Brano: [...] Università leninista).
Politica estera
In politica estera, le scelte di Stalin furono improntate a un pragmatismo non diverso da quello dei governi dei grandi paesi capitalistici; ma mentre da un lato stringeva accordi e alleanze con governi anche fascisti, dall’altro si serviva della Terza Internazionale (v.) e poi del Cominform (v.) per portare gli altri partiti comunisti a identificarsi nelle scelte del Partito bolscevico. Nel 1930 l’U.R.S.S. concluse accordi commerciali con il governo fascista italiano e il commissario agli Esteri Litvinov giunse a Milano per gettare le basi di un patto di non aggressione fra i due Stati, valido per 5 anni, che venne firmato il 2.9.1933 a Roma.
Nel 1936, nonostante fosse palese l’aggressione fascista contro la repubblica spagnola, i dirigenti sovietici aderirono all'accordo del cosiddetto unon intervento” (v.). Solo quando si resero conto di quanto era vasta la mobilitazione antifascista spontaneamente sorta in tufr to il mondo autorizzarono l’organizzazione delle Brigate Internazionali (v.), [...]
[...].
Nell’agosto 1939 fu firmato a Mosca il Patto di non aggressione russotedesco (v.) che venne seguito, a distanza di pochi giorni, dall’invasione e spartizione della Polonia (v.) da parte delle due potenze firmatarie. Un anno prima (maggio 1938) Stalin aveva ordinato lo scioglimento del Partito comunista polacco, i cui membri esuli a Mosca del resto erano già stati eliminati nelle “epurazioni” precedenti.
Nel maggio 1943, quando ormai l’U. R.S.S. si trovava tra le grandi potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale, Stalin ordinò lo scioglimento deH’Internazionale Comunista per procedere più liberamente alla spartizione del mondo in zone di influenza e mostrò come fosse strumentale, di fronte agli interessi di potenza dell’U.R.S.S., l’internazionalismo marxista. Non contraddirà tale assunto la successiva costituzione del Cominform,
come dimostrerà il tentativo di coalizzare i vari partiti comunisti contro la Jugoslavia (v.) di Tito. Nel dopoguerra l’Unione Sovietica continuerà a proporsi come punto di riferimento della lotta antifascista e di liberazione dei popoli, ma altri episodi confermeranno come la politica estera dello stalinismo subordinasse ai propri interessi nazionali quei principi di solidarietà internazionale di cui si era fatto banditore negli anni Venti e Trenta.
A questo proposito va ricordato che,[...]
[...]one, nella sua creazione storica, filosofica, letteraria [...]. Oggi egli è il capo della più grande potenza mondiale, il Capo al quale rivolgono lo sguardo con fiducia, amore e speranza i lavoratori e gli oppressi di tutto il mondo ». (Da Per una pace stabile, per una democrazia popolare, n. 32 del 21.12.1949, pag. 3).
Secondo dopoguerra
La vittoria riportata dal popolo sovietico nel corso del conflitto mondiale esaltò il prestigio dell’U.R.S.S. e fece credere a molti che il regi
me instaurato da Stalin, malgrado certe inevitabili durezze, fosse effettivamente un valido esempio di società socialista. Ma le cose non stavano precisamente così. Nei primi anni del dopoguerra, aH’interno dell’U.R.S.S. la repressione continuò, sia nei confronti di milioni di “nemici del popolo” che non vennero liberati dai campi di lavoro, sia nei confronti di nuovi capri espiatori, tra cui migliaia di militari sovietici catturati dai tedeschi durante il conflitto e che, secondo Stalin, erano da considerare “traditori della patria” per il semplice fatto di essere sopravvissuti. Veri e propri genocidi si erano d’altra parte avuti nella fase finale del conflitto.
Come rivelerà Krusciov nel già citato “rapporto segreto” del 1956, « deportazioni in massa di popoli interi, strappati alla terra natale con tutt[...]
[...]egreto”, riguardarono circa
200.000 Tartari della Crimea, nonché gli abitanti della Repubblica dei Tedeschi del Volga (circa 600.000 abitanti), costituita il 20.2.1924 e soppressa il 28.8.1941.
Subito dopo la guerra i metodi del
lo stalinismo furono esportati nei paesi liberati dall’Armata Sovietica (Polonia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia, Repubblica Democratica Tedesca, Albania), fatta eccezione della Jugoslavia, dove l’U.R.S.S. dovette fare i conti con un forte spirito di indipendenza che si era consolidato tra i partigiani di Tito (v.) durante la lotta di liberazione. Alla “scomunica” impartita nel 1948 contro il regime jugoslavo fece seguito un’ondata di processi (per “titoismo”, “trotzkismo”
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