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Il segmento testuale A.G. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 32Entità Multimediali , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 42

Brano: [...]mpre potuto concentrare le loro forze in luoghi prescelti, senza essere minacciati dall'azione generale de! proletariato. Se non si oppone ad essi contemporaneamente la forza solidale dei lavoratori liguri, piemontesi, lombardi, ad una ad una le città cadranno in potere delle bande schiavi ste ». Il 18.7.1922, mentre a Novara, investita da migliaia di squadristi armati, i lavoratori e gli antifascisti erano duramente impegnati in una cruenta battaglia difensiva, !'« Ordine Nuovo » uscì con un titolo su tutta la pagina: « Operai, contadini, soldati, siate pronti a prendere le armi », e invitò i lavoratori a scendere in lotta in aiuto di Novara: « Sia Novara quella scintilla che determinerà l’incendio generale. Novara è l’avamposto militare di Torino e di Milano. La sua espugnazione sarebbe fatale per il proletariato delle due capitali. L'ultimo equilatero della resistenza proletaria, l’equilatero TorinoMilanoGenova ne sarebbe scardinato nel suo centro. Lavoratori e soldati siate un esercito solo ». Purtroppo quell'appello non poteva bastare a muovere le larghe masse dei lavoratori del Piemonte e della Lo[...]

[...]to militare di Torino e di Milano. La sua espugnazione sarebbe fatale per il proletariato delle due capitali. L'ultimo equilatero della resistenza proletaria, l’equilatero TorinoMilanoGenova ne sarebbe scardinato nel suo centro. Lavoratori e soldati siate un esercito solo ». Purtroppo quell'appello non poteva bastare a muovere le larghe masse dei lavoratori del Piemonte e della Lombardia, e neppure gli operai di Torino e Milano che, pur scesi in agitazione, non andarono oltre lo sciopero « legalitario ».

Alieanza Garibaldi

Più precisamente Alleanza Internazionale Giuseppe Garibaldi per la libertà dell’Italia; associazione unitaria di lotta antifascista, fondata nel novembre 1941, in Messico, da un gruppo di emigrati italiani antifascisti, appartenenti a diversi movimenti politici e di differenti fedi religiose, e da eminenti personalità messicane.

L’A.G. sorse contemporaneamente all'accordo stipulato in Francia fra il Partito Socialista Italiano, il movimento « Giustizia e Libertà » e il Partito Comunista Italiano. Il Comitato Generale dell’A.G. era costituito dall'on. avv. Francesco Frola, ex deputato socialista italiano, presidente; da Mario Montagnana, ex direttore de « La voce degli italiani », quotidiano dell’Unione popolare in Francia, segretario; e comprendeva inoltre i seguenti membri: gen. Lazaro Càrdenas, ex presidente della Repubblica messicana; Agustin Arroyo, ex capo del Dipartimento Autonomo di Propaganda (D.A.P.); Ing. Juan De Rios Bojórquez, ex ministro messicano; Raul Castellano, ex reggente di Città del Messico; Enrique Gonzales Marti nez, poeta ed ex ambasciatore del Messico in Spagna, Cile ed Argentina; Vicente Lombardo Toledano, presidente della Confederazione dei lavoratori deH’America Latina; Miguel O. Mendizàbal, professore di sociologia nelI'Università di Messico D.F.. Fondatori e attivi collabo

ratori furono infine gli italiani Tina Modotti, il prof. Leone Olper della Università di Padova e Vittorio Vidali.

I principi ispiratori e il programma dell’associazione, espressi in due manifesti (novembre 1941 e luglio

1942), possono riassumersi nell’impegno di lottare unitariamente per la distruzione del nazifascismo e per la realizzazione in Italia di un regime[...]

[...]ti tutti i partiti e movimenti antifascisti;

la creazione di una Giunta di delegati delle forze antifasciste operanti all’estero e in Italia, con il compito di intervenire nella lotta armata. Durante i quattro anni della sua attività e fino alla Liberazione, l’A. G. promosse contatti e adesioni di personalità e movimenti antifascisti, ovunque risiedessero emigrati italiani; lanciò a tutti i cittadini, e ai prigionieri di guerra, appelli e messaggi, diffusi dalle stazioni radio e da giornali di diversi continenti; pubblicò un bollettino periodico redatto in lingua italiana e spagnola; per mezzo dei suoi attivisti fondò infine, in diversi paesi, sezioni dell’associazione. Alla testa di queste sezioni vi furono: a Cuba, Amedeo Pacifico; in Colombia, il prof. Stefano Vescovi; in Bolivia, la prof. Giorgina Arian Levi; in Uruguay, Abelardo Castiglioni; a St. Louis (U.S.A.), Sam Biondolillo; nel Canada, Ennio Gnudi e Giovanni Frattini; a Sydney (Australia), il prof. Massimo Montagnana.

G.A.L.

Alleanza italotedesca

Nonostante l’ammirazione per il fascismo italiano, e in particolare per Mussolini, assai presto concepita da Hitler, come attesta già Mein Kampf (192527), l’alleanza tra l'Italia fascista e la Germania nazista fu realizzata in epoca relativamente tarda. Le occasioni immediate per l’avvicinamento tra i due paesi furono costituite dall’impresa italiana

Due cartoline di propaganda fascista sul tema dell'alleanza italotedesca



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 368

Brano: Liechtenstein

rapporto paragonabile a quello che la Repubblica di San Marino ha verso l’Italia: dal 1919 la Svizzera

lo rappresenta diplomaticamente e dal 1921 ne gestisce i servizi postali e telegrafici; dal 1924 esiste tra i due paesi una unione doganale e il Liechtenstein ha adottato la valuta svizzera.

Le principali risorse economiche dello Stato derivano dal turismo e soprattutto dalla « domiciliazione », presso i suoi importanti istituti bancari (Liechtensteinische Landesbank; Bank in Liechtenstein A.G.; Verwaltung und Privatbank Aktiengesellschaft) di conti finanziari e di holdings di ogni parte del mondo. D[...]

[...]San Marino ha verso l’Italia: dal 1919 la Svizzera

lo rappresenta diplomaticamente e dal 1921 ne gestisce i servizi postali e telegrafici; dal 1924 esiste tra i due paesi una unione doganale e il Liechtenstein ha adottato la valuta svizzera.

Le principali risorse economiche dello Stato derivano dal turismo e soprattutto dalla « domiciliazione », presso i suoi importanti istituti bancari (Liechtensteinische Landesbank; Bank in Liechtenstein A.G.; Verwaltung und Privatbank Aktiengesellschaft) di conti finanziari e di holdings di ogni parte del mondo. Di fatto il Liechtenstein è un porto franco, fiscalmente protetto, nel quale i grandi evasori fiscali di ogni paese possono occultare i loro potrimoni finanziari e dove il capitale finanziario internazionale può compiere le sue manovre speculative.

La gestione amministrativa dello Stato è dal 1928 nelle mani della ultraconservatrice Fortschrittliche Burgerpartei (Partito borghese dei progresso). Secondo partito è la Vaterlàndische Union (Unione patriottica) sorta nel 1936 e orientata v[...]

[...]pitale finanziario internazionale può compiere le sue manovre speculative.

La gestione amministrativa dello Stato è dal 1928 nelle mani della ultraconservatrice Fortschrittliche Burgerpartei (Partito borghese dei progresso). Secondo partito è la Vaterlàndische Union (Unione patriottica) sorta nel 1936 e orientata verso la Svizzera. La Arbeiterpartei (Partito dei lavoratori), fondata nel 1953, ha un’influenza minima.

Li Gobbi, Alberto

Medaglia doro al valor militare. N. nel 1914 a' Bologna. Capitano di lungo corso, dopo aver frequentato l'Accademia di artiglieria e genio a Torino venne assegnato al 27° Reggimento di artiglieria « Cuneo ». Inviato sul fronte russo, vi fu gravemente ferito il 12.12.1942. Rimpatriato, dopo lunga degenza in ospedale, l’8.9.1943 si trovava in licenza di convalescenza con la famiglia a Oggebbio (Novara). Portatosi al Deposito di Alessandria, presso l’ir Reggimento di artiglieria, fu catturato dai tedeschi, ma riuscì a evadere e, dopo aver attraversato la linea del fronte, si congiunse a un Comando del[...]

[...]to nelle carceri di Marassi e condannato a morte. Riuscì invece a evadere il 30 luglio e, un mese dopo, attraversata la linea del fronte, si pose nuovamente a disposizione del suo Comando che lo assegnò al 35° Reggimento di artiglieria del Gruppo di combattimento « Friuli ». Come comandante di batteria, con questa unità partecipò alla Guerra di liberazione fino alla vittoriosa conclusione.

Nel dopoguerra seguì un corso per ufficiali di stato maggiore e venne successivamente inviato a frequentare il cosiddetto Staff College in Inghilterra. Rientrato in patria, nel 1954 ebbe affidato il comando del

III Gruppo semovente delle « Batterie a cavallo». Dal 1955 al 1958 ha prestato servizio presso il Comando della N.A.T.O. a Parigi, poi alla « Programs Division ». Addetto militare aN’Ambasciata italiana a Washington nel 1960, nel 1965 era a Torino, capo di stato maggiore della Regione militare N.O.

Li Gobbi, Aldo

Medaglia d oro al valor militare alla memoria. N. a Reggio Emilia nel

1918, m. a Genova 1*1.4.1944. Soldato radiotelegrafista del 2° Reggimento Genio, J’8.9.1943 si trovava a Oggebbio (Novara), reduce dalla Sicilia. Insieme al fratello Alberto (v.)f partecipò sin dai primi giorni alla Guerra di liberazione. Membro della formazione di Filippo Beltrami nella valle d’Ossola, con lo pseudonimo di Flores, assolse alla funzione di capo servizio informazioni. Con l’apparecchio radiotrasmittente si collegò direttamente al Comando italiano e a quello alleato.

Fu arrestato a Genova il 31.3.1944 con il [...]

[...]i partigiane.

Per il 30.7.1944 era stato annunciato un pubblico comizio per insediare il Comitato comunale e illustrare alla popolazione le funzioni del nuovo organismo democratico, ma all’alba di quello stesso giorno vennero avvistate forti colonne di automezzi nemici proverienti da Reggio Emilia. Si trattava di uno dei più grandi rastrellamenti operati dai nazifascisti.

Il rastrellamento

Dalle 6 alle 7 del 30 luglio le artiglierie bersagliarono il Castello di Carpineti, l’abitato di Primaore e altri punti occupati dai partigiani, mentre l’attacco si sviluppava violentissimo anche nel Modenese. Tutte le località della zona furono bombardate e messe a ferro e fuoco dai nazifascisti che diedero alle fiamme anche la sede del municipio.

I reparti partigiani, sganciatisi con difficoltà, per evitare l’accerchiamento furono costretti a ripiegare verso il Secchia. In serata, Villa Minozzo e Ligonchio furono occupate dai nazifascisti.

Tra i caduti vi furono lo studente Renato Fornaciari (Slim) (n. nel 1921) che volontariamente si[...]

[...] fuoco dai nazifascisti che diedero alle fiamme anche la sede del municipio.

I reparti partigiani, sganciatisi con difficoltà, per evitare l’accerchiamento furono costretti a ripiegare verso il Secchia. In serata, Villa Minozzo e Ligonchio furono occupate dai nazifascisti.

Tra i caduti vi furono lo studente Renato Fornaciari (Slim) (n. nel 1921) che volontariamente si era offerto di portare un mortaio al Passo della Cisa; e l’operaio Enzo Bagnoli (Vampiro) che, dopo aver partecipato ai combattimenti del mattino, non abbandonò la località, ma destreggiandosi di balza in balza col fuoco del suo mitragliatore, ritardò l’avanzata del nemico finché, accerchiato, venne colpito a morte. Per entrambi è stata decretata la medaglia d’argento al valor militare alla memoria.

Ligosullo

Comune della provincia di Udine, con circa 400 abitanti, a 905 m s.l.m. Situato all’inizio della vai Pontaiba, durante la Guerra di liberazione Ligosullo offrì un sicuro rifugio alle formazioni partigiane carniche diventando base operativa per le azioni di guerriglia condotte lungo la statale pontebbana e la ferrovia UdineTarvisioVienna.

Nel settembre 1944, partendo dal territorio di Ligosullo, formazioni della Brigata Garibaldi « Val But » valicarono il confine per portare attacchi contro le caserme di Straniger e di altre local[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 377

Brano: Litomerice

perversava la dittatura di Machado. Lister aderì al movimento comunista e fu coinvolto nelle dure repressioni del regime. Costretto alla latitanza, riuscì a imbarcarsi su una nave diretta in Spagna, con il proposito di sbarcare clandestinamente a New York, ma, non essendo riuscito a eludere la vigilanza portuale negli Stati Uniti, finì per sbarcare a La Coruna, dove venne arrestato alcuni giorni dopo. Uscì dal carcere un anno più tardi e riprese l’attività sindacale. Fu nuovamente arrestato nel 1929, per scontare una condanna di alcune settimane, e all’inizio del 1930. Rimase così in carcere sino al 4.5. 1931, ossia fino a poco dopo la proclamazione della Repubblica. Durante la detenzione aderì al Partito comunista spagnolo.

Dirigente comunista

Mentre in tutto il paese si susseg[...]

[...]cito a eludere la vigilanza portuale negli Stati Uniti, finì per sbarcare a La Coruna, dove venne arrestato alcuni giorni dopo. Uscì dal carcere un anno più tardi e riprese l’attività sindacale. Fu nuovamente arrestato nel 1929, per scontare una condanna di alcune settimane, e all’inizio del 1930. Rimase così in carcere sino al 4.5. 1931, ossia fino a poco dopo la proclamazione della Repubblica. Durante la detenzione aderì al Partito comunista spagnolo.

Dirigente comunista

Mentre in tutto il paese si susseguivano grandi scioperi e si scatenavano le rappresaglie padronali e poliziesche, Lister si distinse come dirigente sindacale. Il 12.3.1932 capeggiò una delegazione di lavoratori in una riunione con i padroni: poiché questi accolsero l’ingresso della delegazione a colpi di rivoltella, Lister rispose al fuoco per legittima difesa. I padroni ebbero un morto e 5 feriti, e Lister dovette fuggire.

Braccato dalla polizia, riuscì a raggiungere Parigi, poi Berlino e infine l’Unione Sovietica. Studiò a Mosca, alla scuola di partito, prestando contemporaneamente la sua opera nei lavori per la costruzione della metropolitana.

Nell’agosto 1935, dopo aver partecipato al VII Congresso dell'Internazionale Comunista, ritornò clandestinamente in Spagna, dove il Partito gli affidò la direzione del lavoro tra le forze armate. Stabilì collegamenti con le caserme, organizzò la diffusione della stampa comunista tra i militari, creò cellule di soldati e ufficiali.

Nella guerra civile

Quando scoppiò la rivolta fascista di Franco ed ebbe inizio la guerra civile, Lister si diede a organizzare i battaglioni di volontari repubblicani sulla base delle milizie operaie e contadine sorte in precedenza per contrastare il terrorismo antipopolare. All’inizio responsabile politico di una colonna, organizzò in seguito alcune compagnie e divenne comandante del famoso Quinto Reggimento, di cui Vittorio Vidali era l’organizzatore e commissario politico. Successivamente il nuovo

governo di fronte popolare gli affidò il compito di costituire la I Brigata deH’esercito, poi il comando della I Divisione e infine quello del

V Corpo d’armata. Divenne così uno dei più leggendari comandanti dell’esercito popolare spagnolo.

Di lui scriverà Vittorio Vidali: « Lister è un vero figlio del popolo, un rivoluzionario al cento per cento. Quando gli parli ti sembra che non ti capisca, perché tace sempre. Ma dopo aver parlato con te elabora ciò che gli hai detto in maniera geniale. Assimila immediatamente ciò che gli è utile per la sua classe e lo esprime con una chiarezza, una precisione e una concisione straordinarie. Essendo un operaio non ha potuto fare grandi studi, ma possiede un istinto infallibile. Si direbbe che non disponga di più di mille parole, ma riesce a dire tutto, e con una forza convincente, mag[...]

[...] non ti capisca, perché tace sempre. Ma dopo aver parlato con te elabora ciò che gli hai detto in maniera geniale. Assimila immediatamente ciò che gli è utile per la sua classe e lo esprime con una chiarezza, una precisione e una concisione straordinarie. Essendo un operaio non ha potuto fare grandi studi, ma possiede un istinto infallibile. Si direbbe che non disponga di più di mille parole, ma riesce a dire tutto, e con una forza convincente, maggiore di quanta ne possieda un professore d’università. È un uomo che non può mentire, per dire una menzogna infatti ci vogliono molte parole, quindi se mentisse Io scopriresti subito. Ecco perché egli non dice che la sola verità ».

Enrique Lister è autore di un libro autobiografico dal titolo Nuestra guerra, uscito a Parigi (Colección Ebro) e tradotto in italiano con il titolo Con il 5° Reggimento (Roma, 1968).

Listone fascista

Così venne denominata la lista elettorale presentata dai fascisti nelle elezioni (v.) politiche del

1924, indette sulla base della legge elettorale maggior[...]

[...]uindi se mentisse Io scopriresti subito. Ecco perché egli non dice che la sola verità ».

Enrique Lister è autore di un libro autobiografico dal titolo Nuestra guerra, uscito a Parigi (Colección Ebro) e tradotto in italiano con il titolo Con il 5° Reggimento (Roma, 1968).

Listone fascista

Così venne denominata la lista elettorale presentata dai fascisti nelle elezioni (v.) politiche del

1924, indette sulla base della legge elettorale maggioritaria nota come legge Acerbo (la lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa, anche con un minimo del 25 per cento dei suffragi, avrebbe goduto di un cosiddetto « premio di maggioranza » che le avrebbe dato il 67 per cento dei seggi alla Camera: si trattava di una leggetruffa, palesemente antidemocratica).

Per garantirsi a ogni costo una maggioranza che, pure essendo relativa, li avrebbe resi compietamente arbitri, e in forma « legale », delle sorti del paese, i fascisti, che già si trovavano al governo dal 1922, invitarono a entrare nella loro lista personalità provenienti da altri partiti politici, intellettuali, ex combattenti.

« Tutti gli uomini — dicevano — che al disopra dei partiti diano garanzie sufficienti di fedeltà alla nazione ».

Tra coloro che, pur di diventare deputati, accettarono di far parte della lista governativa che portava come emblema il fascio littorio, vi furono: in Piemonte, il prof. Vittorio Cian, [...]

[...]rrigo Solmi; nel Veneto, l’ex

segretario del Partito liberale Alberto Giovanni ni e l’ex popolare Livio Tovini; in Toscana, il grande invalido Carlo Delcroix, il presidente degli ex combattenti Ettore Viola, il drammaturgo Sem Benelli; nelle Marche, il liberale Giambattista Miliani e l’ex popolare Paolo Mattei Gentili; nel Lazio, l’ex popolare Egilberto Martire; in Campania, il liberale Giovanni Porzio e il prof. Pietro Fedele; in Calabria, l’agrario Ferdinando Nunziante; in Sicilia, Vittorio Emanuele Orlando e l’ex popolare Ernesto Vassallo.

Al « listone » aderirono, tra i primi, Antonio Salandra e Giovanni Gentile (già iscritto al fascio dal 2.6.

1923 e senatore). Enrico De Nicola (il futuro primo presidente della Repubblica italiana), dopo aver accettato di entrare nel listone a Napoli, ritirò la propria adesione alla vigilia del voto.

Litomerice

Leitmeritz. Località cecoslovacca a circa 20 km dalla frontiera tra la Boemia e la Germania, a 3 km da Terezin.

tyel 1944 a Litomerice venne costruito dai tedeschi un campo[...]

[...]e). Enrico De Nicola (il futuro primo presidente della Repubblica italiana), dopo aver accettato di entrare nel listone a Napoli, ritirò la propria adesione alla vigilia del voto.

Litomerice

Leitmeritz. Località cecoslovacca a circa 20 km dalla frontiera tra la Boemia e la Germania, a 3 km da Terezin.

tyel 1944 a Litomerice venne costruito dai tedeschi un campo di concentramento destinato ad accogliere lavoratori coatti provenienti dal lager di Flossenburg (v.). Era stata scelta quella località perché vicina a una grande cava di pietra calcarea, che i tedeschi avevano deciso di trasformare in una fabbrica sotterranea di materiale bellico. Il progetto di trasformazione andò sotto il nome convenzionale di Richard e venne affidato alla ditta Mineralòl Baugesellschaft di Berlino. I lavori ebbero inizio nei primi mesi del 1944. La mano d’opera era costituita per la maggior parte da circa 4.000 detenuti politici della cosiddetta Piccola Fortezza di Terezin.

Nel maggio 1944 si cominciò ad allestire un campo direttamente a Litomerice e qui, in giugno, arrivarono i primi 550 deportati da Flossenburg. Nell’ottobre, sotto il nome convenzionale di Elsabe, iniziò il programma di produzione industriale vera e propria. Nell’officina sotterranea, sommariamente approntata, vennero montate circa 300 macchine utensili, di provenienza francese e italiana, per produrre pezzi per motore di carro armato destinati alla Auto Union A.G. di Chemnitz.

Verso la fine del 1944 il numero dei deportati a Litomerice salì a 5.000, di cui 4.000 erano addetti al Kommando Elsabe. I[...]

[...]4 si cominciò ad allestire un campo direttamente a Litomerice e qui, in giugno, arrivarono i primi 550 deportati da Flossenburg. Nell’ottobre, sotto il nome convenzionale di Elsabe, iniziò il programma di produzione industriale vera e propria. Nell’officina sotterranea, sommariamente approntata, vennero montate circa 300 macchine utensili, di provenienza francese e italiana, per produrre pezzi per motore di carro armato destinati alla Auto Union A.G. di Chemnitz.

Verso la fine del 1944 il numero dei deportati a Litomerice salì a 5.000, di cui 4.000 erano addetti al Kommando Elsabe. I morti e gli inabili al lavoro venivano via via rimpiaz

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 398

Brano: [...]lche energico provvedimento di fronte al l’audacia provocatrice dei fasci dei lavoratori ».

L’ammirazione per Crispi non gli impedì comunque (dopo Adua) di abbandonarlo, fino a scontrarsi con la regina che avrebbe voluto proclamare lo stato d’assedio e continuare la guerra in Africa. Con più prudenza, Umberto invece nominò presidente del Consiglio il Rudinì (che era contrario a ogni avventura coloniale), dimostrando con ciò di tenere alla salvaguardia della monarchia, il cui prestigio era uscito assai compromesso dalla provata incapacità dell’apparato militare.

La strage di Milano

L’incoerenza, l’incapacità di dominare gli eventi, la mancanza di una strategia che tenesse conto del nuovo blocco storico tra borghesia industriale e movimento operaio settentrionale che andava determinandosi nel paese, spinsero Umberto I su posizioni ondeggianti tra liberalismo e reazione, tra rispetto delle regole democratiche e velleità di potere personale, fino a osteggiare un ridimensionamento delle spese militari e a logorare l’iniziativa del Rudinì, spianando la strada al ministero Pelloux e ai decreti liberticidi. In questo clima, reso più preoccupante e confuso dai fat[...]

[...]settentrionale che andava determinandosi nel paese, spinsero Umberto I su posizioni ondeggianti tra liberalismo e reazione, tra rispetto delle regole democratiche e velleità di potere personale, fino a osteggiare un ridimensionamento delle spese militari e a logorare l’iniziativa del Rudinì, spianando la strada al ministero Pelloux e ai decreti liberticidi. In questo clima, reso più preoccupante e confuso dai fatti di Milano (69.9.1898) e dal dilagare della protesta popolare per il rincaro del pane, Umberto I si mosse tra sollecitazioni diverse e contrap

poste che ne evidenziavano tutti i limiti politici e il disorientamento, essendo combattuto tra la preoccupazione per le vittime e la solidarietà con il generale Bava Beccaris che aveva fatto prendere a cannonate la folla inerme dei manifestanti milanesi (v. Eccidi in Italia).

il mito del “re buono"

Come sovrano, commise poi l’imperdonabile imprudenza, di cui non valutò tutte le conseguenze, di decorare il sanguinario generale con la croce di grand’ufficiale dell’ordine militar[...]

[...] allo Statuto », cioè limitando i poteri del Parlamento e rafforzando le prerogative reali) e ora pensando a una soluzione di tipo tedesco, con l’instaurazione di un regime personale e del cancellierato. Questi progetti comunque emersero attraverso fasi ben precise che portarono alle dimissioni di Rudinì (giugno 1898) e alla nomina di Pelloux, alle leggi eccezionali (febbraio 1899), alla riforma autoritaria del regolamento della Camera, alla battaglia ostruzionistica dei partiti popolari e infine alla sconfitta elettorale del blocco reazionario (giugno 1900).

In definitiva, nella crisi di fine secolo il re non seppe decidersi coerentemente tra un sistema all'inglese, strettamente parlamentare, e quello tedesco extraparlamentare: un comportamento che alla fine contribuì ad « assommare contro l'istituto monarchico i danni delle due possibili alternative: un risultato che suona condanna delle capacità politiche di Umberto » (U. Alfassio Grimaldi). Le inclinazioni quantomeno assai poco democratiche dei Savoia erano state certificate.

[...]

[...]ografia: C. Rinaudo, Umberto I di Savoia re d'Italia, Torino, 1900; E. Pedrottl, Umberto

I re d'Italia, Napoli, 1900; A. Comandinl, Il regno d'Umberto I (18781900). Storia e critica, Milano, 1900; U. Pesci, Il re martire: La vita e il regno di Umberto I, Bologna, 1901; Lettere di Umberto I re d'Italia riunite, annotate e precedute da uno studio critico biografico di E.E. Ximenes, Cremona, 1904; A. Labriola, Storia di dieci anni, Milano, 1910; A.G. Guerra, Umberto I, Torino, 1935; A. Amante, “Umberto I”, in Un secolo di regno. L'unità nazionale, Bologna, 1959, pp. 33371;

D. Farini, Diario di fine secolo, a cura di E. Morelli, Roma, 1962; U. Alfassio Grimaldi,

II re "buono”, Milano, 1970; A. Guccioli, Diario di un conservatore, Roma, 1973; U. Levra,

Il colpo di stato della borghesia. La crisi politica di fine secolo in Italia; 18961900, Milano, 1975; G. Artieri, Cronaca del Regno d'Italia, Voi. I. Da Porta Pia all'interventò, Milano, 1977; R. Brancalini. La Regina Margherita, Milano, 1983.

E.Tor.

// regicidio

Emblematic[...]

[...]li, Roma, 1962; U. Alfassio Grimaldi,

II re "buono”, Milano, 1970; A. Guccioli, Diario di un conservatore, Roma, 1973; U. Levra,

Il colpo di stato della borghesia. La crisi politica di fine secolo in Italia; 18961900, Milano, 1975; G. Artieri, Cronaca del Regno d'Italia, Voi. I. Da Porta Pia all'interventò, Milano, 1977; R. Brancalini. La Regina Margherita, Milano, 1983.

E.Tor.

// regicidio

Emblematicamente speculare alla falsa immagine del “re buono” fu quella creata per il suo uccisore, dipinto come un assassino fanatico, pazzoide e infine suicida. Ma la storia ha fatto giustizia di entrambe le mistificazioni e mentre oggi Umberto I, pur essendo presente con il suo nome in tante vie e piazze italiane, viene ricordato quasi esclusivamente per la sua morte, l'operaio Gaetano Bresci è rimasto nella memoria popolare come un coraggioso e coerente giustiziere. Trentunenne, originario di Coiano (Castelfiorentino), Bresci era stato costretto a emigrare in America, come tanti suoi compagni, per trovare un lavoro. Occupato in una fabbrica tessile di Paterson (New Jersey), iscritto al circolo anarchico Società per il diritto all'esistenza, alla notizia della strage compiuta dal Bava Beccaris a Milano e deM’encomio solenne tributatogli dal re, aveva deciso di vendicare le vittime. Senza chiedere aiuti a nessuno, aveva acquistato l’arma, si era portato in Italia e, con accuratissima preparazione, aveva portato a termine la missione che si era proposto.

« Non ho ucciso Umberto. Ho ucciso un re. Ho ucciso un principio », così egli rispose calmo, davanti alla folla inferocita che stava per linciarlo. E in tribunale ribadì le proprie motivazioni ideali.

Condannato al carcere a vita (con 7 anni di segregazione cellulare), dichiarò: « Non farò ricorso, l[...]

[...], davanti alla folla inferocita che stava per linciarlo. E in tribunale ribadì le proprie motivazioni ideali.

Condannato al carcere a vita (con 7 anni di segregazione cellulare), dichiarò: « Non farò ricorso, lo mi appello soltanto alla prossima rivoluzione! ».

Recluso in una speciale cella del carcere di Santo Stefano a Ventatene, vi fu trovato morto pochi mesi dopo (22.5.1901). La versione ufficiale fu di « suicidio », ma nulla potè suffragarla. Più attendibile è l’ipotesi che Bresci sia stato ucciso dai suoi carcerieri per togliere di mezzo un personaggio diventato punto di riferimento di numerose organizzazioni popolari.

A! l'indomani del l’attentato gli anarchici avevano telegrafato dagli Stati Uniti: « Noi esultiamo per la morte massacratore del popolo stop Hurrà per il compagno Bresci ».

Nel 1984 l'amministrazione comunale di Carrara ha deciso (a maggioranza) di erigere un monumento per ricordare l’anarchico caduto. Contro tale decisione sono intervenuti

i monarchici italiani con il sostegno della magistratura.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 561

Brano: [...]” (costretti ad allontanarsi dalle loro residenze in seguito alle persecuzioni fasciste) furono affidati a paralleli “Uffici di collocamento”, istituiti dai gruppi sindacali comunisti presso i Comitati provinciali del S.R.I.. Nei mesi successivi l’inasprimento della repressione fascista e il generale arretramento del movimento operaio colpì anche il S.R.I. che, pur mantenendo la propria organizzazione, registrò un forte calo nelle adesioni: nell’agosto 1926 gli iscritti erano 21.087. Verso la metà di ottobre fu ugualmente tenuto il Congresso nazionale, preceduto da congressi provinciali svoltisi clandestinamente tra il giugno e il luglio.

Le Leggi eccezionali promulgate dal governo fascista nel novembre 1926 vanificarono i piani organizzativi di lavoro predisposti dal congresso e, nello stesso tempo, resero più che mai necessari e urgenti i compiti del S.R.I..

Il problema venne affrontato dal Comitato centrale del P.C.d’I. del 23.3.1927, sulla base di una relazione presentata da Jonna, che si diffondeva più che altro sulla scarsit[...]

[...]Da quel momento il S.R.I., al cui vertice Jonna fu affiancato da Felice Platone (v.), venne sempre più identificandosi con il partito, usufruendo dei medesimi canali clandestini e, spesso, dei medesimi corrieri per far pervenire ai nuclei locali le sovvenzioni internazionali. I collegamenti con le famiglie dei detenuti furono assicurati dal centro organizzativo estero attraverso una fittissima rete di “mittenti” legali che spedivano direttamente agli assistiti piccole somme di denaro: in tal modo veniva assolto anche il compito di mantenere, malgrado qualche inevitabile interruzione, un contatto organico con l’Italia, assai utile anche al partito.

Nell’ottobre 1927 lo Jonna venne arrestato e, tradendo la fiducia in lui riposta dai dirigenti del partito, si mise al servizio dell’Ovra, determinando con le sue delazioni la cattura di numerosi quadri comunisti. Ciò recò un gravissimo colpo alle organizzazioni del Soccorso Rosso in Italia, alla testa del quale si susseguirono vari responsabili, per periodi più o meno brevi: da Latini a Ca[...]

[...] Ciò recò un gravissimo colpo alle organizzazioni del Soccorso Rosso in Italia, alla testa del quale si susseguirono vari responsabili, per periodi più o meno brevi: da Latini a Carlo Farini (v.), a Clarenzio Menotti, a “Bruni”, a Romano Cocchi. Quest’ultimo fu anche direttore del bollettino clandestino “Soccorso Rosso” che, dal dicembre 1927, assunse la nuova testata “Solidarietà”, fino alla sua interruzione nel settembre 1929.

Azione di propaganda

L’attività propagandistica del S.R.I. negli anni dell’esilio si concentrò soprattutto nella redazione di un gran numero di fogli clandestini (in particolare contro la guerra d’Àfrica),

nella costituzione all’estero, e soprattutto in Francia, di numerosi Patronati, alla cui presidenza fu chiamato io scrittore Henri Barbusse (v.). Vennero lanciate numerose campagne internazionali di solidarietà, come quella in favore di Umberto Terracini (v.) nel 1929 e di Antonio Gramsci (v.) nel 1933. Nel campo dell’assistenza alle famiglie dei carcerati, il Soccorso Rosso compì grandi sforzi per mantenere un regolare e continuo invio di contributi. Tra il 1935 e il 1936 vennero aiutati economicamente anche gli antibellicisti arrestati per il loro rifiuto di partire per la guerra d’Africa e i figli dei caduti in guerra.

In quegli anni, il S.R.I. svolse quindi un ruolo non marginale nella azione di allargamento e di radicamento della politica del Partito comunista[...]

[...]a del Partito comunista nei più diversi strati sociali del paese.

Contromisure fasciste

Ciò viene documentato anche da una circolare che, il 19.1.1937, il Ministero degli Interni ritenne necessario inviare a tutti I prefetti del Regno per contenere e reprimere l'allargamento del fenomeno. La lettera è interessante anche per i particolari che svela riguardo ai metodi seguiti dalla polizia fascista.

MINISTERO DEGLI INTERNI Div. Gen. P.S. A.G. e R.

Roma, 19 gennaio 1937 Alle LL.EE. i prefetti del Regno Al Signor questore di Roma

Prot. n. 441/01035

Oggetto: Sussidi inviati dal Soccorso Rosso Richiamando le precorse circolari In merito, comunicandosi che le rimesse di denaro da parte del « Soccorso Rosso » ai familiari di sovversivi fuorusciti arruolatisi nelle truppe rosse spagnole risultano intensificate.

Per evitare che le Autorità del Regno possano comprendere la provenienza delle somme spedite ai familiari suddetti, si è ricorsi al noto sistema, quando le rimesse

NOS GRANDS VICTIMES

ROVEDA

(uberculeux, condamné à 20 *ns de reclusion

PARODI

Métallurgiste, chef du proletaria* de Turin, condamné à 21 de reclusion

S A N T HI A’

condamné a 20 de reclusion

GRAMSCI

Libere dv* prison par la solrdarìté Internationale actuellement déporté à formia

Volantino del S.R.I. diffuso In Francia (1935)

561



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 242

Brano: Unione sindacale italiana

Il Comitato direttivo dell'U.S.I. nel 1919. Da sinistra: Nencini, De Dominici, A. Belli, Innocenzo Cicala, Mario Mari, Pietro Canastra, Alibrando Giovannetti, Armando Borghi, H. Eugenio Spagnolo, G. Sartini, Mei ed and ri

passerà a Milano). Inoltre in coerenza con il nuovo gruppo dirigente e con il segretario Borghi, di ispirazione anarchica, venne fondato come organo dell’U.S.I. il periodico Guerra di classe.

Nel 1918, gli ex interventisti espulsi daH’U.S.I. diedero vita alVUnione italiana del Lavoro, con Edmondo Rossoni (v.) segretario. Molti di essi confluirono poco dopo nel fascismo: Michele Bianchi fu addirittura il primo segretario del Partito fascista (192123) e Rossoni divenne capo dei sindacati fascisti. L’U.S.I. si dissolse nel 1923, dopo che le sue sedi erano sta[...]

[...] accesosi intorno alle sorti della cultura della crisi di fine secolo.

Con la sua iniziativa, Salvemini tendeva a portare verso esiti più congeniali al suo “concretismo”, e in uno scontro più ravvicinato con i grandi temi del rinnovamento del Paese (a partire in primo luogo dal Mezzogiorno), le esperienze e i confronti spesso disordinatamente compiuti dal gruppo dei redattori de “La Voce”. Al di là delle incontinenze avanguardistiche del linguaggio e degli scarti di umore di un intellettualismo semplificatorio fino al semplicismo più disarmante, nell'attività dei “vociani” Salvemini aveva ravvisato i meriti derivanti da polemiche che tendevano a scuotere le sonnolenze e i ritualismi della cultura imperante, nonché la tensione orientata a chiarire ruoli e prospettive delle singole forze in movimento sulla scena italiana, ma l’avevano irrimediabilmente separato dalla pattuglia vociana i primi conati di indulgenza nazionalisticoespansionistica e l'inclinazione dei suoi mentori a disertare, in fondo, gli impegni seriamente politici, la r[...]

[...]abilità di una « discesa sul campo ».

Le: polemica con il P.S.I. e con il "gioì itti smo"

Il 1911, anno di nascita del settimanale, fu anche significativamente l’anno in cui Salvemini abbandonò

il Partito socialista: in modo silenzioso, senza stracciare la tessera, ma sottintendendo con quel gesto la sua delusione per una forza politica che, a suo avviso, era prigioniera di oligarchie burocratiche, esposta a degradazioni di piccoli cabotaggi del «fare giorno per giorno» senza orizzonte unitario e obiettivi di ampio respiro per il movimento operaio, tanto meno per le sorti delle masse meridionali. Da quel momento la polemica salveminiana nei confronti del P.S.I. si farà implacabile, punteggiata di esasperazioni e denunce spesso fuori bersaglio, sostenuta da un « meridionalismo » che, a taluni, apparirà addirittura « ossessivo ». “L'Unità” divenne così lo specchio di queste convinzioni salveminiane e della sua ancor più implacabile requisitoria contro il giolittismo, visto alla stregua di una tabe che corrompeva ogni fibra dello Stato (il Giovanni Giolitti (v.) « ministro della malavita»), impigrendo ogni energia creativa.

Come bene sintetizzeranno Francesco Golzio e Augusto Guerra, « l’opposizione a Giolitti con il linguaggio della ragione, la revisione critica del riformismo turatiano, l’allarme per le diversioni imperialist[...]

[...], a taluni, apparirà addirittura « ossessivo ». “L'Unità” divenne così lo specchio di queste convinzioni salveminiane e della sua ancor più implacabile requisitoria contro il giolittismo, visto alla stregua di una tabe che corrompeva ogni fibra dello Stato (il Giovanni Giolitti (v.) « ministro della malavita»), impigrendo ogni energia creativa.

Come bene sintetizzeranno Francesco Golzio e Augusto Guerra, « l’opposizione a Giolitti con il linguaggio della ragione, la revisione critica del riformismo turatiano, l’allarme per le diversioni imperialistiche e la ricognizione sistematica della politica internazionale, la convinzione che potesse bastare inizialmente l’opera coraggiosa di gruppi ristretti, uniti in una volontà culturale più omogenea del concretismo vociano », assoggettarono la rivista, fin dal suo esordio, a un duplice destino: « da una parte, con le sue analisi severe », essa accumulerà « un retaggio prezioso per la formazione di leve rivoluzionarie più mature; dall’altra, con la sua fiducia di rinnovare

I partiti governandoli dal l'esterno, alimenterà le ambizioni politiche della piccola borghesia radicale e meridionalista, spingendola aH’organizzazione autonoma della protesta contadina » (Cfr. La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, Volume quinto “L’Unità”, “La Voce politica (1915)”, a cura di G. e A.G., Torino, 1962, Introduzione) .

Com’era nel suo costume, Salvemini ingaggiò una battaglia senza mezzi termini contro il clientelismo, l'aristocraticismo operaio, la corruzione del ceto di governo, le parole d’ordine che, accompagnando gli entusiasmi per l’impresa libica, sciorinavano le formule di un sorgente imperialismo d’accatto. In Salvemini (pignolissimo direttore della rivista, per la quale non esitava a compiere sacrifici personali gravosi e addirittura a compilare gli indici bibliografici di riferimento per i collaboratori ai quali affidava i saggi) crebbe sempre più l’insofferenza per lo stato di inadeguatezza, poi di crisi delle rappresentanze politi

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine A.G., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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