Brano: Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese
finanziamento, gli approvvigionamenti, l'attività sindacale, gli scambi dei prigionieri, e altre ancora. Dalla sua costituzione al giugno 1944 il C.L.N.R.P. si avvalse della consulenza tecnica di un Comitato militare composto da delegati dei partiti e da elementi dell’ex esercito regio postisi ai suoi ordini. Nel giugno 1944 il Comitato militare fu sostituito dal Comando unificato regionale piemonte (C.M.R.P.), composto dai quattro responsabili delle formazioni partigiane « Garibaldi », « Giustizia e Libertà », « Matteotti » e « Autonome » del Piemonte.
L'attività svolta
Dal 20.10.1943 il C.L.N.R.P. pubblicò un proprio organo ufficiale di stampa, intitolato La riscossa italiana. Tra le sue prime manifestazioni d’attività vanno annoverati i decreti emanati in materia amministrativa, inaugurando una pratica legislativa che si sarebbe protratta per tutto il corso della Resistenza e legiferando in materia anche non di stretta competenza regionale (decreti sul riconoscimento dei danni alle vittime delle rappresaglie nazifasciste, sulle indennità spettanti alle famiglie dei caduti partigiani, sull’obbligo per i pubblici dipendenti di rifiutare il giuramento alla repubblica di Salò, ecc.). Par[...]
[...]indennità spettanti alle famiglie dei caduti partigiani, sull’obbligo per i pubblici dipendenti di rifiutare il giuramento alla repubblica di Salò, ecc.). Particolare attenzione fu richiesta dal problema dell’ annessionismo valdostano alla Francia che minacciava gli stessi confini nazionali innestando sul tronco del vecchio movimento « autonomista » della Valle d’Aosta (v.) una speculazione di agenti gollisti. La ferma e diplomatica condotta del C.L.N.R.P. ebbe gran parte nel convincere gli Alleati a tutelare gli interessi italiani in quella regione.
Consapevole del proprio prestigio, il C.L.N.R.P. tenne spesso atteggiamenti di autonomia rispetto al C.L.N.A.I., specie in materia di ricerca di finanziamenti all’estero e di contatti con gli Alleati: ma agì sostanzialmente in concorde unione con il centro nazionale della Resistenza. Allorquando si apprese che gli Alleati intendevano smobilitare i partigiani e instaurare una loro amministrazione non appena liberate le province, il C.L.N.R.P. cercò di far valere i motivi della propria funzione e del significato della guerra partigiana, cedendo soltanto alle ragioni di forza maggiore accettate dallo stesso C.L.N.A.I..
/ contrasti interni
Benché possa essere considerato
uno dei C.L.N. regionali che conseguì il massimo di unità nelle decisioni inerenti i suoi compiti, il C.L.N.R.P. dovette sovente superare contrasti di varia indole fra le parti che lo componevano. Motivi di particolare dibattito furono i problemi della direzione militare della lotta, allorché democristiani, liberali e socialisti si opposero al progetto di un Comando collegiale proposto dalla delegazione del P.C.I. nel Comitato militare del C.L.N. per l’Alta Italia. Altri dissensi si ebbero sulla questione dei commissari politici (v.) nelle formazioni: democristiani e liberali manifestarono lungamente reticenze ad accogliere la legittimità di tale incarico.
Di maggior rilievo fu la polemica sulla opp[...]
[...] sui ceti imprenditoriali che tendevano a sfuggire a ogni forma di concreto sostegno della Guerra di liberazione, provocò tensioni di qualche importanza soprattutto nell’inverno 194445: la crisi di disponibilità finanziaria del C.L.N. sollevò dure polemiche anche da parte del Comando militare che sollecitò drastici provvedimentic contro le inadempienze dei ceti abbienti.
Il Comitato militare
Subito dopo I’8.9.1943 il Comitato militare cfel C.L.N.R.P, venne composto da: Leo De Benedetti, in rappresentanza del Partito d’Azione; Renato Martorelli, per il Partito socialista; Eusebio Giambone, per il Partito comunista; Valdo Fusi, per la Democrazia cristiana; Cornelio Brosio, per il Movimento di ricostruzione liberale (poi Partito liberale italiano). Al comitato vennero inoltre aggregati alcuni ufficiali effettivi che si erano posti agli ordini del C.L.N., e precisamente il capitano d’artiglieria Franco Balbis, il maggiore degli alpini Lorenzo Pezzetti, il colonnello degli alpini Giuseppe Ratti, il maggiore Ferdinando Creonti, il generale di [...]