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Il segmento testuale dannunziano è stato estratto automaticamente da un complesso algoritmo di KosmosDOC di tipo "autogeno", ossia sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 142Entità Multimediali, di cui in selezione 15 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 26

Brano: [...]chicheggiante; e un'ala di puro sovversivismo reazionario) non impediva che in seno al Consiglio Nazionale di Fiume, scontrandosi la tendenza al compromesso con il governo romano con quella alla resistenza a oltranza, quest’ultima auspicasse « una rivoluzione compiuta dai militari e dalla borghesia » come « rivoluzione rigeneratrice » dell’Italia. In questa prospettiva si conciliavano le aspirazioni dell'una e dell'altra componente del movimento dannunziano.

« A distanza di circa 3 mesi, il 23 dicembre 1919 — ha scritto il generale Pietro Badoglio, che Nitti aveva inviato come commissario militare straordinario per la Vene^ zia Giulia con poteri politici oltreché militari — le popolazioni e le truppe della Venezia Giulia consideravano la questione di Fiume con tranquilla indifferenza, convinte che la prolungata resistenza dannunziana non era dovuta a necessità, ma ad ostinatezza. In Fiume il Consiglio Nazionale e la gran massa della popolazione, separati ormai da D’Annunzio, subivano per quieto vivere e per impossibilità di reazione le sue de[...]

[...]idicità del giudizio di Badoglio: i più scalmanati tra i legionari, appoggiati dal comandante, erano intervenuti per interrompere lo scrutinio dei voti e annullare quindi i risultati del plebiscito, nettamente contrari alla linea dannunziana.

Da allora, nonostante tutti gli orpelli demagogici culminati nella Carta del Carnaro (v.) elaborata da Alceste De Ambris, annunciata il 30.8. 1920 ed entrata in vigore l'8.9.1920, la politica del governo dannunziano dovette ricorrere alla maniera forte, specialmente nel reprimere l'agitazione operaia che nell'aprile 1920 si concretò in due scioperi. Il secondo di questi provocò il duro intervento del Comando legionario che fece bloccare con truppa e mitragliatrici i locali delle « Sedi Riunite » (i Sindacati) ove si trovavano circa 200 socialisti, procedendo alla loro identificazione, all’arresto di 500 persone ed alla loro esclusione dalla città.

Nel ritiro di Cargnacco

Dopo la sconfitta, D’Annunzio si ritirò nella villa di Cargnacco sul lago di Garda e di lì, per due anni, a più riprese, ma sempr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 24

Brano: [...]l patto di Londra CI Istria e la Dalmazia), più Fiume che il patto di Londra aveva esplicitamente, assegnato alla Croazia .

Lo stile era sempre quello « imaginifico » che gli assicurava notevole successo specialmente presso le folle borghesi e piccoloborghesi, le quali vedevano nelle sue parole difficili (spesso addirittura inventare) un orpello misterioso e un richiamo irresistibile.

La marcia di Ronchi

Nel 1919 il principale bersaglio dannunziano divenne naturalmente Francesco Saverio Nitti, presidente del Consiglio dal giugno di quell’anno, per il quale il poeta coniò un appellativo volgare che ebbe gran successo tra tutti gli aderenti al crescente movimento nazionalistico: Cagoia. Esso fu pronunciato in un discorso del 30 settembre," quando

da pochi giorni D’Annunzio aveva iniziato l’impresa fiumana.

La cosiddetta « marcia di Ronchi » avvenne il 12.9.1919; e l’occupazione di Fiume (v.) da parte dei reparti comandati da D’Annunzio si prolungò fino al 29.12.1920 (v. Abbazia, Patto di), quando in seguito alla firma tra l’Italia e[...]

[...]ello ai militari chiamati al pronunciamento, sia nelle

formule propagandistiche e rituali sia nella facciata demagogica con cui venivano ricoperte con una vernice socialistoide mire politiche e sociali effettivamente reazionarie, l’impresa dannunziana fu una specie di prova generale della marcia su Roma, comunque ne fu una premessa indispensabile. Del resto, tra il settembre 1919 e il dicembre 1920 ^ispirazione dichiarata dello stato maggiore dannunziano fu proprio quella di trasformare la marcia di Ronchi in una marcia su Roma, cioè di fare leva sulle posizione tenute a Fiume per un colpo di stato autoritario e antiparlamentare su scala nazionale.

Il discorso contro NittiCagoia, che D’Annunzio pronunciò meno di venti giorni dopo la marcia di Ronchi, secondo il preciso giudizio del Valeri « fu in realtà il punto di arrivo di un processo di corrosione nello schieramento dei partiti costituzionali, e insieme di partenza di una nuova feroce battaglia, che scavò un solco, non di parole, ma effettuale e permanente fra gli italiani. Fu da quel m[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 324

Brano: [...]c’era un’idea fortemente dinamica, tanto più se comparata con la pigra visione generale che si era fino ad allora affermata. Alla realizzazione di quell’idea concorse principalmente Giuseppe Volpi, l’espressione più audace e spregiudicata della nuova borghesia finanziaria; ma ebbero un ruolo importante ancor prima, come s’è detto, Piero Foscari (una sorta di anel

lo di congiunzione fra il nazionalismo della grande finanza e quello letterario, dannunziano, degli eroi della “terza Italia”) e personaggi radicati in altre tradizioni, tra i quali spicca il “sindaco d’oro”, il conte Filippo G ri mani, esponente della vecchia nobiltà fattasi classe amministrativa, espressione di un blocco cattolico moderato, un liberalconservatore che per una ventina

d’anni amministrò il Comune e fino al 1921 la Provincia.

Con l’acquisizione di Marghera la politica neoinsulare degli ultimi decenni dell’Ottocento veniva rovesciata, nei primi decenni del nuovo secolo, in politica territoriale. La tendenza di Venezia ad aggregare a se stessa Comuni autonomi come [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 252

Brano: [...]rto. Con l’appoggio di un “Consiglio nazionale fiumano” precedentemente creato dai gruppi irredentisti locali capeggiati dal medico Antonio Grossich, D’Annunzio potè così installarsi tranquillamente al potere, organizzare un piccolo esercito che arrivò ad avere circa 4.000 uomini, compiere atti di pirateria contro navi commerciali in transito, istituire una vera e propria dittatura personale ammantata di grottesco istrionismo.

Il protagonismo dannunziano dominò per parecchi mesi la scena fiumana e potè essere sfruttato dal governo di Roma per concludere con la Jugoslavia, nel novembre 1920, il Trattato di Rapallo (v.). Poche settimane dopo la firma di tale accordo, il “comandantepoeta” e i suoi legionari furono sbrigativamente tolti

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 730

Brano: [...]della dimensione che i loro gesti avevano acquistato; essi erano diventati piuttosto Io strumento di forze sociali che riuscirono ad utilizzarli per i loro fini. « La guerra civile — sottolineava Gramsci in quello stesso articolo — è stata scatenata proprio dalla classe borghese che tanto la depreca, a parole ».

Non sarebbe però giusto, nella ricerca delle componenti culturali del fascismo delle origini, chiamare in causa solo il decadentismo dannunziano e l’avanguardismo futurista. In tal modo, oltre tutto, non si potrebbero capire le ragioni dell’ulteriore sviluppo. In realtà, decadentismo, attivismo, irrazionalismo non erano tanto isolate manifestazioni di eccentrico avventurismo nella letteratura del tempo, quanto l’estremo esito di un lungo travaglio culturale che si era presentato all’inizio del secolo con l’ansia e le promesse di un profondo rinnovamento,, come reazione contro il piatto positivismo e l’esangue riformismo. Inevitabile come espressione della crisi della società italiana, la crisi della cultura non aveva però trovato uno [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 25

Brano: [...]a Venezia Giulia, pòi alle altre pro

vince e successivamente fino a Roma. E gli incoraggiamenti nello stesso senso, da parte fascista e nazionalista, si susseguirono. Si sarebbe perciò indotti a pensare che Mussolini e D’Annunzio dovessero facilmente accordarsi per il colpo di stato reazionaria su scala nazionale. Invece avvenne esattamente il contrario.

Avvenne, cioè, che di fatto Mussolini sabotò, sia pure in modo sotterraneo, il disegno dannunziano. Non fu soltanto il suo comportamento in occasione della sottoscrizione lanciata dal « Popolo d’Italia » in favore dei legionari fiumani, il cui ricavato finì quasi completamente destinato alla propaganda elettorale per le liste fasciste; fu soprattutto il mancato appoggio politico, e fu il clamoroso voltafaccia mussoliniano all’indomani del trattato di Rapallo, quando il capo del fascismo approvò pubblicamente, dalle colonne del suo giornale, quell’atto diplomatico, abbandonando così il poeta al suo destino.

Tale atteggiamento fu determinato in primo luogo da un calcolo di carattere perso[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 35

Brano: [...]no e ora è anche invecchiato ».

Nella seduta del 25.7.1943 De Bono fu tra coloro che votarono lordine del giorno contro Mussolini. Dopo l’8 settembre, processato a Verona con gli altri ex gerarchi dal tribunale della repubblica di Salò, fi| condannato a morte e fucilato alla schiena, nonostante l’età e i servizi resi al fascismo.

De Bosis, Lauro

N. a Roma il 9.12.1901, precipitato nel Tirreno il 3.10.1931.

Figlio del poeta e saggista dannunziano Adolfo De Bosis e dell’americana Lilian Vernon, era laureato in chimica, ma coltivò quasi esclusivamente la poesia e la critica letlera

35



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 99

Brano: [...] Giulia al Terzo Reich costituendo il cosiddetto Litorale Adriatico (v.) ed escludendo gli stessi repubblichini da ogni ingerenza e presenza direttiva nel territorio.

Infine, ai risentimenti accesi nella popolazione slovena dal lungo lavorìo di denazionalizzazione fascista e dalle atrocità compiute dagli italiani durante l'occupazione della Jugoslavia del 194143, facevano riscontro negativo i tenaci e miopi sentimenti irredentistici di stampo dannunziano stoltamente nazionalistico, coltivato per decenni dalla borghesia locale di lingua italiana. In quella scabrosa realtà toccò al Partito comunista italiano svolgere la prima, feconda azione politica mirante a stabilire un rapporto d’intesa e collaborazione con gli sloveni senza compromettere l’avvenire dei territori rivendicati dalla Jugoslavia (ivi compresa Trieste). Intavolando trattative non semplici con il Partito comunista sloveno e con quello croato, il 4.4.1944 il P.C.I. pervenne a concludere un accordo, in base al quale tutte le questioni di confine venivano rinviate al termine del con[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 458

Brano: [...] ghiacci, le nevi delle alte montagne [...] spiriti dotati di un genere sublime d* Derversità, spiriti che ci libereranno dall'amore del prossimo, dalla volontà del nulla, ridonando alla terra il suo scopo e agli uomini Se loro speranze ».

Dal futurismo al fascismo

È su questo terreno comune, dove le teorie della « volontà di potenza » interpretate rudimentalmente s’incontrano con l’apologia della violenza soreliana, di cui il decadentismo dannunziano insieme con quello più frenetico del Mafarka marinettiano danno una particolare versione sadicoerotica, che Marinetti, D’Annunzio e Mussolini, e con loro i numerosi seguaci, si riprovarono uniti negli anni dell’interventismo (v.). Ed è in questa circostanza che ogni possibile fermento di autentica ribellione futurista decadde, travolto da un nazionalismo cieco, isterico, fanatizzato. Mussolini, nel suo articolo su Nietzsche, parlava dei « liberi spiriti fortificati dalla guerra »; D’Annunzio parlerà della guerra come di « un evento lirico »; Carrà, nel suo libretto Guerrapittura, scriverà:
[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 534

Brano: [...]vo dei promotori: la presa del potere. Mussolini, trasformista per eccellenza, iniziò così una lenta conversione verso l’alleanza organica coi settori della destra reazionaria, abbandonando allo squadrismo provinciale di Roberto Farinacci e Dino Grandi le coperture «socialiste» e «rivoluzionarie». L’8.11.1921 la creazione del Partito nazionale fascista corrispose, nelle dichiarazioni di Mussolini, a un impegno di « restaurazione »: dal periodo « dannunziano », populista e vagamente intimidatorio anche nei confronti della classe dirigente economica, il fascismo passava ad assumere il ruolo di gendarme e vindice del potere capitalistico contro le masse lavoratrici, al posto di una democrazia parlamentare dimostratasi incapace di liquidare la pressione e la forza di queste.

Secondo i dati forniti dai suoi dirigenti, il nuovo partito aveva 320.000 iscritti. Ma a parte l’attendibilità

o meno di questa cifra, è indubbio che il P.N.F. raggruppava consistenti nuclei di gioventù della piccola e media borghesia, spostati dalla guerra, avventurieri, [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine dannunziano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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