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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 522

Brano: [...]a funzione controrivoluzionaria che veniva loro richiesta, sarebbero stati inesorabilmente spazzati via.

Fra il socialdemocratico Ebert e il feldmaresciallo von Hindenburg, capo dell’esercito, era stato anche concluso (tramite il generale Groener) un patto segreto di collaborazione. Un telefono diretto col legava la Cancelleria con il Quartier generale a Spa, poi a Kassel.

« Il mio partito farà in modo che la Germania sia salvaguardata dal bolscevismo », assicurava Scheidemann a Solf, ministro degli Esteri.

Poi vi erano gli appelli lanciati da Ebert: « Il mancato funzionamento dell'amministrazione, in queste ore difficili, consegnerebbe la Germania aM'anarchia e alla miseria più tremenda ». « Il rapporto ufficialisoldati deve essere mantenuto ». « Il dovere supremo dei Consigli dei soldati è di impedire disordini e ammutinamenti ». « Non fate nulla — rivolto ai funzionari — che più tardi ci possa essere rimproverato ». « Ordine, coscienza, ecco cosa ci occorre ». « Cittadini, vi prego vivamente, lasciate le strade. Assicurate la calma »[...]

[...]to ». « Il dovere supremo dei Consigli dei soldati è di impedire disordini e ammutinamenti ». « Non fate nulla — rivolto ai funzionari — che più tardi ci possa essere rimproverato ». « Ordine, coscienza, ecco cosa ci occorre ». « Cittadini, vi prego vivamente, lasciate le strade. Assicurate la calma ».

Dal canto suo, Hindenburg faceva sapere ai comandanti dell'esercito che occorreva assecondare Ebert perché potesse impedire « l'espandersi del bolscevismo e del terrorismo ».

Noske, altro ministro socialdemocratico, divenne tristemente famoso come organizzatore delle forze repressive e massacratore dei marinai e degli operai a Kiel e a Berlino. La tradizione di ordine e di disciplina dei funzionari, dei ceti medi e di gran parte dei contadini diede forza alla politica del governo.

I vecchi partiti reazionari ritornarono alla ribalta, appena mascherati da nuove insegne: il partito cattolico del Centro mantenne il proprio nome; quello conservatore, lo trasformò in Partito nazionale tedesco; il nazionalliberale si chiamò Partito popolare (Vo[...]

[...]atore, lo trasformò in Partito nazionale tedesco; il nazionalliberale si chiamò Partito popolare (Volkspartei) ; il liberale si ribattezzò in Partito democratico.

Ogni formazione politica riprese a pubblicare i propri giornali, letti prevalentemente in provincia e nelle campagne, con le vecchie testate. La militaristica Gazzetta della Croce tolse solo il motto Avanti per Dio, per il Re e per la Patria. Venne orchestrata la campagna contro il «bolscevismo» e contro i Consigli operai. Per seminare la paura fra i benpensanti e tra il pubblico meno avveduto, si prospettò a fosche tinte il «pericolo rosso» costituito dagli spartachisti.

Alcuni provocatori, arrestati perché colpevoli di aver ordito a Monaco un complotto controrivoluzionario,

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 188

Brano: [...]amento propagandistico degli obiettivi tedeschi fece costantemente corpo con la gestione tattica e opportunistica della parola d'ordine del N.O.E.. Mentre veniva accentuata la necessità di concentrare tutte le forze aH'interno di una Grossraumwirtschaft (economia del grande spazio), come area integrata dominata dalla Germania, il N.O.E. veniva presentato nei confronti degli európei anche come J’argine lungo il quale costruire la difesa contro il bolscevismo, e questo già assai prima dello scatenamento dell’aggressione contro ('Unione Sovietica (giugno 1941). Jl N.O.E. veniva presentato cioè come il momento di integrazione che avrebbe consentito ai paesi europei, ancorché occupati dalla Germania, di sopravvivere. Prima condizione di sopravvivenza era il contributo al

la difesa (e più tardi alla lotta) nei confronti dell’U.R.S.S..

Una volta vinta la battaglia contro il bolscevismo, la Germania avrebbe ricompensato i popoli europei secondo una scala di valori all’interno della quale concedere maggiore o minore autonomia: maggiore ai popoli dell’Europa occidentale (salvo i territori destinati a essere immediatamente annessi al Grande Reich), minori ai popoli dell’Europa orientale (destinati anche, in tutto o in loro componenti essenziali quali le comunità ebraiche, alla distruzione fisica o comunque a processi violenti di snazionalizzazione) .

L’incertezza degli obiettivi finali doveva impedire alla Germania di vincolarsi in inopportune promesse, ma anche stimolare il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 138

Brano: [...] Pio XI a Mussolini, in cui si minacciava una aperta condanna. Ma Mussolini rispose con abilità e con spregiudicatezza politica. In un colloquio con padre TacchiVenturi da un lato oppose minacce a minacce e, da un altro, si richiamò ai comuni interessi anticomunisti. La posizione di Mussolini fu così esposta, in una sua relazione, da padre TacchiVenturi: « In un momento così tragico per le sorti di tutta Europa, anzi di tutto il mondo, quando il bolscevismo batteva alle porte della Germania; quando la fame, pessima consigliatrice, lasciava presagire tremendi cataclismi nell’ordine sociale, e l’anticlericalismo collegato con le sette massoniche avrebbe dovuto consigliare la concordia e l’unione delle due potestà ecclesiastica e civile, il farsi ed attuare propositi come quelli nel messaggio, invece di arginare tanti mali imminenti, veniva a romper le dighe e a scatenare in Italia e sul mondo la violenza a stento frenata del bolscevismo e dell’anticlericalismo ».

Il successo toccò a Mussolini: I’Azione Cattolica non fu sciolta, ma la sua azione[...]

[...]Germania; quando la fame, pessima consigliatrice, lasciava presagire tremendi cataclismi nell’ordine sociale, e l’anticlericalismo collegato con le sette massoniche avrebbe dovuto consigliare la concordia e l’unione delle due potestà ecclesiastica e civile, il farsi ed attuare propositi come quelli nel messaggio, invece di arginare tanti mali imminenti, veniva a romper le dighe e a scatenare in Italia e sul mondo la violenza a stento frenata del bolscevismo e dell’anticlericalismo ».

Il successo toccò a Mussolini: I’Azione Cattolica non fu sciolta, ma la sua azione fu rigorosamente limitata. Fino al 1938 i rapporti tra Santa Sede e governo fascista rimasero buoni. Nel 1938, l’adozione anche in Italia di una politica antisemita li fece nuovamente peggiorare: la Santa Sede protestò per il « vulnus » inflitto al Concordàto con la legge che dichiarava privi di effetti civili i matrimòni tra ariani ed ebrei, e si disse anche che Pio XI ri 1.2.1939 avrebbe pronunziato un discorso per denunziare la violazione del Concordato, se non ne fosse stato im[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 294

Brano: [...]oluzione russa si schierò entusiasticamente per una radicalizzazione del movimento « contro la guerra e contro la democrazia intesista ». Nel novembre 1917 si schierò a favore di Lenin e del sistema sovietico che esaltò come « autodemocrat\a », come « democrazia integrale in antitesi con la tendenza accentratrice del socialismo di Stato » (Volontà, 1.6.1919). Tale posizione, che interpretava in senso tradizionalmente libertario il leninismo e il bolscevismo, fu dal Berneri riveduta tra il 1920 e il '21 alla luce di una ponderata conoscenza degli sviluppi della Russia rivoluzionaria. Mentre tuttavia criticava il « bolscevismo statolatra » (Umanità Nova, 4.6.1922), egli ribadiva la solidarietà internazionalistica degli anarchici (v.).

Sviluppava intanto una critica del

marxismo che univa confusamente i motivi della tradizione proi^ dhoniana con jl revisionismo di destra. Nel 1925 pubblicò uno studio dal titolo: Un federalista: Pietro Kropotkin (Roma, ed. Fede), nel quale svolgeva la tesi del federalismo come sistema di autogpverno antiautoritario: tesi nella quale confluivano suggestioni risorgimentali e salveminiane. Tra i due poli della critica al marxismo e della conseguente battaglia anticomunista, e — d’[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 712

Brano: [...]ostula in generale la superiorità del popolo tedesco come Herrenvolk, in particolare nei confronti dei popoli slavi. La nuova spinta espansionistica all’est alimentata dal Terzo Reich prendeva le mosse, tra l’altro, proprio da una siffatta motivazione razzistica, ossia dalle esigenze di espandere lo « spazio vitale » di una razza e di una civiltà superiori. Al limite, infine, il razzismo antisemita e antislavo veniva a coincidere anche con l'antibolscevismo tipico dell’ideologia nazionalsocialista (per la quale il bolscevismo non era altro che un prodotto e uno strumento del giudaismo internazionale) : elementi tutti che concorrevano a rafforzare la spinta verso est del germanesimo.

Collocati entro questa prospettiva, i crimini nazisti non rappresentano che la conseguenza della traduzione in pratica delle premesse teoriche sulle quali poggiava l'esistenza stessa del Terzo Reich. Il fatto che in un primo momento le azioni terroristiche non raggiunsero le dimensioni e il carattere di sistematicità che avrebbero assunto nel corso della guerra, non modifica

qualitativamente la loro natura di iniziative volute e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 152

Brano: [...]ersecutorie.

Non solo: la dissennata politica del regime nei confronti delie popolazioni locali permise ora ai nazisti di approfondire e di esasperare le fratture e i motivi di tensione tra i gruppi nazionali, al fine di porsi come unici arbitri e giustizieri in una realtà ormai sconvolta dalle lotte intestine. La disponibilità antibolscevica di parte della popolazione italiana, potentemente alimentata dal fascismo sulla base dell’equivalenza bolscevismo uguale slavismo, consentì poi agli occupatori non solo di ottenere il consenso attivo di gruppi influenti della società locale, ma anche il silenzio e l’inerzia da parte di coloro che vedevano negli eserciti hitleriani un insostituibile baluardo di difesa contro l'avanzata delle forze partigiane « slave ».

Personalità di spicco del ventennio fascista, legate agli ambienti confindustriali locali, come il già ricordato Bruno Coceani e Cesare Pagnini, accettarono dalle mani naziste l’investitura rispettivamente di prefetto e di podestà, cariche amministrative che si rivelarono fin dall’inizio[...]

[...]uanto al valo

re simbolico che quel gesto assumeva rispetto alla popolazione italiana, in buona parte disorientata e confusa.

In questa prospettiva anche la posizione della gerarchia ecclesiastica cattolica, pronta a soccorrere i perseguitati (ebrei e antifascisti) dal nazismo, ma estremamente prudente nel pronunciare pubbliche denunzie contro i soprusi da esso perpetrati e soprattutto attenta a mettere in guardia i fedeli dai pericoli del bolscevismo e a condannare gli eccessi del movimento partigiano, costituiva un potente stimolo al tacito e paziente adattamento a una dominazione interpretata comunque come « un male minore ».

Fin dal settembre 1943 i nazisti si trovarono a dover fronteggiare in un’area che dai Balcani alle province del Litorale Adriatico non conosceva soluzioni di continuità, un'insurrezione armata di tale portata che gli strumenti di repressione normalmente adottati (rastrellamenti, incendi di villaggi, decimazioni ed esecuzioni sommarie) non sembravano essere in grado di domare. Da qui l’insidioso tentativo di indu[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 662

Brano: [...]lla decisione di procedere rapidamente, a “passi forzati” verso l'industrializzazione, l'elemento determinante che confermava la sua ipotesi iniziale.

Ciò che la nuova storiografia angloamericana (ma per certi versi anche le conclusioni cui è pervenuto Medvedev) rimprovera ai sostenitori del permanere di una prevalente continuità nella storia russa e nel marxismo russo postrivoluzionari, è di finire con 11 considerare uniforme lo sviluppo del bolscevismo, al punto di precludersi una risposta soddisfacente sull'annientamento del Partito comunista stesso, provocato non soltanto dai processi di Mosca (v.) del 19361938, ma da tutta la politica repressiva staliniana. Analogamente, lo studioso italiano Giuseppe Botta si è chiesto come si possano individuare le ragioni del “terrore" staliniano se viene a cadere l'ipotesi di una “rottura” intervenuta proprio fra Stalin « e il partito, il suo ruolo, la sua composizione — per molti versi legata alla rivoluzione, al suo spirito, ai suoi ideali e, perché no?, alle sue illusioni ».

Il dibattito fra “co[...]

[...] repressiva staliniana. Analogamente, lo studioso italiano Giuseppe Botta si è chiesto come si possano individuare le ragioni del “terrore" staliniano se viene a cadere l'ipotesi di una “rottura” intervenuta proprio fra Stalin « e il partito, il suo ruolo, la sua composizione — per molti versi legata alla rivoluzione, al suo spirito, ai suoi ideali e, perché no?, alle sue illusioni ».

Il dibattito fra “continuità” e “rottura” nella storia del bolscevismo

662



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 389

Brano: [...]ochi difensori e propugnatori del disfattismo rivoluzionario; a Zimmerwald e a Kiental appoggiò l’azione di Lenin.

Nel frattempo era rientrato in Olanda, dove insegnò matematica nei licei e poi storia dell’astronomia aH’Università di Leida.

Nel 1917 appoggiò entusiasticamente la rivoluzione russa, nella quale vide l’inizio di un processo rivoluzionario mondiale, pur condividendo i timori di Rosa Luxemburg sulle tendenze « autoritarie » del bolscevismo. Quindi rappresentò (insieme a Gorter e a Roland Holst) il Partito comunista olandese negli organi dirigenti della Terza Internazionale, dalla quale però si discostava nella valutazione del processo rivoluzionario in Occidente.

Pannekoek pensava infatti che il parlamentarismo e la lotta economica sindacale, avendo esaurito qualsiasi ruolo rivoluzionario nella nuova situazione storica, dovevano lasciare il posto al movimento dei consigli, embrione di un « nuovo movimento operaio » e, contemporaneamente, inizio di una organizzazione socialista della società. Egli pensava quindi a un’unità e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 273

Brano: [...]aliani nel mondo, 1935; Giuseppe Bastianini, Italiani all’estero, Milano, 1939; Fasci Italiani all'estero: 45 mòrti e 283 feriti, Roma, 1932. E.Sa.

Fascismo

Là parola « fascismo », che negli anni fra le due guerre mondiali indicò grosso modo molti dei movimenti insieme antisocialisti e antidemocratici sorti dapprima nell’Europa postbellica e poi alimentati, anche fuori d’Europa, dalla crisi economica e dallo spirito di crociata contro il « bolscevismo » (inteso anche questo nella sua accezione più larga e spesso deformata), apparve nel linguaggio politico anzitutto in Italia, per designare con un unico neologismo il movimento dei « fasci di combattimento » fondato a Milano il 23.3.1919 per iniziativa di Benito Mussolini (v.), già espulso dal Partito socialista nel novembre del 1914 per la sua campagna interventista.

/ « fasci di combattimento »

Fin dalle origini i « fasci », costituiti inizialmente da ex interventisti e reduci della guerra, per lo più ufficiali di estrazione piccolo borghese, si proposero, pur nel clima generale di r[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 161

Brano: [...]i, catastrofiche crisi del sistema capitalista), a partire dal 1917 l’antisemitismo acquistò ancora nuovi contenuti.

Dopo la vittoria della Rivoluzione russa d’Ottobre, si cominciò a rilevare il gran numero di dirigenti comunisti di origine ebraica nel Partito bolscevico (Trotskij, Kamenev, Zinoviev, Radek, Lunaciarski e altri), in Germania (Rosa Luxemburg, Kurt Eisner), in Ungheria (Bela Kun) e in altri paesi, e ad affermare quel concetto di bolscevismo ebraico che sarebbe diventato uno dei pilastri della propaganda internazionale dei fascisti e dei nazisti. Un risultato immediato dell’equazione tra ebrei e rivoluzione bolscevica furono i pogrom messi in atto dai « bianchi » in Ucraina e in Bielorussia durante la guerra civile, stragi che nel 191819 mieterono il numero più alto di vittime che si fosse visto dal 1881. Dopo la presa del potere, il governo sovietico si oppose con rigore a ogni forma di antisemitismo. (Il successo raggiunto dalle autorità sovietiche nel combattere il retaggio della secolare discriminazione antiebraica sarà dimos[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine bolscevismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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