avevano entrambi interesse ad impedire lo sviluppo

di una moderna società capitalistica in Cina. Di qui il carattere di rottura che assunse la lotta per la cultura nuova da parte dei giovani intellettuali con il cosiddetto « Movimento del 4 maggio 1919 », influenzato certamente dalla tradizione radicaldemocratica della rivoIiK zione francese e dei movimenti progressisti dell’ ’800 europeo, ma ben più decisamente volto in senso antiimperialista dalla ripercussione prossima ed intensa della Rivoluzione d'Ottobre, e dall’appello di Lenin alla lotta rivoluzio[...]

[...]digeno, che avevano entrambi interesse ad impedire lo sviluppo

di una moderna società capitalistica in Cina. Di qui il carattere di rottura che assunse la lotta per la cultura nuova da parte dei giovani intellettuali con il cosiddetto « Movimento del 4 maggio 1919 », influenzato certamente dalla tradizione radicaldemocratica della rivoIiK zione francese e dei movimenti progressisti dell’ ’800 europeo, ma ben più decisamente volto in senso antiimperialista dalla ripercussione prossima ed intensa della Rivoluzione d'Ottobre, e dall’appello di Lenin alla lotta rivoluzionaria dei popoli coloniali in alleanza con il proletariato.

Con il « Movimento del 4.5.1919 » l’azione per il rinnovamento e l’indipendenza della Cina superò il quadro puramente borghese della lotta per la creazione di nuove istituzioni politiche unitarie ed assunse gradualmente il carattere di una rivoluzione contro l ordine sociale instaurato dalla dominazione imperialistica con la connivenza delle forze indigene.

La prima tappa in questo processo fu rappresentata dalla con[...]

[...]unista) e l’atteggiamento di rivolta delle masse operaie che lo sfacelo della società rurale faceva affluire nelle città dominate dall’imperialismo in condizioni di estrema miseria e che nelle officine, possedute direttamente dalle imprese colonialiste e in genere presidiate dalle forze armate straniere, prendevano coscienza ad un tempo del

lo sfruttamento nella sua forma più brutale e delle conseguenze sociali ed economiche dalla dominazione imperialista sul paése. Da tale confluenza nacque nel 1921 il Partito comunista cinese, subito impegnatosi nella lotta ma destinato a percorrere una lunga e dolorosa esperienza prima di individuare chiaramente e di poter affrontare i compiti storici specifici che l’avanguardia rivoluzionaria avrebbe dovuto risolvere in un paese come la Cina. Contemporaneamente si ebbe un rinnovamento delle posizioni dei nazionalisti repubblicani, diretti fin dall’inizio del secolo con tenacia, ma non con altrettanta fortuna, da Sun Yatsen. Questi, aderendo alla tesi leninista della solidarietà tra l’azione rivoluzionaria [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 419

Brano: [...] economico e militare che la rendeva estremamente aggressiva verso gli altri popoli.

La tradizionale rivalità francese nei

confronti dell'Inghilterra (che era stata assai più tempestiva e più abile nelle conquiste coloniali, fino a costituirsi un impero di ben 375 milioni di abitanti), lasciò temporaneamente il campo a una politica di avvicinamento e infine di alleanza dei due imperialismi contro il comune nemico germanico.

Prima guerra imperialista

Negli anni che precedettero il conflitto mondiale 191418 si ebbe in Francia, da parte dei socialisti e di altri gruppi pacifisti, una vasta e intensa campagna per scongiurare

I imminente guerra imperialista, sui reali scopi della quale i lavoratori non. si facevano nessuna illusione. Mentre i governi francesi del tempo non pensavano ad altro che a garantire più lauti profitti alla borghesia attraverso provvedimenti fiscali e finanziari favorevoli alle grandi industrie e alle banche, tra gli operai, formalmente imbrigliati dal riformismo socialista, andava diffondendosi la teoria della «azione diretta » proposta dagli anarcosindacalisti, ossia la parola d'ordine dello sciopero generale che avrebbe dovuto sfociare in un certo momento nella conquista rivoluzionaria del potere. Secondo tale astratta[...]

[...]rola d'ordine dello sciopero generale che avrebbe dovuto sfociare in un certo momento nella conquista rivoluzionaria del potere. Secondo tale astratta teoria la lotta contro la guerra si sarebbe dovuta concludere, nel momento stesso della mobilitazione compiuta dai rispettivi governi, attraverso lo « sciopero dei mobilitati » 'i quali, rifiutandosi di partire per il fronte, avrebbero au

Francia

tomaticamente impedito l’inizio del Conflitto imperialista.

Nel 1913 il Partito socialista unificato contava 72.765 iscritti e nelle elezioni del 1914 raccolse 1.400.000 voti. Jaurès si schierò contro la guerra, ma il suo pacifismo verbale non ottenne sul piano pratico migliori risultati del progettato « sciopero generale », sempre annunciato e mai realizzato dai fautori dell’azione diretta.

Uno sciopero di ferrovieri, proda mato nel 1910, si concluse negat1 vamente. Né più concreti risultai ottennero vari altri scioperi attuat da minatori, portuali e marinai fine al 1913, tanto da poter affermare che, alla vigilia della prima guerre mondiale, [...]

[...]dal suo assassinio. L’uccisione del popolare capo socialista suonò come un sinistro rintocco sulla Francia e su tutta l’Europa, precedendo di poche ore l’inizio del più sanguinoso conflitto mai registrato fino a quel momento dalla storia. Ai solenni funerali di Jaurès, che si svolsero con grande concorso di popolo, i suoi stessi compagni di partito proclamarono Vunion sacrée di tutti i lavoratori francesi per difendere « la Patria » nella guerra imperialista. Il conflitto (che l’Europa avrebbe pagato con la perdita di intere generazioni) costò alla Francia 3 milioni di morti e indicibili sofferenze.

E.Nì.

Bibliografia: Carlo Marx, La guerra civile in Francia, Roma, 1950; Lenin, La Comune di Parigi, Roma, 1950; E.V. Tarle, Storia d’Europa 18711919, Roma, 1960; ComperMorel. Le Parti socialiste en France, Paris, 19Ì2;

D. Thompson, Stòria della Francia moderna. Milano, Ì963.

Dal 1918 al 1958

La prima guerra mondiale provocò in Francia anche profondi mutamenti strutturali: sorsero nuovi centri industriali, fiorirono le industrie automob[...]

[...]el. Le Parti socialiste en France, Paris, 19Ì2;

D. Thompson, Stòria della Francia moderna. Milano, Ì963.

Dal 1918 al 1958

La prima guerra mondiale provocò in Francia anche profondi mutamenti strutturali: sorsero nuovi centri industriali, fiorirono le industrie automobilistica, e aeronautica, si formarono giganteschi monopoli, crebbe ulteriormente la potenza del capitale finanziario e delle banche. I gruppi deH'oligarchia capitalistica e imperialista dei De Vebdeley, Schneider, Rothschild, la Banca pariginaolandese e la Banca d'Indocina divennero i veri padroni della Francia* determinando la politica dei

419



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 183

Brano: [...] assemblea generale e nazionale », in risposta alla Conferenza dei ministri degli esteri dell’OSA (organizzazione degli Stati americani, di fatto dominata e diretta dagli Stati Uniti) in cui si condannava la rivoluzione cubana come un intervento extracontinentale, sovietico e cinese, neH’emisfero occidentale. Nella dichiarazione stessa si denuncia la dottrina Monroe, « finora adoperata per estendere sull’America del Sud il dominio della voracità imperialista »; si accusano gli Stati Uniti di attentare all’indipendenza e alla rivoluzione cubana; si esalta l’amicizia del campo socialista, in particolare dell’URSS e della Cina; e infine si stende una « carta » dei diritti del popolo cubano. Questi diritti vengono così affermati: « Diritto dei contadini alla terra; diritto dell’operaio al frutto del suo lavoro; diritto dei negri e degli indios alla pienezza della dignità umana; diritto dei popoli a trasformare in scuole le fortificazioni e

le basi militari, di armare gli operai, i contadini, gli studenti, gli intellettuali, i negri, gli indios, le[...]

[...], gli studenti, gli intellettuali, i negri, gli indios, le donne, i giovani, i vecchi, tutti gli oppressi e gli sfruttati, perché possano difendere essi stessi il loro diritto e il loro avvenire ».

La seconda Dichiarazione, del 4.2. 1962, fu stesa fn risposta all’embargo delle merci cubane decretato dagli U.S.A. il 3 febbraio. Più ampia della prima, contiene un’approfondita analisi della situazione dell’America Latina (v.)f dello sfruttamento imperialista e dei processi rivoluzionari apertisi negli ultimi dieci anni; afferma la necessità della lotta armata; denuncia l’incapacità della borghesia di « guidare nell’attuale fase storica la lotta antifeudale e antimperialista », e sottolinea il ruolo rivoluzionario dei contadini, quando questi abbiano « la direzione rivoluzionaria e politica della classe operaia e degli intellettuali rivoluzionari ». Questa seconda Dichiarazione ebbe il carattere di « manifesto » in tutto il continente sudamericano, indicando nell’esempio di Cuba un insegnamento valido per gli altri paesi e popoli. Anche se corretta in alcune sue formulazione dagli stessi cubani, essa è stata assunta come base dell’azione rivoluzionaria da vari movimenti politici dell’America Latina, compresi alcuni partiti comunisti.

La Prima conferenza tricon[...]

[...]pendenza, non appena si passi alle scelte sociali che debbono dare vita a un’economia indipendente; l’attacco neocolonialista che sostituisce il tradizionale dominio coloniale; la funzione delle guerre di liberazione nazionale; la stretta relazione tra la lotta rivoluzionaria dei popoli dei tre continenti e la classe operaia europea; i processi politici e sociali che occorre avviare nei diversi paesi, per liberarsi da ogni residuo di dominazione imperialista; i rapporti tra paesi di nuova indipendenza e campo socialista.

Un elemento di novità rispetto alle precedenti conferenze afroasiatiche, e significativo della nuova fase apertasi, è dato dal riconoscimento del valore della rivoluzione socialista d’Ottobre come « l’avvenimento che ha cambiato il corso storico deH'umanità, mostrando il cammino da seguire a tutti i popoli del mondo per raggiungere la vera libertà e la giustizia piena ». La conferenza ha deciso inoltre una serie di misure organizzative tendenti a sviluppare la solidarietà dei popoli dei tre continenti; e ha dato vita a una pro[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 390

Brano: [...]ialisti del capitale finanziario ».

Nel Programma approvato dal VI Congresso mondiale (1.9.1928), nel capitolo che s’intitola « La crisi del capitalismo e il fascismo » è detto: « A fianco della socialdemocrazia, con l’aiuto della quale la borghesia reprime il movimento operaio e addormenta la sua vigilanza di classe, si leva il fascismo.

L’epoca deH’imperialismo, l’aggravamento della lotta di classe e l’aumento, soprattutto dopo la guerra imperialista mondiale, dei fattori di guerra civile, hanno provocato il fallimento del parlamentarismo. Da ciò sono conseguiti nuovi metodi e nuove forme di governo (il sistema dei gabinetti ristretti, la formazione di oligarchie che agiscono nei corridoi, la decadenza e la falsificazione della rappresentanza popolare, le restrizioni portate alle libertà democratiche, talvolta abolite, ecc.). Questa offensiva della reazione borghese imperialista prende, in determinate condizioni storiche, la forma di fascismo. Queste condizioni sono l’instabilità dei rapporti capitalisti, l'esistenza di importanti elementi sociali declassati, l’impoverimento di larghi strati della piccola borghesia delle città e degli intellettuali,

il malcontento della piccola borghesia delle campagne e, infine, la costante minaccia d’azione delle masse del proletariato. Al fine di assicurare una stabilità, una fermezza e una più grande continuità del potere, la borghesia è sempre più costretta a passare dal sistema parlamentare al metodo fascista, indipendente d[...]

[...]e, in realtà, è quella dei diversi gruppi delle classi dominanti); esso sfrutta

il malcontento delle masse piccoloborghesi, degli intellettuali e di altri ambienti sociali per mezzo di una demagogia sociale assai particolare (antisemitismo, parziale attacco contro il capitale usuraio, indignazione contro le chiacchiere parlamentari, ecc.). [. . .] demagogia sociale combinata Con la corruzione e il terrore bianco e legata a una politica estera imperialista molto aggressiva, questi sono i tratti caratteristici del fascismo. Ricorrendo, durante i periodi più critici per la borghesia, a una fraseologia anticapitalista, il fascismo perde per la strada i suoi sonagli anticapitalisti e si rivela sempre più, dal momento in cui si afferma al potere, come la dittatura terrorista del grande capitale ».

Anche se il Programma sopra citato scaturì dalla comune elaborazione delle esperienze del movimento rivoluzionario internazionale, esso venne in gran parte steso personalmente da B. Presidente fin dal 1922 della commissione incaricata di elaborarlo, ric[...]

[...]da parte del proletariato.

Se il Manifesto dei comunisti, elaborato da Marx ed Engels 80 anni prima, segnò l'atto di nascita del socialismo scientifico e il primo grande appello alla propaganda delle idee comuniste, indicando nel contempo le linee d'azione internazionale del proletariato nei periodo delle rivoluzioni borghesi, il Programma dell'I.C. volle concretamente indicare, nell'epoca dello sviluppo dell'economia mondiale del capitalismo imperialista, i punti vulnerabili di questo sistema, additando chiaramente al proletariato I rapporti di forza, le prospettive e le linee d'azione per la rivoluzione mondiale.

P.Se.

Buche, Le

Quella delle « buche » fu un'esperienza di occultamento adottata dai partigiani deH’Oltrepò Pavese, e in parte anche della vai d'Ossola, durante l’autunno 1944 e il successivo inverno. Dopo le battaglie difensive sostenute dal settembre al novembre, nell’impossibilità di sfuggire ai rastrellamenti e non volendo dissolversi, numerose unità partigiane suddivisero i reparti in piccoli gruppi che trovarono rifug[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 724

Brano: Sudafrica

nel paese per importanza, con un programma antimperialista. Nel 193536 questa lega condannò l’invasione italiana dell’Etiopia e l’invasione giapponese della Cina. L’antimperialismo e la noncollaborazione erano ormai diventati i due principi abbinati dei nuovi movimenti di liberazione. Nel 1937 Gool propose una “unità noneuropea” per realizzare questi scopi. Senonché l’A.A.C., l’A.N.C. e il C.P.S.A. accettarono come “portavoce” dell’A.A. C. il N.R.C. e spezzarono il boicottaggio facendo una campagna per far eleggere come rappresentanti indigeni “bianchi” i liberali Ballinger, Hemming e Molteno, ma il 61% degli “elettori” registrati boicottò le elezion[...]

[...]olo africano » (Verbali del C.P.S.A., 29.12.1938).

Punto di riferimento delle forze della noncollaborazione divenne da questo momento l’Associazione Nuova Era (N.E.F.) fondata nel 1937 a Città del Capo come un forum aperto da Gool, B.M. Kies, I.B. Tabata, S.A. Jayiya e altri che, insieme al gruppo La Guma del C.P.S.A. e a militanti della N.L.L., nel marzo 1938 diedero vita al Fronte unito noneuropeo (N.E.U.F.) per una politica nonrazziale, antimperialista e noncollaborazionista. Nell'autunno del 1939 il N.E.U.F. tenne assemblee di massa contro le nuove leggi di segregazione e in favore della Cina e dell’Etiopia. Il dottor Y. Dadoo, dirigente “indiano” del C.P.S.A., nel settembre 1939 fu arrestato per dichiarazioni contro la guerra fatte dal N.E.U.F.. In seno a questa organizzazione anche Kies, Gool, Tabate, Jaffe, Jayiya e altri del N.E.F. denunciavano il nuovo conflitto mondiale come interimperialista. Essi condannavano la collaborazione del

C.P.S.A. con i nazionalisti sudafricani e con i nazisti, nonché il giornale razzista del C.P.S.A. “Ware Republikein”, per il loro voltafaccia dopo il Patto russotedesco del 1939.

Seconda guerra mondiale: Movimento di unità noneuropea

Dopo l’invasione tedesca della Russia (luglio 1941), il C.P.S.A. fece una nuova svolta: diede un incondizionato sostegno al regime razzista e imperialista di Smuts, bloccò uno sciopero dei minatori africani in nome dello “sforzo bellico”, accolse il ministro della Giustizia C. Steyn nella associazione Amici del

TUnione Sovietica (completamente “bianca”) e costituì infine la Z.eg/one Springbok inviando in Etiopia truppe sudafricane segregazioniste per sostenere l’Amministrazione militare britannica colonialista.

Nel 1942 il C.P.S.A. collaborazionista si fece rappresentare in seno al N.R.C. da Mfutsunyana. Nel N.E.F. intanto i giovani antimperialisti studiavano gli scritti di Kenyatta, Nkrumah e Nehru (imprigionato per essersi dichiarato co[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 55

Brano: [...]tidiano « La Voce » di Napoli. Eletto deputato nel 1948, è stato rieletto in tutte le successive legislature, per la circoscrizione AvellinoSalerno. È membro del Consiglio nazionale dell’A.N.P.I..

America Latina

America del Sud. Nonostante sia indipendente da 150 anni, il continente sudamericano è scosso da un vasto movimento di liberazione nazionale che si articola in differenti tipi di lotta, ma che ha in comune un chiaro orientamento antimperialista e progressista. Le lotte popolari dell'A.L. sono diversamente qualificate dalle particolari condizioni dei diversi paesi. Nel Perù, nel Venezuela, nel Guatemala, in Colombia è in atto una lotta armata; in Cile, in Uruguay e per ora. in Argentina, dove il colpo di stato del generale Juan Carlos Ongania, effettuato il 27.6.1966, ha determinato nuove condizioni di lotta, il movimento segue una linea strategica basata sulla lotta pacifica, ma sempre rivolta alla liberazione del paese.

Il movimento di liberazione Le ragioni dell’esistenza di un mo

vimento di liberazione in un continente già [...]

[...]a; in Cile, in Uruguay e per ora. in Argentina, dove il colpo di stato del generale Juan Carlos Ongania, effettuato il 27.6.1966, ha determinato nuove condizioni di lotta, il movimento segue una linea strategica basata sulla lotta pacifica, ma sempre rivolta alla liberazione del paese.

Il movimento di liberazione Le ragioni dell’esistenza di un mo

vimento di liberazione in un continente già indipendente sono da ricercarsi nella dominazione imperialista degli Stati Uniti, esercitata in forme diverse da quelle del colonialismo tradizionale, ma non per questo meno pesante. Gli Stati Uniti esercitano il controllo pressoché totale dell’economia sudamericana, ne monopolizzano lo sfruttamento delle materie prime minerarie e agricole, ne dominano il mercato e la produzione di beni di consumo. Il risultato della presenza statunitense è la dipendenza di ogni paese da un sistema economico monocolturale (nel Brasile il caffè, in Bolivia lo stagno, in Cile il rame, in Costarica le banane, ecc.) ; la sopravvivenza di strutture sociali arcaiche e sèmifeud[...]

[...]rategia della lotta rivoluzionaria. Le sconfitte del movimento di liberazione in Argentina (1959 e 1964) e in Ecuador (1962) hanno dimostrato che non basta seguire l’esempio castrista della lotta armata per creare ovunque condizioni rivoluzionarie, e quindi hanno chiarito la necessità di uno stretto legame tra lotta armata e movimento delle masse; ma soprattutto hanno dimostrato l’intima connessione tra obiettivi rivoluzionari interni e lotta antimperialista. La lotta armata è stata ripresa in tutte quelle situazioni, in cui la violenza reazionaria non consente ancora un’azione legale e pacifica delle masse.

Guatemala

Il Guatemala è il paese in cui la lotta armata di liberazione nazionale sta ottenendo i maggiori successi, mettendo in serie difficoltà la dittatura di Peralda Azurdia. La guerriglia è diretta dal Partito Guatemalteco del Lavoro (P.G.7., comunista) e dal Movimento Rivoluzionario 13 novembre (MR13, di ispirazione trotskista). Le origini della guerriglia sono da ricercarsi in uno sviluppo drammatico degli avvenimenti. Nel 1954 u[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 98

Brano: [...]nquennale.

Nello stesso anno sorse in Iraq, clandestinamente, il Partito comunista. Dure e continue lotte popolari si svilupparono contro gli inglesi e i loro manutengoli iracheni: particolare rilievo ebbe nel 1935 la rivolta degli sciiti della valle dell’Eufrate contro l'aristocrazia sunnita. Ma quando la lotta assunse forme armate contro gli inglesi, gli elementi feudali se ne ritrassero e la direzione del movimento fu assunta dal Fronte antimperialista, cui aderiva anche il Partito comunista. Alla fine del 1935 la rivolta fu repressa dall’intervento dell’aviazione inglese; la lotta si spostò a nord, tra i curdi, ma anche questi furono infine schiacciati.

In quegli stessi anni, la politica espansionistica della Germania nazista non trascurava l’Iraq. Nel 1936, sostenuto dai tedeschi, il Partito delle riforme nazionali (di estrema destra) si collegò a un gruppo di ufficiali filofascisti che con un putsch militare portarono al governo Hikmat Sulaiman. Gli inglesi contrattaccarono. Dopo un anno il governo filotedesco fu a sua volta rovesciat[...]

[...]rato da Londra.

Seconda guerra mondiale Allo scoppio della seconda guerra mondiale l’Iraq ruppe le relazioni diplomatiche con la Germania. Nell’aprile 1941 un nuovo colpo di stato dei filotedeschi riuscì a portare al governo fìascid Ali elKailani, ma poco dopo gli inglesi ristabilirono la loro autorità intervenendo militarmente. Sconfitto, Rashid Ali fu costretto a darsi alla fuga. Le masse popolari rimasero estranee a questi episodi di lotta imperialista.

Il 18.11.1942 l’Iraq ruppe le relazioni diplomatiche con l’Italia e il Giappone e nel gennaio 1943 dichiarò guerra alle potenze dell’Asse. Tale dichiarazione non ebbe conseguenze militari, in quanto gli iracheni non parteciparono a nessuna azione bellica, ma esercitò una notevole influenza politica all’interno del paese: la presenza di truppe britanniche « alleate » sul suolo iracheno, la conseguente in

Hitler riceve il primo ministro iracheno Rascid Alì (1941)

terruzione del normale traffico commerciale, l’accaparramento di materie prime e di generi alimentari da parte delle unità [...]

[...]i con flitti con la polizia e con l'esercito Alla fine il governo dovette rinun ciare alla ratifica del trattato. Il premier Salih Giabr fuggì all’estero.

Nel 1948, la partecipazione dell’Iraq a fianco della Lega araba nella guerra in Palestina servì a distrarre l’attenzione popolare dalla lotta antimperialistica e a esasperare i sentimenti nazionalistici. La situazione interna si inasprì nuovamente nel 1949, con il ritorno al governo del filoimperialista Nuri Said. Questi si distinse soprattutto nel perseguitare i comunisti: nel febbraio 1949 furono impiccati senza processo il segretario del Partito Jusuf Sulaiman Fahid e altri dirigenti popolari; migliaia di combattenti e di « sospetti » rivoluzionari furono deportati nei campi di sterminio di NukratasSalman.

Gli americani costruivano intanto in Iraq basi aeree, strade strategiche, caserme. Il 50 per cento del bilancio iracheno cominciò a essere assorbito dalle spese militari. Gli anni successivi videro il crescente rafforzamento delle posizioni americane in Iraq. Rivisti nel 1952 gli acc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 313

Brano: [...] socialisti della Seconda Internazionale (tranne poche eccezioni) tradirono apertamente la classe operaia, appoggiando i rispettivi governi imperialisti e aiutandoli concretamente a gettare i lavoratori dei diversi paesi gli uni contro gli altri. Nell’ottobre 1914 Lenin diede alle stampe La guerra e la socialdemocrazia russa, denunciando il carattere imperialistico del conflitto e lanciando ai proletari la parole d’ordine « Trasformare la guerra imperialista in guerra civile ». La reale difesa della patria non consisteva, secondo Lenin, nell’appoggiare lo zar e la borghesia che avevano scatenato la guerra al solo scopo di depredare altri popoli, ma nel battersi con tutti i mezzi rivoluzionari contro lo zarismo, contro i grandi

proprietari fondiari e i capitalisti dei rispettivi paesi.

Il 19.2.1915, in una Conferenza estera del P.O.S.D.R. Lenin presentò un rapporto sul tema: La guerra e i compiti del partito.

Frattanto l’esercito zarista subiva dure sconfitte su tutti i fronti; per il crescente malcontento dei soldati e degli operai, nel [...]

[...]l crescente malcontento dei soldati e degli operai, nel corso del 1915 vi furono in Russia più di 1.000 scioperi, ai quali parteciparono oltre

500.000 operai. I bolscevichi rafforzarono la loro aziong, nell’esercito e nella marina, esortando soldati e marinai ad unirsi agli operai nella lotta contro l’autocrazia zarista e, al fronte, a fraternizzare con i proletari delle trincee contrapposte.

Gli appelli di Lenin a lottare contro la guerra imperialista e ad espellere i traditori non ebbero all’inizio larga eco nel movimento operaio internazionale; ma egli insistette tenacemente nel propagandare le sue tesi, stabilendo rapporti con i socialdemocratici dei diversi paesi. Lenin elogiò i socialisti italiani quando all’inizio quest! condannarono energicamente la guerra e il tradimento della socialdemocrazia; additò a esempio i bulgari e i serbi che avevano assunto una giusta posizione e lottavano coerentemente contro la guerra; salutò la nascita di un’opposizione di sinistra in seno alla socialdemocrazia tedesca.

Ai numerosi articoli contro l[...]

[...]one di sinistra in seno alla socialdemocrazia tedesca.

Ai numerosi articoli contro la guerra scritti nel 1915, fece seguito nel

1916 L’imperialismo fase suprema del capitalismo. Lenin partecipò alla Conferenza di Zimmerwald (58.9.1915) e poi a quella di Kienthal (aprile 1916). Quest’ultima, pur rappresentando un passo avanti rispetto alla precedente, non accettò la sua proposta di lanciare un appello per trasformare in ogni paese la guerra imperialista in guerra civile. Ore decisive stavano tuttavia per scoccare.

« L’attuale calma sepolcrale in Europa, — affermò Lenin il 22.1.1917 a Zurigo — non deve ingannarci. L’Europa è gravida di rivoluzione ».

La rivoluzione del 1917

Alla fine di febbraio del 1917 la rivoluzione russa travolse l’autocrazia zarista. Lenin, che si trovava in Svizzera, non esitò ad attraversare in treno l’intera Germania pur di rientrare in Russia e porsi alla testa delle masse operaie. Giunto a Pietrogrado nella notte tra il 2 e il 3 aprile, il 4 aprile egli tenne nel palazzo Tauride, ai delegati bolscevichi del[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 339

Brano: [...]postamento in altro paese, il Massola venne sostituito da Celeste Negarville).

La pubblicazione si richiamava a una testata che aveva acquistato larga popolarità nel movimento socialista nel corso della prima guerra mondiale, allorché Carlo Liebknecht e Rosa Luxemburg, col titolo appunto di « Lettere di Spartaco », avevano diffuso nelle fabbriche di Berlino e nelle trincee, tra i soldati tedeschi, direttive e appelli di lotta contro la guerra imperialista, ed erano stati condannati per questo al carcere duro.

Dal marzo 1940 all'agosto 1943 apparvero 39 numeri delle « Lettere di Spartaco ». (Gli 8 numeri datati dal settembre 1939 al febbraio 1940, sono documenti che la Direzione del P.C.l. aveva messo precedentemente in circolazione e che l’Ufficio estero del partito, nel mese di aprile 1940, credette opportuno, rispettando la loro data di origine, far ricopiare e diffondere usando la testata delle « Lettere di Spartaco »).

Per mezzo delle « Lettere di Spartaco », Paimiro Togliatti e l’Ufficio Estero del P.C.l. si proponevano di fare perv[...]

[...]8.1943, dopo la caduta del fascismo.

La lettura della raccolta di queste lettere, oggi assai rara, è di notevole interesse per la storia di quel periodo di attività del P.C.l. Esse ne testimoniano gli atteggiamenti politici ed i mutamenti di indirizzo, non privi di oscillazioni e incertezze, nel corso degli anni 193941.

La « Lettera » n. 2, del novembre 1939, riproduce l’appello dell'internazionale Comunista col titolo: « Abbasso la guerra imperialista » e l’articolo di Dimitrov: « La guerra e la classe operaia dei paesi capitalisti ». Si deve dire tuttavia che sin dall’inizio del conflitto (e non a partire dal giugno 1941, momento dell'aggressione contro l’Unione Sovietica), la direzione del P.C.l. chiamò i lavoratori italiani a lottare decisamente contro la guerra e per l’abbattimento del fascismo. Tale giusto atteggiamento fu inizialmente accompagnato da attacchi vivaci ed aspri contro quei socialisti francesi ed italiani i quali ritenevano che la guerra non avesse carattere imperialista, ma di lotta di tutte le forze democratiche e prog[...]

[...]i deve dire tuttavia che sin dall’inizio del conflitto (e non a partire dal giugno 1941, momento dell'aggressione contro l’Unione Sovietica), la direzione del P.C.l. chiamò i lavoratori italiani a lottare decisamente contro la guerra e per l’abbattimento del fascismo. Tale giusto atteggiamento fu inizialmente accompagnato da attacchi vivaci ed aspri contro quei socialisti francesi ed italiani i quali ritenevano che la guerra non avesse carattere imperialista, ma di lotta di tutte le forze democratiche e progressive contro il nazismo.

Dal giugno del 1941, dopo l’aggressione hitleriana aH’Unione Sovietica, l’atteggiamento delle « Lettere di Spartaco » è fermo, deciso, conseguente e indirizzato allo sforzo per ricostituire l’unità con le forze socialiste e democratiche nella lotta contro il fascismo e contro la guerra. In ogni lettera si chiama il popolo italiano a manifestare, a scioperare, a sabotare la produzione bellica, a imitare i partigiani jugoslavi ed a prendere le armi per l’abbattimento della dittatura fascista.

U.Ma.

Lettonia
[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 367

Brano: [...]ht fu tra i pochi che si schierarono con il presidente del partito Hugo Haase (18631919) contro la concessione dei crediti di guerra; diede poi con tutti gli altri, per disciplina di partito, il suo voto favorevole al governo nella famosa seduta del Reichstag (4 agosto) che vide la socialdemocrazia tedesca allinearsi alle posizioni del militarismo prussiano. Ma quando, nel corso dei mesi successivi, apparve sempre più inequivocabile il carattere imperialista del conflitto, Liebknecht ruppe con il partito e prese una decisa posizione contro la guerra.

Nella seduta del 2.12.1914, allorché il presidente del Reichstag — sicuro di poter contare sull’unanimità dell’assemblea — stava per dichiarare approvata la legge che sanciva lo stanziamento di 5 miliardi di marchi per la guerra, la voce di Liebknecht si levò, sola e isolata nell'aula, per dire un fermo « No ». Per motivare il suo voto contrario e di fronte a un'assemblea furibonda, il deputato socialista presentò una dichiarazione scritta, nella quale diceva tra l’altro:

« L’attuale guerra, ch[...]

[...]ardi di marchi per la guerra, la voce di Liebknecht si levò, sola e isolata nell'aula, per dire un fermo « No ». Per motivare il suo voto contrario e di fronte a un'assemblea furibonda, il deputato socialista presentò una dichiarazione scritta, nella quale diceva tra l’altro:

« L’attuale guerra, che nessuno dei popoli trascinativi ha voluto, non è scoppiata nell’interesse del popolo tedesco o di qualunque altro popolo; si tratta di una guerra imperialista, di una guerra per il dominio capitalistico del mercato mondiale ».

Dopo la seduta Liebknecht abbandonò l’aula e scese nella piazza per distribuire con le sue mani ai passanti le copie del testo della sua dichiarazione che aveva fatto riprodurre al ciclostile. Il documento circolò così tra la popolazione, nelle fabbriche berlinesi e arrivò fino alle trincee. Il suo autore divenne l’uomo più odiato dai militaristi e fu sconfessato dai suoi stessi compagni di partito, ma quel gesto e quelle parole suscitarono un’eco profonda tra le migliaia di uomini al fronte che si sentivano condannati a u[...]

[...]soldato semplice, essendosi rifiutato di impugnare il fucile Liebknecht venne destinato a prestare servizio di lavoro sul fronte orientale. Continuando la sua lotta contro la guerra, nel maggio 1915 pubblicò un «manifesto» nel quale affermava:

« Il nemico principale è nel proprio paese », e nel settembre aderì alla

Karl Liebknecht in divisa di soldato (1915)

piattaforma della conferenza internazionale di Zimmerwald (v.) contro la guerra imperialista.

Intanto con Rosa Luxemburg (v.), Franz Mehring, Clara Zetkin e altri aveva dato vita a un’attiva opposizione, fondando la rivista Die Internationale e lavorando alla creazione dello Spartakus bund, la lega spartachista. Le sue Lettere di Spartaco, diffuse clandestinamente, ebbero grande popolarità. L'1 maggio 1916, mentre i sindacati e il Partito socialdemocratico tedesco avevano rinunciato a qualsiasi celebrazione, Liebknecht organizzò a Berlino una grande manifestazione dì strada contro la guerra: arrestato, fu condannato a 4 anni e 1 mese di reclusione.

I moti spartachisti

Con il[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine imperialista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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