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Il segmento testuale centralismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 638Entità Multimediali , di cui in selezione 23 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 78

Brano: [...]ssaria per essere ammessi all’Internazionale.

Tali punti comprendevano: il riconoscimento della dittatura del proletariato come principio fondamentale della lotta rivoluzionaria e della teoria marxista; la completa rottura con i riformisti e i centristi, e il loro allontanamento dalle file del partito; la combinazione dei metodi legali e illegali di lotta; il lavoro sistematico nelle campagne, nelle fabbriche, nei sindacati, in Parlamento; il centralismo democratico come principio organizzativo del partito; la lotta contro l’Internazionale sindacale di Amsterdam (v.) e contro l'organizzazione intemazionale del lavoro della Società delle Nazioni (v. Bureau International du Travail); l’accettazione della organizzazione centralizzata del Comintern. Il rigore dei « Ventun punti » nasceva dalla necessità di assicurare purezza ideologica, su una base politicoorganizzativa di stretta unità, sia deH’Intemazionale che delle sue Sezioni. I partiti che, pur non aven

do aderito alla ricostituita Seconda Internazionale, non accettarono j « Ventun punti[...]

[...]ione con la Russia sovietica. Sulla questione agraria, il Congresso adottò il principio leninista dell'alleanza del proletariato con i contadini e affermò come necessaria, dopo la vittoria della rivoluzione socialista, la collettivizzazione della terra (sottolineando tuttavia che nell’attuazione di questo compito occorreva muoversi con estrema cautela e gradualità).

Fu infine approvato lo Statuto dell’Internazionale, fondato sul principio del centralismo democratico; fu riconósciuta come istanza suprema dell'Internazionale il Congresso e, per svolgere l'attività negli intervalli tra i congressi, fu eletto come organo dirigente un Comitato esecutivo.

Tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921 la situazione internazionale cominciò a mutare. In tutti i paesi andò sviluppandosi la controffensiva reazionaria e le lotte operaie acquistarono sempre più carattere esclusivamente difensivo. A questo contribuì anche la divisione interna del movimento operaio, in una situazione in cui larghe masse erano ancora sotto l'influenza della borghesia. Contrari[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 80

Brano: [...]e, il rifiuto costante dei socialdemocratici a ogni proposta unitaria avanzata nell’interesse dei lavoratori.

Nelle tesi del Congresso furono indicate le caratteristiche di un par

tito autenticamente « bolscevico »: l’attuazione concreta della parola d’ordine « Andare alle masse », già lanciata dal III Congresso; il rifiuto del dogmatismo e del settarismo nei metodi e nei mezzi di lotta; la fede nei principi del marxismo rivoluzionario; il centralismo democratico; una giusta politica di alleanze con i sindacati e i contadini, nel quadro della situazione nazionale.

Lotte interne

Morto Lenin (21 gennaio 1924), si aprì nel gruppo dirigente sovietico una lotta politica che non fu senza conseguenze nella vita dell’Internazionale. Dopo aver sconfitto Trotzkij, che rappresentava l’ala sinistra, Stalin entrò in violento contrasto con Zinoviev (col quale si era alleato nella lotta contro Trotzkij), sulla politica da seguire verso i kulak (contadini ricchi). Alla fine del 1926 Zinoviev fu allontanato dalla direzione del Comintern e venne sosti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 315

Brano: [...]ev a Jaroslavskij) e fece adottare una serie di provvedimenti economici e politici di emergenza che andarono sotto il nome di comuniSmo di guerra.

« Vincerà la guerra — sosteneva Lenin — chi avrà più riserve, più fonti di energia, più sostegno tra le masse del popolo ».

La guerra civile

All'VIII Congresso del Partito comunista bolscevico (19.3.1919) Lenin condannò energicamente « l’opposizione militare », contraria all'introduzione, del centralismo e di una severa disciplina nell’esercito. Impostò i problemi militari connessi al conflitto in atto muovendo dalla politica, dalla strategia e dalla tattica del partito e tenendo conto delle leggi specifiche della guerra. Quando nell’aprile 1919 l’armata

315



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 383

Brano: [...]to, o se invece rispondesse più a pressioni dell'Internazionale e di Stalin, è difficile dire allo stato della documentazione attuale. Tale interrogativo costituisce un problema chiave per l’interpretazione storica della personalità e dell’opera futura di Liu.

Resta il fatto che a lui si dovette la formazione dell’apparato del Partito comunista cinese nel periodo della guerra antigiapponese, come pure l’elaborazione dei principi teorici del « centralismo democratico » e della formazione dei militanti: la presenza in queste formulazioni teoriche, accanto a concezioni classiche di Marx e di Lenin, di elementi tratti da Confucio e da Mencio, è esplicita e risultava evidente anche prima degli attacchi della rivoluzione culturale.

Lo scontro con Mao

Nel 1945 Liu era certamente la seconda personalità del Partito comunista cinese dopo Mao e tale rimase (soprattutto aH’interno del Partito, non nel governo o tra le forze armate) fino alla rivoluzione culturale, nonostante alcuni scontri avuti con Mao riguardo alla linea da seguire in alcuni prob[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 511

Brano: [...]lavoratori italiani e si servì, per la propaganda, de La libera parola e de II Pellagroso. Nella sua associazione egli attuò il metodo « federativo », lasciando ampia libertà organizzativa e statutaria alle società comunali e frazionali.

Nelle altre parti della provincia e prevalentemente nel basso Mantovano, il Sartori fondò la Società di Mutuo Soccorso fra i contadini della provincia di Mantova, applicando un metodo che si può avvicinare al centralismo democratico e prevedendo un’unica società con sezioni e sottosezioni nei comuni e nelle frazioni. Organo di questa società divenne « La Favilla ».

Nella primavera del 1885, mentre procedeva l’organizzazione per la mobilitazione dei contadini in funzione di una richiesta di aumenti delle « tariffe », si diffuse la voce di una prossima marcia dei lavoratori dei campi verso la città di Mantova. Quando fu annunciato che già decine di migliaia di contadini erano « pronti », il governo, accogliendo le apocalittiche denunce degli agrari mantovani, sciolse le società e arrestò circa 200 fra organi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 186

Brano: [...]Italia, come pietra di paragone di qualsiasi politica rivoluzionaria » (Massari). Al rifiuto della « svolta » decisa a Mosca senza alcuna verifica nella realtà italiana, conseguiva il rifiuto di costruire sindacati paralleli destinati a restare sulla carta e il rifiuto di fare un unico amalgama dei lavoratori socialdemocratici con il movimento fascista.

Nelle pagine del Bollettino si esaltava per contro il ruolo che la democrazia interna e il centralismo democratico (come metodi reali e non solo verbalmente affermati) dovevano svolgere nella vita del partito, come prima condizione per far emergere una giusta linea rivoluzionaria.

È significativo il fatto che le posizioni dei « tre >» coincidevano, a loro insaputa e come si sarebbe venuto a sapere solo molti anni dopo, con i giudizi espressi da Gramsci (carcerato in Italia dal 1926): « Che incoraggiamento sarebbe stato per noi — scriverà Leonetti — sapere che anch’egli si opponeva alla linea del socialfascismo e concordava con posizioni nostre e di Trotzkij riguardo alla Costituente, al per[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 252

Brano: Opposizione nei partiti

ze tipici delle procedure elettorali democraticoborghesi, riconoscendo quindi all’opposizione politica interna il diritto di organizzarsi e di farsi ufficialmente rappresentare, i partiti terzinternazionalisti si sono costituiti secondo le regole dette del centralismo democratico che prevedono la univocità nella attuazione della linea politica e non consentono all’opposizione interna (eventualmente manifestatasi nel corso del dibattito politico) di organizzare in forma rappresentativa il proprio dissenso.

Nel P.S.I. e nei P.C.I.

Questo diverso costituirsi di procedure politiche interne ha continuato a caratterizzare, per esempio, i due principali partiti politici del movimento operaio italiano (il Partito socialista e il Partito comunista) nonostante il venir meno della vecchia distinzione fra « partito d’organizzazione » e « partito di mobilitazione[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 360

Brano: [...]fianca a quelli di Paimiro Togliatti, Luigi Longo, Mauro Scoccimarro, Pietro Secchia, Giorgio Amendola e pochi altri che, per oltre mezzo secolo, hanno costituito il vertice del P.C.I. passando attraverso vicende politiche che si chiamano « bolscevizzazione del partito », Resistenza, « partito nuovo », XX Congresso del P.C.U.S., « destalinizzazione », « rinnovamento » ecc... Si tratta di un gruppo saldamente unito nella totale accettazione del « centralismo democratico », nella disciplina interna di stile bolscevico e compattato da una visione ideologica sempre pronta ad adeguarsi alle mutate situazioni storiche. Una ideologia e una disciplina che hanno permesso a questo gruppo di tenersi ininterrottamente alla testa del Par

tito, risolvendo di volta in volta al proprio interno differenze e contrasti anche profondi.

In questo gruppo dirigente, G.C. Pajetta si è trovato a svolgere più a lungo degli altri un ruolo importante, almeno in tre direzioni: nel dare impulso alla stampa e propaganda del P.C.I. con grande estrosità di idee (famosa la[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 454

Brano: [...]azione diretta anziché sulTinsediamento amministrativo.

Questa iniziale distinzione organizzativa fra i due maggiori partiti del movimento operaio italiano venne a cadere già nel corso della Seconda guerra mondiale e fu del tutto abbandonata con il rientro in Italia di Paimiro Togliatti (febbraio 1944) che lanciò la formula del « partito nuovo »: una formazione politica che, senza rinunciare ai vantaggi della « bolscevizzazione » del partito (centralismo democratico, monolitismo ideologico ecc.) sapesse aprire le proprie file a più larghe schiere di militanti, divenire quindi « di massa ».

In generale si può dire che il partito di massa nato dalla Seconda Internazionale ha finito col costituire, con gli aggiustamenti della Terza, un modello comune a tutti i partiti comunisti nel corso del ventesimo secolo. Questo modello ha subito una crisi dopo il 1968, davanti all’esplosione di movimenti sociali e politici che ne hanno spesso contestato la capacità di rappresentare le reali istanze delle masse, specie quelle giovanili. Una crisi che inve[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 580

Brano: [...]tti il controllo su gran parte dell’attività amministrativa, scolastica, ricreativa, assistenziale, edilizia ecc. della città e l’appoggio di forti gruppi dell’industria assicurativa e armatoriale. Il Comune rappresentava nel contempo un sicuro baluardo di fronte al crescente « pericolo » slavo e il centro propulsore di queU’autonomismo che rivendicava al municipio di Trieste il ruolo di massimo organo della « CittàStato », sia nei confronti del centralismo del governo viennese che della presenza slava, rafforzando il potere contrattuale di una borghesia dirigente che era « riuscita a confondere i fini nazionali con i propri » (Giorgio Negre]li).

Nazionalismo irredentista

Nel primo decennio del secolo la leadership liberalnazionale di Trieste (Felice Venezian, Camillo Ara, Teodoro Mayer, Giorgio Pitacco e altri) cominciò a spostarsi su posizioni sempre più apertamente irredentistiche, destinate a convergere in prevalenza su quelle del nazionalismo italiano de! Regno (fautore di una strategia espansionistica e di principi di forza e di pote[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine centralismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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