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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 160

Brano: Ebrei

1939 in Polonia e poi nei territori dell’unione Sovietica invasi dalle truppe germaniche (v. Einsatzgruppe) ; oltre 4 milioni di vittime vennero invece convogliate dal 1941 al

1944 nei campi di sterminio appositamente allestiti (v. Deportazione, Campi di).

L'antisemitismo tedesco

Un antisemitismo mirante all’allontanamento di tutti gli ebrei tedeschi, per garantire al popolo germanico la sua « purezza razziale », fu . sin dall’inizio uno dei pilastri della dottrina nazista.

Se l’antisemitismo a sfondo religioso, presente fin dall’antichità e che per tutto il Medioevo aveva portato a leggi discriminatorie, a persecuzioni, a feroci massacri e all'espulsione delle comunità ebraiche di quasi tutti i paesi europei, sembrò estinguersi con l’affermarsi deH’illuminismo (gli ebrei uscirono dai ghetti, non furono più distinti da contrassegni infamanti e, nel secolo XIX, in quasi tutti i paesi vennero emancipati), verso la fine del secolo XIX il sentimento antiebraico tornò alla ribalta, ma con diversi contenuti di classe.

Culla deH’antisemitismo moderno, nel diciannovesimo secolo, fu la [...]

[...]eggi discriminatorie, a persecuzioni, a feroci massacri e all'espulsione delle comunità ebraiche di quasi tutti i paesi europei, sembrò estinguersi con l’affermarsi deH’illuminismo (gli ebrei uscirono dai ghetti, non furono più distinti da contrassegni infamanti e, nel secolo XIX, in quasi tutti i paesi vennero emancipati), verso la fine del secolo XIX il sentimento antiebraico tornò alla ribalta, ma con diversi contenuti di classe.

Culla deH’antisemitismo moderno, nel diciannovesimo secolo, fu la stessa Germania dove, nel quadro dello spirito nazionalistico maturato nella lotta contro Napoleone /, una forma aggiornata di antisemitismo aveva trovato i suoi apologeti negli accademici Friedrich Ruhs e J.F. Fries, secondo i quali gli ebrei, anche quando avessero raggiunto la completa emancipazione giuridica, non sarebbero mai potuti divenire « veri cittadini tedeschi ». Successivamente vennero pubblicati in Germania molti scritti sul « problema degli ebrei », ritenuti « inadatti » all’inserimento nello Stato nazionale. Nel 1873 comparve La vittoria del giudaismo sul germanesimo del giornalista Wilhelm Marr, al quale si deve probabilmente anche l’introduzione del termine « antisemitismo ».

Nell’ottobre 1880 fu fondata a Berl[...]

[...]li ebrei, anche quando avessero raggiunto la completa emancipazione giuridica, non sarebbero mai potuti divenire « veri cittadini tedeschi ». Successivamente vennero pubblicati in Germania molti scritti sul « problema degli ebrei », ritenuti « inadatti » all’inserimento nello Stato nazionale. Nel 1873 comparve La vittoria del giudaismo sul germanesimo del giornalista Wilhelm Marr, al quale si deve probabilmente anche l’introduzione del termine « antisemitismo ».

Nell’ottobre 1880 fu fondata a Berlino e a Dresda la prima Lega antisemita. A capo dell’agitazione si pose il famoso predicatore di corte Adolf Stòcker, fondatore di un partito « cristianosociale » antisemita. Nel 1887 l’orientalista tedesco Paul de Lagarde scriveva che gli ebrei, quali « elementi parassitari » della società, andavano « distrutti come bacilli e trichine ».

Nel 1899 uscì il libro di Houston Stewart Chamberlain intitolato / fondamenti del diciannovesimo secolo che sarebbe diventato in se

Manifesto antisemita affisso dai nazisti per le vie di Berlino. Dice: « Gli ebr[...]

[...]
Nel 1899 uscì il libro di Houston Stewart Chamberlain intitolato / fondamenti del diciannovesimo secolo che sarebbe diventato in se

Manifesto antisemita affisso dai nazisti per le vie di Berlino. Dice: « Gli ebrei hanno respiro fino a sabato mattina alle 10 ,/ Poi comincia la lotta / Gli ebrei del mondo intero vogliono distruggere la Germania / Popolo tedesco! ./ Difenditi! ,/ Non comprare dagli 3brei! » (1.4.1933)

guito un classico dell’antisemitismo pangermanista. Chamberlain, un inglese stabilitosi in Germania, si ispirava all’opera Essai sur l’inégalité des races humaines del francese J. A. de Gobineau, pubblicata nel 185356, dove si asseriva tra l’altro che la « superiore » razza ariana doveva rafforzare i propri elementi nordici per conservarsi « pura »; per il Chamberlain, il popolo « germanico » (comprendente tutti gli « ariani occidentali ») era chiamato a stabilire un « nuovo ordine » in Europa.

Nell’Austria, i pangermanisti del Partito nazionale tedesco arrivarono a presentare nel Parlamento una legge antiebraica (1903); espl[...]

[...] di pogrom che spinsero 2 milioni di ebrei (circa 1/3 della popolazione ebraica) ad abbandonare il paese. Analoghe persecuzioni si ebbero nella vicina Polonia.

Seppure in misura minore (l’unico paese con una legislazione antiebraica era, ancora nel 1919, la Romania), le crescenti tensioni imperialistiche che avrebbero portato allo scoppio della prima guerra mondiale favorirono anche in altri paesi la demagogia antisemita.

In Francia (v.) l’antisemitismo acquistò importanza politica verso la fine del secolo XIX, trovando un’espressione violenta nell’opera La France juive devant l’opinion, di Edouard Drumont, che ebbe ben cento edizioni nell’anno di pubblicazione (1886) e fu largamente tradotta. Antisemita fu anche il movimento di estrema destra boulangista che prese il nome dal generale filomonarchico Georges Boulanger e trovò aderenti soprattutto nelle file dell’esercito. L’agitazione antiebraica, alimentata dallo scandalo del fallimento della Compagnia del ca



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 161

Brano: naie di Panama (1889), trovò un culmine nel famoso caso Dreyfus che nel 1894 divise profondamente il paese.

Primo dopoguerra

Se prima del 1914 i circoli reazionari si accanivano soprattutto contro l’« internazionale ebraica » che si pretendeva alleata con la Massoneria in una congiura finanziaria mondiale (l'argomento veniva invocato anche per spiegare le ricorrenti, catastrofiche crisi del sistema capitalista), a partire dal 1917 l’antisemitismo acquistò ancora nuovi contenuti.

Dopo la vittoria della Rivoluzione russa d’Ottobre, si cominciò a rilevare il gran numero di dirigenti comunisti di origine ebraica nel Partito bolscevico (Trotskij, Kamenev, Zinoviev, Radek, Lunaciarski e altri), in Germania (Rosa Luxemburg, Kurt Eisner), in Ungheria (Bela Kun) e in altri paesi, e ad affermare quel concetto di bolscevismo ebraico che sarebbe diventato uno dei pilastri della propaganda internazionale dei fascisti e dei nazisti. Un risultato immediato dell’equazione tra ebrei e rivoluzione bolscevica furono i pogrom messi in atto dai « bianc[...]

[...]co che sarebbe diventato uno dei pilastri della propaganda internazionale dei fascisti e dei nazisti. Un risultato immediato dell’equazione tra ebrei e rivoluzione bolscevica furono i pogrom messi in atto dai « bianchi » in Ucraina e in Bielorussia durante la guerra civile, stragi che nel 191819 mieterono il numero più alto di vittime che si fosse visto dal 1881. Dopo la presa del potere, il governo sovietico si oppose con rigore a ogni forma di antisemitismo. (Il successo raggiunto dalle autorità sovietiche nel combattere il retaggio della secolare discriminazione antiebraica sarà dimostrato, tra l’altro, dal fatto che durante la seconda guerra mondiale i partigiani ebrei potranno generalmente contare in U.R.S.S. sull’aiuto delle popolazioni locali, mentre nella confinante Polonia ciò sarà pressoché impossibile; si vedaJa voce Ebrei, Resistenza degli). L’antisemitismo del primo dopoguerra (che in Germania, come altrove, prese piede quasi esclusivamente nei circoli reazionari) trovò una delle sue pezze d’appoggio in un singolare documento, noto come Protocolli degli Anziani di Sion, che nel 1919 venne largamente diffuso in volume. Per quanto fosse dimostrato che questi « protocolli » (spacciati come « documenti originali » del Congresso mondiale del sionismo avvenuto a Basilea nel 1897, enunciavano un programma segreto di conquista del potere da parte del giudaismo internazionale) altro non erano che un volgarissimo falso, ripreso da un libello del

la po[...]

[...]l sionismo avvenuto a Basilea nel 1897, enunciavano un programma segreto di conquista del potere da parte del giudaismo internazionale) altro non erano che un volgarissimo falso, ripreso da un libello del

la polizia zarista del 1906, il libro acquistò ugualmente una larghissima notorietà, tanto che nel 1932 ne venne pubblicata in Germania la dodicesima edizione (ne fu fatta

— in quegli anni — anche la traduzione italiana)*.

Nazismo

L’antisemitismo programmatico elaborato dai nazisti nel clima torbido e pieno di illusioni della repubblica di Weimar partiva dalle teorie razziali pseudoscientifiche di de Gobineau, Eugen Duhring e Paul de Lagarde, nutrendosi inoltre di elementi della filosofia di Nietzsche e del neopaganesimo di Richard Wagner e altri (il «teorico» H.S. Chamberlain era un fervente ammiratore del musicista, di cui sposò la figlia Èva). Le basi antropologiche vennero sviluppate soprattutto da H. F. K. von Gunther nella sua Scienza razziale del popolo tedesco (1922), mentre gli aspetti politici e culturali trovarono la loro m[...]

[...] lingue di popoli molto diversi; oggi si parla invece di lingue indoeuropee, essendo il termine « ariano » diventato inutilizzabile per l’abuso fattone). Su queste basi gli ideologhi del nazismo, primo fra tutti il Rosenberg, elaborarono un programma di « igiene razziale », propugnante l’espulsione dei « parassiti ebraici » dal « corpo nazionale » (Volkskòrper) tedesco. L’ebreo era visto come il nemico eterno e diabolico del popolo germanico e l’antisemitismo venne così innalzato a un livello addirittura mistico per assicurare al « popolo eletto » tedesco un « antipopolo » di razza impura contro il quale scagliarsi.

Nel 1933 l’opinione pubblica della Germania non era tuttavia pronta ad accettare tutte le implicazioni pratiche di questa dottrina che faceva dell'ebreo un uomo inferiore (Untermensch) ; e la stampa nazista dovette rilevare con rammarico che, perfino nelle file del partito, allignavano sentimenti « troppo umani », tanto da poter dire che ogni tedesco aveva il suo «ebreo protetto ». Ebbe così inizio una serie di provvedimenti destina[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 49

Brano: [...]parentemente ad affermare una maggiore autonomia dello Stato. In realtà, questo intervento si risolse in un ulteriore sostegno a favore dei grandi gruppi privati mentre gli stessi complessi pubblici agivano come aziende private.

La struttura capitalistica dell’economia, dell’industria come dell’agricoltura, non fu minimamente intaccata dal regime nazista, che fornì

In quanto artefice del razzismo (v.), il Terzo Reich raccolse l'eredità deH’antisemitismo che dalla seconda metà dell’ottocento si era tramandato tenacemente nella società tedesca.

Frutto di pregiudizio e, più spesso, semplice copertura di mistificazione ideologica di ben altri interessi, come ben presto rilevato da Karl Marx e approfondito successivamente dagli studiosi marxisti, l’antisemitismo aveva sempre fatto presa sui ceti medi e piccoloborghesi, in quanto verso tale obiettivo i grandi gruppi capitalistici avevano potuto dirottare le insoddisfazioni e i risentimenti anticapitalistici di questi ceti. Anche il fanatismo antisemita di Hitler finì per rappresentare un potente cemento ideologico e psicologico di larghe masse nel momento in cui si proclamava la volontà di riscattare la Germania dalle umiliazioni e dalle conseguenze della sconfitta e di lottare contro il « connubio giudaicobolscevico ». L’antisemitismo rappresentò di conseguenza un ennesimo strumento nella preparazion[...]

[...]erso tale obiettivo i grandi gruppi capitalistici avevano potuto dirottare le insoddisfazioni e i risentimenti anticapitalistici di questi ceti. Anche il fanatismo antisemita di Hitler finì per rappresentare un potente cemento ideologico e psicologico di larghe masse nel momento in cui si proclamava la volontà di riscattare la Germania dalle umiliazioni e dalle conseguenze della sconfitta e di lottare contro il « connubio giudaicobolscevico ». L’antisemitismo rappresentò di conseguenza un ennesimo strumento nella preparazione psicologica della guerra, additando nell’ebreo il responsabile di tutti

49



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 259

Brano: [...]colpirono l’organizzazione comunista pratese, ii 19.1.1941 fu inviato per tre anni al confino, misura commutata in ammonizione il 28.3.1943.

Rosenberg, Alfred

N. a Revai (Estonia) il 12.1.1893, m. a Norimberga il 16.10.1946; architetto.

Nato da famiglia della piccola borghesia baltotedesca, studiò architettura a Riga e poi a Mosca, dove ebbe modo di osservare la rivoluzione bolscevica che attivò in lui, insieme all’odio antimarxista, un antisemitismo qià assorbito negli anni giovanili. Nel 1918 tornò in Estonia, nel frattempo occupata dalle truppe tedesche, e alla fine del 1918, dopo la capitolazione tedesca, decise di emigrare in Germania, stabilendosi a Monaco. Qui, venuto a contatto con l’ambiente nazionalista e antibolscevico locale, aderì all’associazione reazionaria “ThuleGesellschaft” e nel maggio del 1919 fu

testimone della spietata repressione della repubblica sovietica bavarese.

Nella capitale della Baviera, terreno fertile al fiorire di movimenti nazionalistici e antisemiti, verso l’estate del 1919, tramite lo scrittore n[...]

[...]Beobachter”; nel novembre 1923 prese parte al putsch di Monaco e, durante la carcerazione di Hitler, fu tra i pochi fidi che tennero le fila del movimento nazista nell’illegalità (v. Nazionalsocialismo) .

Ideologo del nazismo

Rosenberg non si distinse né per talento organizzativo né per abilità politica ma, scrittore fecondissimo, ambì a diventare principalmente l’ideologo del movimento nazionalsocialista. Egli sistematizzò il retaggio deH’antisemitismo (v. Ebrei), appreso nella Russia zarista e consolidato dalla lettura dell’opera di

H.S. Chamberlain, in una concezione politicostrategica destinata ad affermare il primato razziale e politico della Germania sul continente europeo: razzismo (v.) e politica estera furono quindi i settori nei quali egli profuse principalmente la propria attività, non soltanto diventando l’ideologo del “mito del sangue” (la sua opera più celebre fu appunto Der Mythus des XX Jahrhunderts, 1930), fra l’altro implicante una violenta polemica antireligiosa specialmente contro il cattolicesimo, ma anche come deputa[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 50

Brano: Nazionalsocialismo

i mali della Germania e il bersaglio verso il quale si dovevano tendere tutte le forze e tutte le energie del popolo tedesco. Ma tra l’antisemitismo tradizionale e l'antisemitismo nazista (che era poi solo l’aspetto più vistoso di un più generale atteggiamento nei confronti delle razze considerate inferiori) esisteva un salto qualitativo fondamentale: la sistematizzazione con la quale il nazismo, a partire dalle leggi di Norimberga (v.) del

15.9.1935, procedette alla segregazione civile degli ebrei e al loro isolamento dal corpo della società tedesca, era un fatto nuovo rispetto a ogni altra anteriore persecuzione; ed era anche il preludio delle escalation di violenza che attraverso i pogroms (v.) del 9.11.1938 (la cosiddetta « notte dei cristalli » [v.]) avrebbe po[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 95

Brano: Antisemitismo

« La difesa della razza », Anno II. n. 11 (8.4.1939)

Ma il vero, fondamentale motivo che spinse Mussolini a introdurre l’antisemitismo di Stato fu senza dubbio determinato dalla convinzione che il patto dì alleanza italotedesca (v.) non tollerasse differenziazioni politiche. Hitler aveva pubblicato il proclama contro gli ebrei il 29.3.1933 e, nel loro zelo servile, i fascisti non potevano non allinearsi prontamente, prima ancora che i tedeschi lo esigessero con richieste esplicite, come fecero in realtà ai primi del 1943 quando lamentarono per vie diplomatiche la protezione che le nostre truppe di occupazione fornivano agli ebrei in Francia e Jugoslavia (successivamente — per maggior garanzia — saranno inviati in Italia uffi[...]

[...] nel loro zelo servile, i fascisti non potevano non allinearsi prontamente, prima ancora che i tedeschi lo esigessero con richieste esplicite, come fecero in realtà ai primi del 1943 quando lamentarono per vie diplomatiche la protezione che le nostre truppe di occupazione fornivano agli ebrei in Francia e Jugoslavia (successivamente — per maggior garanzia — saranno inviati in Italia ufficiali tedeschi specializzati nella questione ebraica).

L’antisemitismo di Stato

L’introduzione ufficiale dell’antisemitismo di Stato si ebbe in Italia fin dal 6.10.1938, con una riunione del Gran Consiglio del fascismo, nel corso della quale fu approvato un « foglio d'ordini » contenente tutte le disposizioni da mettere sue* cessivamente in atto. Le dichiarazioni programmatiche del Gran Consiglio entrarono a far parte dell'ordinamento dello Stato fascista con leggi che vennero promulgate tra la fine del 1938 e i primi del 1939. Tali misure furono precedute da una pesantè campagna di stampa, alla quale parteciparono praticamente tutti i giornali italiani e nella quale si distinse in modo speciale

il direttore de[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 94

Brano: [...], in « Il Movimento di Liberazione in Italia », n. 14, settembre 1951; Atti del Comando Generale del C.V.L (giugno 1944

aprile 1945), Ufficio Storico per la Guerra di Liberazione, Presidenza del Consiglio, Roma, 1946; F. Catalano, Storia del C.L.N. A.I., Bari, 1956; N. Niccoli, La Liberazione di Firenze, Milano, 1952; R. Battaglia, Storia della Resistenza Italiana, Torino, 2a ristampa, 1965; L. Longo, Un popolo alla macchia, Milano, 1957.

Antisemitismo

L’antisemitismo, ossia quell’atteggiamento di ostilità contro gli appartenenti alla razza ebraica, e soprattutto contro la loro partecipazione alla vita del paese (che nella Germania nazista sfocerà nel massacro « industrializzato » di milioni di esseri umani, in nome della politica razzista) ebbe nei fascisti non pochi interessati sostenitori e scellerati. esecutori. Se la politica mirante alla cosiddetta difesa della razza non ebbe in Italia quegli stessi mostruosi sviluppi registrati in Germania, ciò non dipese certamente né dalla volontà dei capi fa

scisti né dallo zelo dei propagandisti.

In realtà[...]

[...]nella Germania nazista sfocerà nel massacro « industrializzato » di milioni di esseri umani, in nome della politica razzista) ebbe nei fascisti non pochi interessati sostenitori e scellerati. esecutori. Se la politica mirante alla cosiddetta difesa della razza non ebbe in Italia quegli stessi mostruosi sviluppi registrati in Germania, ciò non dipese certamente né dalla volontà dei capi fa

scisti né dallo zelo dei propagandisti.

In realtà l’antisemitismo non ha mai avuto radici nella coscienza del popolo italiano. Nel secolo scorso un orientamento antisemita si era avuto in certa propaganda cattolica, legato al concetto degli ebrei deicidi e nemici della Chiesa, e nel periodo crispino (18871896) s’era poi manifestata la tendenza a collegare il giudaismo con la massoneria, con le organizzazioni anticlericali, radicali e socialiste. I pregiudizi cattolici e gli orientamenti politici che fecero seguito a quelle tendenze furono recepiti nel bagaglio ideologico dei nazionalisti, dei sindacalisti rivoluzionari e dei fascisti: nacque così l’immagine[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 712

Brano: [...]si sostanzia nell’affermazione, priva di qualsiasi fondamento storico e scientifico, della superiorità razziale del popolo tedesco, dalla quale discenderebbe l’esistenza di un suo diritto a far valere questa superiorità, eliminando dal corpo della nazione tedesca gli elementi razzialmente estranei e appartenenti a razze inferiori, a cominciare dagli ebrei, considerati i parassiti del popolo tedesco.

Ma il razzismo nazista non si esaurisce neH’antisemitismo: esso postula in generale la superiorità del popolo tedesco come Herrenvolk, in particolare nei confronti dei popoli slavi. La nuova spinta espansionistica all’est alimentata dal Terzo Reich prendeva le mosse, tra l’altro, proprio da una siffatta motivazione razzistica, ossia dalle esigenze di espandere lo « spazio vitale » di una razza e di una civiltà superiori. Al limite, infine, il razzismo antisemita e antislavo veniva a coincidere anche con l'antibolscevismo tipico dell’ideologia nazionalsocialista (per la quale il bolscevismo non era altro che un prodotto e uno strumento del giudaismo [...]

[...] come tali. Aveva così inizio quel mostruoso processo di segregazione e di spoliazione anche' economica degli ebrei, che rientrava fra l’altro nella campagna di preparazione psicologica alla guerra con il concorso dell’artificiosa eccitazione nazionalistica intorno alla questione ebraica. Già assai prima dell’avvento al potere del nazismo, del resto, il movimento operaio e i democratici tedeschi avevano denunciato il carattere mistificatorio deH’antisemitismo come strumento ideologico dell’imperialismo, che avrebbe finito per ottundere la sensibilità della grande maggioranza del popolo tedesco e per fare apparire a molti come del tutto naturale anche il fisico



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 16

Brano: [...]i della sua incerta e approssimativa cultura con disorganiche e caotiche letture, e qui soprattutto assorbì per la prima volta gli elementi di una esperienza politica, per quanto indiretta.

La Vienna del soggiorno giovanile di Hitler era infatti il teatro del movimento antisemita capeggiato dal borgomastro cattolico della città Karl Lueger, che non a caso Hitler ricorderà nel « Mein Kampf » come « geniale borgomastro », l’uomo che trasformò l'antisemitismo da fenomeno culturale e sentimentale in vero_e proprio movimento politico di massa, in conseguente politica discriminatrice; ed era anche la Vienna dei conflitti nazionali e sociali provocati, da una parte, dalHnasprimento dello scontro delle nazionalità nell’impero asburgico, e dall’altra dall’ascesa del movimento operaio e del socialismo che si accompagnava alla crescente industrializzazione. Dall'incapacità dell'impero asburgico di imporre una salda dominazione dell’elemento tedesco, Hitler trasse la convinzione della necessità di una inflessibile politica nazionale e razziale; dall’ascesa[...]

[...]o scoppio della prima guerra mondiale, di arruolarsi come volontario nell'esercito bavarese.

Anche l'esperienza della guerra, che lo vide per la gran parte sul fronte occidentale dove riportò due gravi ferite, incise profondamente sulla formazione e sulle idee di Hitler; e più ancora incisero in lui i mesi deH'immediato dopoguerra e l'esperienza della Repubblica dei consigli nata a Monaco, che inasprirono ulteriormente l'acceso nazionalismo e antisemitismo del reduce, il quale aveva trovato, tra l’altro, modo di diffondere le sue idee come istruttore politico della Reichswehr bavarese.

Di fronte ai traumi della sconfitta e ai crimini di coloro che — a suo avviso — ne recavano le responsabilità, principalmente marxisti ed ebrei, Hitler decise di « diventare uomo politico ». E nella confusione del primo dopoguerra tedesco, nel quale le forze reazionarie e i Fre/korps (bande di volontari armati) furono chiamati dal socialdemocratico Noske a schiacciare i fermenti della rivoluzione, Hitler potè farsi strada: oratore irruento e visionario, entrò [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 166

Brano: [...]. In quegli stessi giorni, cominciava a Lublino il primo processo ai criminali nazisti e precisamente contro gli aguzzini del campo di Maidanek, liberato dall’avanzata sovietica fin da luglio.

Nei paesi occupati

Nei vari paesi occupati dalle truppe tedesche o comunque caduti nella loro sfera d’influenza, la sorte degli ebrei dipese anche dall’atteggiamento assunto dalle popolazioni locali; atteggiamento che ovviamente derivava dal grado di antisemitismo ivi già esistente e che Hitler aveva cercato di acutizzare in tutta Europa nel decennio precedente. Considerando lo sterminio pressoché completo dei tre milioni di ebrei polacchi (si calcola che non ne sopravvisse più del 10%, compresi gli ebrei emigrati nell’U.R.S.S.), non si deve dimenticare infatti che la maggioranza di questa popolazione già viveva in quartieri ebraici segregati, fortemente distinti dagli abitanti autoctoni, e già aveva subito non poche persecuzioni. Dopo il 1918 la politica reazionaria del governo polacco era

stata di costringere gli ebrei alla emigrazione, rendendo l[...]

[...] era perciò assai drammatica e numerosi pogrom avevano fatto migliaia di vittime. Sotto l’occupazione, tedesca e rinchiusi nei ghetti, gli ebrei polacchi non poterono quindi contare sull’appoggio della massa della popolazione esterna e perfino coloro che, riusciti a fuggire, combatterono poi nella Resistenza, dovettero costituire formazioni a parte e difendersi dai nazionalisti polacchi non meno che dagli invasori tedeschi.

Anche in Romania l’antisemitismo era stato incoraggiato tra le due guerre, raggiungendo un punto alto sotto il governo di Ottaviano Goga, un letterato demagogo nazista che si era affrettato a emanare una serie di leggi antisemite fin dal dicembre 1937. Sebbene Goga fosse caduto appena un mese dopo, la sua opera era rimasta, tanto che nel settembre 1939 il 30% degli ebrei rumeni risultavano privi di cittadinanza e perciò non potevano trovare lavoro. Nel 1940 venne emanato uno Statuto degli ebrei, comprendente le Leggi di Norimberga.

In seguito, sotto il fascista Antonescu (v.), la Romania provvide da sola alla parziale eli[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine antisemitismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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