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Il segmento testuale E.M. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 17Entità Multimediali , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 308

Brano: Osoppo, Formazioni

ma poi non se l'era sentita di accettare. Eppure voleva rimanere nella Resistenza, come difatti fece in Lombardia, dove divenne comandante delle Fiamme Verdi (v.).

3 Il terzo partito che intervenne fin dall’inizio, convogliando anche e inalveando energie e iniziative del mondo cattolico, fu la Democrazia cristiana. Anzitutto essa si fece presente nel campo politico e in quello assistenziale. Nei 45 giorni di Badoglio essa contribuì col P.C.I. e il P.d’A. alla trasformazione del « Comitato partiti antifascisti » in Comitato di Liberazione Nazionale, con responsabilità di governo clandestino locale. Nei primi mesi le sedute di questo C.L.N. e del suo Esecutivo militare si tennero sempre in ambienti cattolici che, per prudenza cospirativa, si avvicendavano costantemente.

Nel settore assistenziale la D.C. fu addirittura preceduta dalle iniziative assunte, anche con organizzazione diocesana, dal clero e dal laicato di Azione Cattolica. Il mondo cattolico con a capo i vescovi e il clero, specie i parroci, scrisse pagine che fanno onore alle comunità ecclesiali del Friuli nell'assistenza ai treni, alle frotte di fuggiaschi, ai prigionieri inglesi e jugoslavi evasi dai campi di concentramento di Gonars, di Torviscosa, di San Mauro di Premariacco e poi nell’assistenza ai feriti, ai latitanti di ogni tipo e colore, alle famiglie di caduti, nonché ai supersti[...]

[...]nziale la D.C. fu addirittura preceduta dalle iniziative assunte, anche con organizzazione diocesana, dal clero e dal laicato di Azione Cattolica. Il mondo cattolico con a capo i vescovi e il clero, specie i parroci, scrisse pagine che fanno onore alle comunità ecclesiali del Friuli nell'assistenza ai treni, alle frotte di fuggiaschi, ai prigionieri inglesi e jugoslavi evasi dai campi di concentramento di Gonars, di Torviscosa, di San Mauro di Premariacco e poi nell’assistenza ai feriti, ai latitanti di ogni tipo e colore, alle famiglie di caduti, nonché ai superstiti dei paesi incendiati dai nazisti.

Invece, come non c’è nel Vangelo

lo stimolo a qualsiasi guerra, così non era nelle intenzioni degli uomini della D.C. friulana, e meno ancora dei capi del movimento cattolico e del clero, l’apertura di un terzo fronte bellico fra quello degli Alleati e dei nazisti: il fronte della guerriglia partigiana. Essi aiutavano gli antifascisti e le vittime a nascondersi in attesa della avanzata delle truppe angloamericane dal Sud, avanzata ch[...]

[...]tti: anzitutto per i partigiani sloveni giunti in terra friulana, poi per la presenza dei garibaldini e dell’anzidetta banda Giustizia e Libertà. E non solo: intorno a SubTt, nello stesso comune di Attimis, il geometra ed ex capitano Manlio Cencig (Cesare, poi Mario) aveva organizzato un folto gruppo di resistenti armati a Treppo Grande e nei dintorni; altrettanto aveva fatto il cappellano

degli alpini Ascanio De Luca (don Aurelio), mentre a Gemona, con sede d’incontri l’oratorio degli Stimatini, si era costituito un terzo gruppo; altri ancora ne erano sorti fra Udine e San Daniele, suscitati da* gli ex capitani Candido Grassi (Verdi) e Corrado Gallino [Ivo), nonché in quel di Casarsa intorno a Piero Biasin [Leonida). Erano tutti gruppi di chiara tendenza non comunista. C’era inoltre gran fermento in tutto il Friuli, da Sacile alla Carnia, in mezzo ad altri ex alpini della Julia che, decisi a rifiutare ogni collaborazione coi tedeschi, si stavano organizzando per dar subito inizio ad atti di sabotaggio, ad azioni di recupero di armi [...]

[...]ve avevano potuto esperimentare di person le forme di lotta usate dalle armate di Tito. I partigiani sloveni erano ora in casa, nelle valli del Natisone, e le notizie più o meno veritiere, provenienti da lassù diffuse da animi esagitati e spaventati, erano spesso sconcertanti. Dalla metà ottobre si era in più verificata la crisi del Battaglione giellista e i pochi rimasti in (montagna avevano cercato la collaborazione dei gruppi di Attimis e di Gemona. Questa la situazione presentatasi alla D.C. friulana quando, volente

o nolente, fu chiamata anch’essa a dirigere, come partito del C.L.N., la lotta armata.

L’Esecutivo militare

La prima seduta del Comitato esecutivo militare (E.M.), organo che per mandato del C.L.N. doveva curare appunto i problemi « militari », ebbe luogo a Udine il 15.10.1943. Altre riunioni seguirono, con discussioni a ritmo serrato.

Un primo risultato fu raggiunto con il verbale del C.L.N. del 15.11.1943, il quale « afferma la necessità di assumere la responsabilità della rappresentanza politica del Paese [...]; riconosce la necessità di far luogo a formazioni armate [...]; delibera che le formazioni armate, pur nella loro varietà di origine e di organizzazione, sottostiano tutte alle direttive, agli ordini ed alla disciplina del C. di L.N. e per esso del suo Esecutivo », cui si diede mandato di puntare verso cr[...]

[...]ità di assumere la responsabilità della rappresentanza politica del Paese [...]; riconosce la necessità di far luogo a formazioni armate [...]; delibera che le formazioni armate, pur nella loro varietà di origine e di organizzazione, sottostiano tutte alle direttive, agli ordini ed alla disciplina del C. di L.N. e per esso del suo Esecutivo », cui si diede mandato di puntare verso criteri d’azione comuni e verso un comando militare unico.

NeH’E.M. che doveva attuare quanto disposto dal C.L.N., lo schieramene

308



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 429

Brano: Schio, Eccidio di

1945); Antonio De Peron (cl. 1911, m. a Bergen Belsen il 10.7.1944); Vittorio Emanuele Letter (cl. 1899, deportato dalla Francia e m. a Dachau il 13.5.1945).

Da Santorso fu deportato Gino Zanella (cl. 1926, m. a Gusen il 25.4.1945).

Da Piovene Rocchette furono deportati: Luigi Turco (cl. 1924, m. a Mauthausen il 19.3.

1945); Luigi Segalla (cl. 1901, m. a Dachau in data ignota); Angelo Zen (cl. 1899, m. a Ebensee il 18.3.1945).

Al comune di Schio, per la sua massiccia partecipazione alla Guerra di liberazione, verrà conferita nel dopoguerra la medaglia d’argento al valor militare.

Bibliografia: E. Franzina (a cura di), La classe, gli uomini, i partitiStoria [...]

[...]1945); Luigi Segalla (cl. 1901, m. a Dachau in data ignota); Angelo Zen (cl. 1899, m. a Ebensee il 18.3.1945).

Al comune di Schio, per la sua massiccia partecipazione alla Guerra di liberazione, verrà conferita nel dopoguerra la medaglia d’argento al valor militare.

Bibliografia: E. Franzina (a cura di), La classe, gli uomini, i partitiStoria del movimento operaio e socialista in una provincia bianca: il Vicentino (18731948), Vicenza 1982; E.M. Si mi ni, Il Nostro Signor Capo

Schio dalla Grande Guerra alla Marcia su Roma, Vicenza 1980; E. Trivellato (a cura di), Quaderni della Resistenza, n. 15 quaderni editi a Schio dal 1977 al 1982; A. Dal PontS. Carolini, L'Italia dissidente e antifascista, Milano 1980; AA.VV., Brigate d'assalto GAREMI, contributo per una storia del Gruppo Divisioni Garibaldine *A. Garemi”, Torrebelvicino 1978; Archivio Centrale dello StatoCasellario Politico Centrale, Buste diverse di “sovversivi”.

E.Si.

Schio, Eccidio di

La notte tra il 6 e il 7.7.1945, cioè tre mesi dopo la Liberazione, un gruppo costituito da una dozzina di ex partigiani armati e mascherati si introdusse con uno stratagemma nelle carceri mandamentali di Schio (v.), dove si trovavano detenuti un centinaio di fascisti o presunti tali in attesa di processo o di scarcerazione, e ne uccise 47, ferendone anche mortalmente altri.

Dopo aver rinchiuso in una stanza dell’edificio il carceriere e la sua famiglia, nonché alcuni prigionieri politici e detenuti comuni, gli ex partigiani aprirono il fuoco con armi automatiche sulla massa dei restanti. La sparatoria durò dai tre ai cinque minuti ed ebbe termine soltanto quando fra le vittime scomparve ogni segno di vita. Oltre ai 47 uccisi durante la indiscriminata esecuzi[...]

[...]speranza di rivedere i loro cari.

Durante la manifestazione si ebbe per qualche momento l’impressione che la folla stesse per assalire le carceri dove si trovavano rinchiusi i fascisti e corse voce che bisognava giustiziare subito tanti fascisti quanti erano stati gli sciedensi assassinati nei lager. Le cose non precipitarono solo grazie all’intervento di reparti dell'88° Reggimento del Gruppo di combattimento “Friuli” di stanza a Schio, di elementi della Polizia Ausiliaria e soprattutto grazie al partigiano Valerio Caroti, ex comandante della Divisione Garibaldina “Martiri della Valleogra”, che riportò la folla alla ragione con un appropriato discorso.

In realtà, nelle carceri si trovavano detenuti, tra gli altri fascisti che avevano svolto ruoli rilevanti durante i due anni di occupazione tedesca a Schio e nella zona, per lo più personaggi minori, arrestati per motivi di scarso rilievo e, in qualche caso, fors’anche per errore. Per molti di questi infatti erano già pronti

o si stavano apprestando gli ordini

di scarcerazion[...]

[...]

Nei giorni immediatamente successivi alla manifestazione del 28 giugno, si intensificarono nel paese le voci di una imminente amnistia o comunque di scarcerazioni larghe e indiscriminate degli arrestati fascisti, tanto da far pensare non solo a una giustizia generosa, ma all’assenza di una qualsiasi giustizia. Fu per questo che molti pensarono di agire direttamente.

In un gruppo di ex partigiani del Battaglione “RaminaBedin” e in alcuni elementi del Battaglione “Ismene” (entrambi appartenenti alla “Garemi”), maturò così la decisione di compiere un atto di “giustizia popolare”. Quando la dozzina di partigiani volontariamente offertisi per la brutale azione entrarono nelle carceri, ci fu un tentativo di selezionare secondo la responsabilità i fascisti da giustiziare, ma a quel punto la situazione sfuggì a qualsiasi controllo: si ebbe quindi una sparatoria indiscriminata che trasformò la già arbitraria iniziativa in un sanguinosissimo eccidio. Furono uccisi, tra i fascisti più noti: Carlo Tadiello, ufficiale del Battaglione “Toscana” della G.N.R.; il dottore Michele Arlotta, primario dell’Ospeda[...]

[...]ri, ci fu un tentativo di selezionare secondo la responsabilità i fascisti da giustiziare, ma a quel punto la situazione sfuggì a qualsiasi controllo: si ebbe quindi una sparatoria indiscriminata che trasformò la già arbitraria iniziativa in un sanguinosissimo eccidio. Furono uccisi, tra i fascisti più noti: Carlo Tadiello, ufficiale del Battaglione “Toscana” della G.N.R.; il dottore Michele Arlotta, primario dell’Ospedale Civile di Schio e già membro del Direttorio del Partito fascista; il dottor Giulio Vescovi, commissario prefettizio di Schio; Mario Plebani, squadrista antemarcia e reggente del Fascio repubblicano di Schio dopo I’8.9.1943; il dottor Antonio Sella, podestà di Magrè di Schio e di Valli del Pasubio, nonché membro del direttorio del fascio; Giuseppe Stefani, podestà di Valdastico; Giuseppe Fistarol, maggiore del genio; l’avvocato Ruggero Rizzoli, maggiore, già della segreteria del Duce e a suo tempo membro della Commissione d'armistizio italofrancese; Giobatta Mignani,

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 309

Brano: Osoppo, Formazioni

to era diviso: da una parte il P.C.I., voce della « Garibaldi »; dall'altra il P.d’A. e la D.C., voci del Btg. G.L. e degli altri gruppi. Il P.S.I.U.P. faceva da mediatore.

Dopo lunghe e ripetute sedute si giunse aH’accettazione del pluralismo di modalità e di comando. In seduta congiunta del C.L.N. e del suo E.M., tenutasi il 24.12.43, preso atto della situazione il C.L.N. autorizzò il costituirsi di formazioni armate di due tipi, entrambe facenti capo al C.L.N., l'una tramite il P.C.I., l’altra tramite il P.d’A. e la D.C.. Tutti erano d’accordo sulla necessità di riparare alle enormi ingiustizie subite da sloveni e croati a causa deH’irredentismo (v.), poi molto aggravate dal fascismo, ma ci si augurava che i nodi non venissero tagliati « manu militari » bensì risolti per decisione della popolazione interessata.

Il Comando della « Garibaldi », conscio di tale esigenza, trattò con le forze slovene [...]

[...] subite da sloveni e croati a causa deH’irredentismo (v.), poi molto aggravate dal fascismo, ma ci si augurava che i nodi non venissero tagliati « manu militari » bensì risolti per decisione della popolazione interessata.

Il Comando della « Garibaldi », conscio di tale esigenza, trattò con le forze slovene qui operanti e in due accordi (l’uno del 13.11.1943, l’altro del 7.5.1944) ottenne che anche gli sloveni s’impegnassero a rimandare i problemi delle terre da annettere alla Slovenia a guerra finita (v. Diplomazia partigiana). Ma il comportamento di molti partigiani sloveni continuerà a diffondere in Friuli apprensioni e diffidenze, e la reazione dei friulani sarà diversa: indulgente quella degli aderenti al P.C.I., che inviterà sempre a comprendere e a confidare; diffidente quella dei molti che, pur senza rendersene conto, saranno impregnati di nazionalismo venato di sciovinismo. L’internazionalismo, che per gli uni era un bene da auspicare, per gli altri era una trappola da evitare.

La situazione locale che abbiamo descritto indubbiamente favorì il nascere e il rafforzarsi della « Osoppo ». Questa non fu pertanto una formazione « apolitica » e ciecamente patriottica: voleva anch’essa un diverso futuro politico, ma nel quale a dir la sua parola fosse la democrazia del dopoguerra, non la prepotenza della guerra.

La[...]

[...]conto, saranno impregnati di nazionalismo venato di sciovinismo. L’internazionalismo, che per gli uni era un bene da auspicare, per gli altri era una trappola da evitare.

La situazione locale che abbiamo descritto indubbiamente favorì il nascere e il rafforzarsi della « Osoppo ». Questa non fu pertanto una formazione « apolitica » e ciecamente patriottica: voleva anch’essa un diverso futuro politico, ma nel quale a dir la sua parola fosse la democrazia del dopoguerra, non la prepotenza della guerra.

La « Osoppo » di montagna nel 1944

I gruppi autonomi sorti nel 1943 ad Attimis, Gemona, Treppo Grande, Udine, Casarsa e in altre località della zona diedero vita alla « Osoppo » confluendovi. Nel gennaiofebbraio 1944 si svolse una febbrile attività cospirativa, non rallentata neppure dall’arresto di Giuseppe Talamo. Il 14 febbraio \ capi di tutti i settori si riunirono

e decisero di salire in montagna: il primo nucleo si stabilì nella vai d’Arzino (25.3.1944) e il 14 aprile esso ricevette il battesimo di fuoco; il 25 aprile, in un attentato contro una caserma di Tolmezzo, perse il suo capo Renato Del Din (v.), alla cui memoria sarà conferita la medaglia d’oro.

Nell’est[...]

[...]fluendovi. Nel gennaiofebbraio 1944 si svolse una febbrile attività cospirativa, non rallentata neppure dall’arresto di Giuseppe Talamo. Il 14 febbraio \ capi di tutti i settori si riunirono

e decisero di salire in montagna: il primo nucleo si stabilì nella vai d’Arzino (25.3.1944) e il 14 aprile esso ricevette il battesimo di fuoco; il 25 aprile, in un attentato contro una caserma di Tolmezzo, perse il suo capo Renato Del Din (v.), alla cui memoria sarà conferita la medaglia d’oro.

Nell’estate 1944 la Brigata « OsoppoFriuli », come la « Garibaldi », registrò una crescita impetuosa, grazie ai giovani che, per sfuggire all’arruolamento nell’esercito fascista, raggiunsero i partigiani la cui causa andava ormai largamente accreditandosi in ogni ceto sociale. Dal 21 agosto, alla vigilia dei grandi rastrellamenti autunnali, essa venne riconosciuta come

I Divisione d’assalto « OsoppoFriuli », strutturata in 5 Brigate su complessivi 15 battaglioni che, in novembre, diventeranno 28. Le sue forze si stendevano dalla pedemontana a est de[...]

[...]soppoFriuli », come la « Garibaldi », registrò una crescita impetuosa, grazie ai giovani che, per sfuggire all’arruolamento nell’esercito fascista, raggiunsero i partigiani la cui causa andava ormai largamente accreditandosi in ogni ceto sociale. Dal 21 agosto, alla vigilia dei grandi rastrellamenti autunnali, essa venne riconosciuta come

I Divisione d’assalto « OsoppoFriuli », strutturata in 5 Brigate su complessivi 15 battaglioni che, in novembre, diventeranno 28. Le sue forze si stendevano dalla pedemontana a est del Torre fino alla vai Cel lina, Carnia compresa.

Intensa fu l’attività militare della I Divisione « OsoppoFriuli », come provato dalla documentazione del tempo. Frutto dell’azione congiunta della « Garibaldi » e della « Osoppo » fu, in quell’estate 1944, la « Zona libera » della Carnia (v.) che per tre mesi attuò forme di governo democratiche in 40 comuni comprendenti una superficie di 2.500 kmq. delle Alpi e Prealpi carniche. Fu creata a fine agosto anche la « Zona libera » del Friuli (v.) (più propriamente, del Friuli nordorientale) comprendente 6 comuni: Torreano, Faedis, Attimis, Nimis, Lusevera, Tarpana, nonché frazioni dei comuni di Tarcento e Povo letto.

II radiomessaggio n. 23, inviato il 9.10.1944 da Nicholson, capo della Missione alleata, così descrive

Cavalleria cosacca a Tarcento nel l'agosto 1944

le forze partigiane della « Zona libera » della Carnia (con esclusione dunque del Friuli Nord Orientale),[...]

[...]ale 2.010 uomini, un mortaio, 5 piat, 42 mitragliatrici pesanti, 42 beretta, 202 sten e 839 fucili. La Garibaldi ha 2.542 uomini, 62 mitragliere pesanti, 1 piat, 1 cannone 47/32, 320 sten

0 shmeiser e 1.307 fucili. Entrambe le formazioni hanno un gran numero di uomini senz’armi e la forza potrebbe essere raddoppiata se si trovassero armi ».

Contro queste forze, agguerrite unità naziste, fasciste e cosacche attuarono, in ottobre e a fine novembre, un doppio rastrellamento. Questo non poteva non aver successo, ma non debellò i partigiani; li costrinse a rifugiarsi in pianura o in alta montagna, per prepararsi a tornare in quella primavera che avrebbe finalmente portato all’insurrezione finale.

La « Zona libera » del Friuli nordorientale fu presidiata da garibaldini e osovani, appoggiati a Nordest da partigiani sloveni. I garibaldini erano inquadrati nella « Natisene » (v.) su 2 Brigate che in ottobre divennero 3, di cui la terza dislocata nel Collio goriziano, cioè fuori zona. Secondo Ferdinando Mautino [Carlino), gli 11 battagli[...]

[...]do Ferdinando Mautino [Carlino), gli 11 battaglioni avevano complessivamente 1.200 uomini circa.

Gli osovani, da parte loro, disponevano di 1 Brigata su 6 (poi 7) battaglioni comprendenti in tutto 600700 uomini o non molto oltre. Anche questa « Zona libera » era sotto il pieno ed esclusivo control

lo dei partigiani che, da lì, potevano controllare a distanza ravvicinata la linea ferroviaria pontebbana e centri nevralgici importanti per il nemico. La loro presenza era quindi estremamente molesta e Kesserling diede l’ordine di intervenire in grande stile contro tutte le forze partigiane del Nord. Quest’ordine fu eseguito in Friuli cominciando proprio da queste parti: il primo paese incendiato fu Torlano di Nimis (20 luglio), dove fu perpetrata anche una strage di 34 civili più 1 partigiano. Il rastrellamento continuò dal 26 al 30 settembre con altre stragi, deportazioni e nuovi incendi.

Grandi furono le sofferenze della popolazione e ancor maggiori le perdite tra i partigiani: 58 furono

1 civili vittime dei nazifascisti e dei cosacchi, mentre 155 partigiani pagarono con la vita quei due mesi di « Zona libera » del Friuli nordorientale.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 642

Brano: [...]1969); Fidenza: ai Carristi caduti (A. Allegri 1974); Fiorenzuola d’Arda: alla Libertà (S. Brizzolesi, 1986); Firenze: ai Caduti di Radio Cora; Firenze: ai Caduti a Pian d’AIbero (M. Guasti, 1970); Firenze: alla Resistenza (Scuola d'Arte di Porta Romana,

1987); Fonteno: ai Caduti della battaglia di Fonteno (1984); Fosdinovo: parco della Resistenza (R. Bruni—L. Galletto—A. Ambrosini—L. Guarini, 1984); Fossano: alla Resistenza (S. Rattalino—M. Semino, 1981); Gabicce Mare: ai Caduti e alla Resistenza (L. Sguanci, 1972); Gaggio Montano: alla Brigata “Giustizia e Libertà” (G. Cuppini, 1972); Gallarate: alla Resistenza gallaratese (A. Pomodoro, 1980); Gattatico: CasaMuseo dei Fratelli Cervi; Genova: Sacrario partigiano (N. Servettaz, 1949); Genova: due monumenti ai Deportati nel Cimitero di Stagi ieno; Gonars: Sacrario dei Caduti jugoslavi (N. Zivcovic, 1973); Gòttingen: Memorial (C. Cagli, 1973); Grugliasco: alla Resistenza e alla Pace (F. Prandi, 1985); Grumello del Monte: alla Resistenza (M. Locati, 1965); Gusen: Memoriale italiano; Imola: al Partigiano (A. Biancini, 1946); Lanciano: ai Caduti ottobrini (R. D’Aquino— C. Di Carlo—V. Martelli, 1963); Lanzo Torinese: Mausoleo dei Partigiani nel Cimitero (N. Galizia, 1968); L'Aquila: ai Nove Martiri aquilani (S. Ferri, 1968); La Spezia: al Deportato (1976); Lavagna: al Partigiano (L. Grande, 1975); Lecce: ai Caduti leccesi per la libertà (M. Gennari—G. Massari,

1988); Lecco: alla Resistenza; Lendinara: alla Resistenza (P. Fazzini, 1987); Ugnano

Sabbiadoro: ai Caduti (L. Ceschia, 1976) Lillianes: ai Morti per la Libertà; Lodi: al là Resistenza (G. Vigore[...]

[...]olotti 1946, L. Gaimozzi 1975) Lumezzane: alla Resistenza (V. Piotti, 1970) Lusiana: al Caduto Ignoto sul Monte Corno (G.V. Ronzani, 1970); Macerata: alla Resi stenza (P. Castelli—L. Cristini—R. Pai lei 1969); Magione: al Partigiano (R. Mancini 1958); Malalbergo: Altedo ai Partigiani ca duti (R. Valla, 1953); Malalbergo: Ponticell ai 12 Partigiani caduti (N. Zamboni, 1982) Mantova: alla Resistenza (M. Mazzacurati 1968); Mapello: alla Resistenza (E.M. Lo cati, 1968); Marina di Carrara: alle Vittime del fascismo (A. Locatelli, 1979); Marradi Sacrario in Crespino del Lamone; Marza botto: Memoriale del Massacro (N. Zam boni, 1975); Massa: al Partigiano (P. Ca scella, 1979); Massalombarda: ai Caduti par

tigiani (A. Leorati, 1949); Massa Marittima: ai minatori di Niccioleta (N. Dunchi, 1964); Mauthausen: agli Italiani (M. Labò e M. Basaldella, 1955); Meldola: al Partigiano (A. Neri, 1983); Mignano Monte Lungo: Sacrario del C.I.L.; Milano, Cimitero Maggiore: Sacrario ai Caduti Sovietici in Italia (G. Pulcini, 1985); Milano, piazzale Loreto: ai 15 Patrioti fucilati (G. Castiglioni, 1960); Milano, Rogoredo: ai Caduti e ai Partigiani (G. Sangregorio, 1962); Milano, Baggio: ai Caduti [...]

[...]ngregorio, 1965); Milano, Barona: ai Caduti per la Libertà (G. Ramous, 1969); Milano, Isola: ai Caduti dell’isola (C. Ramous, 1972); Milano, Gorla: ai Piccoli Martiri (R. Brioschi, 1947); Milano, Idroscalo: alla Resistenza (M. Robaudi, 1985); Milano, piazza Conciliazione: alla Libertà (C. Ramous, 1973); Milano, piazza Tricolore: alla Guardia di Finanza (A. Sassu, 1985); Milano, Trenno: ai Caduti (R. Brioschi, 1966); Militello in Val di Catania: Memoria alla Resistenza (G. Pagnano, 1982); Mirandola: al Partigiano (A. Murer, 1985); Mirandola: al Partigiano (F. Fantoni—V. Magelli, 1973); Mirano, Monumento alla Resistenza (A. Murer, 1975); Modena, Cimitero: Famedio dei Caduti alla Resistenza (A. Pomodoro, 1972); Modena: ai caduti della Divisione Acqui (A. Murer, 1984); Modena: la Statua della Libertà (S. Barberini 1889, M. Quartieri 1972); Moimacco: ai Caduti della Resistenza (G. Tavagnacco, 1977); Mondovì: ai Caduti per la Libertà (C. Pellegrino, 1963); Monfalcone: ai Caduti di Monfalcone (G. Tavagnacco, 1979); Montaione: alla Libertà e al[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine E.M., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---C.L.N. <---fascista <---D.C. <---Giuseppe Talamo <---P.C.I. <---fascismo <---nazifascisti <---Angelo Zen <---Antonio De Peron <---Archivio Centrale <---Ascanio De Luca <---Azione Cattolica <---Bibliografia <---Brigata Ga <---C.I.L. <---Caduti S <---Caduti Sovietici <---Caduti a Pian <---Caduti di Monfalcone <---Caduti di Radio <---Caduti nel Pratomagno <---Caduti nella Resistenza <---Caduto Ignoto sul Monte Corno <---Carlo Tadiello <---Casa-Museo <---Civile di Schio <---Comitato di Liberazione <---Comitato di Liberazione Nazionale <---Corrado Gallino <---Crespino del Lamone <---Deportati nel Cimitero di Stagi <---Desenzano del Garda <---Direttorio del Partito <---Doberdò del Lago <---Famedio dei Caduti <---Fiamme Verdi <---Friuli Nord Orientale <---G.L. <---G.N.R. <---G.V. <---Gabicce Mare <---Giobatta Mignani <---Grumello del Monte <---Gruppo Divisioni Garibaldine <---Guardia di Finanza <---Ignoto sul Monte <---Il Nostro Signor Capo <---Il P <---Il P S <---L.N. <---La Spezia <---La notte <---La prima <---Liberazione Nazionale <---Loro Ciu <---Luigi Segalla <---Magrè di Schio <---Marcia su Roma <---Marina di Carrara <---Mausoleo dei Partigiani nel Cimitero <---Memoriale del Massacro <---Militello in Val di Catania <---Monte Grappa <---Osoppo-Friuli <---P.S.I.U.P. <---Pratica <---Radio Cora <---Reggimento del Gruppo <---Renato Del Din <---Resistenza in Ravenna <---Ruggero Rizzoli <---Sacrario dei Caduti <---Sacrario in Crespino del Lamone <---San Mauro di Premariacco <---Scurati Manzoni <---Sovietici in Italia <---Stato-Casellario <---Storia <---Teologia <---Teologia cattolica <---Val di Catania <---Valerio Caroti <---Valli del Pasubio <---Vittorio Emanuele <---Vittorio Emanuele Letter <---Zona libera <---anticomunismo <---antifascista <---antifascisti <---antipartigiana <---attesista <---comunista <---cristiana <---cristiani <---d'Arte <---fasciste <---fascisti <---goriziano <---internazionalismo <---irredentismo <---italiano <---lista <---nazionalismo <---naziste <---nazisti <---pluralismo <---sciovinismo <---socialista <---sottostiano <---squadrista <---teologia <---tigiani



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