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Il segmento testuale aventiniana è stato estratto automaticamente da un complesso algoritmo di KosmosDOC di tipo "autogeno", ossia sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 41Entità Multimediali, di cui in selezione 22 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 356

Brano: [...]ntrista, si batté contro la frazione comunista e, dal 1921, si oppose a ogni prospettiva di fusione con il P.C. d’I.; più tardi sostenne invece l’opportunità di costituire un fronte unico elettorale delle sinistre (proposta respinta dalla Direzione socialista nel febbraio 1924). Membro della Direzione del P.S.I. dal

1923 e combattivo antifascista, fu direttore dell’"Avanti!” (con Pietro Nenni e R. Momigliano) e nel 1924 sostenne la secessione aventiniana, premendo però affinché l’Aventino (v.) si trasformasse da tribuna di denuncia morale a elemento propulsore di una vasta mobilitazione popolare.

Nel maggio 1925, nel momento di più drammatiche difficoltà, con la dittatura fascista in atto e il partito più che mai diviso, fu eletto segretario del P.S.I. e cercò di ridestare le forze del partito in contrapposizione alla linea di totale cedimento ormai adottata dalla Direzione riformista. Il 18.9.1925, grazie a una temporanea confluenza con il gruppo capeggiato da Pietro Nenni, gli riuscì di far votare l’uscita del P.S.I. dal concerto delle o[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 178

Brano: [...], sempre come esponente del partito sturziano e rappresentante delle popolazioni della Bassa marchigiana.

Contro il fascismo

Di fronte alla politica mussoliniana non pare che U. Tupini abbia mai avuto momenti di incertezza nel coglierne le componenti antidemocratiche; e ciò anche prima del Congresso di Torino nel quale, com’è noto, il P.P.I. si dissociava da ogni forma di “collaborazionismo”. Col gruppo “popolare” aderì poi alla secessione aventiniana (v. Aventino) — cui dedicherà un acuto saggio politico — scontando tale decisione di lì a poco con l’annullamento del mandato parlamentare da parte del Governo fascista ed in seguito con l’arresto per atti compiuti contro il regime di Mussolini. Prosciolto in tribunale da tali accuse, ritornò al suo lavoro di avvocato e all’associazionismo cattolico secondo le forme allora tollerate. Qui ebbe modo di mantenere prudentemente i contatti con alcuni ex popolari, vittime della stessa situazione, e di intraprenderne dei nuovi con esponenti giovani.

Alla caduta del fascismo nel 1943 U. Tupini già[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 128

Brano: [...] come segretario Giacomo Matteotti (v.) e che nominò Treves alla direzione della Giustizia (v.). Dalle colonne del giornale egli spiegò alla base gli inganni che stavano sotto l’offensiva della “normalizzazione” lanciata dal capo del fascismo e quelli che stavano sotto la proposta di un neutrale “partito del lavoro” propugnato da alcuni esponenti della Confederazione generale del lavoro.

Dopo il delitto Matteotti (giugno 1924) e l'opposizione aventiniana Treves, precedendo di poche settimane Turati, prese la via dell’esilio attraversando a piedi le montagne, con l’aiuto di Ferruccio Parri e Giuseppe Saragat.

cialista, di cui era segretario, a prendere una strada: « Noi non aderiamo alla guerra; noi non saboteremo la guerra ». Costretti tra la non adesione e il non sabotaggio, i deputati e i sindaci socialisti non sapevano che pesci pigliare e negli atteggiamenti di tutti i giorni oscillavano tra l'avversione alla guerra e il dovere patriottico di accompagnare alla stazione le reclute che partivano o di andarvi a ricevere i feriti ed i muti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 64

Brano: Tino, Adolfo

cessive al delitto Matteotti. Nel dicembre 1924, insieme all’esponente della sinistra liberale Armando Zanetti, fondò la rivista Rinascita liberale che, denunciando l’immobilismo dell'opposizione aventiniana, sosteneva la necessità di unire tutte le forze costituzionali in una battaglia parlamentare che costringesse la monarchia a dissociarsi dal fascismo. Più volte sequestrata, la rivista sopravvisse fino al giugno

1925.

Nel 1926, allineatosi ormai il “Giornale d’Italia” alle posizioni del regime fascista, Tino abbandonò l’attività giornalistica e, ripresi gli studi, si laureò in Legge a Napoli. Si trasferì successivamente a Milano, dove lavorò come apprezzato avvocato civilista e commercialista. Nel

1933 strinse amicizia con Ugo La Malfa, insieme al quale cominciò più tardi a tessere l[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 410

Brano: [...]all’Aquila e nei comuni viciniori. Nel 1898, durante la reazione crispina, venne processato e condannato. A 21 anni fu eletto consigliere e assessore alla Pubblica istruzione del Comune dell’Aquila; per diversi anni fu poi vicepresidente del Consiglio provinciale. Eletto deputato nella XXV, XXVI e XXVII legislatura, nel 1924 partecipò all’Aventino (v.). Nel novembre 1926 fu dichiarato « decaduto », con gli altri 119 parlamentari dell’opposizione aventiniana, dalla maggioranza fascista della Camera.

Negli anni della dittatura subì persecuzioni e violenze che tuttavia non lo fecero desistere dal difendere gli antifascisti nei processi politici.

Dopo I'8.9.1943 partecipò alla Guerra di liberazione, come membro attivo del C.L.N. provinciale. Nominato prefetto dell’Aquila nell’immediato dopoguerra, fece poi parte della Consulta nazionale e, nel 1946, venne eletto alla Costituente nelle liste del Partito socialista, nel quale militò fino alla morte.

Lo Presti, Giuseppe

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. il 31.5.1919 a Roma, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 250

Brano: [...]o Treves (v.), aveva come collaboratori i più rappresentativi esponenti dell’emigrazione antifascista (fatta eccezione per i comunisti), da Gaetano Salvemini a Francesco decotti, da Filippo Turati a Franco Clerici, Fernando Schiavetti, Aurelio Natoli, Pallante Rugginenti, Arturo Labriola, Angelica Balabanoff, Pietro Nenni [Ennio] e Giuseppe Saragat [Spertia] :

Fino all’arrivo di Carlo Rosselli, il settimanale ebbe una impostazione tipicamente aventiniana e generica; sua funzione era più che altro quella di tenere « accesi » gli spiriti con la preoccupazione quindi, non tanto di analizzare i dati permanenti e gli aspetti più profondi della dittatura fascista, quanto piuttosto di denunciare la natura violenta e illegale del regime fascista, sottolineandone al tempo stesso il carattere transitorio.

Questo tipo di denuncia aveva un suo valore morale e serviva a tenere in continua tensione le forze antifasciste dell’emigrazione, ma comportava il pericolo di creare l’illusione che il fascismo fosse sempre lì lì per cadere. Sul piano pratico, spe[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 584

Brano: [...]iù tardi, con la revisione critica « liberalsocialista » promossa da Guido Calogero.

Questa complessa articolazione di orientamenti ideali trovò nel primo programma di G.L. un momento di coordinamento unitario, dettato dall’esigenza di agire contro il regime fascista senza gli indugi che frenavano gli esponenti e le correnti tradizionali del socialismo e del repubblicanesimo. Comune ai gielIisti del tempo fu la critica mossa all’opposizione « aventiniana » di non aver saputo tradurre in termini concreti la battaglia antifascista. La delusione per le incertezze, le contraddizioni, l’incapacità realizzatrice dei partiti dell’opposizione costituzionale di fronte all’avanzata della dittatura aveva tolto a quei democratici di vario orientamento ogni fiducia nell’utilità e nella possibilità stessa di far sopravvivere quelle compagini politiche; e per contro li spingeva a cercar di suscitare negli italiani stimoli di ribellione immediata, nella convinzione che il fascismo non sarebbe crollato a causa delle sue intime manchevolezze, come mostravano d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 316

Brano: [...]to nel 1898 a 3 anni di carcere, si rifugiò in Svizzera. Eletto membro della direzione del Partito socialista nel 1902 e deputato nel 1905, successivamente rieletto per sei legislature, divenne vicepresidente della Camera. Durante la guerra 191518 lottò per la pace e venne denunciato per « disfattismo ». Tenace antifascista, combattè il fascismo prima e dopo la marcia su Roma. Al momento delle leggi eccezionali fu tra i deputati dell’opposizione aventiniana dichiarati decaduti e fu confinato per 5 anni. Riuscito in seguito a emigrare clandestinamente a Parigi, con Carlo Treves, Filippo Turati, Bruno Buozzi, Giuseppe Saragat e Carlo Rosselli fu tra gli organizzatori della Concentrazione antifascista (v.). Rientrato in Italia dopo la caduta del fascismo, partecipò alla Resistenza, membro del C.L.N..

Dopo la Liberazione, designato a far parte dell’Alta corte di giustizia, presiedette la Commissione centrale di epurazione. Consultore nazionale, deputato alla Costituente, fu senatore di diritto nel primo Parlamento repubblicano. Nel 1947 aderì all[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 194

Brano: [...]stante a passare dalla parte di un nuovo governo, se fosse stato costituito, non ardiva prendere alcuna iniziativa che comportasse un rischio e voleva essere sicura di conoscere prima chi fosse vincitore, per volare in suo soccorso. La Chiesa e le alte sfere dello Stato preferivano la normalizzazione fascista al « rischia di un salto nel buio », di una qualsiasi iniziativa delle masse o di un qualsiasi mutamento che implicasse una partecipazione aventiniana.

In novembre la Camera fu riaperta e si potè misurare quanto piccolo fosse il numero dei deputati che osasse prendere posizione: il 12 novembre, assenti naturalmente gli aventiniani, vi furono solo 6 voti contrari, fra cui Gioì itti (che peraltro era stato eletto con liste indipendenti), e 26 astenuti, fra cui Orlando e i combattenti, eletti invece nel listone. In un voto successivo si ebbero 17 contrari e 18 astenuti, mentre al Senato si giunsero a contare 54 contrari e 37 astenuti. Al Senato, soprattutto per merito di Albertini e Sforza, si ebbero in quel momento le voci più coraggiose e[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 193

Brano: [...], c’era chi voleva che il blocco delle opposizioni assumesse le iniziative necessarie per provocare, non solo un cambiamento di governo nell'ambito della maggioranza parlamentare, ma un vero rovesciamento di indirizzo politico, una reale svolta democratica. Questa volontà democratica, soprattutto alla periferia, tendeva a trasformarsi in azione che i vertici dei partiti purtroppo cercavano poi di raffrenare.

Sotto questo aspetto la coalizione aventiniana fu certamente un fatto positivo: sotto la spinta dell’indignazione sollevata nel paese, e grazie alla maggiore forza che l’unione dei partiti antifascisti rappresentava in confronto delle iniziative separate, fu possibile svolgere, sul terreno comune della lotta per la riconquista di garanzie di vita democratica, un’azione molto più vivace, con una più attiva partecipazione di base, quale non si vedeva da molto tempo: i comitati delle opposizioni sorti in tutte le principali città, e composti dai rappresentanti non soio dei partiti aventiniani, ma anche di associazioni democratiche apartitich[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine aventiniana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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