Brano: Ungheria
un presunto “complotto” nel quale sarebbero stati coinvolti esponenti di primo piano del P.P.P.T. (ma i cui contorni non sono stati mai del tutto chiariti), un sanguinoso incidente a Miskolc e un pogrom antisemita a Kiskunmadaras spinsero il P.C.U. a premere sugli alleati per stringere le fila e imprimere una decisa svolta a sinistra allo stesso P.P.P.T., facendo espellere da questo partito l'intera ala giudicata infida. Ciò condusse alle elezioni dell’agosto 1947 che, sebbene attribuissero il 60% dei voti al Fronte popolare (e solo il 14% al P.P.P.T., ormai privo del sostegno della destra), in effetti resero il quadro di un paese politicamente frantumato, nel quale il P.C.U., diventato partito di maggioranza relativa, arrivava appena al 22% e l’opposizione al Fronte continuava a raccogliere il 40% dei suffragi. Cominciò allora a farsi strada fra i comunisti il timore di una instabilità del potere da essi così faticosamente raggiunto, che li spinse a rinviare le elezioni degli enti locali, mentre le modifiche intervenute nella politica internazionale, cioè il peggioramento dei rapporti fra le potenze vincitrici, sembravano avvalorare quel timore. Iniziò così una lenta, ma progressiva revisione della politica approvata al III Congresso del P.C.U., che ricevette un [...]
[...] dei suffragi. Cominciò allora a farsi strada fra i comunisti il timore di una instabilità del potere da essi così faticosamente raggiunto, che li spinse a rinviare le elezioni degli enti locali, mentre le modifiche intervenute nella politica internazionale, cioè il peggioramento dei rapporti fra le potenze vincitrici, sembravano avvalorare quel timore. Iniziò così una lenta, ma progressiva revisione della politica approvata al III Congresso del P.C.U., che ricevette un colpo definitivo dalla rottura intervenuta fra U.R.S.S. e Jugoslavia nel 1948.
Mutarono da questo momento le tendenze degli scambi con l’estero, che fino ad allora si erano indirizzati prevalentemente verso l’Occidente: l’accoglimento delle tesi sovietiche relative al Piano Marshall (v.) e i successivi accordi firmati con le altre repubbliche popolari condussero gradualmente l’Ungheria a inserirsi nel sistema di integrazione economica dell’Est europeo. Sul piano politico, la partecipazione dei comunisti ungheresi alla fondazione del Cominform (v.) si accompagnò, di lì a p[...]
[...] a difendere i lavoratori, ma ad occuparsi dei loro bisogni culturali e sanitari; il “pluripartitismo”, di cui Révai parlò ancora nel settembre 1948, venne sconfessato tre mesi dopo da Ràkosi e il Fronte fu interpretato non più come una forma di leale e reciproca collaborazione fra partiti, ma come uno strumento per appiattirne le differenze e determinarne l’assorbimento da parte dei comunisti.
La repressione si fece durissima all’interno del P.C.U.: fra il 1949 e il 1951 le epurazioni ridussero il numero degli iscritti al partito da
1.200.000 a 800.000, togliendo di mezzo tutti coloro che non davano garanzie di obbedienza assoluta. Fra le vittime più note furono il presidente della Repubblica Szakasits e il ministro degli Interni Làszló Rajk (v.). Il clamoroso processo a Rajk, arrestato nel maggio 1949, venne inscenato per dimostrare la totale lontananza dal socialismo e dalla democrazia della « cricca fascista di Tito ». Il prestigioso leader comunista, coraggioso combattente in Spagna e — certo — avversario di Ràkosi, venne costret[...]
[...]pre più i comunisti (e, al
l’interno del partito, il gruppo dirigente) non solo dalle altre correnti politiche, ma dai lavoratori e dalla massa della popolazione. Questo processo di distacco sempre più profondo fra governati e governanti sarà la causa principale della rivolta che sconvolse l’Ungheria sul finire del 1956.
La rivolta ungherese
Dopo la morte di Stalin (1953), il tentativo di “destalinizzazione” avviato dal XX Congresso del P.C.U.S. (1956) in Unione Sovietica, colse i comunisti ungheresi in un momento di lotta intestina e di profonde divisioni. Allorché, imitando i dirigenti del Cremlino, dal 1953 avevano cercato di dare vita a una direzione “collegiale”, il dittatore Ràkosi si era opposto e aveva inoltre ostacolato la nomina di Imre Nagy (v.) a presidente del consiglio, per non lasciare la carica fino ad allora detenuta insieme a quella di segretario generale del partito. Ràkosi si era poi adoperato per sabotare la politica di Nagy, tendente ad allargare gli spazi della democrazia ungherese, a riconoscere una certa li[...]
[...] di Imre Nagy (v.) a presidente del consiglio, per non lasciare la carica fino ad allora detenuta insieme a quella di segretario generale del partito. Ràkosi si era poi adoperato per sabotare la politica di Nagy, tendente ad allargare gli spazi della democrazia ungherese, a riconoscere una certa libertà di idee, a migliorare le condizioni di vita delle masse, riuscendo infine ad emarginarlo dalla vita politica. Tuttavia, dopo il XX Congresso del P.C.U.S. Ràkosi, considerato da molti come il “piccolo Stalin” ungherese, non aveva più molto da dire: odiato dai lavoratori, disprezzato dai suoi stessi compagni di partito, dopo aver perduto la protezione dei sovietici non gli rimase che dimettersi da ogni carica.
Lo sostituì un suo fedelissimo (Geroe), ma ciò non poteva bastare a placare gli umori popolari. Il Circolo Petoefi, fondato nel 1955 dall’Unione della gioventù comunista, riaprì i battenti dopo un periodo di forzata chiusura, trasformandosi presto in un centro di grande dibattito culturale e politico, cui parteciparono i maggiori inte[...]