Brano: [...]sfazione seguito alle sconfitte subite. Rimasero fedeli alla dirigenza sindacale riformista le leghe dei falegnami, dei tipografi, dei ferrovieri ecc., nonché le leghe contadine del comune di Monticelli d’Ongina. Su queste ultime influì il fatto che avevano alle spalle una lunga tradizione socialista, con una rete estesa di cooperative di consumo e di lavoro che, dal 1905, potè valersi dell'appoggio di una giunta comunale popolare.
Mentre gli anarcosindacalisti teorizzavano il ricorso alla violenza e all'azione diretta, i socialisti riformisti puntavano sulla cooperazìone come integrazione della resistenza e strumento per l’educazione delle classi lavoratrici. La più antica cooperativa di consumo piacentina, la Figli del popolo, era sorta a Borgonovo nel 1886. Fra il 1886 e ii 1898 (anno della repressione crispina) erano state costituite numerose cooperative di consumo in città e provincia, sostenute dall’indirizzo dato dal Cabrini alla C.d.L. e dal programma di coalizione democratica che aveva retto l'Amministrazione comunale di Piacenza dal 1893 a[...]
[...]ne del 1907 i lavoratori iscritti alla C.d.L. passarono da 1.900 a circa 12.000, ma il sindacalismo rivoluzionario entrò nuovamente in crisi: mentre gli agrari, fortemente uniti e bene organizzati, rispondevano colpo contro colpo e in forme violente alle lotte, nelle file dei lavoratori i socialisti riformisti e le leghe di me
stiere a questi legate contestavano pesantemente la linea anarcosindacalista. Con il Congresso di Firenze (1908), gli anarcosindacalisti furono addirittura espulsi dal partito.
Per recuperare il prestigio fortemente scosso, gli anarcosindacalisti decisero di rientrare nella C.G.L. e, a Piacenza, quale segretario della C.d.L. unitaria fu eletto Angelo Faggi. Questi, quale direttore de « La Voce proletaria », per sfuggire al carcere inflittogli per articoli scritti sul giornale dovette riparare a Lugano, poi in Francia e infine negli Stati Uniti.
All'inizio del 1913 si trovarono ad agire in provincia due distinte C.d.L., una anarcosindacalista che seguiva le direttive dell’U.S.I. (fondata a Modena nel 1912) e una «unitaria», cioè aderente alla C.G.L. e diretta da Dante Argentieri. In quegli stessi anni, la crisi economica che colpì l[...]
[...]ale circostanza Io scontro fu durissimo, per l’opposizione degli agrari e soprattutto per quella dei piccoli proprietari che, negli obiettivi sindacali, vedevano un preludio della temuta socializzazione della terra da essi appena acquistata. È vero anche che essi subivano più pesantemente dei grandi proprietari le conseguenze degli scioperi e l’aumento del costo della forza lavoro. Le lotte agrarie del 1920, particolarmente sotto la spinta degli anarcosindacalisti, finirono così per diventare soprattutto uno scontro tra braccianti e piccoli proprietari, con punte di estrema asprezza in vai Tidone, dove furono istituite le « guardie rósse ». Durante gli scioperi, queste sorvegliavano i fondi per impedire la semina a chi si opponeva al contratto, davano alle fiamme granai, fienili e mietitrici, scatenavano una vera e propria caccia all’uomo contro i crumiri.
I dirigenti cattolici piacentini (la cui Federazione del Partito popolare era stata costituita 1*1.4.1919 per
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