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Il segmento testuale U.R. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 49Entità Multimediali , di cui in selezione 40 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 604

Brano: Appendice

nei paesi occupati dall’Armata Rossa furono costituiti governi di “democrazia popolare” di fatto asserviti all’unione Sovietica che, per lunghi anni, potrà spogliare le popolazioni delle loro maggiori risorse; negli altri paesi, compresa l’Italia, gli U.S.A. vararono nel 1947 il Piano Marshall (v.) che, sotto le apparenze di “aiuto economico”, di fatto li avrebbe resi economicamente e politicamente succubi dell’imperialismo americano.

I trattati di pace

Nel 1941 Churchill e Roosevelt avevano sottoscritto la Carta Atlantica Cv.), affermando la loro intenzione di promuovere a guerra finita « il godimento da parte di tutti gli Stati, grandi o piccoli, vincitori o vinti, dell’accesso in condizioni di parità al commercio, alle materie prime del mondo che sono necessarie per la loro prosperità economica ». Su questa linea di giustizia sociale e di uguaglianza di tutti i popoli avevano fatto seguito la Dichiarazione delle Nazioni Unite dell’1.1.1942 (alla quale si erano associati molti altri stati, compresa l’U.R.S.S.), la Conferenza di Dumbarton Oaks (v.) del 1[...]

[...]promuovere a guerra finita « il godimento da parte di tutti gli Stati, grandi o piccoli, vincitori o vinti, dell’accesso in condizioni di parità al commercio, alle materie prime del mondo che sono necessarie per la loro prosperità economica ». Su questa linea di giustizia sociale e di uguaglianza di tutti i popoli avevano fatto seguito la Dichiarazione delle Nazioni Unite dell’1.1.1942 (alla quale si erano associati molti altri stati, compresa l’U.R.S.S.), la Conferenza di Dumbarton Oaks (v.) del 1944 e infine quella di San Francisco (v.) dell’aprilegiugno 1945, che aveva approvato lo Statuto delle Nazioni Unite (v.).

Nonostante le solenni affermazioni di principio, i rapporti internazionali cominciarono tuttavia a guastarsi di nuovo già durante i lavori per la stesura dei trattati di pace. Iniziate a Londra IM .9.1945, proseguite a Mosca e infine a Parigi, queste trattative furono sempre più improntate a scetticismo, diffidenza e ostilità fra U.S.A., U.R.S.S., Gran Bretagna e Francia che si trovarono d’accordo soltanto su un punto: sul fatto di arrogarsi, in contrasto con i grandi princìpi precedentemente affermati, il diritto di decidere per conto di tutti i popoli una nuova sistemazione del mondo.

II 19.7.1946. in apertura della Conferenza della pace svoltasi a Parigi per decidere le sorti di quei paesi ex nemici (Italia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Finlandia) che si erano staccati dal carro nazista prima della fine della guerra, il delegato australiano H.V. Evatt denunciò senza perifrasi che si era ormai giunti a una « dittatura » dei 4 “grandi” nei confronti degli stati minori. E per di più i “grandi” avevano dimostrato che la loro maggiore preoccupazione era di assicurarsi, direttamente o tramite stati satelliti, posizioni egemoniche a livello mondiale; di

conseguenza i problemi della pace non venivano affrontati tenendo conto dei diritti e dei reali interessi dei popoli, ma solo in relazione a una strategia di dominio delle potenze maggiori.

Quantunque si fosse messa sotto l'ala dell imperialismo americano e potesse vantare diritti di “cobelligeranza” attiva, conquistati in 20 mesi di dura lotta contro il nazifascismo, grazie alla Resistenza, all’azione dei partigiani e dei Gruppi di combattimento (v.), l’Italia venne a trovarsi in un certo senso tra due fuochi e fu costretta a pagare (in aggiunta alle distruzioni e alle perdite subite) un ulteriore prezzo piuttosto alto per le malefatte del fascismo: dovette indennizzare con l’espropriazione dei beni italiani in Etiopia e nelle altre colonie (Somalia, Eritrea, Libia) le aggressioni coloniali fasciste e le colonizzazioni prefasciste; dovette cedere alla Francia i territori abitati e gli impianti idroelettrici di Briga e Tenda [...]

[...]alto per le malefatte del fascismo: dovette indennizzare con l’espropriazione dei beni italiani in Etiopia e nelle altre colonie (Somalia, Eritrea, Libia) le aggressioni coloniali fasciste e le colonizzazioni prefasciste; dovette cedere alla Francia i territori abitati e gli impianti idroelettrici di Briga e Tenda nelle Alpi Marittime, il Dodecaneso (v.) alla Grecia, l’intera Istria (v.) e parte della Slavia Veneta (v.) alla Jugoslavia, oltre naturalmente Fiume e le altre località di cui l’Italia si era impadronita in Dalmazia (v.) nel primo dopoguerra. A stento potè essere conservata Trieste (v.), dopo tormentate trattative che si protrassero fino al 1954.

Per i danni arrecati dalla partecipazione italiana all'invasione dell’U.R.

S.S. nel 194142, venne imposto all’Italia il versamento di 100 milioni di dollari (un sesto di quanto era stato chiesto dai sovietici), mentre 260 milioni di dollari dovevano essere versati come riparazioni ad Albania, Etiopia, Grecia e Jugoslavia. Ulteriori clausole non meno onerose riguardavano la confisca dei beni italiani all’estero, la flotta, il divieto di ripristinare armamenti e industrie belliche, la smilitarizzazione delle frontiere e così via.

Alla delegazione italiana e al primo ministro Alcide De Gasperi (v.) fu consentito di esporre il 10.8.1946 le loro “osservazioni” dava[...]

[...]e, fossero rimasti inerti. A dimostrazione di ciò, basta paragonare il prezzo pagato dall’Italia con la sorte subita dalla Germania. A questa, gli Alleati neanche proposero un trattato, dal momento che non esisteva più come stato: cancellato dalla Storia il Terzo Reich, il popolo tedesco e il suo territorio vennero semplicemente tagliati a pezzi e suddivisi in “zone di occupazione” tra le quattro grandi potenze. La Prussia Orientale e la Slesia furono annesse, rispettivamente, all’U.R.S.S. e alla Polonia; venne riconosciuta l’indipendenza dell’Austria (alla quale non furono chieste riparazioni di guerra) ; milioni di tedeschi furono espulsi dai territori annessi agli stati dell’Europa orientale; incalcolabili furono le riparazioni economiche pagate dai tedeschi a favore dell’U.R.S.S. e delle altre potenze vincitrici. Sulle ceneri del Terzo Reich sorsero infine la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca, quest’ultima confinante con la Polonia lungo i due fiumi Oder e Neisse. Berlino fu spezzata in due. L’8.9.1951, a San Francisco, venne firmato il Trattato di pace con il Giappone. In virtù di questo trattato, sottoscritto da 49 stati ma rifiutato dall’U.R.S.S., dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia, il Giappone diventò di fatto una grande base militare degli U.S.A. in Estremo Oriente. Gli americani si assicurarono l’amministrazione diretta delle isole giapponesi Ryukyu, delle Bonin e altre minori, il diritto di mantenere le proprie forze armate nel territorio nipponico e l’impegno del Giappone a far parte di un Patto di sicurezza reciproca con gli U.S.A.. In compenso, il Giappone venne sollevato dal pagamento di riparazioni ai paesi danneggiati.

L’U.R.S.S. si tenne le isole Curili e la parte meridionale dii isola Sakalin (che i giapponesi avevano occupato nel 1905). La Corea venne divisa in due stati e il Giappone rinunciò a qualsiasi pretesa in Cina e su Formosa.

Mentre iniziavano tra gli Alleati le discussioni intorno ai trattati di pace, si svolgevano da tempo nei paesi via via liberati e poi in tutti quelli direttamente coinvolti con il nazifascismo i processi contro i criminali di guerra e i collaborazionisti. Il più noto e importante, divenuto emblematico, fu il processo di Norimberga (v.), svoltosi dal 21.11.

1945 al 23.2.1946 nella città che era consid[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 229

Brano: Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

legazione sovietica fece anche la proposta di procedere al disarmo generale, ma entrambe le proposte furono respinte. La Conferenza di Genova sarebbe finita con un nulla di fatto se, durante i lavori, i rappresentanti della Germania e quelli della Russia sovietica non si fossero incontrati e avessero concluso un trattato a Rapallo, nel quale decidevano di stabilire rapporti diplomatici fra i due paesi: la Germania, una delle grandi potenze, riconosceva quindi de jure lo Stato sovietico, il fronte imperialista era rotto e la Russia sovietica conseguiva un'importante vittoria diplomatica.

Fondazione dell’U.R.S.S.

Questo fatto rese più evidente l’incongruenza nella quale venivano a trovarsi le varie repubbliche sovietiche, ancora formalmente divise fra loro. Durante la guerra civile si erano stabiliti fra le varie repubbliche rapporti di fraternità d’armi contro il nemico comune, cementati da veri e propri trattati. I compiti derivanti dalla ricostruzione del paese e ancor più il comune proposito di applicare il socialismo si accompagnavano con l’esigenza di mantenere e rafforzare l’indipendenza delle varie repubbliche, ma la situazione internazionale e interna richiedeva che si giungesse alla formazione di uno Stato unificato; inoltre, la comunanza del passato era una garanzia per il mantenimento e lo sviluppo di legami nel presente e nel futuro. L’[...]

[...]opri trattati. I compiti derivanti dalla ricostruzione del paese e ancor più il comune proposito di applicare il socialismo si accompagnavano con l’esigenza di mantenere e rafforzare l’indipendenza delle varie repubbliche, ma la situazione internazionale e interna richiedeva che si giungesse alla formazione di uno Stato unificato; inoltre, la comunanza del passato era una garanzia per il mantenimento e lo sviluppo di legami nel presente e nel futuro. L’esigenza unitaria era comune sia al popolo russo sia, a maggior ragione, ai molti popoli non russi dato il loro bisogno di bruciare le tappe dello sviluppo economico e sociale tramite l'aiuto di nazioni più avanzate. Il problema dell'unione delle varie repubbliche venne esaminato dal Comitato centrale del Partito comunista russo e in tutto il paese dei soviet. Dall'aprile 1922, segretario generale del C.C. del P.C.R. era diventato Stalin, commissario del popolo alle questioni nazionali, ed egli stesso avanzò l'idea deH'“autonomizzazione”, cioè dell'ingresso delle repubbliche socialiste in[...]

[...] sufficientemente in forze per imporsi. Lenin propose infatti una nuova forma statale: l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche, nella quale tutte le repubbliche sovietiche sarebbero entrate con parità di diritti. Nel dicembre 1922 si tennero i congressi dei soviet delle varie repubbliche, che giudicarono giuste le proposte formulate da Lenin di formare un unico Stato. Il 30 dicembre venne approvata la Dichiarazione sulla formazione dell'U.R.S.S., in cui erano affermati i principi basilari: uguaglianza, libertà di ingresso e di uscita, possibilità di ingresso di altre repubbliche. Le repubbliche fondatrici dell’U.R.S.S. furono: Russia, Bielorussia, Ucraina e Transcaucasia. La presidenza del primo Esecutivo centrale dell'U.R.S.S. era formata da quattro persone: Kalinin, Petrovskij, Narimanov, Cervjakov. Il primo presidente dei Commissari del popolo fu Lenin.

Gli anni della “ricostruzione"

Malgrado i successi ottenuti, l’U.R.

S.S. visse il 1923 come un anno denso di preoccupazioni, problemi, crisi interne e internazionali. Una grossa preoccupazione di ordine politico derivava dalla malattia sempre più grave di Lenin, che lo portò a un lungo periodo di inazione e nel gennaio 1924, non ancora cinquantaquattrenne, alla morte. Queste circostanze determinarono da un lato una crescente influenza di Stalin e dei suoi più stretti collaboratori, alla sua stessa carica di segretario generale del partito, dall'altro una attivizzazione di Trotzkij e dei suoi sostenitori. D'altra parte i problemi da affrontare erano numeros[...]

[...] e con questi strati sociali rialzarono la testa i socialisti rivoluzionari, i menscevichi, perfino i cadetti. Il processo di ricostruzione economica, anche a causa della scarsa esperienza degli orga

ni sovietici del potere per quanto riguardava la pianificazione, creava tutta una serie di fenomeni negativi e di sproporzione nei vari settori deH'economia, mentre si registravano tempi diversi nella ripresa economica fra l'industria e l'agricoltura, aggravata da una politica dei prezzi poco attenta ai cambiamenti. Si vennero così a creare le famose “forbici” nei prezzi agricoli e industriali: bassi i prezzi agricoli e sempre più alti quelli industriali, con la conseguenza di un rallentamento nello sviluppo industriale e di una rottura dell'alleanza fra operai e contadini. Furono prese le necessarie misure per ristabilire l’equilibrio economico, con la diminuzione d'imperio dei prezzi industriali, la realizzazione della riforma monetaria e la fissazione di un corso fisso del rublo.

A queste difficoltà interne si accompagnarono nel 1923 quelle internazionali, in parte dovute alle crisi rivoluzionarie vissute in tre paesi europei (Germania, Polonia, Bulgaria) conclusesi con la sconfitta dei rispettivi partiti comunisti, ma in parte provocate da una campagna particolarmente virulenta scatenata contro l'U.R.S.S. nei paesi capitalistici: T8.5.1923 lord Curzon, ministro degli Esteri inglese, inviò un ultimatum a Mosca, in cui minacciava un nuovo intervento; nello stesso mese il diplomatico sovietico Vorovskij veniva ucciso in Svizzera.

Dopo alcuni mesi, anche col fallimento dell'ultima ondata rivoluzionaria europea, si arrivò a un generale rasserenamento dei rapporti internazionali. Il 1924 fu l'anno dei riconoscimenti diplomatici: l’U.R.S.S. potè stabilire rapporti diplomatici

Stalin visita Lenin convalescente a Gorki (agosto 1922)

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 522

Brano: [...]zazione di un ricordo (C. Sacchettoni,

1975); Il tempo dell'ira (G. AngeloniF. Rampini, 1975); Lo avrai camerata Kesserling (G. BernagozziP.L. Bugané, 1976); Per capire quel giorno (RAI, 1976); Resistenza, una nazione che risorge (A. Giannarelli,

1976); 25 Aprile (B. Poli, 1976); Achtung Banditen! (L. e S. Novo, 1977); La repubblica di Mussolini (G. Pansa, 1977); Il sentiero (R. Toniato, 1977); Venti anni di tre generazioni (G. BelleccaP. Murgia, 1977); Tra due confini / La Val d'Aosta dall’antifascismo alla Resistenza (L. BaroniE. Giannotti, 1978); Cudine (C. GobettiP. Gobetti

G. Risso, 1979); Dalla nube alla Resistenza (G.M. Straum, 1979); Fumo di Birchenau (A. Lugli, 1979); L’offensiva della Linea Gotica e la liberazione di Ri mini (AA.W., 1979); Quattro uomini giusti (D. Toaff, 1979); Rimini cento anni di storia (AA.W., 1979); Agosto 1944 / Testimonianze e immagini della Resistenza (L. SandriR. Sitti, 1981); La battaglia del Senio (G. BernagozziP.L. Bugané, 1981); La disubbidienza (A. Lado, 1981); Dopo Auschwitz (R. Toniato[...]

[...]CiusaF. Griner, 1984); Testimoni oculari (Sandro Pertini) Liberazione di Milano (G. Bisiach, 1984); Primavera 1945 (G. NanettiV. Nataletti, 1985); Tradimento (A. Giannarelli, 1985); Testimoni a Belsen (M. Foglieti, 1985); Ritorno ad Auschwitz (D. ToaffP. Levi, 1985); Prigionieri (M. Sani, 1987).

TM.C.

Citterio, Ugo

N. a Seregno (Milano) l’11.10.1900,

m. presumibilmente a Kolyma (Siberia) dopo il 1939; operaio. Espatriato in Francia durante gli anni del fascismo, nel 1934 riparò nell’Unione Sovietica, dove sposò una donna russa, dalla quale ebbe una figlia.

Nel 1936 accorse a combattere nelle Brigate Internazionali in Spagna e, al termine della guerra spagnola, rientrò in U.R.S.S. per ricongiungersi con la famiglia. Arrestato poco dopo il suo arrivo a Mosca per ragioni rimaste ignote, fu deportato in Siberia, da dove non fece più ritorno.

Si saprà indirettamente della sua morte so

lo nel 1973, dalla testimonianza di un sopravvissuto, Nazzareno Scarioli di Genzano (v. Emigrazione italiana in U.R.S.S.).

Civalleri, Emani

N. a Torino il 12.11.1898, m. in U.R.

S.S. dopo il 1937; operaio.

Occupato alla FIAT, fu tra i più battaglieri giovani socialisti a Torino durante l’occupazione delle fabbriche del 1920, sì da riportare una condanna in sede penale.

Passato al Partito comunista ed emigrato nell'U.R.S.S., lavorò presso un’officina di progettazioni aeronautiche a Mosca, dove venne arrestato e detenuto per 2 anni sotto accusa di “furto”, sembra inoltrata dai suoi stessi compagni.

Espiata la pena, fu inviato a lavorare in una fabbrica di macchine agricole a Rostov, dove divenne caporeparto e si guadagnò la piena fiducia dei dirigenti. Sposò una donna russa, ebbe dei figli e, per migliorare le proprie condizioni, seguì a Mosca i corsi deH’Accademia industriale, al termine dei quali ottenne un incarico di direzione presso una nuova officina meccanica a Vladimir, ad alcune centinaia di chilometri dalla capitale.

Nel novembre 1937, per ragioni rimaste ignote, ma certamente connesse con le repressioni staliniane di quel p[...]

[...]ione di due fascisti a Castelnuovo Scrivia e rinviato a processo. Si diede subito alla latitanza, espatriò clandestinamente e si stabilì in Unione Sovietica, mentre in patria veniva condannato, contumace, all’ergastolo.

A Mosca fu presente ai lavori del

III Congresso deH’Ir.ternazionale comunista (luglio 1921) ed entrò a far parte dell’apparato del Comintern, Sezione dell’America Latina. Munito di documenti talsi, compì numerosi viaggi in Europa e Oltre Oceano, continuando a svolgere una intensa attività organizzativa e politica. Nel 1923 venne clandestinamente anche in Italia e, alla fine di quello stesso anno, si stabilì a Vienna, dove lavorò come “segretario” di Antonio Gramsci.

Mauro Scoccimarro, in una sua testimonianza, lo ricorderà nell’estate 1923 come membro del Centro clandestino del P.C.d’I. costituito a Milano: « Per la preparazione dell'apparato clandestino si costituirono due centri: uno a Milano, per scopi organizzativi ed amministrativi, affidato a me [...] A Milano lavoravano fra gli altri Fortichiari, Codevilla e Ravazzoli » (Da Cesare Pi Non, I comunisti nella storia d'Italia, Roma 1967, pag. 190).

Nel 1924, sempre con falsi documenti, accompagnò Gramsci in Italia e fu poi tra gli organizzatori del

III Congresso del P.C.d’I. che doveva tenersi a Vien[...]

[...]azione dell'apparato clandestino si costituirono due centri: uno a Milano, per scopi organizzativi ed amministrativi, affidato a me [...] A Milano lavoravano fra gli altri Fortichiari, Codevilla e Ravazzoli » (Da Cesare Pi Non, I comunisti nella storia d'Italia, Roma 1967, pag. 190).

Nel 1924, sempre con falsi documenti, accompagnò Gramsci in Italia e fu poi tra gli organizzatori del

III Congresso del P.C.d’I. che doveva tenersi a Vienna. Durante un viaggio preparatorio nella capitale austriaca Codevilla fu colto da emottisi e ricoverato d’urgenza in una clinica austriaca. Le difficoltà operative seguite a tale fatto indussero i dirigenti del partito a spostare il congresso a Lione (gennaio 1926).

Superata la grave malattia, Codevilla riprese l’attività politica. Membro del Comitato centrale del P.C. d’I., nel luglio 1928 fece parte della delegazione italiana al VI Congresso deH'Internazionale comunista e continuò poi a lavorare nell'apparato del Comintern (v. Emigrazione italiana in U.R.S.S.).

Entrato a far parte dei servizi di polizia sovietici, fu presente in Spagna durante la guerra civile e rientrò successivamente nelTU[...]

[...]a in una clinica austriaca. Le difficoltà operative seguite a tale fatto indussero i dirigenti del partito a spostare il congresso a Lione (gennaio 1926).

Superata la grave malattia, Codevilla riprese l’attività politica. Membro del Comitato centrale del P.C. d’I., nel luglio 1928 fece parte della delegazione italiana al VI Congresso deH'Internazionale comunista e continuò poi a lavorare nell'apparato del Comintern (v. Emigrazione italiana in U.R.S.S.).

Entrato a far parte dei servizi di polizia sovietici, fu presente in Spagna durante la guerra civile e rientrò successivamente nelTUnione Sovietica, da dove nel 1941 venne inviato con speciali compiti a New York. Qui, colpito da una crisi di depressione, fu ricoverato dai dirigenti del Partito comunista americano in una clinica psichiatrica e vi rimase per un lungo periodo, al termine del quale ruppe i rapporti con

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 237

Brano: Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

Krusciov (al centro) decorato dell'Ordine di Lenin e della Medaglia d'oro di Eroe dell'Unione Sovietica in occasione del suo 70° compleanno. A sinistra: Breznev (Mosca, 17.4.1964)

idroelettriche sul Volga e sul Dnepr, si avviò la centrale di Bratsk (una delle più grandi del mondo), fu approntato il kombinat metallurgico di Cerepovets. Nella Jakuzia (in Siberia) furono scoperte grandi riserve di petrolio e individuati giacimenti di diamanti superiori a quelli del Transvaal. Nel 1958 gli addetti all’industria sovietica erano saliti a 20 milioni, rispetto agli 11 milioni del 1940.

Anche nel settore delle tecnologie avanzate si registrarono successi: se nel 1954 era stata costruita nei pressi di Mosca la prima centrale atomica del mondo, il 4.10.1957 venne lanciato il primo satellite artificiale (lo Sputnik), seguito da altri sempre più pesanti. Largamente ricostruite le città (senza peraltro risolvere i problemi degli alloggi, anche a causa della cresce[...]

[...]a erano saliti a 20 milioni, rispetto agli 11 milioni del 1940.

Anche nel settore delle tecnologie avanzate si registrarono successi: se nel 1954 era stata costruita nei pressi di Mosca la prima centrale atomica del mondo, il 4.10.1957 venne lanciato il primo satellite artificiale (lo Sputnik), seguito da altri sempre più pesanti. Largamente ricostruite le città (senza peraltro risolvere i problemi degli alloggi, anche a causa della crescente urbanizzazione) e ormai all'avanguardia nella tecnica spaziale (ma senza aver risolto il problema della produzione dei beni di consumo), alla fine degli anni Cinquanta l’U.R.S.S. si presentava al mondo come una superpotenza in grado di competere con gli U.S.A., anzi con la prospettiva (secondo Krusciov) di superarli nel giro di non molti anni.

In campo internazionale, Krusciov e il ministro degli Esteri Gromiko puntarono su una politica di avvicinamento al mondo occidentale e sulla “coesistenza pacifica”, mettendo fine alla “guerra fredda”, senza nulla cedere però nella zona di influenza in Europa: dopo la clamorosa riconciliazione con la Jugoslavia (1955), nel 1956 i carri armati sovietici entravano a Budapest per sedare la rivolta di Ungheria. Nello stesso tempo Krusciov svolgeva una intensa attività diplomatica, visitando la Gran Bretagna, la Cina, l'india, la Birmania e gli Stati Uniti, riuscendo a stabilire con il governo nordamericano accordi di “non proliferazione” della bomba atomica e altre intese in campo nucleare che suscitarono aspri risentimenti da parte dei dirigenti della Repubblica Popolare Cinese, fino a giungere alla rottura dei rapporti diplomatici fra Cina e U.R.[...]

[...]no a Budapest per sedare la rivolta di Ungheria. Nello stesso tempo Krusciov svolgeva una intensa attività diplomatica, visitando la Gran Bretagna, la Cina, l'india, la Birmania e gli Stati Uniti, riuscendo a stabilire con il governo nordamericano accordi di “non proliferazione” della bomba atomica e altre intese in campo nucleare che suscitarono aspri risentimenti da parte dei dirigenti della Repubblica Popolare Cinese, fino a giungere alla rottura dei rapporti diplomatici fra Cina e U.R.S.S. (1962). Ma l’incauta iniziativa sovietica di installare basi missilistiche nell’isola di Cuba, a poche centinaia di km dal continente americano, creò seri pericoli di guerra, dimostrando la superficialità di una politica estera fondata più su azioni spettacolari che su una meditata strategia.

Il XXI Congresso del P.C.U.S. (gennaio 1959), con il suo roseo e ottimistico bilancio sembrò nondimeno

dare ragione a Krusciov, sanzionando formalmente « la vittoria totale e definitiva del socialismo nell’U.R.

S.S. »: la popolazione sovietica era salita a 208,8 milioni (rispetto ai 170,9 mi[...]

[...]basi missilistiche nell’isola di Cuba, a poche centinaia di km dal continente americano, creò seri pericoli di guerra, dimostrando la superficialità di una politica estera fondata più su azioni spettacolari che su una meditata strategia.

Il XXI Congresso del P.C.U.S. (gennaio 1959), con il suo roseo e ottimistico bilancio sembrò nondimeno

dare ragione a Krusciov, sanzionando formalmente « la vittoria totale e definitiva del socialismo nell’U.R.

S.S. »: la popolazione sovietica era salita a 208,8 milioni (rispetto ai 170,9 milioni del 1939) e gli abitanti erano concentrati per il 48% nei centri urbani. La crescita era stata particolarmente forte negli Urali ( + 32%), nella Siberia occidentale (+ 24%) e in quella orientale ( + 34%), nell'Estremo Oriente (+70%), nell’Asia centrale e nel Kazachstan (+70%), tutti territori di recentissimo sviluppo: si dimostrava una tendenza all’espansione generalizzata delle potenzialità produttive del paese e a un maggior equilibrio nello sfruttamento delle risorse. Anche l’indice dell’istruzione era aumentato: 59 milioni di persone avevano acquisito un’istruzione superiore o almeno secondaria (minimo 7 anni di scuola); tra gli operai, l’indice toccava il 32%. Il partito era passato a 9 milioni di iscritti, più[...]

[...]ta delle potenzialità produttive del paese e a un maggior equilibrio nello sfruttamento delle risorse. Anche l’indice dell’istruzione era aumentato: 59 milioni di persone avevano acquisito un’istruzione superiore o almeno secondaria (minimo 7 anni di scuola); tra gli operai, l’indice toccava il 32%. Il partito era passato a 9 milioni di iscritti, più 20 milioni di giovani comunisti, mentre i sindacati organizzavano 60 milioni di persone. Ormai l’U.R.S.S. assicurava, da sola, il 20% della produzione industriale mondiale.

Il XXI Congresso lanciò quindi un Piano settennale (19591965) che prevedeva di investire in 7 anni tanti mezzi finanziari quanti ne erano stati investiti dal potere sovietico in tutto il periodo dal 1917 in poi.

Tre anni dopo, nell’ottobre 1961, il XXII Congresso del P.C.U.S. parve veder confermati i successi, tanto che venne varato il Programma di edificazione del comuniSmo: ormai era venuto il momento di intraprendere « l'edificazione della società comunista vera e propria », ossia la

trasformazione dello Stato della dittat[...]

[...]e in 7 anni tanti mezzi finanziari quanti ne erano stati investiti dal potere sovietico in tutto il periodo dal 1917 in poi.

Tre anni dopo, nell’ottobre 1961, il XXII Congresso del P.C.U.S. parve veder confermati i successi, tanto che venne varato il Programma di edificazione del comuniSmo: ormai era venuto il momento di intraprendere « l'edificazione della società comunista vera e propria », ossia la

trasformazione dello Stato della dittatura del proletariato in uno « Stato socialista di tutto il popolo », al quale avrebbe fatto seguito la sua trasformazione in « autoamministrazione della società comunista ». Punti specifici da realizzare nel corso del completamento del Piano settennale erano le gigantesche centrali idroelettriche sullo Jennessei (in Siberia), l'oleodotto “Amicizia” per collegare la regione del Volga all’Europa centrale, il gasdotto da Bukara (Uzbekistan) agli Urali, la elettrificazione di tutta la rete ferroviaria da Mosca al lago Baikal (Siberia orientale). Di pari passo doveva svilupparsi l’industria chimica e tutti gli altri settori della produzione.

Nel suo rapporto sul “progetto di programma del partito”, dopo aver presentato il quadro ultraottimista dei risultati raggiunti nel primi due anni del Piano settennale, Krusciov lanciò una sfida al sistema capitalistico e in particolare aH’America, affermando: « Il partito pone per il prossimo decennio l’obiettivo di trasformare II nostro paese nella prima potenza industriale del mondo, di raggiung[...]

[...]ni del Piano settennale, Krusciov lanciò una sfida al sistema capitalistico e in particolare aH’America, affermando: « Il partito pone per il prossimo decennio l’obiettivo di trasformare II nostro paese nella prima potenza industriale del mondo, di raggiungere un livel

lo superiore agli Stati Uniti nel volume complessivo della produzione industriale, nonché nel volume della produzione industriale prò capite. Presso a poco nella stessa epoca l’U.R.S.S. supererà di una volta e mezza gli Stati Uniti nella produzione agricola prò capite e giungerà al loro livello per quanto riguarda il reddito nazionale. Ma questa è la prima tappa. Noi non ci fermeremo qui. Nel corso del secondo decennio, entro il 1980, il nostro paese supererà di gran lunga gli Stati Uniti per la produzione industriale e agricola prò capite ».

Dopo aver fatto tali previsioni, Krusciov affermò che « il nostro partito marxistaleninista, sorto come partito della classe operaia, è diventato il partito di tutto il popolo. In ciò si esprime l’unità monolitica e la potenza de[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 235

Brano: Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

ai sovietici il porto di Petsamo con il distretto circostante.

Il 9.8.1945 l’U.R.S.S. dichiarò guerra al Giappone. Le truppe sovietiche, comandate dal maresciallo Vasilevskij, sconfissero l’esercito giapponese del Kwantung, occuparono la Manciuria, la Corea del Nord, l'intera isola Sachalin meridionale e le isole Kurili. Con la capitolazione giapponese, segnata dal lancio delle due bombe atomiche americane su Hiroshima (v.) e Nagasaki (v.), il 2.9.1945 terminava la Seconda guerra mondiale. L’intera umanità trasse finalmente un sospiro di sollievo, anche se l’orizzonte era offuscato dalla terribile nube atomica levatasi sul cielo deH'Estremo O riente come un triste presagio per il futuro. Nel più grande conflitto avvenuto nella storia l’Unione Sovietica aveva certamente dato il contributo maggiore alla vittoria contro il fascismo, pagandone il prezzo più alto: i sovietici avevano annientato 607 divisioni nemiche sul loro fronte, mentre gli Alleati occidentali ne avevano distrutto 176; il popolo sovietico aveva pagato questa vittoria con oltre 21 milioni di morti e con distruzioni e sofferenze incommensurabili.

Bibliografia essenziale:

H. SetonWatson, Storia dell'Impero russo, Torino, Einaudi, 1971; W.H. Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, Torino, Einaudi, 1941; E.H. Carr, Storia della Russia sovietica, Torino, Einaudi, 1964; R.A. Medvedev, Lo stalinismo, Milano, Mondadori 1966; 1.1. Mine, Istorija velikogo oktjabrja, voli. 13, Moskva, 1968; G. Boffa, Storia deìl'Unione Sovietica, voli. 12, Milano, Mondadori, 1976; J. Elleinstein, Storia dell'URSS, voli. 12, Roma, Ed. Riuniti, 1976; A.B. Ulam, Storia della politica estera sovietica, Milano, Rizzoli, 1970; A.A.VV, Istorija diploma[...]

[...]ibliografia essenziale:

H. SetonWatson, Storia dell'Impero russo, Torino, Einaudi, 1971; W.H. Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, Torino, Einaudi, 1941; E.H. Carr, Storia della Russia sovietica, Torino, Einaudi, 1964; R.A. Medvedev, Lo stalinismo, Milano, Mondadori 1966; 1.1. Mine, Istorija velikogo oktjabrja, voli. 13, Moskva, 1968; G. Boffa, Storia deìl'Unione Sovietica, voli. 12, Milano, Mondadori, 1976; J. Elleinstein, Storia dell'URSS, voli. 12, Roma, Ed. Riuniti, 1976; A.B. Ulam, Storia della politica estera sovietica, Milano, Rizzoli, 1970; A.A.VV, Istorija diplomatii (pod red. V.P. Potemkina), voli. 13, OGIZ Moskva 19411945; A.A.VV, Istorila vtoroj mirovoj vojny 19391945, Voli. 112, Moskva 19731980; I. Erikson, Storia dello Stato Maggiore sovietico, Milano, Feltrinelli, 1963; 3.

F. Cohen, Bucharin e la rivoluzione bolscevica, Milano, Feltrinelli, 1975; A.B. Ulam, Stalin, Milano, Garzanti, 1973; M. Dobb, Storia dell’economia sovietica, Roma, Ed. Riuniti, 1976; G. Procacci, Il partito dell'Unione Sovietica, Bari, Lat[...]

[...]45; A.A.VV, Istorila vtoroj mirovoj vojny 19391945, Voli. 112, Moskva 19731980; I. Erikson, Storia dello Stato Maggiore sovietico, Milano, Feltrinelli, 1963; 3.

F. Cohen, Bucharin e la rivoluzione bolscevica, Milano, Feltrinelli, 1975; A.B. Ulam, Stalin, Milano, Garzanti, 1973; M. Dobb, Storia dell’economia sovietica, Roma, Ed. Riuniti, 1976; G. Procacci, Il partito dell'Unione Sovietica, Bari, Laterza, 1974; M. Geller, A. Nekric, Storia dell'URSS dal 1917 ad oggi, Milano, Rizzoli, 1984; AA.VV., 50 let vooruzennych sii SSSR, Moskva, Voennoe Izd.stvo, 1968; M. Lewin, Economia e politica nella società sovietica, Roma, Ed. Riuniti, 1977; R. Schlesinger, Il partito comunista nell'URSS, Milano, Feltrinelli, 1962; A. Werth, L'Unione Sovietica nel dopoguerra 194548, Torino, Einaudi 1973; R. Risaliti, Problemi dei rapporti italorussi e della storiografia sovietica, Pisa, Ed. Goliardica,

1979.

R.Ri.

Secondo dopoguerra

Nel 1945 la popolazione sovietica era scesa a 170 milioni di abitanti (rispetto ai 194 del 1940) e il 13.9. 1945 la Pravda rese noto che, nel corso del conflitto, erano state distrutte, date alle fiamme e saccheggiate dal nemico 1.710 città e località, più di 70.000 borgate e villaggi, 31.850 imprese industriali,

65.000 km di ferrovie, 98.000 kolc[...]

[...]45 la popolazione sovietica era scesa a 170 milioni di abitanti (rispetto ai 194 del 1940) e il 13.9. 1945 la Pravda rese noto che, nel corso del conflitto, erano state distrutte, date alle fiamme e saccheggiate dal nemico 1.710 città e località, più di 70.000 borgate e villaggi, 31.850 imprese industriali,

65.000 km di ferrovie, 98.000 kolcos,

1.876 soveos, 2.890 stazioni di macchine agricole. In termini economici, le perdite complessive furono calcolate in 2.600 miliardi di rubli anteguerra (il reddito statale, nel 1940, era stato di 180 miliardi di rubli). In breve, l’economia nazionale era tornata ai livelli della prima metà degli anni Trenta.

In compenso l'Armata Rossa, avendo occupato la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria e la Germania dell’Est, assicurava all’U.R.S.S. la possibilità di trarre da questi paesi, praticamente senza controllo alcuno, tutte le risorse industriali, agricole e anche umane (tecnici ecc.) estraibili. Era ciò che sarebbe avvenuto in un primo tempo in forma diretta, attraverso un rigoroso processo di spoliazione a titolo di riparazioni di guerra, e poi in forma indiretta mediante l’instaurazione di ubbidienti regimi di “democrazia popolare” militarmente controllati con il Patto di Varsavia (v.) ed economicamente amministrati attraverso la creazione (1949) del Comecon (Consiglio di mutua assistenza economica). Solo la Jugoslavia saprà opporsi a questa politica sovietica, venendo per tale motivo punita con la “scomunica” del 1948.

La smobilitazione dell’Armata Rossa iniziò nell’estate 1945 e nel 1948 erano tornati alle loro famiglie 8,5 milioni di uomini, ma il passaggio dalla economia bellica a quella di pace si rivelò quanto mai difficile. Particolare penuria si avvertiva ne[...]

[...]nistrati attraverso la creazione (1949) del Comecon (Consiglio di mutua assistenza economica). Solo la Jugoslavia saprà opporsi a questa politica sovietica, venendo per tale motivo punita con la “scomunica” del 1948.

La smobilitazione dell’Armata Rossa iniziò nell’estate 1945 e nel 1948 erano tornati alle loro famiglie 8,5 milioni di uomini, ma il passaggio dalla economia bellica a quella di pace si rivelò quanto mai difficile. Particolare penuria si avvertiva nel campo delle costruzioni, con una produzione di cemento scesa al livello di quella del 1928, ma fortemente diminuito era anche il numero dei tecnici in tutta l’industria, con 126.000 ingegneri e specialisti in meno rispetto all'anteguerra.

Nelle città, il razionamento dei generi alimentari (per non parlare di altri prodotti di largo consumo) fu mantenuto fino al 1947, ma la crisi acuta degli alloggi sarebbe continuata per molti decenni. Essendo stato interrotto il Terzo piano auinquennale dallo scoppio del conflitto, nel marzo 1946 ne venne lanciato un

quarto, con l’ob[...]

[...]sessione del Soviet supremo del dopoguerra, svoltasi sotto la presidenza di Svernik (in sostituzione di Kalinin gravemente malato) fu deciso di cambiare la denominazione del Consiglio dei commissari del popolo, sostituendola con quella di Consiglio dei ministri ed eleggendo a presidente del Consiglio Stalin. Questo cambiamento non era solo una questione terminologica: in realtà esso sottolineava l’esistenza di una concezione statuale nuova per l’U.R.S.

5., caratterizzata, oltre che da una totale centralizzazione del potere, dall’esistenza di un apparato burocratico che, di fatto, da lungo tempo ormai aveva esautorato, svuotandole di poteri reali, istituzioni come i soviet e i sindacati, nate con la rivoluzione del 1917. Si instaurava uno Statopartito (o un partitoStato) che, emblematicamente fusi al vertice nella persona di Stalin, toglievano ogni possibilità di efficace intervento dialettico alle rappresentanze popolari e delle diverse forze sociali che fossero al di fuori delle organizzazioni del partito bolscevico e della burocrazia statale.

Il Quarto piano quinquennale (19461950) fu realizzato in anticipo, riportando l’economia sovietica ai livelli del 1940 e andando oltre: nel settore dell'industria atomica l’U.R.

5.5., che fin dal 1946 (grazie anche a tecnici tedescoorientali) aveva messo in marcia il primo reattore nucleare a Mosca, nel 1949 possedeva la bomba atomica che così cessava di essere monopolio degli U.S.A.. Nello stesso tempo i Partigiani della pace (v.) lanciavano da Stoccolma l’appello per l’abolizione delle armi atomiche, appello che sarebbe stato sottoscritto da 115 milioni di cittadini sovietici (praticamente da tutta la popolazione adulta dell’U.R.S.S.). Nell’ottobre 1952 si riunì il XIX Congresso del partito (non si riuniva dal 1939) che assunse il nome di Partito comunista deìl'[...]

[...]he fin dal 1946 (grazie anche a tecnici tedescoorientali) aveva messo in marcia il primo reattore nucleare a Mosca, nel 1949 possedeva la bomba atomica che così cessava di essere monopolio degli U.S.A.. Nello stesso tempo i Partigiani della pace (v.) lanciavano da Stoccolma l’appello per l’abolizione delle armi atomiche, appello che sarebbe stato sottoscritto da 115 milioni di cittadini sovietici (praticamente da tutta la popolazione adulta dell’U.R.S.S.). Nell’ottobre 1952 si riunì il XIX Congresso del partito (non si riuniva dal 1939) che assunse il nome di Partito comunista deìl'Unione Sovietica (P.C.U.S.), eliminando dalla denominazione l'obsoleto aggettivo “bolscevico”. Il Congresso approvò

ii già iniziato Quinto piano quinquennale (19511955) per l’ulteriore sviluppo deH’economia, l’elevazione dei benessere materiale e l’allargamento della cultura.

Pochi mesi dopo il XIX Congresso morì Stalin (5.3.1953), i cui ultimi anni di dittatura erano stati carat

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 583

Brano: [...]a 36a Brigata Garibaldi “Alessandro Bianconcini”, restando ferito in combattimento. Nel dopoguerra lavorò nell'apparato del P.C.I., divenendo segretario della Federazione comunista di Rimini. Dal 1960 segretario del Comitato cittadino del P.C.I. di Bologna, fu anche consigliere comunale e assessore.

Perse la vita in un incidente d'auto. L.Ar.

Solimano, Silvio

Berto. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. N. a Santa Margherita Ligure (Genova) nel 1925, m. in vai d’Aveto (Genova) il 27.8. 1944; studente.

Attivo nella Resistenza del Tigullio, venne arrestato ma riuscì ad evadere ed entrò a far parte della Brigata Garibaldi “Cichero” (v.). Comandante di distaccamento, nell'agosto 1944, durante un rastrellamento ebbe l'incarico di sbarrare ai tedeschi l'accesso alla valle d'Aveto per consentire alla Brigata di ritirarsi. Alla testa di un gruppo di compagni si lanciò audacemente contro il nemico che, colto di sorpresa, si sbandò lasciando sul terreno morti, feriti e materiale bellico. Nell'azione, Solimano cadde colpito alla fronte.

Solmi, Armando

N. a Bologna il 19.1.1912, ivi m. il 27.7.1948; barbiere.

Membro dell'organizzazione comunista clandestina operante a Bologna e provincia nel 193637, fu arrestato. Deferito al Tribunale Speciale, l'1.12.1938 venne condannato a [...]

[...]ail

N. a Veshenskaia (Rostov) il 24.5. 1905, ivi m. il 20.2.1984; scrittore. Figlio di un impiegato e di una contadina piccola proprietaria della regione cosacca del Don, a 15 anni si trovò coinvolto nella guerra civile, alla quale partecipò dalla parte

dei bolscevichi. Nel 1922 raggiunse Mosca, lavorò come manovale e poi in un ufficio, cominciando a scrivere nel 1923 i suoi primi racconti che vennero pubblicati sulla stampa giovanile dell'U.R.S.S. (usciranno raccolti in volume nel 1926, ma con scarso successo).

Dopo circa due anni di permanenza nella capitale sovietica Solochov fece ritorno al paese natio e vi trascorse, salvo brevi assenze per viaggi, l'intera sua esistenza. Aveva 19 anni quando, a Veshenskaia, cominciò a scrivere la prima parte de II placido Don, romanzo epico nel quale il tumultuoso passaggio dalla società contadina prerivoluzionaria alla società sovietica viene criticamente analizzato attraverso la descrizione di quel microcosmo cosacco che egli ben conosceva. Il libro, pubblicato nel 1928 a Mosca, ottenne u[...]

[...]scorse, salvo brevi assenze per viaggi, l'intera sua esistenza. Aveva 19 anni quando, a Veshenskaia, cominciò a scrivere la prima parte de II placido Don, romanzo epico nel quale il tumultuoso passaggio dalla società contadina prerivoluzionaria alla società sovietica viene criticamente analizzato attraverso la descrizione di quel microcosmo cosacco che egli ben conosceva. Il libro, pubblicato nel 1928 a Mosca, ottenne un immediato successo, assicurando al giovane autore una posizione privilegiata che egli seppe consolidare con le sue opere successive e mantenere intatta attraverso le burrascose vicende politiche e culturali di mezzo secolo.

Tra il 1929 e il 1940 pubblicò le altre tre parti del romanzo. Nel 1932 si iscrisse al Partito comunista e nel 1939 fu nominato membro dell'Accademia delle scienze dell’U.R.

S.S.. Nel 1941 “Il placido Don” fu insignito del Premio Stalin.

Il placido Don

Considerato da molti come un capolavoro del realismo socialista (v.) e addirittura equiparato per valore letterario a “Guerra e pace” di Lev N. Tolstoj, la principale opera di Solochov è stata esaltata in patria come « una rivelazione nell’arte mondiale » ed ha avuto

Michail Solochov (1980)

fin dalla sua uscita un grande successo anche all’estero, testimoniato da numerose traduzioni e, infine, dal l'assegnazione del Premio Nobel. A questi riconoscimenti si è tuttavia accompagnata un’azione denigratoria alimentata da dissidenti sovietici all’estero che potè far leva essenzialmente su due fattori: sul carattere “isolato” di questo romanzo nella produzione complessiva d[...]

[...]i all’estero che potè far leva essenzialmente su due fattori: sul carattere “isolato” di questo romanzo nella produzione complessiva dello scrittore, tanto da accreditare il dubbio sulla autenticità del l’opera (che, secondo gli avversari di Solochov, sarebbe la rimanipolazione di un manoscritto dello scrittore cosacco Krjvkov, rimasto ucciso nel 1920); e sulle prese di posizione dello stesso Solochov nel corso dei dibattiti politici svoltisi in U.R.S.S. sullo stalinismo, al quale egli rimarrà idealmente fedele fino alla morte, nel silenzioso isolamento del suo villaggio cosacco.

Tra la seconda e la terza parte de “Il placido Don”, nel 1932 Solochov cominciò a pubblicare un altro romanzo epico in più volumi (Terre dissodate, 19321960), sulla collettivizzazione forzata imposta dal regime staliniano nelle campagne. Quest’opera, di livello artistico decisamente inferiore rispetto alla prima, fu parimente esaltata dalla critica ufficiale sovietica per i suoi contenuti edificanti e propagandistici, facendo guadagnare al l'autore il Premio L[...]

[...]a parte de “Il placido Don”, nel 1932 Solochov cominciò a pubblicare un altro romanzo epico in più volumi (Terre dissodate, 19321960), sulla collettivizzazione forzata imposta dal regime staliniano nelle campagne. Quest’opera, di livello artistico decisamente inferiore rispetto alla prima, fu parimente esaltata dalla critica ufficiale sovietica per i suoi contenuti edificanti e propagandistici, facendo guadagnare al l'autore il Premio Lenin.

Durante la Seconda guerra mondiale Solochov fu corrispondente per la “Pravda” e su questo stesso quotidiano cominciò a pubblicare il suo nuovo romanzo Hanno combattuto per la patria (19431954), nel quale trasfuse le esperienze vissute al fronte. Nel 195657 pubblicò II destino di un uomo, storia di un reduce, da cui fu anche tratto un film.

Nel dopoguerra fu eletto deputato al Soviet Supremo dell’U.R.S.S. e membro della presidenza dell'Unione degli scrittori. Inoltre venne insignito, in varie circostanze, di ben

6 ordini di Lenin, nonché di lauree ad honorem dall’Università di Rostov e da quella di Lipsia (D.D.R.). Nel 1965 ricevette a Stoccolma il Premio Nobel.

Gli ultimi decenni della vita di Solochov furono offuscati, oltre che da un inaridimento della sua vena creativa, da un suo proclamato conservatorismo politico che lo portò a rimpiangere pubblicamente, dalla tribuna del XXIII Congresso del P.C.U.S. (1966), la durezza con cui gli intellettuali dissidenti venivano fisicamente eliminati ai tempi di Stalin. Nondimeno la sua morte (avvenuta in seguito a lunqa malattia) venne annunziata, con un necrologio firmato da Konstantin Cernenko a nome del Presidium del P.C.U.S. e dal Consiglio dei ministri deH'U.R.

S.S., come la scomparsa di un « narratore del rinnovamento rivoluzionario » e di un « vero figlio del Partito comunista ». Seguirono funera

li di Stato che confermarono la sua consacrazione quale massimo scrittore dell'Unione Sovietica.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 496

Brano: Appendice

l’Ordine di Lenin e promosso capo della polizia dell’Azerbaigian. In questo ruolo acquistò sempre più potere, fino a diventare nel 1932 segretario generale del Partito comunista della Transcaucasia (Georgia, Azerbaigian, Armenia).

Capo dell’N.K.V.D.

Intorno alla metà degli anni Trenta Berija fu chiamato a Mosca, ai vertici dell’N.K.V.D. (v.), la temutissima polizia politica dell’U.R.S.S. diretta da Ezov. Egli fu quindi fra i maggiori corresponsabili delle “purghe” e delle sanguinose repressioni che segnarono quel periodo della storia sovietica. Quando lo stesso Ezov nel 1938 fu eliminato, Berija ne prese il posto. Alla fine del 1938 divenne ministro degli Interni dell’U.R.S.S. e l’anno successivo entrò a far parte del Comitato centrale del P.C.U.S. e del Politburò. Nel febbraio 1941 (sempre mantenendo la direzione dell’N.K.V.D.) divenne commissario generale della sicurezza nazionale e vicepresidente del Consiglio dei ministri.

Nel periodo di “non aggressione” fra l’Unione Sovietica e la Germania hitleriana (agosto 1939giugno 1941) l’N.K.V.D. diretta da Berija collaborò attivamente con la Gestapo, consegnando nelle mani della polizia nazista non meno di 500 comunisti tedeschi o austriaci a suo tempo emigrati in U.R.S.S. e finiti nei lager sovietici in seguito alle “purghe”. Come contropartita, i nazisti consegnarono a Berija numerosi comunisti russi e di altri paesi che si trovavano detenuti in Germania (tra cui molti ex combattenti di Spagna). Buona parte di questi furono poi uccisi o deportati nei campi russi.

Nel giugno 1941, dopo l’invasione tedesca deìl'Unione Sovietica, Berija fu chiamato a far parte del Comitato per la difesa dello Stato a fianco di Stalin, Molotov, Voroscilov e Malenkov. Nel corso della guerra il suo potere personale andò costantemente aumentando, sia nelle strutture economiche e industriali belliche (il cui funzionamento passò sotto il diretto controllo dell’N.K.V. D.) sia negli apparati militari a ogni livello, dove gli uomini di Berija erano onnipresenti per controllare il funzionamento delle forze armate. Nell’aprile 1943, quando venne istituito un nuovo organo di controspionaggio chiamato Smerse ( = Morte alle spie), i quadri furono tratti dall’N.K.V.D..

Al termine della guerra e quantunque non fosse un militare, Berija fu

Lavrenti P. Berija

insignito dell’altissimo grado di Maresciallo deìl’Unione Sovietica. Poiché da lui dipendevano di fatto sia il ministero degli Interni che quello della Sicurezza nazionale, fu il più stretto collaboratore di Stalin anche negli anni immediatamente postbellici che videro abbattersi sull’U.R.S.S. e nei paesi satelliti nuove ondate di terrore.

Alla morte del dittatore (marzo 1953), data l’impopolarità che lo circondava, Berija dovette accontentarsi di mantenere i suoi incarichi di ministro degli Interni e di vicepresidente del Consiglio dei ministri del nuovo governo presieduto da Malenkov. Tre mesi più tardi, per un’intesa segretamente raggiunta fra gli altri membri della “direzione collegiale”, Berija fu improvvisamente arrestato e destituito di ogni incarico. In dicembre, tu processato, condannato a morte e immediatamente fucilato. In tal modo gli altri membri della “direzion[...]

[...]gliere di mezzo un temutissimo concorrente e nel

lo stesso tempo a scaricare su di lui le responsabilità dello stalinismo (v.).

Arresto e fucilazione

Significativi particolari sulla fine di Berija verranno resi noti ufficialmente nel marzo 1988, in una intervista senza dubbio veritiera e rilasciata dal generale sovietico Ivan Zub al quotidiano delle Forze armate “Krasnaia Zvezda” (Stella Rossa).

Essendo Berija l’uomo più potente dell’U.R. S.S., dal quale dipendeva l’N.K.V.D. che teneva sotto controllo tutto l’esecutivo e gli stessi dirigenti sovietici, il suo arresto doveva essere compiuto da altre forze e segretamente. Il 26.6.1953, mentre nello studio già appartenuto a Stalin era in corso, presieduta da Malenkov, una riunione del Presidium del Comitato centrale del P.C.U.S., Bulganin (v.) e Krusciov (v.), eludendo la sorveglianza degli agenti di Berija in servi

zio presso il Cremlino, convocarono segretamente sei alti ufficiali del Distretto militare di Mosca (tra cui Zub), ponendoli al comando di Zukov (v.). Salvo quest’[...]

[...]o già appartenuto a Stalin era in corso, presieduta da Malenkov, una riunione del Presidium del Comitato centrale del P.C.U.S., Bulganin (v.) e Krusciov (v.), eludendo la sorveglianza degli agenti di Berija in servi

zio presso il Cremlino, convocarono segretamente sei alti ufficiali del Distretto militare di Mosca (tra cui Zub), ponendoli al comando di Zukov (v.). Salvo quest’ultimo (che faceva parte del complotto), i sei membri del commando furono messi al corrente di ciò che dovevano fare solo al momento deH’azione e personalmente da Bulganin e Krusciov usciti con un pretesto dalla stanza di riunione. A un segnale convenuto (un colpo di campanello dato da Malenkov), i sei dovevano irrompere nella stanza con le pistole in pugno e circondare Berija. Così infatti fecero, fra lo stupore degli altri membri del Presidium. A quel punto Malenkov mise ai voti la decisione di arrestare il temutissimo capo dell’N.K.V.D. e il risultato della votazione fu unanime. Berija venne rinchiuso in un salottino sorvegliato dal commando e, nel giro di al[...]

[...]tamente tenuto per quattro mesi, fino alla data del processo. Processato, sempre segretamente, a partire dal 18 dicembr in una stanza dello stesso Distretto militare, insieme a 6 dei suoi più stretti collaboratori, Berija cercò di difendersi dichiarando di aver semplicemente eseguito gli ordini di Stalin, ma infine accolse con apparente rassegnazione la condanna a morte.

Bernardi, Leone

Leo. M. a Fermo il 20.7.1977; operaio.

Popolare figura di combattente della libertà nella provincia di Ascoli Piceno, arrestato dai fascisti.

Dopo l’8.9.1943 rappresentò il P.C.I. nel C.N.L. di Fermo (v.), organizzò i G.A.P. e fu tra i più noti comandanti partigiani dell’Ascolano.

Nel dopoguerra divenne presidente dell’A.N.P.I. provinciale.

Bernardo d’Olanda

Bernhard Ernst zur LippeBiesterfeld. N. a Jena (Germania) il 29.6. 1911; principe consorte della regina Giuliana di Olanda (v.).

Giovane manager tedesco, negli anni Trenta dirigeva a Parigi la filiale francese della l.G. Farben Industrie, quando incontrò la principessa ereditaria Giuliana, con la quale contrasse matrimonio all’Aia il 7.1.1937, avendone poi quattro figlie.

Al momento dell’invasione tedesca dell’Olanda (maggio 1940) abbozzò un tentativo di resistenza armata dal tetto del palazzo reale e subito dopo seguì la famiglia, la corte e il governo esuli a Londra, dove fu nominato aiutante di campo d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 503

Brano: [...]nipotenza del partito e della polizia politica, vennero colpite con arresti, lunghe carcerazioni, deportazioni nei gulag

o internamenti in manicomio tutte le manifestazioni di dissidenza intellettuale. Particolarmente noti all’estero saranno i casi di persecuzione contro lo scienziato Andrej Sacharov (poi insignito del Premio Nobel per la pace), gli scrittori Andrej Sinjavski e Julij Daniel, Viktor Nekrasov, Vladimir Bukovskij, Aleksandr Ginzburg, Jurij Galanskov, Aleksandr Solgenitsyn (Premio Nobel per la letteratura nel 1970),

lo storico Andrej Amal’rik, l’ex generale Pètr Grigorenko, il poeta ll’ja Gabaj, il matematico Leonid Pljusc. Alcuni dei perseguitati moriranno in carcere o durante la deportazione, altri saranno costretti a lasciare il paese. Altrettanto pesante fu la persecuzione contro varie comunità religiose (ortodosse, battiste, cattoliche), rivendicanti le libertà di culto.

In campo economico, dopo aver scaricato sulle iniziative di Krusciov le responsabilità della grave situazione esistente, Breznev si fece banditore con Kossighin (v.) di campagne di sviluppo della produttività e promosse nuovi piani quinquennali, nel corso dei quali si ebbe inizialmente qualche progresso nell’economia sovietica, non in misura tale però da superare l’ormai storica arretrat[...]

[...]zione contro varie comunità religiose (ortodosse, battiste, cattoliche), rivendicanti le libertà di culto.

In campo economico, dopo aver scaricato sulle iniziative di Krusciov le responsabilità della grave situazione esistente, Breznev si fece banditore con Kossighin (v.) di campagne di sviluppo della produttività e promosse nuovi piani quinquennali, nel corso dei quali si ebbe inizialmente qualche progresso nell’economia sovietica, non in misura tale però da superare l’ormai storica arretratezza nella produzione dei generi di prima necessità e dei beni di consumo, con gravi conseguenze per il tenore di vita delle masse popolari.

Alcuni anni dopo la sua morte, in un lungo articolo pubblicato il 19.12.1986 (in coincidenza con quello che sarebbe stato il suo 80° compleanno) la Pravda criticherà gli « errori » di Breznev, il « pressappochismo » della sua gestione in campo economico, il « trionfalismo » e « l'eccessivo autocompiacimento » del defunto leader. L’organo ufficiale del P.C.U.S. rileverà che, benché « la situazione economic[...]

[...]sua morte, in un lungo articolo pubblicato il 19.12.1986 (in coincidenza con quello che sarebbe stato il suo 80° compleanno) la Pravda criticherà gli « errori » di Breznev, il « pressappochismo » della sua gestione in campo economico, il « trionfalismo » e « l'eccessivo autocompiacimento » del defunto leader. L’organo ufficiale del P.C.U.S. rileverà che, benché « la situazione economica fosse cambiata [...] non è stata avvertita la necessità e l’urgenza di una ristrutturazione dell'economia nazionale, dell'adozione nell'economia di metodi di sviluppo intensivi, di un'utilizzazione efficace delle conquiste del progresso tecnologico ».

In realtà, negli anni di Breznev le maggiori attenzioni furono riservate alla produzione bellica. A differenza dei suoi predecessori Krusciov e Malenkov, come pure dei successori (Andropov, Cernenko e oggi Gor

Breznev ritratto nelle vesti di Maresciallo dell’U.R.S.S.

baciov), Breznev amò presentarsi in vesti militari: fu per molti anni a capo del Consiglio della difesa dell’U.R.S.S., dedicò la maggiore attenzione al controllo delle forze armate, assunse il grado di Marescial

lo deH’Unione Sovietica (come era stato Stalin) e, in campo internazionale, privilegiò il ricorso delle armi: nella occupazione della Cecoslovacchia (1968), nello scontro con i cinesi sull’Ussuri (1969), nell’intervenire in Angola attraverso i “volontari” cubani (1975) o in Etiopia con aiuti militari e “consiglieri” russi (1976), ma soprattutto nell'invasione diretta dell’Afghanistan (27. 12.1979). Contro questo paese, Breznev iniziò una guerra disastrosa che sarebbe costata non meno di un milione di morti (di cui la metà per i bombardamenti sovietici) e che si sarebbe sospesa solo nel 1988 con il ritiro delle truppe sovietiche. Sotto Breznev, con uno sforzo gigantesco e duramente pagato dalle condizioni di vita della popolazione sovietica, l’U.R.S.S. raggiunse nel campo della produz[...]

[...]attraverso i “volontari” cubani (1975) o in Etiopia con aiuti militari e “consiglieri” russi (1976), ma soprattutto nell'invasione diretta dell’Afghanistan (27. 12.1979). Contro questo paese, Breznev iniziò una guerra disastrosa che sarebbe costata non meno di un milione di morti (di cui la metà per i bombardamenti sovietici) e che si sarebbe sospesa solo nel 1988 con il ritiro delle truppe sovietiche. Sotto Breznev, con uno sforzo gigantesco e duramente pagato dalle condizioni di vita della popolazione sovietica, l’U.R.S.S. raggiunse nel campo della produzione bellica uno sviluppo che la portò al livello degli U.S.A., se non addirittura a superare (ma solo in questo campo) l'industria americana. All’installazione sovietica dei missili SS20 in Europa, gli americani risposero con l’installazione dei missili nucleari a medio raggio (dicembre 1979), creando per tutte le popolazioni europee una situazione più che precaria che le successive iniziative diplomatiche avrebbero solo in piccola parte alleggerito.

Agli accordi internazionali di Helsinki per il rispetto dei diritti civili, sottoscritti dall’U.R.S.S. nel 1975, fece seguito la nuova Costituzione sovietica varata da Breznev nel 1977, ma si trattava di un’iniziativa più che altro propagandistica, cui non corrispose all’interno dell’U.R.

S.S. alcun sostanziale cambiamento nel rapporto fra i cittadini e la casta dominante.

Lo stesso articolo della “Pravda” più sopra citato ricorderà, nel 1986, come durante gli ultimi anni di vita di Breznev « era diminuito il rigore nella selezione e nella distribuzione dei quadri e la loro responsabilità per le mansioni ad essi affidate [...] l'assenza di un democratismo coerente, di una vasta trasparenza, di critica ed autocritica, di un controllo efficace, non permetteva di denunciare tempestivamente i fenomeni negativi, di combattere energicamente ciò che frenava lo sviluppo della società sovietica ».

L'“ autocompiacimento”

Ma, oltre alle critiche di carattere politico generale, riguardanti l’economia e la conduzione del partito, attacchi ancor pi[...]

[...]metteva di denunciare tempestivamente i fenomeni negativi, di combattere energicamente ciò che frenava lo sviluppo della società sovietica ».

L'“ autocompiacimento”

Ma, oltre alle critiche di carattere politico generale, riguardanti l’economia e la conduzione del partito, attacchi ancor più diretti saranno rivolti a Breznev sul piano personale e morale, per la sua accentuata tendenza alla vanagloria che gli fece collezionare una serie inesauribile di titoli e decorazioni (di cui sembrava avidissimo), per le numerose manifestazioni di nepotismo, per la gestione clientelare del potere da parte dei suoi protetti, per le vere e proprie colossali ruberie compiute dai suoi tamigliari e da lui stesso ai danni dello Stato sovietico.

Al l'indomani della morte di Breznev, nel necrologio ufficiale pubblicato dal P.C.U.S. e dal governo, oltre alle consuete espressioni di esaltazione si poteva leggere che in vita era stato insignito per quattro volte consecutive del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica e per ben otto volte dell'Ordine di Le[...]

[...], Cuba, il Vietnam, la Cina e “molti altri Stati”. A questi erano da aggiungere il Premio Lenin Internazionale, il Premio Dimitrov, la Medaglia d'oro della Pace e altre decorazioni. Ma non erano passati molti giorni dai solenni funerali che, nel novembre 1982, Il ministro degli Interni Nikolai Sciolokov, un fedelissimo di Breznev, veniva rimosso dall'incarico e sottoposto a « provvedimento disciplinare» (morirà suicida). Analoga sorte subiranno Juri Churbanov, genero di Brez

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 234

Brano: [...]944 l’attacco sovietico investì i paesi satelliti della Germania o che erano rimasti vittime dell’aggressione tedesca. Nel luglioagosto vennero liberate la Bielorussia e parte della Lituania, sì che le truppe sovietiche giunsero alla Vistola e alle frontiere della Prussia orientale. Alla liberazione del territorio polacco parteciparono anche i reparti della

I Armata polacca. Fu in questo periodo che si ebbe la dolorosa pagina della tentata insurrezione antinazista di Varsavia, senza che i sovietici potessero e/o volessero aiutare gli insorti polacchi ispirati e controllati dal governo polacco in esilio (v. Polonia).

II 6.6.1944 finalmente si ebbe il tanto atteso sbarco degli angloamericani in Normandia (v. Overlord, Operazione) e venne finalmente aperto il secondo fronte, con due anni di ritardo rispetto alle promesse, per imprigionare definitivamente la Germania nazista in una morsa di ferro e di fuoco. Nel corso dell'estate successiva gli Alleati occuparono gran parte del territorio francese e l’Italia centrale, con l’attiva par[...]

[...]va gli Alleati occuparono gran parte del territorio francese e l’Italia centrale, con l’attiva partecipazione del movimento partigiano.

Nell’agosto 1944 le truppe sovietiche liberarono il territorio della Moldavia con la capitale Kisinev e, come immediato contraccolpo, si ebbe il crollo di due paesi alleati della Germania: la Romania (v.) che insorse in agosto e la Bulgaria (v.) in settembre. Le forze armate di questi due paesi, debitamente epurate, diventarono alleate dell’U.R.

S.S.. L’esercito sovietico in ottobre entrò in Ungheria (v.) e alla fine dell’anno aveva occupato gran parte del territorio ungherese. Nel settembreottobre 1944 i sovietici aiutarono anche i partigiani di Tito a liberare Belgrado (v.) e gran parte del territorio jugoslavo, per entrare successivamente anche in Cecoslovacchia (v.), dopo aver aiutato la rivolta antinazista esplosa in Slovacchia (v.).

Fra il settembre e il novembre 1944 l’Armata Rossa quasi completò la liberazione del territorio nazionale, ripulendo dai nazisti l’Estonia e gran parte della Lettonia; rimaneva ancora da liber[...]

[...]ni di Tito a liberare Belgrado (v.) e gran parte del territorio jugoslavo, per entrare successivamente anche in Cecoslovacchia (v.), dopo aver aiutato la rivolta antinazista esplosa in Slovacchia (v.).

Fra il settembre e il novembre 1944 l’Armata Rossa quasi completò la liberazione del territorio nazionale, ripulendo dai nazisti l’Estonia e gran parte della Lettonia; rimaneva ancora da liberare una piccola porzione della Lituania. In ottobre furono liberate le terre dell’estremo Nord e una parte del territorio norvegese. Nel corso delle operazioni militari del 1944 i sovietici annientarono almeno tre forti raggruppamenti di divisioni tedesche: a Uitebsk e Minsk (30 divisioni), a Korsun (10 divisioni) e a Kisinev (22 divisioni). All’inizio del 1945 il blocco fascista era definitivamente dissolto e le operazioni militari si svolgevano quasi tutte sul territorio tedesco. Malgrado le enormi perdite subite, i nazisti continuavano non solo a difendersi accanitamente, ma tentavano di contrattaccare: l’offensiva tedesca sulle Ardenne (v.) ne[...]

[...] a Kisinev (22 divisioni). All’inizio del 1945 il blocco fascista era definitivamente dissolto e le operazioni militari si svolgevano quasi tutte sul territorio tedesco. Malgrado le enormi perdite subite, i nazisti continuavano non solo a difendersi accanitamente, ma tentavano di contrattaccare: l’offensiva tedesca sulle Ardenne (v.) nel dicembre 1944 mise in serie difficoltà le truppe alleate in Francia, tanto che Stalin, sollecitato anche da Churchill, per alleviare la pressione dette ordine di anticipare l’offensiva primaverile in pieno gennaio: le truppe sovietiche attaccarono su un fronte di 1200 km dal Baltico ai Carpazi e, con una travolgente avanzata, si portarono dalla Vistola all’Oder, cioè nel cuore della Germania. A questa operazione parteciparono anche reparti romeni, polacchi, bulgari e cecoslovacchi.

Nel mese di febbraio 1945, sotto l’impressione di questa nuova vit

toria sovietica, si svolse la conferenza di Yalta (v.), nella quale Roosevelt, Churchill e Stalin decisero di imporre alla Germania la resa senza condiz[...]

[...]erile in pieno gennaio: le truppe sovietiche attaccarono su un fronte di 1200 km dal Baltico ai Carpazi e, con una travolgente avanzata, si portarono dalla Vistola all’Oder, cioè nel cuore della Germania. A questa operazione parteciparono anche reparti romeni, polacchi, bulgari e cecoslovacchi.

Nel mese di febbraio 1945, sotto l’impressione di questa nuova vit

toria sovietica, si svolse la conferenza di Yalta (v.), nella quale Roosevelt, Churchill e Stalin decisero di imporre alla Germania la resa senza condizioni; l’U.R.S.S. prese inoltre impegno di entrare in guerra col Giappone entro tre mesi dalla fine delle ostilità in Europa, ricevendone in cambio la parte meridionale dell’isola di Sachalin. Finalmente, nella primavera del 1945, iniziò l’offensiva finale contro Berlino (v.), che venne espugnata dalle truppe sovietiche operanti su tre fronti: il primo bielorusso, sempre comandato dal maresciallo 2ukov; il primo ucraino, comandato dal maresciallo Konev e il secondo bielorusso, comandato dal maresciallo Rokossovskij. Dopo aver travolto le estreme difese tedesche, il

2 maggio i sovietici entravano nella capitale del Reich, nella quale Hitler si era nel frattempo suicidato. La Germania capitolò I’8 maggio e il g[...]

[...]raino, comandato dal maresciallo Konev e il secondo bielorusso, comandato dal maresciallo Rokossovskij. Dopo aver travolto le estreme difese tedesche, il

2 maggio i sovietici entravano nella capitale del Reich, nella quale Hitler si era nel frattempo suicidato. La Germania capitolò I’8 maggio e il giorno successivo fu liberata Praga (v.).

Dal 17 luglio al 2.8.1945 si svolse la conferenza di Potsdam (v.) delle tre grandi potenze vincitrici (U.R.

S.S., U.S.A., Gran Bretagna) che decisero la demilitarizzazione, denazificazione e trasformazione democratica della Germania, la divisione del territorio tedesco in zone di occupazione militare, la fissazione dei nuovi confini per la Polonia. Parte della Prussia orientale (con la città di Konigsberg) passò all’U.R.S.S.; la Finlandia fu obbligata a restituire

Carri sovietici entrano a Talien (Cina settentrionale) nel settembre 1945

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 433

Brano: Ypres

alcune dichiarazioni ufficiali, con le quali si affermava la necessità di aiutare i singoli paesi a distruggere le ultime vestigia del nazifascismo e a creare nuove forme di governo democratico. A questo proposito si stabilì che, in via transitoria, le tre potenze vincitrici avrebbero assistito tutti i paesi sconvolti dalla guerra stabilendo condizioni di pace interna, prendendo misure di emergenza per risollevarli, incoraggiando la formazione di governi provvisori e democratici in attesa di libere elezioni. Quanto alla Germania, si chiariva che obiettivo comune era la distruzione del militarismo e del nazismo, il suo disarmo, il dissolvimento « per sempre » del suo stato maggiore, la rimozione di tutte le industrie che potevano servire a fini bellici, la rimozione di militaristi e nazisti dai pubblici uffici. Tali princìpi naturalmente si prestavano a differenti interpretazioni, ancor più quando si entrava nel merito dei futuri sistemi politici: tuttavia essi esprimevano [...]

[...]di emergenza per risollevarli, incoraggiando la formazione di governi provvisori e democratici in attesa di libere elezioni. Quanto alla Germania, si chiariva che obiettivo comune era la distruzione del militarismo e del nazismo, il suo disarmo, il dissolvimento « per sempre » del suo stato maggiore, la rimozione di tutte le industrie che potevano servire a fini bellici, la rimozione di militaristi e nazisti dai pubblici uffici. Tali princìpi naturalmente si prestavano a differenti interpretazioni, ancor più quando si entrava nel merito dei futuri sistemi politici: tuttavia essi esprimevano quanto vi era in comune negli ideali delle diverse forze politiche e sociali, nonché nei paesi che si erano alleati per abbattere il fascismo e il nazismo. La preoccupazione di indicare, attraverso l’affermazione di questi princìpi, un metodo per assicurare in futuro stabilità e sicurezza internazionali, quindi la pace mondiale, riportò l’attenzione dei tre “grandi” sui problemi ancora irrisolti che dovevano condurre alla istituzione della nuova organizzazione delle Nazioni Unite (v.).

Controverso appariva ancora il sistema di voto nell’ambito del Consiglio di sicurezza, nel quale avrebbero operato i tre “grandi” e la Cina. Una proposta di compromesso avanzata da Roosevelt, che manteneva il diritto di veto alle grandi potenze, venne infine accettata da Stalin dopo alcune esitazioni: di fatto, tale diritto veniva regolato in modo da impedirne il ricorso qualora una delle grandi potenze si fosse trovata parte in causa e fosse stata avviata una procedura di conciliazione; al contrario, qualora il Consiglio avesse voluto adottare sanzioni o altre misure vincolanti, le grandi potenze avrebbero potuto ricorrervi liberamente. In cambio della concessione sovietica (valutata come importante dagli angloamericani) Stalin ottenne che l’Ucraina e la Bielorussia (repubbliche federate dell’U.R.S.S.) venissero ammesse nella nuova organizzazione internazionale come soggetti autonomi. Questa decisione permise di convocare per il 25 aprile la con

ferenza di San Francisco (v.) con l’impegno di fondare l’O.N.U.. Analogamente, l’accordo TitoSubasic venne applicato in Jugoslavia, pur registrandosi una prevalenza comunista nella nuova compagine ministeriale; e da parte sua l’U.R.

S.S., il 5 aprile, denunciò il trattato di neutralità con il Giappone. Tra le altre decisioni di Yalta, la definizione dei nuovi confini polacchi implicò, da parte sia sovietica che tedesca, ingenti trasferimenti di popolazione con il fine dichiarato di rendere etnicamente omogenee le regioni che passavano da un paese all'altro. Processi simili si verificarono con la Cecoslovacchia, mentre nuovi ostacoli trovarono la formazione del governo polacco e la questione delle riparazioni tedesche.

Conseguenze generali

È opinione diffusa che Yalta abbia rappresentato il momento della spartizi[...]

[...]genti trasferimenti di popolazione con il fine dichiarato di rendere etnicamente omogenee le regioni che passavano da un paese all'altro. Processi simili si verificarono con la Cecoslovacchia, mentre nuovi ostacoli trovarono la formazione del governo polacco e la questione delle riparazioni tedesche.

Conseguenze generali

È opinione diffusa che Yalta abbia rappresentato il momento della spartizione del mondo fra le due superpotenze U.S.A. e U.R.S.S., o quanto meno quella dell’Europa. I due “blocchi contrapposti” e la “sovranità limitata” dell’Europa (soprattutto orientale) avrebbero avuto origine proprio in quella conferenza. In realtà, all'epoca, essa non vide affatto il formarsi di due nuove, distinte alleanze; gli angloamericani non costituivano un blocco già nettamente definito: anzi, spesso Roosevelt si trovò d’accordo con Stalin e contrario a Churchill, il che lascerà a lungo nei sovietici la convinzione che l’irrigidimento statunitense registratosi in seguito andasse addebitato al nuovo presidente americano Truman (v.). Ma spinte e pressioni per un atteggiamento meno conciliante nei confronti dell’U.R.S.S. si registravano già da tempo negli Stati Uniti. Così, le sfere d’influenza che andarono configurandosi a Yalta apparvero all’epoca ancora legate a una concezione unitaria antifascista, quindi più “elastica” e meno traumatica nei loro possibili sviluppi aH'interno dei singoli paesi. Il fatto che questa concezione non abbia resistito e siano insorti fra i vincitori irrigidimenti (ancora impensabili nelTinverno

1945) fino a dar luogo alla “guerra fredda”, rimane prevalentemente legato agli sviluppi dei mesi e degli anni successivi alla Conferenza di Yalta, in particolare a quel biennio cruciale che segnò tanti destini in Europa fra la fine del 1945 e l’inizio del 1948.

S.BI.

Yoshid[...]

[...]sta, quindi più “elastica” e meno traumatica nei loro possibili sviluppi aH'interno dei singoli paesi. Il fatto che questa concezione non abbia resistito e siano insorti fra i vincitori irrigidimenti (ancora impensabili nelTinverno

1945) fino a dar luogo alla “guerra fredda”, rimane prevalentemente legato agli sviluppi dei mesi e degli anni successivi alla Conferenza di Yalta, in particolare a quel biennio cruciale che segnò tanti destini in Europa fra la fine del 1945 e l’inizio del 1948.

S.BI.

Yoshida, Shigeru

N. nel 1878, m. nel 1967; uomo politico giapponese.

Ambasciatore in Italia nel 1930, fu poi delegato alla Società delle Nazioni e, nel 1936, ambasciatore a Londra.

Nel 1939 si ritirò dalla scena politica, manifestando il suo dissenso suH’orientamento del suo governo favorevole all’alleanza con la Germania e l’Italia. Negli ultimi mesi del conflitto venne rinchiuso in carcere.

Liberato nel 1945, venne nominato al dicastero degli Esteri. In seguito ricoprì la carica di presidente del Consiglio in tre successiv[...]

[...]grità nazionale del Giappone (v.). Scelto dagli americani per interpretare la loro politica di ricostituzione del paese, svolse il suo ruolo fedelmente e con grande realismo politico, un atteggiamento che, se da un lato gli alienò le simpatie delle forze progressiste giapponesi, gli permise dall’altro di ottenere sanzioni meno pesanti rispetto a quelle imposte ai tedeschi.

Ypres

Città di 18.000 abitanti nella Fiandra occidentale (Belgio), durante la Prima guerra mondiale fu teatro di sanguinosi scontri e uno dei capisaldi della difesa britannica sul continente. La prima battaglia di Ypres (20 ottobre12.11.1914) vide la distruzione dei resti dell’esercito professionale inglese che bloccò l’avanzata tedesca sulla Manica. La seconda battaglia (22 aprilefine maggio 1915) fu caratterizzata da una delle prime sperimentazioni (se non la prima) di impiego dell’arma chimica come strumento tattico contro le trincee.

La guerra chimica

Il chimico tedesco Haker aveva ideato dei cilindri metallici riempiti di cloro che, una volta aperti, [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine U.R., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---S.S. <---comunista <---U.R.S.S. <---Partito comunista <---socialista <---comunisti <---italiana <---fascismo <---fascista <---fascisti <---Storia <---U.S.A. <---italiani <---Comitato centrale <---antifascista <---italiano <---P.C.I. <---italiane <---socialisti <---stalinismo <---nazista <---Bibliografia <---P.S.I. <---fasciste <---nazisti <---antifascisti <---socialismo <---P.C.U.S. <---C.L.N. <---antifascismo <---nazifascismo <---staliniane <---Diritto <---Gran Bretagna <---P.C. <---Repubbliche Socialiste Sovietiche <---antifasciste <---nazismo <---realismo <---zarista <---A.N.P.I. <---Antonio Gramsci <---Conferenza di Yalta <---Diplomatica <---La Voce <---La lotta <---La prima <---N.K.V.D. <---Scienze <---capitalisti <---dell'Unione <---hitleriana <---imperialismo <---leninista <---marxista <---nazifascisti <---nazionalismo <---squadristi <---staliniano <---Africa del Nord <---Chimica <---D.D.R. <---Dante Corneii <---Dante Corneli <---Dumbarton Oaks <---Filosofia <---G.A.P. <---La guerra <---La nostra lotta <---Luigi Longo <---Nazzareno Scarioli di Genzano <---Premio Lenin <---R.S.S. <---Repubblica Federale Tedesca <---San Francisco <---Terzo Reich <---U.R.S. <---abbiano <---anticomunista <---antinazista <---australiano <---bordighiani <---colonialisti <---conservatorismo <---dell'Italia <---dell'Ordine <---hitleriano <---ideologia <---ideologiche <---ideologico <---interventisti <---laburista <---laburisti <---lista <---maoista <---marxismo <---militarismo <---nazionalista <---siano <---socialiste <---staliniana <---trotzkista <---A.B. <---A.K. <---A.L <---A.L. <---A.N.Z. <---A.V.N.O.J. <---Adolf Hitler <---Afrika Korps <---Al K <---Al K R <---Alceste De Ambris <---Aldo De Vido <---Aldo Gorelli <---Andrej A Zdanov <---Andrej Amal <---Andrej Sacharov <---Andrej Sinjavski <---Andrés Nin <---Andrò Gide <---Andrò Mal <---Angelo Maglio <---Angelo Olivetti <---Angelo Rossi <---Anita Pusterla <---Anti-Trust <---Arditi del popolo <---Arduino Lazzaretti di Lastra 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