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Il segmento testuale bordighiana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 95Entità Multimediali , di cui in selezione 31 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 72

Brano: [...]. Questi era orientato a favorire la fusione tra comunisti e socialisti italiani e, adottando questa linea, l'Internazionale sconfessò Bordiga (contrario all’unificazione col P.S.I.), includendo per contro nella Direzione del P.C. d’I. l’opposizione minoritaria di destra rappresentata da Angelo Tasca (v.) e Giuseppe Vota. In coerenza con la nuova linea politica Gramsci diede direttive a Togliatti, ma in quest'ultimo permaneva una forte influenza bordighiana che lo faceva dissentire dall’inclusione dei “destri” ai vertici del partito.

Il 16.7.1923, manifestando a Gramsci il proprio disaccordo riguardo alle direttive del

I Internazionale, Togliatti scrisse: « [...] io non ho ancora deciso se deciderò di far parte del nuovo organismo dirigente oppure no. Per ora sono più propenso al rifiuto che all'accettazione, anche a costo di incorrere

in una mancanza disciplinare ». E motivò: « Quello che i compagni della minoranza [di destra, cioè Tasca] vogliono liquidare è tutta la tradizione e l’esperienza del movimento politico proletario che ha p[...]

[...]stra. Al termine dei lavori congressuali, durante i quali aveva parlato sostenendo la necessità di fare del P.C. d’I. un partito di massa in grado di condurre una politica unitaria sotto la parola d’ordine del “governo operaio e contadino”, Togliatti venne eletto ne! Comitato esecutivo dell'Internazionale (da allora ne farà ininterrottamente parte, fino allo scioglimento decretato nel 1943).

Dopo il V Congresso dell’lnternazionale la sinistra bordighiana si trovò

esclusa dal vertice del partito e la Direzione del P.C. d’I. risultò composta: da Gramsci, Togliatti e Mauro Scoccimarro (v.) come rappresentanti della maggioranza (“cen^ tro”); dal rappresentante della “destra” Gustavo Mersù; e dal “terzinternazionalista” Fabrizio Maffi (v.). Membri supplenti per le tre diverse componenti della Direzione furono rispettivamente designati Egidio Gennari (v.) e Umberto Terracini, Angelo Tasca e Aladino Bibolotti (v.), Mario Malatesta, Giovanni Tonetti (v.).

Congresso di Lione

Appena rientrato a Roma, Togliatti intervenne con i suoi articoli su[...]

[...]e! Ili Congresso del P.C. d’I. (v. Lione, Congresso di), collaborando strettamente con Gramsci alla stesura delle tesi congressuali e partecipando ai congressi provinciali di Torino, Novara, Biella, Milano, Firenze, Roma (quest’ultimo, svoltosi sotto la presidenza di Gramsci in una vigna presso le Frattocchie). A Lione (gennaio 1926) Togliatti fu relatore sulle questioni sindacali.

In quel congresso venne definitivamente sconfitta la sinistra bordighiana e si affermò la linea di Gramsci e Togliatti, per la quale il partito si attribuiva « non più soltanto una funzione di classe, ma nazionale » (Togliatti), basata suH'alleanza tra gli operai e le popolazioni lavoratrici del Mezzogiorno per rinnovare la struttura dello Stato italiano.

Eletto membro del Comitato centrale e dell'Ufficio politico, aH'indoma' ni del congresso e dopo un breve rientro in patria Togliatti partì con la moglie e il figlio per Mosca, in

72



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 26

Brano: [...]uropa occidentale il capitalismo era ben lontano dall’aver esaurito le proprie risorse di dominio, confidava più in un'azione riformista molto avanzata che in un’ipotesi rivoluzionaria.

Fortemente critico nei confronti della Direzione del P.S.I., dimostratasi incapace di dirigere la lotta, nel 1921 condivise la scissione socialista di Livorno e fu tra i fondatori del Partito comunista. Fu però anche uno strenuo avversario della linea settaria bordighiana assunta dal P.C. d’I. e, dopo l’espulsione dei riformisti dal P.S.I. (ottobre 1922), partecipando alle trattative per la fusione dei due partiti in occasione dei lavori del IV Congresso dell'Internazionale Comunista si prodigò senza successo per arrivare a una soluzione positiva.

Data la sua linea fortemente unitaria, era stato uno strenuo sostenitore dell’Alleanza del lavoro (v.) costituita nell’agosto 1922 (e della cui sezione torinese divenne segretario) e della politica di Fronte Unico (v.). Nel giugno del 1923, quando l’Esecutivo allargato dell'Internazionale decise di liquidare la ma[...]

[...] 1923, venne arrestato a Milano con Togliatti e altri, ma potè uscire dal carcere di San Vittore in dicembre e riprese il suo posto di lotta. Come membro del massimo organo di direzione del P.C. d’L, vi rappresentò la linea di “destra”, alleandosi a Gramsci che, a quel tempo impegnato presso il Comintern a Mosca, costituiva il “centro”. L’alleanza fra i due era però determinata più che altro dall’esigenza di una lotta comune contro la “sinistra” bordighiana, quindi aveva carattere tattico e ciò emerse al Congresso di Lione del 1926, quando Tasca e Gramsci si scontrarono apertamente sul giudizio nei riguardi della socialdemocrazia: per Gramsci, questa non era che un’appendice di sinistra della borghesia, mentre per Tasca si trattava dell’ala destra del movimento operaio, quindi di una forza con la quale era indispensabile l’alleanza per battere il fascismo.

Eletto a Lione nel Comitato centrale del P.C. d’I., ma non nell’Ufficio politico del partito, angustiato dalle polemiche interne e sotto la sferza delle violenze fasciste, cui si univano pr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 553

Brano: [...]la ripresa deH’iniziativa politica subito dopo la fine della guerra.
Primo dopoguerra
Il 30.3.1919 la Sezione giovanile di Andria (Bari) presentò su “L’Avanguardia” una propria mozione favorevole aH'astensionismo elettorale, che suscitò immediato clamore in tutta l'organizzazione. La proposta dell'astensionismo (v.) si presentava infatti come l'erede della parte più radicale ed “estremista” del patrimonio teorico della F.G.S.I.; cioè di quella bordighiana, rigidamente settaria e anticollaborazionista, tesa alla “purificazione” dell’organizzazione rivoluzionaria. A questa linea si contrappose il gruppo dirigente centrale, raccolto intorno al segretario politico Luigi Polano (v.) che faceva propri gli orientamenti massimalistielezionisti, maggioritari aH’interno della Direzione del P.S.I..
II Congresso nazionale della F.G.S. I., svoltosi a Roma nell’ottobre del 1919, vide tuttavia emergere una forte minoranza (circa 9.000 iscritti su un totale di 25.000) composta da astensionisti e “ordinovisti” (v. Ordine Nuovo), uniti nel criticare l’operato [...]

[...]to il Comitato nazionale) e nel chiedere il trasferimento della redazione dell’“Avanguardia” da Roma ad altra sede, dove più forte e radicato risultasse il movimento giovanile. Un ordine del giorno presentato da Umberto Terracini (v.) sull'esperienza torinese dei Consigli di fabbrica raccolse gli applausi di tutti i congressisti.
A partire dunque dall'autunno del 1919 si svilupparono in seno alla F.G.S.I. le influenze convergenti della frazione bordighiana e del gruppo torinese facente capo ad Antonio Gramsci (v.) e all’“Ordine Nuovo” che aveva iniziato le pubblica
zioni nel maggio di quell’anno, ma a differenza di quanto accadeva nel partito “adulto”, l’influenza “ordinovista” ebbe modo di svilupparsi tra i giovani attraverso un confronto originale, con il “centro” massimalista, che non avrebbe tardato a produrre risultati importanti sul piano della linea politica.
Nel maggio 1920 il Consiglio nazionale della F.G.S.I. (l’organismo dirigente intermedio, composto dai delegati regionali del movimento), sconfiggendo per la prima volta gli orient[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 423

Brano: Parola d’ordine

propaganda antifascista nelle fabbriche.

Dopo 1*8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza ligure.

Parodi, Giovanni

N. ad Acqui (Alessandria) il 4.8. 1889, m. a Torino il 16.12.1962; operaio metallurgico.

Militante socialista dal 1909, si distinse nelle lotte del primo dopoguerra. Seguace delia frazione astensionistica bordighiana, ma fortemente legato all’« Ordine Nuovo » e ad Antonio Gramsci, fu tra i più attivi organizzatori dei Consigli di fabbrica a Torino. Dirigente dell'occupazione delle fabbriche e responsabile del Consiglio dei commissari di reparto della Fiat Centro, fu il vero antagonista del grande industriale Giovanni Agnelli.

Nel 1921 fu tra i fondatori del P.C.d’I. (v. Comunista italiano, Partito), che già da tempo egli propugnava.

La riconsegna della Fiat ad Agnelli

Sul n. 10 di Stato Operaio, pubblicato dall'emigrazione comunista, nell’ottobre 1930 comparve una cronaca su come era avvenuta la [...]

[...]il parassita, lo speculante, l’aguzzino, la spia.

"Domani, — egli disse, — faremo come ieri. Lavoreremo, ma lavoreremo qui e fuori di qui per instaurare una società migliore. Liberi voi, se credete che migliore sia l’ordinamento presente di lavorare qui e fuori di qui per mantenerlo e per combattere le aspirazioni nostre. Oggi ognuno riprende il suo posto. Ed è un posto di battaglia" ».

In effetti, gli operai della frazione astensionistica bordighiana della Fiat, guidati da Giovanni Parodi, constatato il tradimento riformista del grande movimento di occupazione delle fabbriche, decisero di dare immediatamente vita al Partito comunista. Si riunirono la notte stessa del 20, denunciarono aspramente i dirigenti politici e sindacali del P.S.I. e « deliberano di separare la loro responsabilità da questi elementi, separandosi dal Partito Socialista ufficiale e costituendo il Partito Comunista Rivoluzionario: invitano perciò tutti i compagni che seguono questo principio d’idee a non compiere altra azione politica se non nei limiti concessi dal nos[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 662

Brano: Grieco, Ruggero

Ruggero Grieco

operò attivamente per dare impulso ed estensione nazionale alla frazione bordighiana che, insieme al gruppo dell’« Ordine Nuovo » di Torino, avrebbe portato alla fondazione del Partito Comunista d'Italia.

Dirigente comunista

Il 21.1.1921, allatto della costituzione del P.C. d’I., Grieco venne eletto membro del comitato centrale e del comitato esecutivo, assumendovi da quel momento un ruolo di alta direzione.

All’organizzazione del giovane partito dedicò ogni energia. Arrestato nel febbraio 1923, fu tra gli imputati al processo per « cospirazione » e insurrezione armata contro lo Stato, montato dal governo fascista contro i maggiori dirigenti comunisti. Insieme agli a[...]

[...]ente la politica dei comunisti italiani e meridionali nelle campagne e di gettare con Giuseppe Di Vittorio le basi dell’Associazione di difesa dei contadini poveri, di cui diresse il giornaletto

Il Seme.

Eletto deputato nella primavera del 1924, in giugno si recò per la prima volta nell’unione Sovietica. Delegato al V Congresso deH’Internazionale Comunista, intervenne per tre volte nella seduta plenaria a sostegno della tesi della sinistra bordighiana. Più tardi, giunto a com

prendere appieno il valore della linea politica sostenuta da Antonio Gramsci, si schierò contro l'estremismo di sinistra nella lotta che al Congresso di Lione (v.) conquistò la maggioranza.

Espatriato nel dicembre 1926, subito dopo la proclamazione delle leggi eccezionali, fu designato a dirigere il centro estero del partito con Paimiro Togliatti. Nel 1927 fu condannato (in contumacia) dal Tribunale speciale a 17 anni e 6 mesi di reclusione.

Nei lunghi anni deH’esilio la sua attività di direzione politica non conobbe soste: dal 1927 al 1939 fu anche tra i pri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 626

Brano: [...]ontrarie a ricercare alleati, sia per l'azione politica che per la lotta armata.

La direzione del partito non aderì all'iniziativa degli Arditi del popo

lo (v.) e invitò gli iscritti a non parteciparvi, giustificando il proprio atteggiamento « astensionista » col carattere « equivoco » di quella associazione e di alcuni dei suoi promotori; in realtà, la vera causa di queU’astensionismo (v.) va ricercata nella linea settaria della direzione bordighiana, contraria per principio all'unità d'azione e al fronte unico, sul terreno politico, con altre forze. Per contro," la direzione del partito invitò le federazioni e le sezioni comuniste a darsi un inquadramento di tipo militare: ogni iscritto al partito doveva essere assegnato a una squadra convocata di tanto in tanto in località appartate per essere addestrata all'uso delle armi; oppure tutti gli iscritti dovevano riunirsi in città e sfilare, ordinati per quattro, con il comandante in testa. Ma è chiaro che, nella situazione di quegli anni, per essere efficiente la lotta armata avrebbe dovuto[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 539

Brano: [...]si nel popolare quartiere di S. Croce, dove aperse una piccola officina meccanica in cui lavorava con il figlio. Questi entrò ben presto in contatto con l’organizzazione comunista che, malgrado il trionfo del fascismo, continuava ad avere nel quartiere un buon seguito, soprattutto fra i giovani. Nelle file del P.C. d'I., cui aderì al ritorno del servizio militare prestato in Marina come sommergibilista, Sinigaglia condivise inizialmente la linea bordighiana, di cui fu un caldo sostenitore, ma la discussione determinata da tale impostazione nel partito e più ancora il crescere dell'offensiva fascista lo indussero a una revisione delle sue posizioni, li susseguirsi degli arresti dei responsabili dell’organizzazione comunista fiorentina portò alla formazione di un nuovo gruppo di quadri dirigenti, di cui Sinigaglia fece parte. Individuato dall'Ovra nel marzo

1928, riuscì a sottrarsi fortunosamente all’arresto e, tramite l'apparato del partito, espatriò in Francia, poi neH'Unione Sovietica. Qui, dopo un periodo di cure e di riposo, frequentò la S[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 598

Brano: [...] sistemazione redazionale e finanziaria. Vennero riprese il 4.1.1920 e, dal gennaio 1921, con la fondazione del Partito comunista, il settimanale campano diventò organo di questa nuova formazione politica.

Linea e contenuti

Fondato un mese dopo la fine della Prima guerra mondiale, il periodico napoletano esprimeva la tendenza “astensionista” di Bordiga (v. Astensionismo). Attraverso le sue pagine si può quindi seguire l’esperienza politica bordighiana e il suo fissarsi nelle acquisizioni teoriche che, nel corso del 1919 e più ancora nel 1920, costituirono i capisaldi della formazione del P.C. d’I..

Fino al 1919, stando alle posizioni affermate sul “Soviet”, la battaglia per avere un partito rivoluzionario doveva essere condotta all’interno del P.S.I., attraverso l’esclusione dei riformisti. Perciò il giornale puntava sulla tematica antielettorale, posta come momento discriminante tra rivoluzionari e riformisti, e chiedeva che la campagna elettorale si svolgesse con precise garanzie anticapitalistiche.

Fondando “Il Soviet”, Bordiga si[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 71

Brano: [...]tribuita a Togliatti) dal titolo « Che avverrà? », dopo aver presentato la nascita del nuovo partito come il frutto di un’azione ben determinata (« L’abbiamo voluto e creato. Non siamo stati spettatori ... »), così concludeva: « Che avverrà dunque domani? Noi questo non sappiamo, ma sappiamo che oggi, per noi, è giorno di propositi, di volontà, e di azione ».

In effetti, il P.C.d’I. era nato a Livorno soprattutto per iniziativa della corrente bordighiana che, in seno al P.S.I., rappresentava la forza di opposizione più numerosa e più articolata su scala nazionale.

Il gruppo dell'“Ordine Nuovo”, come dirà Togliatti, « nella direzione del lavoro quotidiano del nuovo partito scomparve quasi del tutto» top. cit., pag. 90).

In quel periodo Togliatti continuò a lavorare nella redazione del quotidiano torinese e nell’estate 1921 compì anche varie missioni come “inviato”. In ottobre, quando la Direzione del P.C. d’I. decise di trasferire da Milano a Roma “Il Comunista” per trasformarlo in quotidiano ufficiale del partito (sotto la gerenza uffic[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 301

Brano: [...]ialiste. Le testimonianze ci mostrano in taluni casi l’intera sezione socialista, più di frequente quella giovanile, che passa in blocco al nuovo partito.

Sulle caratteristiche politiche dei primi nuclei concordano storici e protagonisti. Scriverà Giovanni Grilli: « I pochi comunisti della provincia, diretti da un gruppo di giovani intellettuali, l'avvocato Tacchi, il professor Pozioni, lo psichiatra Montanari, erano quasi tutti di formazione bordighiana; non davano nessuna importanza all'attività parlamentare e quando, nel maggio, presero parte alle elezioni dichiararono di farlo so

lo per disciplina; per molti mesi non condussero una vera e propria politica e, in parte a causa delle condizioni in cui si trovarono a dover lottare e anche per reazione al verbalismo massimalista, si preoccuparono quasi solo della lotta armata contro il fascismo ».

Ricorda Giuseppe Ossola (v.): « Fin dal suo sorgere il nostro partito sempre nella vecchia provincia di Como, era fortemente ammalato del male del momento e cioè di bordighismo e la maggior par[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine bordighiana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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