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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Cairo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 90Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Mario La Cava, Il grande viaggio in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]ma volta, concludeva, passando però ad altro ragionamento: « Perciò ti dico che fai male a non pensare a tempo alla tua famiglia, ora che sei giovane, e qui si sta bene e si guadagna, nonché mia moglie vi vuole conoscere tutti, tanto é innamorata delle bambine, e anch'io che non le ho potuto avere per me, e un matrimonio senza figli non é matrimonio. Parla quindi a Rosaria e convincila che ti lasci partire, qui l'Egitto é grande, figurati che il Cairo è una città che non finisce mai, e c'é posto per tutti. Tu potresti venire prima e poi potresti ritirare Rosaria con le bambine, tanto più che le donne si possono impiegare, e io ho mia moglie che guadagna quasi più di me. Pochi anni di sacrifizio e poi potresti ritornare in Italia a fare il proprietario... ».
« Dice di andare al Cairo, ci vuole li a tutti i costi... » spiegò Giuseppe, ridendo.
« Ah! » esclamò semplicemente Rosaria.
« Prima vuole che vada io a vedere come si sta; e poi ti manderei l'atto di richiamo perché mi raggiungessi... ».
t~ E lasceremmo tutto ? » disse Rosaria.
« Bah! Poi si vedrà... ». concluse Giuseppe. La moglie rimase pen
f

IL GRANDE VIAGGIO 97
sierosa, mentre il ragazzo incominciò: «In questa settimana partirà zio Carlo per l'America ».
« Certo l'America é più lontana ». disse Giuseppe; ma per Rosaria l'Egitto o l'America era la stessa cosa. Il marito, scherzando ancora, aggiunse : «[...]

[...]'Egitto! L'Egitto! » esclamò Giuseppe. «Siamo arrivati. Quello é l'Egitto! » spiegò, voltandosi a guardare la moglie.
Ma la donna che in altre circostanze avrebbe gridato di gioia, ora, bianca in volto, nemmeno rispose. Sospettosa negli occhi, strinse a sé le piccine, le chiamò, se le mise sotto le ali della sua protezione come una chioccia fa coi pulcini.
Quel giorno stesso in cui arrivarono al porto di Alessandria, partirono col treno per il Cairo, dove giunsero la sera, ch'era già notte. Soffrirono il caldo lungo il percorso come se fosse ancora l'estate del loro paese, refrigerio trovando solo quando il treno costeggiava di tanto in tanto il Nilo.
« Guarda che fiume! Sembra il mare! » diceva Giuseppe; aggiungendo per scherzo: «Uguale al nostro Buonamico!...» ch'era un torrente che si asciugava quasi d'estate.
« Che c'entra! — rispondeva Rosaria. — Quello é un'altra cosa! ».
«Le campagne a che sono coltivate? » domandava Giuseppe a se stesso, senza sapersi dare una risposta precisa; e poi soggiungeva : «Non sono belle alberate come[...]

[...]ocato, più della sorella abitualmente rosea.
«Ci pensi che questa qui me la piglia la febbre? » disse la madre.
«Un po' di stanchezza! » rispose il padre. E diventò pensieroso com'era quando si trovava sul vapore. Passarono nel corridoio uomini in tunica bianca e turbante rosso, ed egli quasi sembrò non li notasse.
Era che considerava di aver perduto il primo treno che avrebbe dovuto prendere e col quale sarebbe stato aspettato dai cognati aI Cairo; sarebbe invece arrivato con ritardo; probabilmente non avrebbe visto nessuno alla stazione; ed egli, spratico della città, come avrebbe fatto a trovare la casa dei parenti?
Domandò a un signore, vestito in nero, che aveva davanti a sé, quanto occorresse per arrivare al Cairo. « Ecco, siamo arrivati » gli rispose quello, in italiano, sorridendo. E già la città compariva colle sue alte torri e colle sue immense chiese.
Alla stazione trovarono per fortuna i fratelli colle mogli che li aspettavano da più ore; essi avevano capito che gli ospiti si erano sbagliati. «Rosaria! » gridò per primo Filippo, ch'era il più espansivo e il più svelto; usci dal cancello dove si trovava e si buttò tra le braccia della sorella. Antonio abbracciava Giuseppe, ridendo, mentre le mogli stavano indietro.
« Io sono Matilde! » disse la moglie di Filippo. « E io Vanda! ». « Cosa si dice [...]

[...]nava, soffocando talora le loro voci allegre. Vino non mancava, e i fratelli bevvero più di Giuseppe, inutilmente sforzato.
Di tutti era l'allegria; ma specialmente dei fratelli e d'elle loro mogli: la stanchezza, le emozioni sofferte, la novità delle cose offu
IL GRANDE VIAGGIO 107
scava la gioia degli ospiti. Essi avrebbero voluto andare a riposare. Ernesta fu vinta dal sonno, e messa a dormire, mentre il grammofono nella casa cittadina del Cairo, continuava le sue sonate. Infine Vanda, che pareva più anziana di Matilde e come il marito meno espansiva, disse: « Lasciamoli andare a dormire », alzandosi per ritirarsi con Antonio nel suo appartamento.
La febbre, fortunatamente, non durò a lungo alla piccola Lidia : l'indomani mattina era vispa e allegra, al pari di Ernesta, come nulla le fosse successo. Il padre poté uscire con Filippo e Antonio per conoscere la città e trovare lavoro.
Quasi contemporaneamente si licenziarono le due cognate da Rosaria, per le loro solite occupazioni: Matilde, per andare a servizio in una casa di milion[...]

[...]voi sapete come io la penso!» concluse Giuseppe.
Certamente egli avrebbe voluto continuare anche in Egitto la bella vita, pur nella povertà, che faceva nel borgo; quando lavorava nelle ore che voleva, e si riposava a suo piacimento; quando chiacchierava
IL GRANDE VIAGGIO 111
coi clienti, seduto davanti al deschetto, e di essi conosceva il piede meglio di quello che non sapesse la faccia.
Ma ciò ormai non era più possibile: al laboratorio del Cairo egli non aveva che una parte limitata nella costruzione delle scarpe, non faceva che le cuciture colla macchina; il maestro di una volta s'era trasformato in uno dei tanti lavoranti d'una bottega più vasta che non era a contatto del pubblico, e la soddisfazione di formare tutto da sé un bel paio di scarpe o di vedere in viso il cliente che doveva servire gli era venuta a mancare.
Né il compenso che ricavava era rilevante in rapporto alla vita che si conduceva : i cognati guadagnavano di più alla diga, e Giuseppe a stento li seguiva nelle spese che occorreva fare per il mantenimento della fam[...]

[...]chi mesi, col lavoro straordinario che avrebbe fatto, sarebbe stato in condizione di partire.
«Partiremo dunque nell'inverno, quando non si soffre piú? » domandava Rosaria, che non calcolava come il marito e i fratelli le necessità della vita.
« Tranquillizzatevi Rosaria — dicevano allora le cognate. — Un altro po' di sacrifizio e poi avrete il piacere di ritornare a casa vostra... ».
Matilde da sola continuava : « E non ci vedremo più qui al Cairo ? Giacché io verrò di tanto in tanto al vostro paese... ».
« Verremo, verremo! » prometteva Vanda.
Rosaria non rispondeva, ma sorrideva, perduta nel sogno del suo paese natale.
« Ella non si é mai adattata alla vita del Cairo! » dichiarava Antonio.
« Non so perché non ti è mai piaciuto. l'Egitto » continuava Filippo. « Eppure non sei stata ammalata, altro che un po' agli occhi, e la bambina ha avuto qualche febbre... ».
« Febbre me la chiami? Stava per morire, povera piccina mia! » rispondeva Rosaria.
« Si, ormai é stabilito. Col lavoro straordinario che farò, sarò in grado di raggranellare presto i soldi che ci vogliono per le cinquemila lire! » assicurava Giuseppe.
Rientrava in quel momento dalla casa di una compagna di scuola, Ernesta; e quasi prima della sua aggraziata persona si avverti la sua voce squill[...]

[...]quella continua agitazione, alla quale non era abituato, lo stancava, e non solo i tempi beati di quando faceva il calzolaio e aveva a che fare con tutto un
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popolo docile, che gli era cliente, erano rimpianti, ma anche l'epoca dura della sua vita in Egitto, durante l'ultima estate, dove aveva tanto lavorato. Forse aveva fatto male a ritornare in Italia, meglio sarebbe stato se egli fosse rimasto ancora per qualche anno al Cairo, e avesse soltanto mandato la moglie colle bambine a rivedere il padre. Ma ormai le cose erano andate tosi, e bisognava aspettare che migliorassero, come certamente sarebbe accaduto.
I risparmi però si assottigliavano gradatamente e la povertà compariva all'orizzonte, se egli avesse perduto quel posto che aveva. Rosaria avrebbe dovuto saperlo; e invece restava così spensierata e leggera, quando non compiangeva colle sorelle la fine temuta del padre, nelle sue chiacchiere con commare Carmela e le altre vicine.
Solo conforto per Giuseppe erano le ingenuità delle sue bambine, che dopo il ritor[...]

[...]a non si sarebbero ripetuti.
Parlò a Rosaria dei suoi progetti. « No, no, meglio restare qua. Non sarei capace di partire dalla terra dove so che dorme la mia bambina! », rispose la moglie che aveva creduto di doverlo accompagnare.
« Tu resterai qui con la bambina. E io in pochi anni farò fortuna. Poi ritornerò. Vedi come ogni cosa mi va male, vedi come è stato un errore ritornare troppo presto dall'Egitto! ».
« E perché non vuoi ritornare al Cairo, dove i fratelli potrebbero aiutarti? ».
« So che in America si possono fare guadagni maggiori coi quali ritornerei più presto a casa... ».
« Io non so... Ma ho paura di restare sola! Vedi come sono ammalata e stanca...».
134 MARIO LA CAVA
«Se tu stessa ti rivolgessi alla famiglia Chirico che sempre ti ha voluto bene, potresti ottenere un prestito per il viaggio con poco interesse, o senza affatto interesse... ».
« Ma davvero vuoi dunque partire? », gridò Rosaria e si mise a piangere come una bambina.
In seguito si discusse a lungo della cosa. Agata e Peppina questa volta non insisteron[...]



da Massimo Robersi, Dal Cairo ad Ankara: bastone e carota. [sottotitolo: Ha detto Nasser: «Avevamo una sola alternativa, essere dominati o accettare la sfida»] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 1 - 23 - numero 4

Brano: Da! Cairo ad Ankara:
bástone e carota
Ha detto Nasser: « Avevamo una sola alternativa, essere dominati o accettare la sfida »'
Proprio al termine del 1964 un
anno, per vero dire, di relativa tran.qualità — un improvviso sussulto ha confermato l'instabilità di fondo della vita politica del Medio Oriente gettando, alto stesso tempo, un'ombra d'in certezza sul futuro. Agli inizi del mese infatti, un'aspra polemica s'è sviluppata tra Stati Uniti e Repubblica Ara
Unita: ad una richiesta egiziana di aumentare le forniture di aiuti alimentari, Washington ha risposto negativamente dichiarando, senza ambig[...]

[...] estera egiziana giudicata in modo negativo; a tale offesa il presidente Nasser ha reagito con un aspro discorso a Porto Said nel corso del quale ha ribadito con energia il pieno diritto del suo paese ad operare in pieno libertà nell'arena internazionale senza sottostare ad odiosi ricatti.
Per cominciare a spiegarci che cosa c'è sotto l'incidente, è opportuno leggere un commento molto preciso a tutta la vicenda che è apparso sul quotiadiano del Cairo AIAkhbar: «L'America pratica nei nostri confronti la politica del bastone e della carota. Essa minaccia di tagliarci i viveri se ci rifiutiamo di abbandonare it Congo al suo destino, di lasciare solo il Sudan, di lavarci le mani della Yemen e di mantenerci lontani dai movimenti di liberazione nazionale. Ma la lotta per la libertà è indivisibile. Nello Yemen, nel Congo e nel Sudan v'è la medesima battaglia per la quale noi dobbiamo versare il nostro sangue e sacrificare una parte della nostra prosperità s. Senza timore di essere accusati di semplicismo, pensiamo che non vi sua nulla da aggiung[...]

[...] togliere alla netta definizione dei fatti formulata dal giornale egiziano. In realtà, confermando puntualmente le previsioni dei più seri commentatori politici, la tragedia congolese causata dall'intervento dei belgi e degli americani, comincia a dare i suoi frutti avvelenati e minaccia conseguenze a catena in località assai lontane da Stanleyville: il sostegno morale e concreto della RAU ai partigiani congolesi, i viaggi di Gaston Soumialot al Cairo e ad Algeri, la creazione di basi di appoggio per gli oppositori di Ciombe nel Sudan meridionale sono tutti episodi insopportabili per fautori della politica colonialista dell'intervento diretto e ne deriva, in prospettiva, se gli Stati Uniti non avvertiranno gli enormi rischi insiti nell'operazione, una internazionalizzazione su scala africana e ormai a breve scadenza del problema del Congo.
Ma il malumore tra RAU e Stati Uniti, come sottolineava l'AIAkhbar ha pure altre cause. E non si tratta solo della questione dello Yemen tutt'ora minacciato dai ribelli monarchici so stenuti dall'Arabia[...]

[...] gli Stati ancora troppo legati all'Occidente per poter avviare un'azione autonoma, v'è, di contro, l'Iran ed è per questo che nelle scorse settimane, in evidente coincidenza con le minacciose dichiarazioni della Casa Bianca, a Teheran s'è iniziata una violenta campagna contro il riavvicinamento tra egiziani ed irakeni, contro propositi per un più giusto sfruttamento delle risorse petrolifere, contro le vigorose enunciazioni anticolonialiste del Cairo.
Comunque, tornando alla particola re condizione della RAU, va detto che íl rifiuto americano di fornire derrate `alimentari nella misura richiesta appare eccezionalmente grave a causa 'd'una sorta di crisi economica che ha colpito negli ultimi mesi l'Egitto. In effetti al termine del piano quinquennale 1959/'601964/'65 l'Egitto si ritrova con un potenziale economico grandemente trasformato rispetto a quello dell'inizio dell'era repubblicana. Ciò che spicca in maniera più evidente nel panorama economico dell'Egitto contemporaneo è il grande sviluppo dell'industria: mentre il reddito nazion[...]

[...]do per correggere taluni sprechi, sia con alcune misure fiscali, sia facendo ricorso all'aiuto esterno. E' in questo quadro che va posto il « no » americano, « nos che, non senza fondamento, qualcuno ha voluto paragonare al « nos di Dulles circa il prestito per la costruzione della diga di Assuan nel 1956. A rafforzare l'analogia sta pure il fatto che come allora l'URSS è intervenuta a sostegno del neutralismo egiziano: a seguito della visita al Cairo del vicepresidente del Consiglio dell'URSS Alexandr Shelepin è stato infatti concordato un nuovo prestito sovietico di 350 milioni di rubli, che certo agevolerà il superamento da parte egiziana della congiuntura difficile.
Ci pare che la morale di tale dissenso — una morale che oltrepassa il caso contingente, una morale difficile e dura e che richiede per essere realizzata a costi non troppo alti, cautela ed abilità — l'abbia anticipata lo stesso Nasser. Il 12 novembre, rievocando di fronte all'Assemblea nazionale la storia degli ultimi anni del suo paese, egli affermava infatti: e Siamo usc[...]



da Dina Forti, Il rilancio arabo al Cairo in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 8 - 29 - numero 34

Brano: Rtiuizcto
di Dina Forti
I ministri degli Esteri dei paesi arabi, riuniti al Cairo per quello che è stato chiamato ìl « piccolo vertice antisraeliano, hanno deciso di convocare una conferenza di tutti i paesi musulmani del mondo ma anche una seconda riunione di soli paesi arabi, allo scopo di definire una nuova stra tegia politica e militare contro l'avversario israeliano.
La prospettiva del « vertice musulmano» è divenuta concreta quando il presidente Nasser ha accettato la proposta avanzata in questo senso dal re Feisal dell'Arabia saudita, subito dopo l'incendio che ha semidistrutto la moschea di Aqsa, uno dei « luoghi santi » più importanti della tradizione religiosa m[...]

[...]to politici ma forse anche economici e militari dovrebbe invece venire dalla riunione di un vertice arabo di cui Nasser ha appoggiato la convoeazione, secondando la richiesta di re Hussein di Giordania. E' significativo che sia stata intanto annunciata per i primi di novembre una riunione dei Consiglio arabo di difesa con l'obiettivo dichiarato di « rafforzare ii settore orientale del fronte di lotta'COntre'rsra le ~.
I lavori della conferenza cairota dei dirigenti arabi si sono svolti in una atmosfera di pesante ' sfiducia nella
possibilità di risolvere mediante trattative politiche la crisi medioorientale. L'incendio della moschea di El Aqsa ha certamente contribuito ad aggravare la tensione, già gravissima per l'ostinato rifiuto di Israele a recedere dalla sua posizione intransigente che resta sorda alle sollecitazioni dell'ONU, alle pressioni che si sono levate ovunque nei mondo per chiedergli di sgombrare e non colonizzare i territori occupati. I fallimenti delle iniziative delle quattro potenze, quello della missione. Jarring son[...]

[...]da alle sollecitazioni dell'ONU, alle pressioni che si sono levate ovunque nei mondo per chiedergli di sgombrare e non colonizzare i territori occupati. I fallimenti delle iniziative delle quattro potenze, quello della missione. Jarring sono tutti elementi che hanno convinto i dirigenti': arabi a ritenere che Israele non intende sottrarsi al destino di un nuovo scontro militare. « Avevamo aperto tutte te le porte per la pace — ha detto Nasser al Cairo — ma il nostro nemico le ha chiuse ». Anche il ministro degli Esteri egiziano. Riad si è rivolto ai suoi colleghi arabi manifestando profonda sfiducia nella possibilità di una soluzione politica della crisi e sottolineando con forza le responsabilità dell'imperialismo americano per l'atteggiamento intransigente di Israele.
Accanto alla risposta politica e diplomatica nuova che a questa intransigenza israeliana hanno dato e potranno ancora dare le iniziative dei governi arabi riuniti al Cairo deve es'sere messa in primo piano la rispcxstá estremamente energica che è venuta dalle popolazioni e[...]

[...]e il ministro degli Esteri egiziano. Riad si è rivolto ai suoi colleghi arabi manifestando profonda sfiducia nella possibilità di una soluzione politica della crisi e sottolineando con forza le responsabilità dell'imperialismo americano per l'atteggiamento intransigente di Israele.
Accanto alla risposta politica e diplomatica nuova che a questa intransigenza israeliana hanno dato e potranno ancora dare le iniziative dei governi arabi riuniti al Cairo deve es'sere messa in primo piano la rispcxstá estremamente energica che è venuta dalle popolazioni e dai combattenti palestinesi nei territori occupati. L'intensificarsi delle manifestazioni, degli scioperi, degli attacchi guerriglieri
soprattutto dopo l'incendio della moschea di El Aqsa — testimoniano dell'ampiezza e della profondità della rivolta per la liberazione della Palestina. Lo stesso attacco lanciato dai guerriglieri a Gerusalemme potrebbe significare che una nuova soglia è stata varcata dalle organizzazioni militari di Al Fatah.
L'acutezza della crisi non accenna a diminuire e, [...]

[...]ta fase in evidenza: la tragica catena di esecuzioni capitali che sconvolge e crea uno stato di pesante tensione in Irak e la crisi dei rapporti diplomatici fra i paesi arabi e la Romania (il solo paese socialista che mantenga e anzi migliori le proprie relazioni diplomatiche con Israele): alla rottura diplomatica con Bucarest di Damasco e Karthum, sono seguite le proteste di . Algeri, Amman e Beirut e il richiamo degli ambasciatori da parte del Cairo e di Bagdad. Un motivo di frizione che si aggiunge ai molti già esistenti in questa regione.


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Cairo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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