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Il segmento testuale dannunziani è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 73Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 27

Brano: [...]tirata; e il 25 ottobre il poeta stesso telegrafava a un altro suo fedelissimo, Eugenio Coselchi: « Sono più ammalato di prima. Punito dalle trasgressioni; Impossibile ricevere alcuno. Rinuncio a tutto irrevocabilmente. Ogni tentativo sarà vano ». Era la ritirata definitiva. Lungo la marcia su Roma Mussolini non trovò più nemmeno l’ostacolo che l’intervento concorrenziale di D’Annunzio avrebbe dovuto rappresentare.

Da quel momento gli appelli dannunziani alla pacificazione, per lo più indirizzati allo stesso Mussolini, acquistarono definitivamente un senso puramente platonico e il suo frondismo non poteva più rappresentare un pericolo per il « duce ». Cominciò invece da parte del poeta una serie di appelliricatti a Mussolini. L’1.12.1922 gli scriveva: « Se non potrai togliermi da questa tristezza e da questo disagio spirituale con fraterna sollecitudine, io me ne andrò nuovamente in esilio come nel 1912. Preferisco l’esilio allo strazio quotidiano ». E il 16 dicembre: « L’Italia di oggi [cioè l’Italia fascista] non ama e non crede in me. L’es[...]

[...]a scritto: « Sono molto triste di questa fetida ruina ». Ma non andò oltre, e il commissario Rizzo potè fondatamente supporre che il poeta si fosse voluto predisporre, con quella frase, un alibi n^lla eventualità ché trionfassero le opposizioni. E alla fine di agosto la pace era tornata in famiglia: Mussolini aveva nuovamente comprato la connivenza di D’Annunzio con un nuovo favore, perfezionando l’accordo per il lucroso acquisto dei manoscritti dannunziani. Il 2 settembre il Rizzo poteva assicurare II « duce » che D’Annunzio intendeva ormai tenersi In disparte da qualsiasi iniziativa politica e attendeva soltanto che tutti i suoi manoscritti fossero acquistati e riscattati dal governo, nonché il corrispettivo finanziario relativo alla prima partita.

La riconciliazione era completa. Il 25.5.1925, quando ormai la burrasca per il delitto Matteotti era passata, Mussolini andò a Gardone e per tre giorni rimase ospite di D'Annunzio. Poche settimane più tardi, ai primi di luglio, Rizzo informava il capo del governo: « Il Comandante mostra ora di av[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 6

Brano: [...]ressivo, che abbia la forma di vera ESPROPRIAZIONE PARZIALE di tutte le ricchezze.

b) Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi.

c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra, ed il sequestro dell’85% dei profitti di guerra.

di Fiume, nel carteggio D ’AnnunzioMussolini (foto 3) Arditi dannunziani a Fiume (foto 4)



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 633

Brano: [...]lle aggressioni si era spostato dalla città alla campagna, attingendo quadri e mezzi dagli strati agrari della borghesia. Dopo le oscillazioni iniziali il movimento si caratterizzò sempre più come forma di violenza terroristica antipopolare. Dall’autunno del 1920 in poi sorsero molti nuovi fasci che organizzarono le rispettive squadre d'azione, composte per lo più da giovani (ex ufficiali di complemento da poco congedati, ex arditi, ex legionari dannunziani, studenti) schierati contro il socialismo “antinazionale”, nonché da agrari e piccoloborghesi animati da odio antioperaio, e infine da mercenari reclutati tra disoccupati e sottoproletari.

La tecnica delle aggressioni seguiva un copione abbastanza preciso: gli squadristi, armati di tutto punto, concentravano i loro attacchi in forze contro singoli obiettivi, giocando sulla sorpresa (le azioni venivano spesso compiute di notte), sull'effetto deterrente del terrore e sulla rapidità di esecuzione (il camion diventò quasi un simbolo dello squadrismo). Le vittime erano i dirigenti locali del mo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 824

Brano: [...]bito dopo il terribile terremoto, dalle immagini della città distrutta ricevette un’impressione fortissima che largo eco ebbe poi in alcune sue poesie.

Dal 1917 frequentò l’istituto tecnico a Messina, diplomandosi come geometra. In questa città conobbe Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira. Nello stesso anno fondò una rivistina intitolata Nuovo Giornale Letterario, sulla quale pubblicò le prime poesie, ancora tradizionalmente legate a stilemi dannunziani e pascoliani (vi era, ad esempio, del tutto assente la realtà della guerra mondiale in corso).

Nel 1919 si iscrisse al Politecnico di Roma per conseguire la laurea in ingegneria, ma per difficoltà economiche fu ben presto costretto a interrompere gli studi. Impiegatosi alla Rinascente, venne licenziato in quanto organizzatore ed esecutore di uno sciopero. In quel periodo collaborò come critico a « Roma e Provincia ». Nel 1926 fu assunto come geometra dal Ministero dei lavori pubblici e assegnato al Genio civile di Reggio Calabria.

Nel 1929, invitato a Firenze da Elio Vittorini (che gli [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 353

Brano: [...]e del corporativismo, si legò a interessi del capitalismo padano.

Quotidiano romano

A Roma, « Il Paese » fu un giornale dell’ala sinistra del nittismo (v. Nitti, Francesco Saverio). Preceduto dall’aggettivo « Nuovo », fu l’ultima edizione di questa testata dal 1921, sotto la direzione di Carlo Bazzi (v.). Dopo il delitto Matteotti (1924), Bazzi prese la via dell’emigrazione con un gruppo di dissidenti fascisti, revisionisti, sindacalisti e dannunziani in rotta con quello che si annunciava il regime mussoliniano. Nel novembre 1926, con le leggi eccezionali fasciste, la testata fu soppressa.

Ricomparve a Roma nel secondo dopoguerra, come organo indipendente di sinistra, in realtà legato (fino al 1982) al P.C.I..

Pag (Pago)

Isola dell’Adriatico (Dalmazia centrale) con capoluogo omonimo, il

12.4.1941 fu occupata dalle truppe italiane e formalmente inclusa nel cosiddetto Stato Indipendente Croato. Gli ustascia stabilirono a Pag, in località Scano, uno dei primi campi di sterminio per ebrei, ortodossi e comunisti, li lager funzionò d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 367

Brano: [...] un’accesa polemica nazionalista, la classe operaia fiumana aveva saputo darsi fin dall’inizio del secolo una solida organizzazione e, al momento del crollo degli Imperi Centrali, aveva davanti a sé, sia per le tradizioni di lotta che per l’espandersi delle attività portuali e industriali (Raffineria R.O.M.S.A.) prospettive di sviluppo. Qui prima di altrove prevalse invece il fascismo nell’immediato dopoguerra, preceduto dalle gesta degli arditi dannunziani e dall’instaurazione di un regime militare, contro cui si infranse la lotta dei lavoratori. Dopo la marcia su Roma, a « normalizzare » la situazione continuamente turbata dalle violenze squadriste, ma in realtà a schierarsi con i fascisti, giunse il generale Gaetano Giardino.

« La polizia ai suoi ordini — scrive Mario Pacor — ebbe in cambio contatti con la polizia jugoslava, tanto che dalla loro collaborazione derivò più volte l’arresto dì comunisti fiumani della vicina Susak, come

dopo le dimostrazioni e il lancio dì manifestini del V maggio 1924, quando a Susak la polizia jugoslava co[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 25

Brano: [...]hi il disegno del colpo di stato reazionario.

Così la vicenda fiumana, che aveva

D’Annunzio e Mussolini, novelli Virgilio e Dante, in una cartolina di propaganda dell’epoca. Nel retro si leggono i versi del II Canto dell 'Inferno: Or va, che un sol dovere è d’ambedue: / tu duca, tu signore e tu maestro

avvicinato al massimo D’Annunzio e Mussolini, finì col creare tra essi un solco profondo, uno stato d’animo di risentimento da parte dei dannunziani verso i fascisti

II movimento nazionalista fiumano

Prima ancora che l’impresa fiumana fosse liquidata dai pochi colpi di cannone del generale Caviglia, nel fronte intèrno fiumano si era compiuto il divorzio tra legionari e opinione pubblica cittadina. La situazione era dominata dal Consiglio Nazionale, sebbene esso non godesse la fiducia popolare. Godevano del diritto di voto soltanto i 15.000 borghesi, mentre gli operai ne erano praticamènte privi. Questo importante aspetto della situazione illumina il valore di certo « sindacalismo » della futura Reggenza del Quarnaro e il carattere c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 24

Brano: [...]ermanente fra gli italiani. Fu da quel momento, si può dire, che quella irriducibile antitesi trapassata nel campo politico ai tempi della lotta per l’intervento (seppure in modo ancora confuso e disorganizzato) e rimasta in sordina, nel rancore segreto dei cuori, durante la guerra, e quindi accentuatasi con nuova asprezza (e con la inserzione di nuovi motivi) nel fosco dopoguerra, si cristallizzò in uno schieramento di battaglia civile in cui i dannunziani si posero apertamente come fine ultimo la conquista rivoluzionaria del potere, mediante una marcia su Roma, cloaca della vecchia Italia rinunciataria e mangiona ».

E grande parte in tutto ciò ebbero le connivenze con alcune tra le maggiori autorità militari da un lato, e dall'altro gli appoggi del movimento fascista. Un filo finì col

D’Annunzio celebra a Fiume la festa di San Gabriele parlando ai legionari (18.3.1920)



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 731

Brano: [...]te al fascismo in nome del « vero » liberalismo, l’avvenimento non provocò reazioni di grande rilievo e non interruppe i rapporti di collaborazione con gli uomini di cultura liberali che non condividevano il suo passo. Il fascismo, da parte sua, riservava un posto d’onore a queste nuove reclute iìitellettuali1 che lo collegavano alla parte più importante della cultura ufficiale, e non esitava per questo a far passare in secondo piano futuristi e dannunziani che pure avevano prestato i primi strumenti ideologici all'avventura fascista. La approvazione di un Benedetto Croce alla riforma scolastica Gentile contava di più della risentita disapprovazione di un Marinetti.

È vero che Croce si sottrasse in quel periodo alle sollecitazioni che da più parti gli venivano rivolte perché trasformasse il suo atteggiamento di benevolenza fiancheggiatrice in una diretta adesione al fascismo; né servì il tentativo di lusingarlo presentandolo come un precursore: non era stata la sua filosofia idealistica a rivalutare la ragione dello Spirito contro il positivi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 730

Brano: [...]na solo a condizione che le prospettive rimanessero confuse e indeterminate.

Ma anche per altre vie la cultura italiana si mostrava allora disposta a favorire, più o meno inconsapevolmente, il trionfo del fascismo. Si poteva ad esempio favorire in quel periodo il fascismo anche ignorandolo o sottovalutandone l’importanza. Tale fu sostanzialmente l’atteggiamento della,rivista La Ronda, che dal 1919 al 1922, in polemica con vociani, futuristi e dannunziani, si propose di restaurare la dignità e la purezza della letteratura, rivalu 0 tando la tradizione contro l’avventura, e il valore del collegamento con la cultura eyropea contro l’angustia del nazionalismo. Nell’esercizio della prova d’arte e nel raffinamento dello stile, gli scrittori della « Ronda » perseguivano un ideale di letteratura aristocratica che disdegna di compromettersi con la politica. Se più tardi, nel periodo del fascismo trionfante, quell’atteggiamento potrà assumere in qualche caso una funzione di resistenza pas

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine dannunziani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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